shaque
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lunedì 15 febbraio 2016
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tutto in una stanza
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Un classico del nuovo tipo di fare cinema in Italia: una stanza, protagonisti seduti ad un tavolo ed un argomento di cui discuterne. Questa volta è il cellulare e tutto ciò che ne consegue. Sceneggiatura ben fatta, ottimi attori tra tutti, Giallini, Mastandrea e Battiston. Commedia ben diretta con punte di ironia senza mai scadere nel volgare ma con gusto di amaro che ti porta a riflettere. Il cinema italiano fatto di idee che tutti noi vogliamo vedere. Da vedere.
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no_data
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lunedì 15 febbraio 2016
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l'idea era buona...
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La sensazione è quella di trovarsi davanti a un contenitore generico che gli sceneggiatori hanno deciso di riempire con "temi attuali" sviluppati senza fare attenzione alla coerenza della trama e alla credibilità dei personaggi.
Purtroppo il livello sembra spesso appiattito sullo stile delle fiction, che non danno la minima fiducia allo spettatore e lo accompagnano passo passo nella comprensione dei messaggi che si vogliono dare.
Peccato, perché poteva essere una commedia intelligente.
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foffola40
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lunedì 15 febbraio 2016
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finale a sorpresa
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solo alla fine del film si capisce, con una certa difficoltà, che nulla è accaduto di quanto è stato rappresentato, e che ci ha fatto ridere o stare in tensione per gli eventi. Il racconto filmico ci mostra cosa sarebbe accaduto se i cellulari degli amici fossero stati messi in viva voce all'ascolto di tutti i commensali. Cena molto indigesta per tutti! Comunque solo negli ultimi fotogrammi si scopre la finzione nella finzione del film con qualche sbavatura: Perchè la moglie del tassinaro che ancora non era incinta uscendo dal bagno dichiara al marito di aver informato sua madre della nascita di un figlio ? Di chi ? Quello dell'amica Marika? foffola40
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erinna78
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domenica 14 febbraio 2016
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sorprendente
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Erano anni che non vedevo una commedia cosi ed erano anni che non sentivo l'applauso in sala a fine film.
Un'idea semplice ma geniale.
Un film che ci mette di fronte ai nostri demoni più profondi, alle nostre paure più recondite.... ma lo fa facendoci crepare dal ridere per 90 minuti ..... poi quando esci però non parli per tutta la sera
vedetelo ora !!!
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wwiwa
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domenica 14 febbraio 2016
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da vedere
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Sono rimasta entusiasta di questo film attualissimo su cellulari che conservano i nostri segreti.
Attori bravissimi si ride e si riflette molto ho apprezzato tantissimo Giallini
consigliatissimo
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robert eroica
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domenica 14 febbraio 2016
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la notte della verita'
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#Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese rivela, dopo “L’abbiamo fatta grossa” di Carlo Verdone, come la commedia all’italiana sia viva e vegeta. Non abbiamo visto le precedenti fatiche di Genovese (ci dicono che “Immaturi” sia un filmino) ma questo gioco al massacro tra coppie, cerca la profondità nella leggerezza, e spesso riesce a trovarla. Il tema non è nuovo: tre coppie e l’amico single si trovano a cena e decidono di giocare a qualcosa di nuovo: ognuno di loro lascerà sul tavolo il proprio telefonino e tutti potranno leggere messaggi, mail e whatsapp.
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#Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese rivela, dopo “L’abbiamo fatta grossa” di Carlo Verdone, come la commedia all’italiana sia viva e vegeta. Non abbiamo visto le precedenti fatiche di Genovese (ci dicono che “Immaturi” sia un filmino) ma questo gioco al massacro tra coppie, cerca la profondità nella leggerezza, e spesso riesce a trovarla. Il tema non è nuovo: tre coppie e l’amico single si trovano a cena e decidono di giocare a qualcosa di nuovo: ognuno di loro lascerà sul tavolo il proprio telefonino e tutti potranno leggere messaggi, mail e whatsapp. Tanto nessuno ha nulla da nascondere, almeno in apparenza… Il rischio era quello di sfornare una sorta di gemello del pessimo “Il nome del figlio”di Francesca Archibugi, di cui tanto abbiamo parlato male lo scorso anno: un retaggio teatrale gonfio di ideologia orecchiata, luoghi comuni e ruffiane iniezioni di retorica allo stato brado. Invece “Perfetti sconosciuti” si scontra subito con questioni reali, con problematiche effettive. Tutto è materico, istintuale, tutto è struttura: si parla di lavoro, figli, sentimenti. Niente Pci e filologie storiche di parte, per fortuna. Qui si parte con una levità che pare scioccherella, ma quasi subito si capisce che si fa sul serio e pian piano si sprofonda nel baratro. Le coppie sono destinate a sfaldarsi dentro, vittima di sotterfugi, inganni, bugie. Ma continueranno ad esistere e a compattarsi nella loro ipocrita facciata borghese. Genovese sbaglia il finale e qualche battuta (Battiston che fa la predica e la coppia di anziani che guarda l’eclisse dal balcone andavano eliminati) ma spesso opera col bisturi e fa male. “Bisogna imparare a lasciarsi nella vita” dice Carlotta al marito. Mentre tutti operano per mantenere l’opposto. Anche in epoca di crisi economica e di telefonini che non salvano più alcuna vita. Meraviglioso il cast, con una particolare menzione per Anna Foglietta, Valerio Mastandrea e Marco Giallini che recita sempre ruoli da rude, ma si rivela attore sensibile, ed è a lui infatti, che viene affidata la scena più bella del film, con le parole più giuste che un padre possa dire ad una figlia. VOTO: 6/7
Robert Eroica
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[+] due dubbi
(di paolo31)
[ - ] due dubbi
[+] una stellina in più...
(di annalee)
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stefano73
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domenica 14 febbraio 2016
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abbasso i messaggini e tecnologie associate
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Devo ammettere che é un film che non ti permette un'attimo di distrarti e ti porta in profondità nel messaggio che vuole trasmettere. Quanto sono pericolose le nuove tecnologia che rendono talmente facile la comunicazione privata da rendere debolissime anche le relazioni più profonde e debolmente sincere. Il film é comico e cattivo nella giusta misura. Anche se sul finale precipita in un certo senso riesce a cavarsela sulla parte giocosa con cui era partito. Il messaggio é fortissimo e chiaro. Siamo tutti vittime di questa cattiva tecnologia che sfascia i rapporti umani. Attori tutti bravissimi. Grande Marco Giallini!
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manfredinino
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domenica 14 febbraio 2016
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super mastandrea-battiston-foglietta
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Bellissimo film divertente...riflessivo e molto attuale...Grande sceneggiatura...Ottima regia di Genovese...ma grande recitazione...3 attori su tutti ...bisogna distinguerli perchè fanno la differenza e dimostrano Mastandrea . Battiston come con un giro di sguardi e tempi di battute al fulmicotone come questi 2 mattatori sanno volgere in un attimo dal comico al drammatico la loro recitazione...Mastandrea formidabile ....Battiston ...formidabile e in pole position anche Anna Foglietta ,formidabile nel suo ruolo di moglie insoddisfatta e nevrotica...seguono anche gli altri bravi come Giallini,Rothwahr Di Leo e Smutianik (forse la figura peggiore)...andatelo a vedere altro che Zalone.
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Bellissimo film divertente...riflessivo e molto attuale...Grande sceneggiatura...Ottima regia di Genovese...ma grande recitazione...3 attori su tutti ...bisogna distinguerli perchè fanno la differenza e dimostrano Mastandrea . Battiston come con un giro di sguardi e tempi di battute al fulmicotone come questi 2 mattatori sanno volgere in un attimo dal comico al drammatico la loro recitazione...Mastandrea formidabile ....Battiston ...formidabile e in pole position anche Anna Foglietta ,formidabile nel suo ruolo di moglie insoddisfatta e nevrotica...seguono anche gli altri bravi come Giallini,Rothwahr Di Leo e Smutianik (forse la figura peggiore)...andatelo a vedere altro che Zalone...con un finale intelligente....
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fabriziog
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domenica 14 febbraio 2016
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imperdibile!
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Erano anni (a parte il Premio Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino) che nelle sale italiane non approdava un film di autentico valore artistico e contenutistico. “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese avrebbe bisogno di un saggio o, magari, di un piccolo trattato, per poter essere approfondito sino ai minimi dettagli .
Credo sia elevata la possibilità che vinca il David di Donatello.
A differenza della cinematografia statunitense, quella italiana tende ad analizzare la famiglia sgretolandola. Invece di essere un “gruppo di famiglia in un interno” (Luchino Visconti) questa pellicola mostra un “gruppo di famiglie in un interno”, seguendo oramai quel consolidato filone filmico, come “Cena con amici”, “Il nome del figlio”, e “Bisogna parlare”, in cui l’ambientazione è in un appartamento ove si svolge l’intera azione scenica.
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Erano anni (a parte il Premio Oscar La grande bellezza di Paolo Sorrentino) che nelle sale italiane non approdava un film di autentico valore artistico e contenutistico. “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese avrebbe bisogno di un saggio o, magari, di un piccolo trattato, per poter essere approfondito sino ai minimi dettagli .
Credo sia elevata la possibilità che vinca il David di Donatello.
A differenza della cinematografia statunitense, quella italiana tende ad analizzare la famiglia sgretolandola. Invece di essere un “gruppo di famiglia in un interno” (Luchino Visconti) questa pellicola mostra un “gruppo di famiglie in un interno”, seguendo oramai quel consolidato filone filmico, come “Cena con amici”, “Il nome del figlio”, e “Bisogna parlare”, in cui l’ambientazione è in un appartamento ove si svolge l’intera azione scenica.
“Perfetti sconosciuti” è una straordinaria opera pluritematica: i cellulari sono “scatole nere” che raccolgono la vita pubblica, privata ma, soprattutto, segreta delle persone. I cellulari hanno cambiato il modo di comunicare e, forse, hanno mutato l’essere umano stesso. I cellulari sono causa di una percentuale non minoritaria di separazioni, divorzi, rotture di rapporti e grandi litigi. Quanto sappiamo di noi stessi e, ancora di più, quanto sappiamo realmente di chi ci sta a fianco, anche da una vita? Ci sono individui che hanno una vita, chi due, chi tre. Mettere “in viva voce” telefonate che giungono durante una normale serata conviviale fra vecchie conoscenze e “in chiaro” sms, messaggi facebook ewhatsapp, può rilevarsi un gioco pericoloso, dirompente, che fa uscire allo scoperto un mondo nascosto fatto di amanti, omosessualità e intimità mai svelate.
E’ bene sapere sempre tutto? La verità rende liberi o distrugge?
Un raffinata analisi introspettiva e psicologica dei personaggi, un ritmo narrativo incalzante e una recitazione strepitosa di attori italiani di primo livello (Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastrandrea, Alba Rohrwacher, Kasia Smutniak), catturano lo spettatore dal primo ciack al the end.
Imperdibile!
Fabrizio Giulimondi
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[+] la smutniak non italiana
(di criticopolis)
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robroma66
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domenica 14 febbraio 2016
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perfido, amaro e brillante
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Come diceva Marquez, ognuno ha tre vite: una privata, una pubblica e una segreta.
Immaginate: una sera a cena a casa di amici si decide, per gioco, di condividere con tutti i presenti i contenuti del proprio cellulare.
L'effetto per i sette amici di lunga data -protagonisti del film- è dirompente, scompagina le loro vite, rimescola le carte. Questi i commensali in questione: un chirurgo (Luca, Marco Giallini) e la moglie psicanalista (Eva, Kasia Smutniak); una coppia recente e molto innamorata: Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca (Alba Rohrwacher); un’altra coppia che traluce qualche difficoltà di rapporto (Lele, Valerio Mastandrea e Carlotta, Anna Foglietta); Peppe (Giuseppe Battiston) che sarebbe dovuto arrivare con la sua nuova fidanzata che è invece rimasta a casa perché malata.
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Come diceva Marquez, ognuno ha tre vite: una privata, una pubblica e una segreta.
Immaginate: una sera a cena a casa di amici si decide, per gioco, di condividere con tutti i presenti i contenuti del proprio cellulare.
L'effetto per i sette amici di lunga data -protagonisti del film- è dirompente, scompagina le loro vite, rimescola le carte. Questi i commensali in questione: un chirurgo (Luca, Marco Giallini) e la moglie psicanalista (Eva, Kasia Smutniak); una coppia recente e molto innamorata: Cosimo (Edoardo Leo) e Bianca (Alba Rohrwacher); un’altra coppia che traluce qualche difficoltà di rapporto (Lele, Valerio Mastandrea e Carlotta, Anna Foglietta); Peppe (Giuseppe Battiston) che sarebbe dovuto arrivare con la sua nuova fidanzata che è invece rimasta a casa perché malata. Quasi tutti hanno un lato oscuro, affidato -come dice Eva, che propone il gioco- alla scatola nera delle nostre vite, il cellulare.
Il film appartiene ad un sotto-genere della commedia, quello degli amici che si trovano attorno a un tavolo (o comunque in una camera chiusa) e a cui succedono cose impreviste. Come "Dobbiamo parlare" di Sergio Rubini, "Il nome del figlio" (a sua volta adattamento italiano del francese "Cena tra amici") di Francesca Archibugi o, attraversando l'Oceano, "Carnegie" di Roman Polanski.
"Perfetti sconosciuti" è più amaro e drammatico degli altri: non c'è solo un'amarezza generazionale -molti 40 o 50enni riconosceranno tracce del proprio malessere-; c'è anche la presa di coscienza del mutamento antropologico -che in sé ha qualcosa di terrificante- derivato dal nostro rapporto con lo smartphone. E' un film brillante e perfido, dai tempi giusti e ottimamente recitato. Mi è piaciuto molto, compresa quella prospettazione di un epilogo diverso della serata (tipo "Sliding doors"): come sarebbero andate le cose se i sette amici non avessero fatto quel gioco disastroso.
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