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domenica 12 febbraio 2017
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un capolavoro
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Consiglio pienamente a tutti questo film, io film più bello che abbia mai visto in tutta la mia vita,evoca sentimenti ed emozioni unici, consiglio molto soprattutto i giovani di oggi non occorre essere grandi e grossi per poter essere dei vincenti basta che si è grandi dentro!
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loland10
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domenica 12 febbraio 2017
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desmond...ovvero non sparare in guerra
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“La battaglia di Hacksaw Ridge” (Hacksaw Ridge, 2016) è il quinto lungometraggio del regista-attore-sceneggiatore di PeeKskill Mel Gibson.
Un film che è un documento imponente, forte, stomachevole, commovente, lancinante e fideistico.
Col fucile e senza fucile, con gli ordini ferrei e con una soffusa è impercettibile umanità da parte di molti forse di tutti. La guerra mastica amaro, amarissimo e il nudo di 'Hollywood' con i suoi preziosi gioielli fuori e muscolosi sono l'indice di una virilità non blasfema ma irridente, non volgare ma semplicemente libera dallo stile di muscoli senza cervello e senza cuore.
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“La battaglia di Hacksaw Ridge” (Hacksaw Ridge, 2016) è il quinto lungometraggio del regista-attore-sceneggiatore di PeeKskill Mel Gibson.
Un film che è un documento imponente, forte, stomachevole, commovente, lancinante e fideistico.
Col fucile e senza fucile, con gli ordini ferrei e con una soffusa è impercettibile umanità da parte di molti forse di tutti. La guerra mastica amaro, amarissimo e il nudo di 'Hollywood' con i suoi preziosi gioielli fuori e muscolosi sono l'indice di una virilità non blasfema ma irridente, non volgare ma semplicemente libera dallo stile di muscoli senza cervello e senza cuore. Il vigore fisico e il coito inespresso riducono le esercitazioni militari in uno statuario a-vigoroso e stantio, in un uomo vigliacco e propenso, in un salutare segno di mentore voglia, in un colonialismo vituperato e in un co(g)lionismo di bandiera e quasi da deretano.
Con la (piccola) Bibbia la (buona) battaglia schianta il cervello e i polmoni dei giovani-militari in primissima fila: gli sconti non ci sono affatto. Per nessuno. Nessuno vuole salvare se stesso ma gli ideali di una bandiera e di una nazione: la Guerra in Oriente (siamo nella primavera del 194) e la battaglia nell’isola di Okinawa sono l’emblema trucido, sanguinolento, corporeo, sfiancante, lacerante e orripilante di battaglioni Alleati che vogliono vincere contro i nipponici. Ma la programmata e massiccia invasione anfibia sul Giappone ebbe una resistenza fortissima: le perdite ad Okinawa furono moltissime (oltre 170 mila giapponesi e 70 mila americani); gli Alleati arrivarono alla Bomba Atomica su Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 agosto 1945) per ‘terminare’ la Guerra.
La morte e la morfina, la vita e la speranza, il corpo e il sangue, la famiglia e il destino, la Patria e il coraggio, la fine e l’inizio. Desmond e la Croce Rossa, il ragazzo e l’infermiera Dorothy , la fede e l’amore. Un film dove si condensano contraddizioni impossibili da conciliare: una violenza inaudita e un pacifista irrazionale, una schiera di cadaveri e una salvezza di pochi respiri, una battaglia metallica e un’anima inossidabile, una pallottola continua e uno spirito inscalfibile. La morte e la vita, la guerra e la pace una dentro l’altra, e una fuori dall’altra. La violenza estrema e l’interiorità intensa verso il Supremo danno a Desmond (cristiano e avventista del settimo giorno) una dote sconosciuta a tutti e a quelli vicini di camerata che per fargli cambiare idea (prendere un fucile in mano) massacrano il suo corpo di percosse (inutilmente).
Dirompente dentro lo schermo e fuori dagli occhi: il cinema che schianta la memoria di uno scoppio senza polvere;
Empio è il peccato, uccidere è il più grave ma Desmond conosce la guerra senza fuoco e con un fiore;
Scorre sangue, scorre fede, miete pallottole, miete il cuore, arroventa la morte e arroventa la salvezza di una vita;
Medico di guerra, medico di vita, ostaggio tra fumi, libero tra spenti, di un
Okinawa e la sua scogliera, l’arrampicata e le sue funi, l’ascesa all’inferno e la discesa nel campo. Una visuale furente e un lettuccio (illuminato) torna nella casa (Luca 5:17-25);
Nemico del fucile, nemico della guerra: un pazzo che corre e scappa tra fulmini e pallottole, toccando corpi sminuzzati e vivi dimezzati. “Aspetta, non ti muovere che torno a prenderti”: diceva a ciascuno che incontrava nella schifezza inusitata e nel pianto senza fine;
Desmond si rivolgeva al Signore per dire ‘ … dammi forza per salvarne ancora un altro..’: una fede incrollabile e senza misura. Un coraggio pieno di vigore interiore: così ricordano gli ‘amici’ ancora vivi alla fine del film. Delle immagini di uomini che rendono un omaggio incondizionato a un ragazzo pieno di tutto ma ‘fuori di testa’. Illogicamente opera nella logica di una guerra senza speranza
Il film è una mistura perfetta kubrickiana-ciminiana dove il colpo da cecchino è continuo e dove l’eroismo non è un miscuglio tra pacifismo e non ma un contraddizione umana perenne dove si erge il silenzio del Signore (come dice il ragazzo Doss) che opera in lui come un fantasma.
Il film in cui Mel Gibson riesce meglio, va oltre ‘Braveheart’, ammonisce ‘La Passione di Cristo’ e padroneggia ‘Apocalypto‘: è la mistura di un attore che si sporca completamente le mani. Non piange mai sul latte versato ma arricchisce il ‘sangue’ dei perdenti come vittime vincenti e sacrificali. E i viventi ‘salvati’ da Desmond sono l’onda del Signore che da al ragazzo ‘obiettore di coscienza’ e con le mani aperte ‘L’uomo senza volto’ non si copre, si smaschera e ci fa arrampicare (sulla scogliera) verso immagine mai viste.
La prova attoriale di Andrew Garfield (Desmond T. Doss) vale un’intera carriera (quasi a completare, in ‘Silence’ di M. Scorsese, il Padre gesuita Sebastiao Rodrigues). Un qualcosa che va (ben) oltre rappresentare l’impossibile ma il suo sguardo magnetico e il suo corpo esile scardinano un immaginario futile e lineare. Il volto tumefatto e di sangue, il lavacro del corpo è quello che il regista adorna (con spirito combattivo) nell’animo di Desmond e di chi guarda una pellicola dove violenza e commozione si baciano con assurda complicità e invereconda dicotomia.
La messa in scena è veramente portentosa, la musica di grande effetto e tutto il cast partecipa con sintonia maniacale ad una produzione non certamente semplice. Mel Gibson ci offre il ‘suo cinema’ (naturalmente opinabile il suo punto di vista) come meglio non ha fatto finora.
Voto: 8/10.
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gianleo67
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domenica 12 febbraio 2017
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e desmond...non prese il fucile
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Cresciuto secondo i rigidi precetti della professione avventista, il giovane Desmond Doss si arruola come ausiliario medico durante la seconda guerra mondiale tra le fila dei fucilieri dell'esercito, pur essendo un obiettore di coscienza. Il suo rifiuto di toccare un'arma da fuoco, peraltro sancito da una Legge del Congresso, gli causerà non pochi problemi durante il duro addestramento militare ma, una volta sul campo, metterà anche in risalto il suo grande valore umano e patriottico. Che ad Hollywood e nella sua vasta area di influenza economica e culturale si prediligano i grandi baracconi produttivi e le roboanti storie melodrammatiche (meglio se tratte da una storia vera) a base di pochi ma semplici valori universali, meglio se sullo sfondo di un'immancabile sottotrama sentimentale, è un indissolubile assioma del cinema occidentale che difficilmente sarà confutato dall'evoluzione dei gusti e dall'inarrestabile progresso tecnologico.
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Cresciuto secondo i rigidi precetti della professione avventista, il giovane Desmond Doss si arruola come ausiliario medico durante la seconda guerra mondiale tra le fila dei fucilieri dell'esercito, pur essendo un obiettore di coscienza. Il suo rifiuto di toccare un'arma da fuoco, peraltro sancito da una Legge del Congresso, gli causerà non pochi problemi durante il duro addestramento militare ma, una volta sul campo, metterà anche in risalto il suo grande valore umano e patriottico. Che ad Hollywood e nella sua vasta area di influenza economica e culturale si prediligano i grandi baracconi produttivi e le roboanti storie melodrammatiche (meglio se tratte da una storia vera) a base di pochi ma semplici valori universali, meglio se sullo sfondo di un'immancabile sottotrama sentimentale, è un indissolubile assioma del cinema occidentale che difficilmente sarà confutato dall'evoluzione dei gusti e dall'inarrestabile progresso tecnologico. A guardare questo dramma bellico di ispirazione biografica dal solido impianto classico e dal moderato respiro epico, viene spontaneo chiedersi cosa ne abbia fatto l'australiano Gibson dell'esempio originale e personale dei conterranei Miller (Mad Max) e Weir (Gallipoli) se la sua visione del cinema si riduce ad un polpettone in tre atti che parte dal didascalismo delle memorie di una giovinezza turbolenta, prosegue con la resistenza stoica di un protomartire della non violenza da caserma e si conclude con l'esercizio di una fede spirituale consacrata sul campo di battaglia ad un tacito Giuramento d'Ippocrate. Se la storia ed i personaggi appaiono lineari e quasi privi di un reale spessore psicologico che non sia il profilo romanzato che gli attribuisce una sceneggiatura convenzionale e ricattatoria (il padre combattuto, la madre amorevole, la fidanzata devota), non da meno sembra una struttura narrativa schematica e derivativa che, anche qui, parte dall'antefatto di una formazione spirituale e professionale fondata su due letture che sono due, prosegue con le vicissitudine di un soldato palladilardo mingherlino e beota che si salva proprio perchè non maneggia un fucile e si conclude con le frastornazioni di un D-Day alla Spielberg ricostruite su di un infernale promontorio insulare giapponese. Niente da dire sul versante del puro intrattenimento cinematografico che accontenta le massaie per la sdolcinata storia d'amore, i patiti della retorica a stelle e strisce per aver salvato il lupo della fede nella patria con la capra (il capro) della fede nella chiesa e quelli dell'action puro con l'ecatombe di un mattatoio umano a base di squartamenti vari e 75 fatiche di Ercole assortite (pure un paio di gialli, ma morti subito, eh,eh!). I giapponesi , va da sè, sono brutti, viscidi e cattivi anche se alla bisogna sanno fare harakiri, mentre gli americani sono sempre belli, eroici e benedetti dalla fede in un Dio che si è dimenticato di ricordarsi l'Enola Gay ed il suo angelico messaggero Little Boy: pure un repubblicano di ferro ed inossidabile reazionario come Clint Eastwood ha compreso la necessità di trasmettere il valore della neutralità della Storia, quella con la S maiuscola, anche se c'ha dovuto ricamare sopra per il doppio del tempo. Reparti tecnici presidiati a dovere (sonoro meritatamente in corsa per l'Oscar), mentre per quelli artistici solo ordinaria amministrazione, con un Andrew Garfield meglio valorizzato da Scorsese e dei comprimari come Vaughn e Worthington che...non ti aspetti. Nei titoli di coda le immancabili interviste (alla Lone Survivor) ai testimoni superstiti: tanto per sottolineare il fatto che non si sono inventati tutto! Sparagli Desmond, sparagli ora! Azz...
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[+] un film sopravvalutato
(di eucast)
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(di enzo)
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cinzia
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domenica 12 febbraio 2017
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romanticismo sdolcinato e splatter
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Improbabile storia d'amore fra un bellissima nurse e un contadino tonto della Virginia, sguardi vacui e poca intensità, doppiaggio orribile con voci false che rimbombano nello studio senza rumori reali ambientali, patriottismo becero, gli americani sempre politically correct ( i giapponesi ovviamente delle belve!) e scene di guerra splatter. Che delusione! Un film da dimenticare
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parteripario
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sabato 11 febbraio 2017
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ma mel gibson è fuori?
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Scrivete “sergente” su Google. Subito dopo il sergente Garcia vedrete apparire il “Sergente Hartman”. Perché? Perché il sergente Hartman è il protagonista di una delle scene più potenti nel cinema, dai fratelli Lumiere a oggi. Lo trovate in “Full metal jacket” di Stanley Kubrick. Regista e sceneggiatori hanno scritto per il sgt. Hartman dialoghi da imparare a memoria e ripetere sgranando il rosario. “I tuoi genitori hanno anche figli normali, Palla di Lardo?! Giusto per capirci.”
Ora, solo un regista stupido, pazzo, ingenuo o ignorante può pensare di inserire nel suo film una scena analoga, con un sergente istruttore che tenta di spaventare le reclute.
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Scrivete “sergente” su Google. Subito dopo il sergente Garcia vedrete apparire il “Sergente Hartman”. Perché? Perché il sergente Hartman è il protagonista di una delle scene più potenti nel cinema, dai fratelli Lumiere a oggi. Lo trovate in “Full metal jacket” di Stanley Kubrick. Regista e sceneggiatori hanno scritto per il sgt. Hartman dialoghi da imparare a memoria e ripetere sgranando il rosario. “I tuoi genitori hanno anche figli normali, Palla di Lardo?! Giusto per capirci.”
Ora, solo un regista stupido, pazzo, ingenuo o ignorante può pensare di inserire nel suo film una scena analoga, con un sergente istruttore che tenta di spaventare le reclute. Mel Gibson lo ha fatto. Ha preso come sergente Vince Vaughn che non farebbe paura a un tosapecore a batteria e gli fa dire battute che potrebbe scrivere un editorialista di Libero. Ma come gli è venuto in mente? È come se Frizzi si mettesse a cantare Image spacciandola per nuova. Se avete visto Full Metal Jacket il paragone vi farà venire una voglia pazzesca di scappare dal cinema, tornare a casa e rivedere il film di Kubrick. Se non avete mai visto Full Metal Jacket e non conoscete il sergente Hartman (ci hanno fatto pure le suonerie con i suoi dialoghi) non so che vivete a fare.
Per il resto, il film è un insieme di buoni sentimenti e macello. Le scene crude sono veramente crude, per cui se non siete vegani, vi piaceranno. Il fatto che si racconti una storia vera di un vero eroe non è un'attenuante. La battaglia di Hacksaw Ridge potrebbe essere una buona americanata se non pagasse il peccato originale di quella scena tra seregente e reclute. Purtroppo non c'è acqua battesimale che lo possa salvare. Potrebbe avere il 6 se almeno si vedessero le tette della davvero gnocchissima Teresa Palmer. E invece niente.
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groucho82
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sabato 11 febbraio 2017
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un gran bel film
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Ci sono film che vogliamo chhe non finissero mai per quanto sono belli da vedere, La battaglia di hacksaw ridge ne fa' parte.
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router76
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venerdì 10 febbraio 2017
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una storia incredibile per un film incredibile.
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Una storia di eroismo americano incredibile, avvincente, a tratti sublime narrata, diretta e interpretata magistralmente. Un film in cui elementi e sentimenti contrastanti (guerra e pace, odio e amore, salvezza e morte, fede e ateismo, violenza e non violenza) invece di contrapporsi tra di loro urtando contro la sensibilità dello spettatore si fondono insieme in maniera armonica dando origine ad un film di rara bellezza e umanità...l'umanità di Desmond Doss. Spero che di questi film ne vengano fatti molti di più in futuro...Da vedere!
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juri moretti
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venerdì 10 febbraio 2017
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la battaglia di gibbson
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Mel Gibbson dopo la passione di Cristo del 2004, ritorna alla regia con questo film, la battaglia di Hacksow Ridge, la storia di un ragazzo che si arruola all'esercito, come medico ma senza toccare un'arma.
Edward Macgregor interpreta un soldato semplice, che è contro a ogni tipo di violenza ed è molto devoto, nel bel mezzo della fine della seconda guerra mondiale.
Mel Gibbson, non si risparmia ad essere molto spietato, con varie scene di carneficina dove saltano braccia, teste e gambe.
Tutto sommato il film ha una grande regia è una fotografia molto discreta ed un'interpretazione ben fatta da parte da tutti gli altri attori...
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scila wells
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venerdì 10 febbraio 2017
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una favola reale: un miracolo!
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Mel Gibson non si smentisce mai. Come regista, rimane in assoluto uno dei più appossinati e fedeli alla storia/religione e alla forza delle idee pure. Un film interessante, che fa pensare e che fa venire i brividi per quanto sia reale. Sono fatti accaduti e che tutt'oggi accadono, le guerre, la violenza e le armi non smettono di esistere purtroppo. Cambiano i motivi per cui si combatte, ma lo si continua a fare, anche se lontano da nostri occhi. La storia di quest'uomo è un vero miracolo e fa riflettere. E' un immenso piacere vedere che qualcuno ha ancora il coraggio di scrivere e produrre film meno commerciali e non con il solo fine degli incassi, ma per la bellezza di trasmettere un messaggio.
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Mel Gibson non si smentisce mai. Come regista, rimane in assoluto uno dei più appossinati e fedeli alla storia/religione e alla forza delle idee pure. Un film interessante, che fa pensare e che fa venire i brividi per quanto sia reale. Sono fatti accaduti e che tutt'oggi accadono, le guerre, la violenza e le armi non smettono di esistere purtroppo. Cambiano i motivi per cui si combatte, ma lo si continua a fare, anche se lontano da nostri occhi. La storia di quest'uomo è un vero miracolo e fa riflettere. E' un immenso piacere vedere che qualcuno ha ancora il coraggio di scrivere e produrre film meno commerciali e non con il solo fine degli incassi, ma per la bellezza di trasmettere un messaggio. In un mondo dove solo il cinismo, la vendetta e gli interessi economici comandano su tutto, un film che fa sognare e sperare che non finisca tutto qui... Una storia benedetta in un ambientazione infernale. Complimenti davvero.
Scila Wells
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andreagiostra
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venerdì 10 febbraio 2017
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i guerrieri-eroi di mel gibson
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Mel Gibsonriesce sempre a sorprendere lo spettatore con i suoi Film bellissimi e fortissimi da digerire emotivamente e da introiettare empaticamente: un’operazione cinematografica di cuore e di anima straordinariamente efficace! Da questo punto di vista Gibson è unico e insuperabile in quello che è diventato il suo genere: narrare cinematograficamente con talento e passione devastanti le gesta di guerrieri-eroi di ogni tempo della storia dell’Uomo.
“La battaglia di Hacksaw Ridge” narra magnificamente la storia di Desmond Doss, interpretato dal sempre più bravo Andrew Garfield, divenuto famoso al grande pubblico mondiale della settima arte con ”The Amazing Spider-Man” del 2012 diretto da Mark Webb; e oggi lo vede, altresì, brillante protagonista dell’ultimo straordinario Film di Martin Scorsese “Silence” del 2016, ancora nelle sale cinematografiche italiane.
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Mel Gibsonriesce sempre a sorprendere lo spettatore con i suoi Film bellissimi e fortissimi da digerire emotivamente e da introiettare empaticamente: un’operazione cinematografica di cuore e di anima straordinariamente efficace! Da questo punto di vista Gibson è unico e insuperabile in quello che è diventato il suo genere: narrare cinematograficamente con talento e passione devastanti le gesta di guerrieri-eroi di ogni tempo della storia dell’Uomo.
“La battaglia di Hacksaw Ridge” narra magnificamente la storia di Desmond Doss, interpretato dal sempre più bravo Andrew Garfield, divenuto famoso al grande pubblico mondiale della settima arte con ”The Amazing Spider-Man” del 2012 diretto da Mark Webb; e oggi lo vede, altresì, brillante protagonista dell’ultimo straordinario Film di Martin Scorsese “Silence” del 2016, ancora nelle sale cinematografiche italiane.
Doss fu il primo soldato obiettore di coscienza andato in guerra della storia di tutti i tempi! Partecipò attivamente alla battaglia per la conquista dell'isola di Okinawa, presieduta dai giapponesi dopo il feroce e spietato attacco aereo alla base militare statunitense di Pearl Harbor, che fece migliaia di vittime militari e civili, e che sconvolse gli Stati Uniti d’America e il mondo intero; e di fatto rappresentò la miccia che causò l’entrata imperiosa degli U.S.A. nella Seconda Guerra Mondiale che portò in pochissimi anni alla completa distruzione e al totale annichilimento del Terzo Reich.
La Battaglia di Okinawa iniziò il 1 aprile del 1945, e fu una delle battaglie più sanguinarie e sanguinose della Storia della Guerra di tutti i tempi. Allora si stimò che un quarto della popolazione civile dell’isola giapponese, venne uccisa nel corso degli spietati bombardamenti americani e delle battaglie uomo a uomo a terra. Gli americani riuscirono a conquistare l’isola dopo ottanta giorni di battaglia durissima e spietatissima, caratterizzata da episodi di fanatismo e di disperazione dell’esercito nipponico che portò allora a stimare circa 1900 episodi di attacchi suicidi dei soldati giapponesi contro i soldati americani: un bagno di sangue e di vittime agghiacciante! Gli americani sconfissero i giapponesi e presero tutto l’arcipelago di Ryukyu che rimase in mano statunitensi fino al 1972.
È questo il campo di battaglia nel quale hanno avuto luogo le eroiche gesta di Desmond Doss, che Mel Gibson ci racconta con una avvincente, brillante e per certi versi spirituale sceneggiatura originale scritta a quattro mani da Andrew Knight e Robert Schenkkan.
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[+] una bella storia
(di samanta)
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