alexlaby
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domenica 29 dicembre 2019
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a me è piaciuto molto
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Comencini tra le righe ha lanciato dei messaggi anche politici, mentre Garrone si è concentrato sulle intenzioni educative del romanzo. A me è piaciuta anche questa versione, a parte qualche interpretazione non all'altezza di quelle magistrali del '72. La Lollobrigida era una fata-'strega' immensa, inquietante, severa, dolce, maestra.
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Comencini tra le righe ha lanciato dei messaggi anche politici, mentre Garrone si è concentrato sulle intenzioni educative del romanzo. A me è piaciuta anche questa versione, a parte qualche interpretazione non all'altezza di quelle magistrali del '72. La Lollobrigida era una fata-'strega' immensa, inquietante, severa, dolce, maestra. Le due versioni della fata Turchina attuale (da piccola e da adulta) sono molto modeste. Bravi quasi tutti gli altri attori e in particolare i bambini, Proietti, Benigni, Ceccherini. Le sole due ore a disposizione di Garrone hanno imposto senz'altro delle dure scelte al regista e non era facile tagliare molte scene che avrebbero esaltato la maestria degli attori (Proietti su tutti) e realizzare comunque un film di qualità.
Come colonna sonora avrei riutilizzato quella di Fiorenzo Carpi almeno in qualche scena.
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sabato 28 dicembre 2019
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osceno!!!
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Per la prima della mia vita me ne sono andato dal cinema... Osceno, ridicolo, assurdo!!! Che schifo... secondo me bisognerebbe dare i soldi indietro a chiunque è entrato a vedere... Che vergogna!!!
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sabato 28 dicembre 2019
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pinocchi
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no_data
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venerdì 27 dicembre 2019
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pinocchio?... parola ai bambini
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Ieri ho visto il film e mi aspettavo qualcosa di più eclatante visto la grande pubblicitá che si é fatta e si continua a fare.
Le avventure di Pinocchio, la mini serie in 6 puntate del 1972 con l'indimenticabile musica e col grande Nino Mafredi che faceva la parte di Geppetto, per me sará e resterá il migliore Pinocchio di sempre. Dovrebbero essere i bambini di oggi a vedere entrambi i Pinocchio e dare un voto.
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eugenio
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venerdì 27 dicembre 2019
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una riuscita rappresentazione di un classico
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Sappiamo un pò tutto di Pinocchio. Dal testo collodiano sono nate e cresciute le fantasie e emozioni di noi adulti, modellando il nostro futuro sentir comune, la nostra sensibilità con quel famoso monito che da bambini tutti noi abbiamo sentito: “non dire le bugie altrimenti il naso ti diventa lungo come quello di Pinocchio”.
Eppure, tutto iniziava con quell’incipit, divenuto così famoso da essere quasi immortale, aprendo le porte ad un mondo fantastico, di balocchi, di fate turchine, di sogni che diventano realtà.
C'era una volta. - un Re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.
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Sappiamo un pò tutto di Pinocchio. Dal testo collodiano sono nate e cresciute le fantasie e emozioni di noi adulti, modellando il nostro futuro sentir comune, la nostra sensibilità con quel famoso monito che da bambini tutti noi abbiamo sentito: “non dire le bugie altrimenti il naso ti diventa lungo come quello di Pinocchio”.
Eppure, tutto iniziava con quell’incipit, divenuto così famoso da essere quasi immortale, aprendo le porte ad un mondo fantastico, di balocchi, di fate turchine, di sogni che diventano realtà.
C'era una volta. - un Re! - diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno...
Chi non è rimasto affascinato dalla trasposizione animata che ne fece la Walt Disney negli anni ’40 dove veniva ritratto un Pinocchio “alla tirolese”? Avventurarsi in un film con protagonista il burattino di legno è terreno insidioso per uno sceneggiatore e lo dimostra il fatto che in sessant’anni solo tre pellicole in tema sono uscite: il già citato Walt Disney, la versione di Comencini (del medesimo periodo) e quella del pestifero Benigni nel 2002.
E proprio l’attore fiorentino torna in scena non più nel ruolo del protagonista ma in quello del padre, Geppetto, nella trasposizione-omaggio che Matteo Garrone (Reality, Dogman,Racconto dei racconti), ha realizzato in questo caldo Natale al cinema unendo famiglie di ogni età.
La trama ripercorre aspetti noti della storia di Pinocchio: dopo l’inizio incentrato sulla povertà di Geppetto, viene mostrata “la genesi” del burattino, il suo maldestro tentativo di andare a scuola e di recarsi invece al teatrino di Mangiafoco (impersonato con bravura da Gigi Proietti), l’incontro con il Gatto e la Volpe (Papaleo e Ceccherini rispettivamente), il furto delle monete d’oro, l’arresto, la fuga, l’incontro con Lucignolo, il paese dei Balocchi, la mitica pancia della balena col ritrovo dell’adorato Geppetto, la fuga e la trasformazione a bambino dopo la redenzione.
Dallo sviluppo dell’originale collodiano, Garrone preserva tutto l’universo umano proveniente dall’originale, forse con troppa pedissequa semplicità: Mastro Geppetto, la Fata Turchina, il Grillo Parlante, i burattini di Mangiafuoco sono tutti presenti e magistralmente interpretati; c’è la genesi di un bambino da un tronco di legno che si anima sullo schermo e la sua meraviglia nell’apprenderla. C’è, insieme a lui, l’intera nazione da poco unificata e frastagliata linguisticamente a confrontarsi con un linguaggio nuovo, affascinante e ricco di straordinarie soluzioni, con un vernacoliere riconoscibilissimo fatto di strada e toscanaccio. Contestualizzando l’avventura del burattino in un ambiente geografico ben definito fatto di colli e declivi, di sconfinate pianure cui si oppongono cittadine con portali e chiese medioevali baroccheggianti, il paesaggio della campagna prima senese, poi pugliese realizzato con cura attenta dei particolari e con uno stile inconfondibile, non può lasciare indifferenti lo spettatore che, sin dalle prime inquadrature, capisce di essere dinanzi a un prodotto fresco e degno di nota, a un’esplosione di fantasia e di colori che a tratti rendono le bugie di Pinocchio ancora più visionarie e intriganti.
E’ un Pinocchio, quello di Garrone specchio delle nostre esistenze spensierate, maldestre, combina guai, indolenti ma con spirito sacrificio permeate da una venata spensieratezza di fondo. Un piacere per grandi e piccini, un film che l’eterno “bambino” Matteo ha contaminato con sapienti musiche e riusciti effetti speciali.
L’estro della fantasia ha poi reso il resto più facile malgrado le due ore del film- da vedere al cinema per cogliere meglio le atmosfere- costituiscano più uno spettacolo per gli occhi con inquadrature di grande potenza visiva: dal teatro dei burattini di Mangiafuoco fino a all'apparizione del pescecane, passando per le scene con la Fata e Lumaca o la carovana dei bambini diretti al paese dei balocchi, che per il cuore, senza mai un guizzo visivo oltre il “semplice” ma mai banale compito illustrativo. Un novello emulo intelligente capace di ingraziarsi il pollice alto di noi spettatori più buoni, inevitabilmente, durante le feste. W Pinocchio.
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tmpsvita
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venerdì 27 dicembre 2019
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pinocchio: fascino antiquato ma non obsoleto
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Pinocchio (2019) è un vero e proprio film d'autore, ogni inquadratura e scelta artistica riflette al 100% Garrone e il suo cinema, quello che abbiamo imparato ad amare e ammirare, quel cinema che aggancia la cinematografia italiana moderna e cerca di tirarla su dal baratro nel quale è sprofondata negli ultimi anni; la tira su con rispetto e amore, e un po di compassione.
Questo non è che l'ennesimo esempio, una produzione enorme che non lascia nulla al caso e che cura il tutto con una precisione e una fedeltà impossibili da ignorare.
Fotografia e regia riportano la storia al suo fascino antiquato un po dark senza però farlo apparire vecchio o obsoleto ma solo prezioso.
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Pinocchio (2019) è un vero e proprio film d'autore, ogni inquadratura e scelta artistica riflette al 100% Garrone e il suo cinema, quello che abbiamo imparato ad amare e ammirare, quel cinema che aggancia la cinematografia italiana moderna e cerca di tirarla su dal baratro nel quale è sprofondata negli ultimi anni; la tira su con rispetto e amore, e un po di compassione.
Questo non è che l'ennesimo esempio, una produzione enorme che non lascia nulla al caso e che cura il tutto con una precisione e una fedeltà impossibili da ignorare.
Fotografia e regia riportano la storia al suo fascino antiquato un po dark senza però farlo apparire vecchio o obsoleto ma solo prezioso.
Manca forse un po di profondità nel racconto che sembra essere raccontato con una leggera fretta ma è ingiusto parlare di mancanza di cuore o sentimenti che si percepiscono invece proprio nel cercare di dare la giusta luce e il giusto approccio all'originale testo per portarlo ad essere per generazioni ancora a venire quello che è stato per tutte quelle passate: un simbolo di orgoglio, di moralità e immaginazione.
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taniamarina
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venerdì 27 dicembre 2019
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non se ne comprende l'utilità
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Garrone coglie l'archetipo della fiaba portando sullo schermo l'inquietudine del mondo infantile misterioso, tramuta in immagini l'immaginazione, e si avvale di una fotografia spettacolare. Peraltro il clima di miseria umana è rispettato in pieno. Fango e sporcizia e rutti e bassa umanità, fanno da contraltare alla nobiltà che dovrà essere. Tuttavia questo illustre armamentario del nostro Garrone non porta a nulla, se non ad una successione di eventi già ben stampati nella mente di ognuno. Il paragone con i film predecessori (Benigni non lo citiamo per imbarazzo manifesto) è d'obbligo. Comencini, senza l'utilizzo di macchinari fantasmagorici e con solo attori strabilianti accompagnati da una straordinariacolonna sonora, ha saputo condire di malinconica magia, una storia che pericolosamente perde senso senza l'uso allegorico di chi vede e racconta.
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Garrone coglie l'archetipo della fiaba portando sullo schermo l'inquietudine del mondo infantile misterioso, tramuta in immagini l'immaginazione, e si avvale di una fotografia spettacolare. Peraltro il clima di miseria umana è rispettato in pieno. Fango e sporcizia e rutti e bassa umanità, fanno da contraltare alla nobiltà che dovrà essere. Tuttavia questo illustre armamentario del nostro Garrone non porta a nulla, se non ad una successione di eventi già ben stampati nella mente di ognuno. Il paragone con i film predecessori (Benigni non lo citiamo per imbarazzo manifesto) è d'obbligo. Comencini, senza l'utilizzo di macchinari fantasmagorici e con solo attori strabilianti accompagnati da una straordinariacolonna sonora, ha saputo condire di malinconica magia, una storia che pericolosamente perde senso senza l'uso allegorico di chi vede e racconta. Garrone ha disincantato le parole di Collodi, e si è ritrovato a gestire una sceneggiatura incagliosa, con dialetti e maschere spesso fuori luogo.
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rosmersholm
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venerdì 27 dicembre 2019
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inerte
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Pinocchio di Garrone è un film pieno di intuizioni e magnifiche immagini che tuttavia avanza meccanicamente, quasi per inerzia. Non trova mai il ritmo interiore del racconto di Collodi e sembra illustare i vari episodi della fiaba, senza averli capiti. Colpa probabilmente di una sceneggiatura frettolosa che anestetizza il possente lavoro cinematografico che è stato realizzato da tutti i componenti della troupe, ad eccezione delle musiche che risultano moleste nella loro zuccherosa invasività.
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viver93
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venerdì 27 dicembre 2019
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pinocchio ai tempi degli adattamenti netflix
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Da piccolo ricordo che papà mi svegliava prima di andare a scuola e vedevamo su qualche canale disperso della Rai il pinocchio di Comencini. Quel piccolo rituale mi ha fatto innamorare della figura di Pinocchio per gli insegnamenti di vita e per l'avventura meravigliosa del burattino che voleva diventare un bambino vero. Lo stesso Pinocchio di Benigni, fresco di premio Oscar, era stato un piccolo capolavoro a suo modo (sebene impallidisse rispetto alla prima versione) e non riesco a spiegarmi come sia possibile che lo stesso Benigni abbia accettato di prendere parte a questa farsa. La poetica e i valori nascosti tra le righe di questa storia sono stati presi a martellate da una regia sbrigativa, una sceneggiatura che schiaccia attori importanti in poche battute che non lasciano al personaggio la possibilità di presentarsi al pubblico e di far venire fuori le proprie peculiarità.
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Da piccolo ricordo che papà mi svegliava prima di andare a scuola e vedevamo su qualche canale disperso della Rai il pinocchio di Comencini. Quel piccolo rituale mi ha fatto innamorare della figura di Pinocchio per gli insegnamenti di vita e per l'avventura meravigliosa del burattino che voleva diventare un bambino vero. Lo stesso Pinocchio di Benigni, fresco di premio Oscar, era stato un piccolo capolavoro a suo modo (sebene impallidisse rispetto alla prima versione) e non riesco a spiegarmi come sia possibile che lo stesso Benigni abbia accettato di prendere parte a questa farsa. La poetica e i valori nascosti tra le righe di questa storia sono stati presi a martellate da una regia sbrigativa, una sceneggiatura che schiaccia attori importanti in poche battute che non lasciano al personaggio la possibilità di presentarsi al pubblico e di far venire fuori le proprie peculiarità. Insomma un Pinocchio ai tempi degli adattamenti Netflix con buona pace della caratterizzazione dei personaggi. Secondo il regista (e a quanto pare anche secondo la critica) il pubblico non ha più il tempo di avvicinarsi ai personaggi che non hanno bisogno di presentazione e di un inserimento all'interno della storia, vengono sparati come proiettili e volano via prima ancora di aver lasciato qualcosa allo spettatore. Un chiaro esempio di ciò è il mangiafuoco di Proietti che rappresenta evidentemente un potenziale enorme inespresso.
Tutto ciò senza considerare la vena quasi parodistica che stizzisce e non diverte. Ne è un chiaro esempio la figura del grillo parlante che viene ripetutamente umiliato con gaggine da cinepanettoni (cadute rovinose dalle scale e scivoloni maldestri, insomma cose mai viste!), al posto di fungere da voce della ragione litiga con pinocchio come fosse più immaturo del burattino stesso, con scene che hanno la presunzione di voler far ridere ma lasciano semplicemente perplessi per il vilipendio che è stato fatto a un personaggio cruciale della favola. Il grillo è solo uno dei tanti personaggi storpiati e ridicolizzati da una sceneggiatura pietosa. Ne sono altri validissimi esempi la fata turchina (perde completamente la sua funzione pedagogica, si diverte con pinocchio e lo perdona ripetutamente senza insegnargli alcunchè), il gatto e la volpe (anni luce dall'interpretazione di Franco e Ciccio), il tonno (ecc..) per una regia che ha ricordato una parodia di quelle alla Maccio Capatonda, forse con queste premesse il film sarebbe valso il prezzo del biglietto, ma con il racconto vergognoso fatto dalla critica del film non c'è molto da ridere non ci resta che piangere.
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[+] il grillo un personaggio cruciale della favola?
(di paolo salvaro)
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fabiolinux79
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venerdì 27 dicembre 2019
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pinocchio da oscar
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Film che si attiene al libro di Collodi, Magistrale l interpretazione di Pinocchio che effettivamente non sembra soffrire di lavorare con Benigni e Proietti. Scommessa vinta per il Benigni Geppetto interpretazione giusta ed equilibrata. In ombra invece risulta il personaggio di Gigi Proietti che risulta mediocre e con poche battute. In conclusione il miglior film di natale degli ultimi 37 anni Finalmente.
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