kimkiduk
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lunedì 14 maggio 2018
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difficile, bello, orrendo
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Il titolo rappresenta tutto per un commento ad un film HORROR/DRAMMATICO/SPLATTER.
Partiamo dal fatto che indubbiamente il film a livello artistico è bellissimo.
A livello interpretativo Servillo (che non amo) è stratosferico - soprattutto nella doppia interpretazione Ennio/Silvio che trovo immensa - ma decisamente bravi anche gli altri interpreti, Smutniak , Sofia Ricci e perfino Scamarcio.
Loro 2 rispetto a Loro 1 è due spalle sopra, decisamente, quasi affascinante per fotografia e anche testi.
Tra Loro 1 e Loro 2 ci sono perle di dialoghi intelligentissimi e molto illuminanti per il personaggio della "favola italiana" (cito ancora il dialogo Ennio/Silvio, il rifiuto della 20enne (straordinario), il monologo Silvio venditore al telefono, la cena "delle beffe", il dialogo finale con Veronica (meraviglioso e finalmente forse un pizzico politico).
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Il titolo rappresenta tutto per un commento ad un film HORROR/DRAMMATICO/SPLATTER.
Partiamo dal fatto che indubbiamente il film a livello artistico è bellissimo.
A livello interpretativo Servillo (che non amo) è stratosferico - soprattutto nella doppia interpretazione Ennio/Silvio che trovo immensa - ma decisamente bravi anche gli altri interpreti, Smutniak , Sofia Ricci e perfino Scamarcio.
Loro 2 rispetto a Loro 1 è due spalle sopra, decisamente, quasi affascinante per fotografia e anche testi.
Tra Loro 1 e Loro 2 ci sono perle di dialoghi intelligentissimi e molto illuminanti per il personaggio della "favola italiana" (cito ancora il dialogo Ennio/Silvio, il rifiuto della 20enne (straordinario), il monologo Silvio venditore al telefono, la cena "delle beffe", il dialogo finale con Veronica (meraviglioso e finalmente forse un pizzico politico).
Ma allora perchè difficile? Perchè rappresentare Berlusconi è complicato; rischi di cadere o nell'accanimento (come molti negli anni hanno fatto) o nell'esaltazione del personaggio rendendo "ingiusta" gloria (anche questo molti lo hanno fatto, ma questi erano "LORO").
Abbiamo capito che LORO equivale a NOI, ma proprio questo è una cosa che non apprezzo per un'analisi di un film d'amore (definito da Sorrentino) ma che di amore non può essere parlando di Berlusconi.
Ha rifiutato di infilarsi nel puro commento politico perchè non difficile ma impossibile finendo però a NON esprimere collocazione al film stesso. Questa la colpa del voto.
Da "Melò" di un Berlusconi mai visto nell'intimità familiare, la sensazione uscendo (chiaramente il giudizio è personalissimo) è di avere assistito ad un horror/splatter del ventennio italiano quasi nero come altri ventenni.
LORO=NOI è la verità, forse, ma anche una cosa nauseante che mi infastidisce e che alla fine, non dico giustifica i mezzi, ma l'autore dei delitti ancora non è stato ucciso, direi come SAW, dove John Kramer, anche se morto, continua a mietere vittime.
Qualcuno già ho letto che dice che NOI c'eravamo e LUI è il frutto naturale. Questa una delle letture pericolose del film.
NOI ci siamo sempre stati ma con LUI abbiamo preso una strada, come tutti prendono di fronte ad uno stimolo importante.
Ma qui scopriamo il succo finale del voto, LUI non ha questo carisma, non ha mai vinto in fin dei conti, MAI.
E' un grandissimo imprenditore, forse numero 1? Ma si diamogli anche il primato chi se ne frega.
MA NON E' UN POLITICO RILEVANTE ED IMPORTANTE. Sorrentino lo fa dire a Veronica, perchè lei poteva dirlo, ma avrei voluto o sperato che insieme a LORO fossero un pizzico rappresentati anche GLI ALTRI.
Sorrentino sei un grande regista di cinema e se continui a fare film su Andreotti, Berlusconi ecc. o divento Godard o meglio fare altro penso.
Personalmente non sento il bisogno di queste biografie o almeno devi spiegarne il motivo.
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roberteroica
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lunedì 14 maggio 2018
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una vita (senza) copione: fine di un piazzista (e
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Nel dialogo tra un marito e una moglie, lei ad un cero punto fa: “da dove sono arrivati tutti questi soldi ?”. E lui risponde: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.” Lei è Veronica Lario, Lui è Silvio Berlusconi. Sorrentino ci impiega oltre dieci anni per non arrivare a quello che Nanni Moretti, con un certo coraggio visionario, metteva in scena nel suo “Caimano”. E dire che “Loro 2” arriva dopo un fuoco d’artificio di sentenze, che anche un Di Battista qualunque ci ricorda spiattellandole un giorno si e uno no in televisione e sui giornali. Ma si dirà, Sorrentino vuole rappresentare uno spaccato grottesco dell’Italia dei primi anni 2000, nane e cortigiani, puttane e ballerini.
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Nel dialogo tra un marito e una moglie, lei ad un cero punto fa: “da dove sono arrivati tutti questi soldi ?”. E lui risponde: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.” Lei è Veronica Lario, Lui è Silvio Berlusconi. Sorrentino ci impiega oltre dieci anni per non arrivare a quello che Nanni Moretti, con un certo coraggio visionario, metteva in scena nel suo “Caimano”. E dire che “Loro 2” arriva dopo un fuoco d’artificio di sentenze, che anche un Di Battista qualunque ci ricorda spiattellandole un giorno si e uno no in televisione e sui giornali. Ma si dirà, Sorrentino vuole rappresentare uno spaccato grottesco dell’Italia dei primi anni 2000, nane e cortigiani, puttane e ballerini. Non una denuncia, non un atto d’accusa contro uno specifico sistema di potere. Come già era “Il divo”. Sarà, ma qui funziona davvero poco, anche da quella prospettiva. E non basta restituire l’umanità e il punto di vista delle vittime e dei veri salvatori, nella silenziosa chiusura tra le macerie aquilane. Oltre tre ore (se ci mettiamo anche il pessimo “Loro 1”) per mettere in scena l’arte affabulatoria di un piazzista, deformando la forma cinema per ripiegarla alle esigenze dello spettacolo-cabaret tra Busby Berkeley e il Bagaglino, risulta davvero un’operazione insensata e fine a se stessa, con una megalomania che scombina immagini e sonoro simile a quella dell’ultimo Malick (mentre le sequenze del sisma sono pornografia pura, dove il dolore è ridotto a barzelletta su una dentiera perduta). Berlusconi ha la maschera dell’eterno carnevale nel quale sembra immerso e nel miglior paragone possibile sembra uno dei fantocci ferini che dettavano il gioco della Storia nel dimenticato “Il potere” di Augusto Tretti. Un film del 1972 molto più nuovo della roba che Sorrentino usa credendo di stupirci.
#FILMDAGUSTARE
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johnny1988
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venerdì 11 maggio 2018
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affamato
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Stanco, lo confesso, della dilagante presunzione di una buona fetta di pubblico che si intellettualizza con la semplicità di un click e una prima ricerca su Google, spezzo una lancia a favore di Sorrentino, il che non equivale a santificarlo, anzi.
LORO, infatti, non si salva a questo giro dal patibolo della critica, tuttavia merita la visione. Non tanto e solo perché Sorrentino è un autore ITALIANO che va visto, ma anche perché offre uno scarto estetico e di contenuto ben visibili, credo, dal cinema degli ultimi 30 anni.
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Stanco, lo confesso, della dilagante presunzione di una buona fetta di pubblico che si intellettualizza con la semplicità di un click e una prima ricerca su Google, spezzo una lancia a favore di Sorrentino, il che non equivale a santificarlo, anzi.
LORO, infatti, non si salva a questo giro dal patibolo della critica, tuttavia merita la visione. Non tanto e solo perché Sorrentino è un autore ITALIANO che va visto, ma anche perché offre uno scarto estetico e di contenuto ben visibili, credo, dal cinema degli ultimi 30 anni. Lui, insieme ad altri 4 circa che si affacciano sul mercato globale.
Se da un lato sono fiero di un autore italiano contemporaneo che ha la grinta e le palle di rappresentare un paese con una proposta professionale di qualità intellettuale e visionaria che non ha nulla di cui vergognarsi, dall'altro confesso con amarezza di essere rimasto deluso da LORO.
Benché Sorrentino sappia scoprire e far recitare anche il più sottovalutato degli attori e costruisca dei dialoghi di intensità ipnotica, in questo caso i personaggi di rilievo si perdono di vista, l'estetica che contraddistingue Sorrentino - e che infastidisce tanto quelli che vogliono saperne sempre più degli altri - si vaporizza, il "fascino" di cui il personaggio di Servillo si investe perde china fino a un finale che lascia contraddetti e affamati.
Allora emerge il dubbio se in fondo Sorrentino, da uno sguardo più lontano, finora non abbia voluto parlare dell'evanescenza, della vacuità malinconica e irreversibile con cui l'uomo, che sia piccolo e invisibile come nelle Conseguenze dell'Amore o epico come in Young Pope, deve ineluttabilmente fare i conti sul viale del tramonto. Oppure che stavolta non abbia saputo strutturare un racconto capace di cambiare il tempo che trova.
Per intenderci, funziona il soggetto di una sedicente divinità erede della tragedia greca peccatrice di ubris e mendace maschera fenomenica del Nulla che cerca di riconoscere la Sostanza negli altri - LORO - , il Noumeno, che in fondo ha sempre respinto per scelta politica e narcisistica, la cui profondità risiede solo nelle pieghe rugose di una fronte piallata, incapace di reggere il confronto con l'uomo vero, poetico, incarnato nello sfollato muto - neorealista - che non salverà dalle macerie il ricordo di Silvio, ma la statua del vero figlio di Dio. Ma è un titanic sorretto su tacchi di gesso. Che non debba far riflettere anche questo? Boh.
Che sia ostentato o barocco, condivisibile o meno, credo che Sorrentino abbia davvero qualcosa da raccontare, più di altri registi decantati come Tornatore, che ha avuto il vero profondo merito di farci riconoscere all'estero con il balcone della Bellucci e operette diabetiche come La Leggenda del Pianista sull'Oceano (azzannatemi, forza!).
Crozza che ha creato Sonlentino è geniale, è vero, ha inquadrato un personaggio nel suo fenomeno mediale più esauriente e macchiettistico. Ma Sorrentino deve solo ringraziarlo. E lo sa.
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