Niente di nuovo. Il messaggio è trito e ritrito: vizi privati e pubbliche virtù. L'accelaratore di emozioni (cellulare, ipad, etc.) deve per forza entrare in gioco prepotentemente per far effetto sullo spettatore (soprattutto sul suo lato consciamente inconfessabile che lo porta per forza ad identificarsi nella vicenda per qualche aspetto). Il cellulare nel film da solo sembra mandare in frantumi famiglie e amicizie consolidate: è solo apparenza. Di fatto succede nè più e nè meno quello che succede da secoli, ben prima dell'avvento dei moderni aggeggi infernali: una lettera tenuta nascosta in un cassetto e ritrovata da chi non non doveva leggerla, mandava a monte fidanzamenti, accordi, relazioni di fiducia e quant'altro. il film che non ha nessun effetto dirompente quindi scade a simpatica commediola proposta da un ottimo regista pubblicitario che sa compiacere lo spettatore in modo facile facile, senza mai scadere nel volgare (onore al merito) e con qualche nota di poesia (la luna che si oscura sempre più in concomitanza con il deteriorarsi dei rapporti personali). Non poteva mancare l'immancabile storia lacrimosa e personale del gay incompreso ed emarginato, quasi che sia rappresentativa dei più diffusi segreti inconfessabili di oggigiorno. Recitazioni deludenti (Smutniak).
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goldy
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lunedì 21 marzo 2016
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ciinismo banale
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Guardi che seguendo la sua logica anche un uomo del Medioevo risuscitato ai giorni nostri può regaire con il massimo del cinismo. Beh! Che c'è di nuovo? Mangiate come noi, vi riproducete come noi, fate le guerre come noi, e morite come noi. Il film ha il merito di riproporre qualche riflessione sul valore dell'ipocrisia, e di quanto sia impossibile vivere senza. I Greci ci avevavo tenato ma non ci sono riusciti nemmeno loro.
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enrico danelli
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mercoledì 23 marzo 2016
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commento a goldy
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Infatti, concordo con lei, caro Goldy, il film ha il merito di proporre riflessioni sulla ipocrisia, tema antichissimo: invece lo si sbandiera come una breaking news, come la rivelazione sull'uso dei cellulari. E' questo che non mi va: non c'è nessuna novità dirompente in questo film che è solo una commedia ben fatta. p.s. : il valore della ipocrisia ? Quale valore ? A parte le ovvie considerazioni etiche, anche in pratica tutti nel film sono ipocriti e per questo vivono malissimo.
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stellab
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giovedì 7 aprile 2016
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caro enrico
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..... nel momento in cui un film viene amato in questo modo ( e non mi riferisco solo sgli incassi) non pensi che il modo in cui ha fatto riflettere milionibdi italiani su un tema profondo sia già molto. Non pensi che un film di cui tutti parlano e che ha dato fiducia al cinema italiano sia comunque da applaudire ?Non pensi che un film italiano che viene richiesto in tutto il mondo evidentemente qualcosa deve avere ? O vanno tutti contromano ?
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raffele
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venerdì 8 aprile 2016
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ieri come oggi, se ci fosse la sfera...
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Mio Dio, non mi pare che che qualcuno assegni ai cellulari quel potere epocale, ed al film la primogenitura sul tema trattato. La lettera nel cassetto era un caso più raro, il cellulare fa parte del vestiario ed è più pericoloso, ma non credo sia questo il punto: è la metafora di un'ipotetica scatola nera che racchiude i segreti, che se si aprisse rivelerebbe quello che appunto era anche negli aforismi dei latini in quanto ad ipocrisia. Non a caso quel gioco "della verità" non lo fa nessuno, neanche nel film. Ma più semplicemente, io mi domando perché una simpatica commedia ben fatta, proposta da un ottimo regista (pubblicitario) che non scade mai nel volgare, con qualche nota di poesia, debba suscitare un: "puah, niente di nuovo" a tutti i costi, quando è ovvio che certi temi della vita come la lealtà e l'amicizia sono eterni, come è eterno lo scetticismo che si può nutrire rispetto ad essi.
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Mio Dio, non mi pare che che qualcuno assegni ai cellulari quel potere epocale, ed al film la primogenitura sul tema trattato. La lettera nel cassetto era un caso più raro, il cellulare fa parte del vestiario ed è più pericoloso, ma non credo sia questo il punto: è la metafora di un'ipotetica scatola nera che racchiude i segreti, che se si aprisse rivelerebbe quello che appunto era anche negli aforismi dei latini in quanto ad ipocrisia. Non a caso quel gioco "della verità" non lo fa nessuno, neanche nel film. Ma più semplicemente, io mi domando perché una simpatica commedia ben fatta, proposta da un ottimo regista (pubblicitario) che non scade mai nel volgare, con qualche nota di poesia, debba suscitare un: "puah, niente di nuovo" a tutti i costi, quando è ovvio che certi temi della vita come la lealtà e l'amicizia sono eterni, come è eterno lo scetticismo che si può nutrire rispetto ad essi. Non credo che Genovese pretenda di aver scoperto l'ipocrisia, la rappresenta in un interno del 2015 invece che in una caverna.
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