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nulla di nuovo nella struttura della storia, che è teatrale da atto unico. alle solite, un gruppo di persone (parenti o amici) che pensano di conoscersi da anni si ritrovano in un posto per una ricorrenza; immancabilmente, un fatto scatenante (uno qualsiasi, in questo caso un gioco idiota) fa venir fuori rancori, tradimenti, incomprensioni, segreti, ecc... peccati, più o meno. un po' troppi, bisogna dirlo! eh sì, un po' troppi. il punto più basso? l'immancabile conoscente che si scopre essere gay, roba fritta e rifritta già vista in mille storie da anni lontani, ad es, quelli dei natali in casa Gori. l'unico pregio? il fatto che il film non si svolga, come la quasi totalità dei film, in un universo parallelo con l'entropia al contrario, in cui la gente si comporta in modo assurdo e capita sempre ciò che è più improbabile! il pregio è nel finale: quando si capisce che la storia assurda narrata - nella quale una che mette le corna al marito con uno dei presenti si mette a proporre il gioco della verità (!) - è solo immaginaria; inaspettatamente, non capita nel film ciò che non capiterebbe mai nella realtà. meno male. il messaggio del film? per me scontato, banale, risaputo: le bugie - sul lavoro, nei rapporti sentimentali, ovunque - reggono il mondo. e chi pensa che la salvezza stia nella "verità", sogna nel mondo delle illusioni.
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raffele
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lunedì 14 marzo 2016
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ricetta antica,
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mi pare che risaputo in questo caso non voglia dire banale (molti scoprono fra i 40 e i 50 di aver creduto in amici o partner ipocriti, magari le suggestioni di Genovese li inducono a rifletterci un pò prima, chissà..). la struttura della storia può essere efficace senza essere originale, struttura significa proprio quello: parte invariante di un organismo, la stessa struttura della linea narrativa d'ogni film, con le eccezioni di un Quentin Tarantino o altri, è quella di sempre: scenario/premesse/protagonisti, 1° colpo di scena, obiettivi/ostacoli, 2° colpo di scena, risoluzione/finale. L'"immancabile" conoscente che scopre di essere gay qualche volta risulta un po' stucchevole anche a me, ma.
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mi pare che risaputo in questo caso non voglia dire banale (molti scoprono fra i 40 e i 50 di aver creduto in amici o partner ipocriti, magari le suggestioni di Genovese li inducono a rifletterci un pò prima, chissà..). la struttura della storia può essere efficace senza essere originale, struttura significa proprio quello: parte invariante di un organismo, la stessa struttura della linea narrativa d'ogni film, con le eccezioni di un Quentin Tarantino o altri, è quella di sempre: scenario/premesse/protagonisti, 1° colpo di scena, obiettivi/ostacoli, 2° colpo di scena, risoluzione/finale. L'"immancabile" conoscente che scopre di essere gay qualche volta risulta un po' stucchevole anche a me, ma... a pelle, perché come dice Mastandrea, probabilmente ancora oggi ti basta esserlo per 2 ore e ti rendi conto di che significa... quindi devo ammettere che è attualità e non mestiere. Detto questo, condivido gran parte del tuo commento, non lo stile sarcastico: alla fine sembri più critico su quello che nel film non c'è, e ti pare stantio per colpa degli altri.
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