Una coppia turca vive a Berlino da rifugiati. In streaming su Artekino Festival. ACCEDI GRATIS AL FILM »
di Tommaso Tocci
Il sonno di Hayat è turbato non solo dalla gravidanza, ma dagli incubi della guerra in Siria, da cui fugge assieme al marito Harun. Nel sogno di una vita migliore per il figlio che verrà, i due si rifugiano a Berlino, ospiti presso i parenti turchi di lui. Per la curda Hayat è una situazione non facile, visto l'imbarazzo di trovarsi in casa di sconosciuti che non la hanno in particolare simpatia. Con il passare del tempo, però, le diffidenze vengono meno, e il processo di integrazione conoscerà nuove sfide all'esterno.
La regista Süheyla Schwenk, qui all'opera prima, nasce in Svezia, cresce in Turchia e studia in Germania, facendo di Jiyan il suo film di laurea e dunque un lavoro sentito e personale a molteplici livelli.
Lieve e ben osservato, ha il merito di scomporre le preoccupazioni geopolitiche e culturali attraverso il prisma della geopolitica puramente domestica, in cui la lotta è quella per la conquista di piccoli attimi di privacy coniugale attraverso i confini che separano la cucina dalla stanza degli ospiti, oppure quella che nelle medesime stanze separa le donne (a sparecchiare la tavola) dagli uomini (in salone a discutere delle questioni importanti).