Titolo originale | Breaking Habits |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Robert Ryan (III) |
Attori | Christine Meeusen, Vern Warnke . |
Distribuzione | Wanted |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 21 aprile 2021
Le sorelle della California stanno arrivando e più agguerrite che mai! In Italia al Box Office Le sorelle di Maria ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 142 e 28 euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Nella contea di Merced, che dopo la crisi del 2008 è diventata una delle più impoverite della California, c'è alta tensione tra sorella Kate e le autorità locali. Sorella Kate in realtà è la nuova identità che si è data Christine Meeusen, negli anni '90 dirigente d'azienda di successo. Finita letteralmente sulla strada a causa del marito e del fratello, ha fondato un gruppo sororale laico, la cui missione è coltivare la cannabis e commercializzare prodotti da essa derivati, a meri scopi terapeutici, con il marchio Sisters of the Valley. Ma la marijuana, per quanto diffusissima, è illegale, e nello Stato si può coltivare a uso medicale solo fino a un massimo di dodici piante. La polizia infatti combatte le gang criminali sequestrando e distruggendo le piante, lo sceriffo della contea vuole portare le sorelle in tribunale e il vescovo cavalca la lotta alla cannabis facendone una crociata religiosa. Eppure Sister Kate è fermamente decisa a proseguire la sua rivoluzione, anche imbracciando un fucile, se necessario. Crede nel potere curativo dei suoi prodotti, che sfruttano le componenti benefiche e non psicotrope, e si dà come regole, oltre alla finalità medicale, la legalità e quindi la trasparenza fiscale. Auspicabilmente creando anche posti di lavoro.
Documentario indipendente che va oltre il movente economico di L'erba di Grace e della serie tv Weeds, Breaking Habits (il titolo originale, più o meno "scardinare le abitudini"), gioca con habits il doppio senso di "dipendenze" e "abiti religiosi" e rimanda all'idea di cambiare idea su una sostanza collegata nell'opinione comune principalmente allo sballo.
È il primo ma non l'unico degli intenti di Le sorelle di Marija, che tiene insieme tante tracce narrative, non sempre armonicamente risolte al montaggio: il racconto intimo di una crisi individuale, nelle fasi di ascesa, caduta, redenzione (doppio, perché qui riguarda madre e figlio, supportato da filmati video familiari); uno spaccato di vita statunitense e del recente ridimensionamento dell'american way of life ciecamente capitalista, accelerato dal movimento Occupy Wall Street a cui Christine ha aderito; la tendenza alla compassione verso chi soffre, mutuato non solo dagli ordini religiosi più antichi, ma anche dai nativi americani.
Accanto a questi motivi il regista insiste a enfatizzare, con ralenti, uso scenografico del velo e una colonna sonora funky alla Shaft, il lato anarcoide della protagonista, avveduta imprenditrice, esperta di comunicazione e naturalmente tendente alla teatralità. Sovrapponendo un'immagine artefatta di dura, neo-hippie e spregiudicata ad aspirazioni legittime e serie, ammantate di tensione spirituale e dramma personale.