drabtipp
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martedì 30 maggio 2023
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da vedere
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Molto bello, secondo me è assolutamente da vedere, non è il solito film di guerra
È tratto da un'incredibile storia vera
Le scene di azione sono bellissime
La storia é inizialmente un pó romantica, comunque coinvolgente, ma poi da metà film in poi la narrazione cambia del tutto marcia.
La storia secondo me non é incentrata tanto sulla guerra, il vero nodo centrale è l'errore di giudizio che tutti noi compiamo a volte al momento di conoscere nuove persone e integrare all'interno del nostro gruppo.
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paolp78
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lunedì 5 aprile 2021
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fede religiosa e valore militare
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Film bellico tratto da una storia vera che offre l’occasione a Mel Gibson per realizzare un’opera con cui esalta due sentimenti molto cari all’autore americano, già posti al centro di sue precedenti lavori: la fede religiosa, in particolare quella cristiana, ed il valore guerriero.
Lo stile di Gibson è un po’ ruffiano e tende ad utilizzare molti elementi che enfatizzano la narrazione, rendendola marcatamente cinematografica in alcune sequenze, con conseguente perdita di realismo; per questo il film pare meno genuino e più artefatto rispetto ad opere simili, come ad esempio “Flags of our fathers” di Clint Eastwood.
La pellicola è convintamente militarista, esaltando l’amore patrio ed il senso del dovere: valori che non vengono mai messi in discussione.
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Film bellico tratto da una storia vera che offre l’occasione a Mel Gibson per realizzare un’opera con cui esalta due sentimenti molto cari all’autore americano, già posti al centro di sue precedenti lavori: la fede religiosa, in particolare quella cristiana, ed il valore guerriero.
Lo stile di Gibson è un po’ ruffiano e tende ad utilizzare molti elementi che enfatizzano la narrazione, rendendola marcatamente cinematografica in alcune sequenze, con conseguente perdita di realismo; per questo il film pare meno genuino e più artefatto rispetto ad opere simili, come ad esempio “Flags of our fathers” di Clint Eastwood.
La pellicola è convintamente militarista, esaltando l’amore patrio ed il senso del dovere: valori che non vengono mai messi in discussione. Le scene di guerra permettono la celebrazione del coraggio e del valore militare che spingono i soldati, ed il protagonista primo tra tutti, ad autentici atti di eroismo
Accanto a questi valori, vengono proposti quelli apparentemente confliggenti della fede cristiana, che assumono particolare dignità grazie alla fermezza con cui il protagonista si ostina a professarli non rinunciandovi mai, neppure quando pare che abbia tutto il mondo contro.
Gibson esibisce un’impeccabile tecnica nelle riprese dei combattimenti, che sono la parte del film che resta maggiormente impressa. Le scene sul campo di battaglia sono però eccessivamente dure, proponendo a ripetizione sequenze molto truculente, adatte a stomaci forti.
Apprezzabile anche l’inizio della pellicola, quella precedente all’arruolamento, con cui viene offerta una ricostruzione idilliaca e molto curata della sana vita del protagonista nella provincia americana.
Già vista e non particolarmente riuscita invece la parte dell’addestramento, con gli atti di nonnismo e le persecuzioni dei superiori
Andrew Garfield realizza una performance di notevole talento nei panni del protagonista; ci sono poi Vince Vaughn e Sam Worthington rispettivamente nei ruoli del sergente e del capitano che seguono il personaggio di Garfield dall’addestramento sino alla guerra e che dovranno ricredersi sul suo conto; infine la delicata parte del padre reduce ed alcolista è ben ricoperta da Hugo Weaving, mentre la bella innamorata è interpretata dall’attrice australiana Teresa Palmer.
Buone scenografie, ambientazioni e costumi.
Davvero suggestiva la ricostruzione del campo di battaglia; spettacolari e di grande effetto le sequenze delle cannonate sparate dalla nave militare.
Ottimo il montaggio, premiato con l’oscar.
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vincent
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martedì 13 agosto 2019
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la storia la fanno i vincitori
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Film decisamente mediocre, privo di realta e logica..quando un film dipinge i cattivi stupidi e idioti e glorifica i buoni oltremisura , perde il suo valore.
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penna e calamaio
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sabato 15 giugno 2019
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un altro ancora ti prego!
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Mel Gibson sa fare cinema, si può discutere sul fatto che in alcuni momenti lo spettacolo prevalga sull'essenza, ma non che ,alla fine, gli eventi narrati non rimangano nella memoria.
Dopo una prima parte non troppo entusiasmante,(mi riferisco all'addestramento di Doss prima di avventurarsi in battaglia) il resto della pellicola è un crescendo continuo di emozioni senza pause narrative.
Le scene di battaglia lasciano a bocca aperta con corpi mutilati, ratti che si avventano sui cadaveri, elmetti che volano e proiettili che affondano nelle carni dei malcapitati.
Il nostro eroe si muove fra le linee nemiche somministrando morfina e cercando di salvare più vite possibili, anche quelle dei nemici, perché la vita è una sola e va rispettata.
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Mel Gibson sa fare cinema, si può discutere sul fatto che in alcuni momenti lo spettacolo prevalga sull'essenza, ma non che ,alla fine, gli eventi narrati non rimangano nella memoria.
Dopo una prima parte non troppo entusiasmante,(mi riferisco all'addestramento di Doss prima di avventurarsi in battaglia) il resto della pellicola è un crescendo continuo di emozioni senza pause narrative.
Le scene di battaglia lasciano a bocca aperta con corpi mutilati, ratti che si avventano sui cadaveri, elmetti che volano e proiettili che affondano nelle carni dei malcapitati.
Il nostro eroe si muove fra le linee nemiche somministrando morfina e cercando di salvare più vite possibili, anche quelle dei nemici, perché la vita è una sola e va rispettata.
Lo farà stringendo i denti, rimanendo da solo nella notte con la fede in Dio come unica compagna e sostenitrice nelle pagine della Bibbia che stringe fortemente tra le mani.
Visto che si tratta di una storia vera, senza dubbio romanzata in alcuni punti anche eccessivamente, ma ribadisco vera , ne consiglio la visione anche a quelli a cui non piacciono i film di guerra.
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dandy
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venerdì 22 febbraio 2019
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obbiettore-salvatore.
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Dopo 10 anni di assenza,Gibson ritorna alla regia con la vera storia del primo soldato obbiettore di coscienza a essere premiato con la Medaglia d'Onore del Congresso.Un war movie dalla confezione lussuosa,in cui il regista serve la storia nel modo a lui congeniale.A una prima parte classica e romanzata ne segue una freneticissima e piena di dettagli truculenti,fin troppo dettagliati.Nulla per cui gridare al capolavoro sia chiaro,ma il protagonista nella sua irremovibile fermezza,disposto anche a salvare la vita al nemico,è allo stesso tempo affascinante ed ambiguo(partecipa alla guerra che ritiene giusta solo per impegno etico....).Peccato che Gibson finisca prevedibilmente per sottolinearne l'allusione cristologica.
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Dopo 10 anni di assenza,Gibson ritorna alla regia con la vera storia del primo soldato obbiettore di coscienza a essere premiato con la Medaglia d'Onore del Congresso.Un war movie dalla confezione lussuosa,in cui il regista serve la storia nel modo a lui congeniale.A una prima parte classica e romanzata ne segue una freneticissima e piena di dettagli truculenti,fin troppo dettagliati.Nulla per cui gridare al capolavoro sia chiaro,ma il protagonista nella sua irremovibile fermezza,disposto anche a salvare la vita al nemico,è allo stesso tempo affascinante ed ambiguo(partecipa alla guerra che ritiene giusta solo per impegno etico....).Peccato che Gibson finisca prevedibilmente per sottolinearne l'allusione cristologica.Veramente magnifiche comunque,le sequenze di battaglia.Più discutibile il ritratto schematico dei giapponesi.Garfield non è proprio il massimo quanto a espressioni facciali,e in più punti sembra un Anthony Perkins ragazzino uscito da "Psycho"(le ossessive occhiate a Dorothy in ospedale e al cinema).Perfetto invece Weaving. Nelle sequenze finali appaiono le immagini del vero Desmond Doss nel corso della sua vita e brevi brani di una intervista rilasciata dal soldato nel 2003 nonché dai reali protagonisti salvati dall'impresa di Desmond.Sei nominations e 2 Oscar(montaggio e missaggio del suono)
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iuriv
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venerdì 25 agosto 2017
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gibson e la guerra.
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La storia vera di Desmond Doss, recluta volontaria dell'esercito ma contemporaneamente obbiettore di coscienza, e della sua determinazione a farsi accettare nei ranghi militari, pur con nessuna intenzione di abbracciare nemmeno un'arma. Un uomo che con le sue convinzioni intatte riuscì a salvare decine di commilitoni da solo.
Una riflessione sul significato del coraggio dal potenziale interpretativo interessante, che però finisce per dover fare i conti con una serie di problemi che la trasposizione in pellicola porta con se.
Come una lunghezza chilometrica, ad esempio, resa di difficile sopportazione da una prima parte poco brillante.
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La storia vera di Desmond Doss, recluta volontaria dell'esercito ma contemporaneamente obbiettore di coscienza, e della sua determinazione a farsi accettare nei ranghi militari, pur con nessuna intenzione di abbracciare nemmeno un'arma. Un uomo che con le sue convinzioni intatte riuscì a salvare decine di commilitoni da solo.
Una riflessione sul significato del coraggio dal potenziale interpretativo interessante, che però finisce per dover fare i conti con una serie di problemi che la trasposizione in pellicola porta con se.
Come una lunghezza chilometrica, ad esempio, resa di difficile sopportazione da una prima parte poco brillante. Mel Gibson ci tiene a presentarci per benino i personaggi che animano il suo lavoro e non c'è nulla di male in questo. Il vero ostacolo che pone allo spettatore è la mancanza di originalità con la quale mette in scena questa fase.
Si dilunga molto sul Desmond bambino e sulla scoperta della sua vocazione, per poi portarci dentro una caserma popolata di soldati standard, introdotti come si è visto migliaia di volte su di uno schermo. In tutto ciò Mel inserisce quasi a forza una storia d'amore tra le più ovvie, le cui dinamiche non sono state pensate per sorprendere, ma solo per dimostrarci come il protagonista, nonostante le sue idee radicali, sia un giovane come tutti gli altri, travolto dall'amor di patria e internzionato a fare la sua parte per spegnere il fuoco dei cattivi.
Gibson cerca di mantenere una visione neutrale sulla questione guerra. Mette al centro della sua storia Garfield (che ormai è un po' ovunque) e il suo desiderio quasi pacifista di intendere la missione. Ma non riesce a stare del tutto con lui, facendo una fatica boia a non esaltare i valori bellici.
Le scene della battaglia sono le più riuscite e nell'ultima ora di film il regista riesce a lasciarsi un po' andare, mettendo in scena la sua cifra stilistica fatta di fede e crudezza estrema quasi ostentata (ma qui serviva).
Tra le esplosioni e i fischi dei proiettili traccianti, la telecamera rimane quasi sempre ad altezza soldato e restituisce con una certa capacità la confusione di un campo di battaglia. Il pericolo si percepisce dietro una cortina fumogena impenetrabile ove risiedono nemici oscuri e folli. Si entra in empatia (per quanto sia possibile da una sala cinematografica, ovviamente) con Desmond e la sua missione disperata. Si intuisce l'immenso coraggio sorretto dalla fede di questo ragazzo.
Ma si rimane anche vittime di un moralismo senza compromessi, che offre la solita esibizione di militarismo muscolare e finisce per sminuire il messaggio nascosto della storia. Vero è che Gibson ha qualche cosa da farsi perdonare nei confronti del pubblico americano più bacchettone. Ma forse poteva scegliere un soggetto meno sottile per ricominciare a farsi bello con i suoi amici yankee.
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kyotrix
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martedì 22 agosto 2017
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carino, nulla di speciale
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Carino, ma non mi ha entusiasmato, troppo buonista/americano. La cosa che colpisce di più è sapere che è tratto da una storia vera, e solo le interviste finali ai veri protagonisti, mi hanno commosso.
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ninoraffa
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lunedì 24 luglio 2017
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non uccidere. il quinto comandamento secondo gibson.
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Spettacolare film di guerra degli anni cinquanta o sessanta, "La Battaglia di Hacksaw Ridge". Cosa aggiungere? Forse nel 2016, dopo "Flags of our fathers" e "Lettere da Iwo Jima", saremmo più volentieri ritornati sui campi di battaglia del Pacifico armati d’imparzialità ed equilibrio storico. Invece più che a Okinawa ci ritroviamo al Fosso di Helm oppure nella Terra di Mordor del "Signore degli Anelli", dalla parte degli elfi a stelle e strisce, nobili e pietosi, contro gli orchi-musi-gialli, bestiali e crudeli, vomitati senza fine dalle tenebrose viscere della terra. Mel Gibson non ha bisogno di presentazioni: scritta da un vincitore piuttosto tardivo, la sua storia è immune dalle dolorose riflessioni maturate nel frattempo da giapponesi e statunitensi, nel riconoscersi vicendevolmente, al di là delle diverse responsabilità rispetto alla guerra.
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Spettacolare film di guerra degli anni cinquanta o sessanta, "La Battaglia di Hacksaw Ridge". Cosa aggiungere? Forse nel 2016, dopo "Flags of our fathers" e "Lettere da Iwo Jima", saremmo più volentieri ritornati sui campi di battaglia del Pacifico armati d’imparzialità ed equilibrio storico. Invece più che a Okinawa ci ritroviamo al Fosso di Helm oppure nella Terra di Mordor del "Signore degli Anelli", dalla parte degli elfi a stelle e strisce, nobili e pietosi, contro gli orchi-musi-gialli, bestiali e crudeli, vomitati senza fine dalle tenebrose viscere della terra. Mel Gibson non ha bisogno di presentazioni: scritta da un vincitore piuttosto tardivo, la sua storia è immune dalle dolorose riflessioni maturate nel frattempo da giapponesi e statunitensi, nel riconoscersi vicendevolmente, al di là delle diverse responsabilità rispetto alla guerra. Vicenda esemplare – "vera", secondo la moda Hollywoodiana corrente – quella di Desmond Doss: primo obiettore di coscienza insignito della Medaglia d’Onore del Congresso (la più alta onorificenza militare statunitense) per aver servito come soccorritore militare ad Okinawa nel 1945, traendo in salvo dietro le linee nemiche 75 commilitoni feriti. La prima parte del film scorre secondo gli schemi classici del genere: una sana e rude infanzia nella campagna della Virginia, il padre traumatizzato reduce della Grande Guerra alcolizzato e violento (Hugo Weaving, il miglior interprete del film), la madre succube e affettuosa, la salda fede cristiana avventista, la bella fidanzata infermiera, l’arruolamento volontario per la guerra, il duro addestramento, il sergente carogna ma non troppo, i commilitoni dalla mano pesante; qui e lì salta fuori qualche misurata cattiveria che comunque non intacca l’essenziale rettitudine del buon americano. Doss, assegnato per errore a un battaglione d’assalto invece che ai corpi medici, Sacra Scrittura alla mano rifiuta il fucile in nome del quinto comandamento: vuole servire la patria salvando vite invece che sterminando nemici. Non risulta molto convincente: Pearl Harbour ancora brucia e in ogni caso è difficile distinguere i grandi ideali dalla vigliaccheria; finisce prevedibilmente in galera, ma alla fine, grazie a un generale amico del padre, il tribunale militare consente a spedirlo al fronte secondo i suoi voleri, armato di bende, morfina e barella. Storia vera s’è detto. Ricapitolare una vita in due ore comporta una strettissima selezione di fatti e pensieri da cui dipende il senso del racconto. Lasciamo quindi il vero Desmond Doss, del quale sapremo sempre e comunque pochissimo, per concentrarci sulla regia di Gibson, da par suo molto risoluto nel conciliare guerra e fede cristiana; impresa in cui anche pensatori più attrezzati, come S. Agostino e S. Tommaso, hanno parecchio faticato, stante che Cristo non ricorse alle Sue legioni angeliche per risparmiarsi l’ingiustizia della Croce. Doss secondo Gibson è inevitabilmente un obiettore "non" pacifista. Da ragazzo con una pietra ha tentato d’imitare Caino, più grande ha quasi sparato al padre per proteggere la madre, adesso sembra avere qualche pendenza freudiana con le armi, ma contro la guerra in sé in fondo ha poco da obiettare. Non approfondendo la psicologica e l’etica del personaggio al di là della Bibbia nel taschino, Gibson finge di voler raccontare l’idealista e l’obiettore di coscienza, ma ancora una volta gl’interessa di più il guerriero. Si compiace quindi della ripresa iperrealista, macchinando azioni belliche d’inverosimile partigianeria: i giapponesi non tagliano le funi di sostegno della rete che consente di scalare le loro difese, non tirano neppure quattro pietre – e basterebbero – sui "nostri" che li prendono a fucilate da un’improbabile posizione scoperta sottostante, cadono a grappoli sotto i colpi del buon sergente ferito ormai da 24 ore e senza cure, tirato a gran velocità da Doss su uno "slittino" di tela lungo un terreno accidentatissimo, e potremmo continuare. Doss compì due imprese eroiche a riparo di ogni retorica: quella di professare nel peggior momento scomode idee di non violenza passando per vile davanti alla sua nazione, e l’altra di Hacksaw Ridge davanti ai giapponesi. A settant’anni di distanza, proprio la prima dovrebbe essere per noi più importante, posto che il valore assoluto della vita da lui testimoniato rimane ad oggi incompreso, e ancor meno applicato. Un Doss fulminato dopo cinque minuti di battaglia sarebbe rimasto per sempre "Doss il vigliacco", eppure i suoi valori avrebbero meritato comunque di essere raccontati. Hollywood lo avrebbe ignorato, ma un Doss senza medaglia, sconosciuto testimone della fede, sconfitto secondo la logica di questa Terra, avrebbe rappresentato ancor di più l’autentica essenza umana e cristiana. Se l’umanità e il cristianesimo c’interessano veramente.
A Okinawa in tre mesi perirono circa 13.000 militari americani e 240.000 giapponesi in maggioranza civili. Per chi ha fede, Dio era lì in quei giorni, ma più misterioso e incognito di quanto Gibson voglia farci credere. Dubitiamo pure che Si aggirasse per la battaglia a braccetto di Zio Sam. Appena due mesi dopo il governo degli Stati Uniti, giustificandosi con gli enormi costi umani di un’invasione del Giappone, ordinerà di sganciare senza preavviso due bombe atomiche prima su Hiroshima e tre giorni dopo su Nagasaki. In alternativa, alcuni scienziati e intellettuali avevano proposto un’esplosione dimostrativa in un luogo deserto, seguita da un ultimatum alle autorità di Tokio, ma così non avvenne. Nel finale del film scorrono le immagini di repertorio del vero Desmond Doss: risentendo dalla sua voce "Ti prego Signore, aiutami a salvarne ancora uno", ci chiediamo cosa pensasse di questo terrificante epilogo – 70.000 innocenti vittime civili per ogni lancio – dal sapore inutile della vendetta.
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boffese
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mercoledì 21 giugno 2017
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la guerra di mel
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Non amo troppo Mel Gibson (Braveheart a parte) e questo film mi conferma il pensiero che ho sempre avuto sul regista.
La prima parte e' talmente smielata che sembra un film per chi guarda le trasmissioni della De Filippi ; nella seconda parte il protagonista inizia il suo percorso millitare e la diatriba col tenente cattivo , sembra una specie di parodia del celebre sergente Hartman di Full metal jacket.
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Non amo troppo Mel Gibson (Braveheart a parte) e questo film mi conferma il pensiero che ho sempre avuto sul regista.
La prima parte e' talmente smielata che sembra un film per chi guarda le trasmissioni della De Filippi ; nella seconda parte il protagonista inizia il suo percorso millitare e la diatriba col tenente cattivo , sembra una specie di parodia del celebre sergente Hartman di Full metal jacket.
Ecco , fino a qui tutto orribile , poi inizia un altro film , dove scende in campo la bravura del regista nel ricostruire questa battaglia di Hacksaw Ridge in modo cruento e affascinante , grazie ad una regia rischiosa e spettacolare.
La storia e' interessante e si fa fatica a credere che sia vera , ma leggendo qua e la' , sembra che la sceneggiatura non sia stata romanzata.
Andrew Garfield fa quello che deve fare e lo fa bene , il suo viso da Obiettore di coscienza lo aiuta .
Come dicevo male nella prima parte e molto molto bene nella seconda.
Voto : 7
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giovedì 8 giugno 2017
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troppo romanzato e naif
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La bella storia del primo obiettore di coscienza a servire nell'esercito americano e ad essere insignito della Medal of Honor per l'eroismo dimostrato nella battaglia di Okinawa viene trasposto da Mel Gibson in modo a mio avviso troppo superficiale e romanzato per essere credibile. L'onnipresente morale religiosa che però non riesce a diventare convincente e spirituale, l'irrealistica ricostruzione degli eventi bellici totalmente asservita allo splatter ed all'esagerazione, l'assenza di caratterizzazione dei personaggi (grave in particolar modo verso il nemico giapponese e solo alleviata dalla prestazione di Hugo Weaving tormentato reduce della Grande Guerra) pongono secondo me questo film ben al di sotto di altri film di guerra anche recenti.
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