vincenzo ambriola
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sabato 4 febbraio 2017
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una luce accecante sull'ipocrisia della guerra
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Desmond Doss vive in Virginia con il fratello, la madre adorata e il padre ubriacone e violento. Dopo Pearl Harbour decide di arruolarsi, per difendere la patria e per non sentirsi un vigliacco rispetto ai suoi coetanei. Ma Desmond è un pacifista, non tocca le armi e non uccide le persone, una posizione incompatibile con quella di soldato ma, soprattutto, inconcepibile agli occhi degli ufficiali a cui deve obbedire ciecamente. Riesce a partire per il fronte giapponese e partecipa alla battaglia di Hacksaw Ridge, un mattatoio in cui perdono la vita tantissimi soldati americani e giapponesi. Il suo contributo come medico di battaglia gli vale l'ammirazione dei commilitoni, che scoprono in Desmond un coraggio e un'umanità senza limiti.
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Desmond Doss vive in Virginia con il fratello, la madre adorata e il padre ubriacone e violento. Dopo Pearl Harbour decide di arruolarsi, per difendere la patria e per non sentirsi un vigliacco rispetto ai suoi coetanei. Ma Desmond è un pacifista, non tocca le armi e non uccide le persone, una posizione incompatibile con quella di soldato ma, soprattutto, inconcepibile agli occhi degli ufficiali a cui deve obbedire ciecamente. Riesce a partire per il fronte giapponese e partecipa alla battaglia di Hacksaw Ridge, un mattatoio in cui perdono la vita tantissimi soldati americani e giapponesi. Il suo contributo come medico di battaglia gli vale l'ammirazione dei commilitoni, che scoprono in Desmond un coraggio e un'umanità senza limiti. Un film sulla guerra, nella guerra, contro la guerra, dove il bene e il male sono nettamente distinti, il coraggio e la paura sono in primo piano, senza filtri. Desmond non è un ragazzo qualsiasi, vede la vita attraverso la fede, difende i suoi ideali ma non condanna quelli degli altri. A chi gli chiede chi deve difendere la patria lui risponde che non lo sa, ma che per farlo non si tirerà indietro, difendendo le sue idee, a costo della vita. Una posizione netta, senza ambiguità, che getta una luce accecante sull'ipocrisia della guerra e di chi la combatte in ciabatte, davanti alla televisione.
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sabato 4 febbraio 2017
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la battaglia pacifista di hacksaw ridge
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Il cinema di Mel Gibson scuote la coscienza degli spettatori in un film che esalta la ferma presa di coscienza di Desmond Doss, avventista del settimo cielo, che ha deciso di arruolarsi come soccorritore medico per servire il proprio paese. Gibson ci fa entrare nella storia di Desmond per poi farci vivere la truculenta battaglia di Okinawa, che non guarda in faccia nessuno. Sebbene non piaccia a tutti il cinema esplicito e fin troppo realistico di Mel Gibson, Hacksaw Ridge si prende il posto che si merita nell'olimpo dei classici film di guerra hollywoodiani.
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elpanez
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sabato 4 febbraio 2017
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un'opera cruda ed esplicita. la vera guerra
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Mel Gibson ci catapulta nella guerra più cruda, violenta, esplicita, concreta e tremendamente reale degli ultimi anni. La pellicola si suddivide in due parti: la prima dedicata all'approfondimento dei personaggi, scavando nel loro passato, nei loro ideali e nelle loro ambizioni in modo più che completo. La seconda metà, invece, ci mostra un'ora buona di pura e spietata battaglia. Mostruoso.
La regia mantiene un ritmo lento e profondo nella prima metà del film, per poi diventare esplicita e fredda nella seconda metà mostrandoci le vere dinamiche della guerra: sangue, corpi mozzati, morte, distruzione, esplosioni, fuoco, il tutto giocando con oggettive e soggettive incredibili e immersive al cento per cento, per poi catapultarci in inquadrature di battaglia davvero mozzafiato e violente, riprendendo la vera ed effettiva arte della guerra.
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Mel Gibson ci catapulta nella guerra più cruda, violenta, esplicita, concreta e tremendamente reale degli ultimi anni. La pellicola si suddivide in due parti: la prima dedicata all'approfondimento dei personaggi, scavando nel loro passato, nei loro ideali e nelle loro ambizioni in modo più che completo. La seconda metà, invece, ci mostra un'ora buona di pura e spietata battaglia. Mostruoso.
La regia mantiene un ritmo lento e profondo nella prima metà del film, per poi diventare esplicita e fredda nella seconda metà mostrandoci le vere dinamiche della guerra: sangue, corpi mozzati, morte, distruzione, esplosioni, fuoco, il tutto giocando con oggettive e soggettive incredibili e immersive al cento per cento, per poi catapultarci in inquadrature di battaglia davvero mozzafiato e violente, riprendendo la vera ed effettiva arte della guerra. Inoltre la fotografia riesce a dare una perfetta impronta alle inquadrature rendendo la scena ancora piu fredda. Ove il giorno e la notte fanno la differenza, ove la nebbia e il freddo nascondono il nemico creando, insieme, una suspence alle stelle per un buon 45 minuti di film, ve lo posso garantire!
La sceneggiatura calza a pennello facendo mostrare lati della guerra interessanti, approfondendo il rapporto fra I reduci, come il padre di Desmond, e I novellini che ancora dovranno andare a compiere questo atto di sacrificio imposto dalla patria, facendoti riflettere sulle perdite dei cari e su quanto questi atti ostili cambino le persone. I figli in pace pregano I genitori in guerra ed i genitori in guerra pregano I figli in pace, da brivido.
La colonna sonora accompagna il tutto rendendo ancora più profonda ogni scena, con brani drammatici, potenti, che lasceranno un'impronta rilevante nel vostro cuore creando un tripudio di emozioni più che rilevante.
Andrew Garfield riesce a dare pieno carisma al personaggio che interpreta, un uomo sincero, modesto ed estremamente determinato, disposto a morire per I suoi ideali riuscendo a gestire le multiple sfaccettature imposte dalla sceneggiatura. Bravissimo Hugo Weaving, che riesce ad interpretare un padre mangiato dalla guerra, che odia se stesso, ma con tanto da raccontare e da insegnare. Vince Vaughn, in un ruolo drammatico riesce a stupire, mettendo in gioco tributi al Sg. Hartman di Full Metal Jacket alla grande.
Una nozione speciale va al montaggio: spettacolare, dinamico, che riesce ad esaltare ogni inquadratura e al montaggio sonoro: spettacolari i suoni, al cinema sembra di essere davvero in guerra creando un effetto sonoro tridimensionale a 360 gradi che vi immergerà in tutta la battaglia di Hacksaw Ridge.
Il difetto che gli posso attribuire a quest'opera è che talvolta tende a stereotipare, essendo che ne sono usciti a centinaia di film sulle ostilità, ma d'altronde riesce a distaccarsi da essi per la sua profondità. Inoltre qualche difettuccio di fotografia che in determinate scene tende a non essere fedele nei cambi di piani imposti dalla cinepresa.
Infine ci troviamo davanti ad un film di guerra completo. Mel Gibson mette in campo un'opera spietata, cruenta e più che mai reale, facendoci riflettere sulla determinazione, e su cosa porta un uomo a compiere tali sacrifici: per la sua fede, per se stesso, e per I suoi colleghi soldati che in addestramento non facevano altro che dargli del vigliacco, e che tutt'ora devono lui la vita. Consigliatissimo!
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antonio ruggiero
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sabato 4 febbraio 2017
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bastano 78 fotogrammi per non dimenticare
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Ricordate il bel film Forest Gump. Bene. Ricorderete allora che Forest,tra le altre peripezie, finisce in Vietnam con il suo amico Bubba a fare la guerra . Durante un attacco nemico, con grande coraggio, Forest riuscirà a salvare molti suoi commilitoni ed anche il suo capitano. Per quell'atto eroico riceverà la Medal of Honor, la più alta onorificenza militare statunitense. Un identico e documentato atto eroico era stato compiuto nel 1945, sempre nel Pacifico, sull'isola di Okinawa, durante la seconda guerra mondiale. da parte di un 'vero' soldato statunitense, di nome Desmond Doss, che fu il primo obiettore di coscienza ad ottenere la Medaglia al Merito.
Credo che negli anni 40, gli statunitensi che rifiutassero di impugnare le armi fossero una assai piccola minoranza.
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Ricordate il bel film Forest Gump. Bene. Ricorderete allora che Forest,tra le altre peripezie, finisce in Vietnam con il suo amico Bubba a fare la guerra . Durante un attacco nemico, con grande coraggio, Forest riuscirà a salvare molti suoi commilitoni ed anche il suo capitano. Per quell'atto eroico riceverà la Medal of Honor, la più alta onorificenza militare statunitense. Un identico e documentato atto eroico era stato compiuto nel 1945, sempre nel Pacifico, sull'isola di Okinawa, durante la seconda guerra mondiale. da parte di un 'vero' soldato statunitense, di nome Desmond Doss, che fu il primo obiettore di coscienza ad ottenere la Medaglia al Merito.
Credo che negli anni 40, gli statunitensi che rifiutassero di impugnare le armi fossero una assai piccola minoranza. Intestardirsi poi a voler andare sul campo di battaglia, insieme ai suoi compagni, per difendere la Nazione, come soccorritore medico, fanno di Mr. Doss un eroe involontario ed indifeso -"hero without gun"- : soggetto interessantissimo per girarci intorno un buon film. A mio avviso, però, il regista Mel Gibson, nel riversare su pellicola questa "storia vera", non ha reso un buon servizio al nostro eroe. All'inizio facciamo la conoscenza del giovane, ed allampanato Raimond nel suo piccolo paese mobilitato dalla guerra, e di una bella infermiera, che poi diventerà sua moglie. Quindi l'arruolamento nell'esercito e le vicissitudini per riuscire ad ottenere il riconoscimento di obiettore, dovendo convincere i suoi superiori riluttanti, ed i suoi compagni di branda che lo accusavano di vigliaccheria.. Il film sbarca poi nell'inferno di Okinawa e si incupisce: fuoco e fiamme sullo schermo, esplosioni e sibili di proiettili in sala. Praticamente si entra in un Wargame senza fine, in cui si fa fatica a riconoscere il nostro coraggioso Desmond mentre si prodiga, impugnando la Bibbia e siringhe di morfina, a salvare ben 75 suoi compagni, compreso il capitano. Leggo che il film è stato girato in soli 59 giorni , ed è costato solo 40 milioni di dollari. Mi viene allora il sospetto che il regista, per raggiungere le due ore di proiezione, abbia infarcito il film di tutto il materiale girato sul campo di battaglia, senza risparmiarcene un solo metro. Peccato. Consiglio a Mr. Gibson di andarsi a vedere su internet la bellissima mostra del fotografo Robert Capa, che, con solo 78 fotogrammi in bianco e nero, scattati in Italia, ci ha raccontato in modo impareggiabile le atrocità della guerra. P.S. Un po' di gossip. L'attore Andrew Garfield, che interpreta il soldato Doss, per obbligo di copione, deve baciare la bella infermiera, l'attrice Teresa Palmer. Mi è sembrato di cogliere sul volto di Garfield una certa freddezza nel girare la scena. Cerco di approfondire. Su internet scopro che:...... durante la cerimonia dei recentissimi Golden Globes, tra gli attori Ryan Reynolds e Andrew Garfield ci è scappato un bacio, sembra molto appassionato.
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mario nitti
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venerdì 3 febbraio 2017
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eroismo e battaglie. gibson non delude
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Desmond è un ragazzo della Virginia che dopo Pearl Harbor, come tanti suoi coetanei, sente che è suo dovere arruolarsi, ma lo fa come obiettore di coscienza, rifiutandosi anche solo di imbracciare un fucile. Ufficiali e soldati pensano di avere a che fare con un vigliacco, ma in battaglia dovranno ricredersi.
Il film ha serie speranze di vincerne qualcuno degli Oscar a cui è candidato; dopo un primo tempo “leggero”, dove sono narrati l’infanzia, l’innamoramento e l’addestramento del protagonista nel secondo tempo il regista di Braveheart conferma di saper dirigere le battaglie rendendone in modo spietato la durezza. Nulla è risparmiato allo spettatore: marciume, gambe spappolate, intestini in putrefazione, cadaveri divorati dai topi.
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Desmond è un ragazzo della Virginia che dopo Pearl Harbor, come tanti suoi coetanei, sente che è suo dovere arruolarsi, ma lo fa come obiettore di coscienza, rifiutandosi anche solo di imbracciare un fucile. Ufficiali e soldati pensano di avere a che fare con un vigliacco, ma in battaglia dovranno ricredersi.
Il film ha serie speranze di vincerne qualcuno degli Oscar a cui è candidato; dopo un primo tempo “leggero”, dove sono narrati l’infanzia, l’innamoramento e l’addestramento del protagonista nel secondo tempo il regista di Braveheart conferma di saper dirigere le battaglie rendendone in modo spietato la durezza. Nulla è risparmiato allo spettatore: marciume, gambe spappolate, intestini in putrefazione, cadaveri divorati dai topi. Molte scene sono sconsigliate a ha lo stomaco debole, ma nell’insieme l’idea della follia omicida della guerra è trasmessa con rude efficacia.
Un film in cui non manca la retorica, ma ci sono anche idee, bravi attori e grande capacità di coinvolgere emotivamente lo spettatore che non se ne va deluso.
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florentin
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venerdì 3 febbraio 2017
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sopravvalutato, almeno nelle nomination.
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La guerra è come le rivoluzione: non è il te' delle cinque. Il fatto è che che se la guerra la vedi al cinema la guerra o dal tuo divano con accanto il tuo bicchiere favorito non avendola fatta su morti e feriti alla fine ci fai un pensiero e raffazzoni delle considerazioni, ma poi valuti solo se lo ' spettacolo' ti è piaciuto, se gli effetti speciali sono stati realistici, e ti dici che quel senza gambe saltato in aria in mezzo a metri d'interiora e sangue finto è stato un buon stuntman ripreso bene... trai forse, dico forse, una morale del tipo la guerra non si dovrebbe fare e poi...vedi tutti continuare ad ammazzarsi in giro per il mondo con armi sempre più sofisticate (un grandissimo businesss), magari pure chiamati magari peace keepers- e poi bè.
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La guerra è come le rivoluzione: non è il te' delle cinque. Il fatto è che che se la guerra la vedi al cinema la guerra o dal tuo divano con accanto il tuo bicchiere favorito non avendola fatta su morti e feriti alla fine ci fai un pensiero e raffazzoni delle considerazioni, ma poi valuti solo se lo ' spettacolo' ti è piaciuto, se gli effetti speciali sono stati realistici, e ti dici che quel senza gambe saltato in aria in mezzo a metri d'interiora e sangue finto è stato un buon stuntman ripreso bene... trai forse, dico forse, una morale del tipo la guerra non si dovrebbe fare e poi...vedi tutti continuare ad ammazzarsi in giro per il mondo con armi sempre più sofisticate (un grandissimo businesss), magari pure chiamati magari peace keepers- e poi bè...cvambi canale per tirarti su con una commedia una commedia dove almeno si rida. Il Film. Il primo quarto d'ora è troppo lungo. E il violento padre-reduce di guerra bastava dipingerlo una volta per capirne il cervello spappolato nel 1917 in Francia. Il vero film, a parte l'addestramento ( ma il sergente istruttore è solo un attore, quello vero l'abbiamo visto in ...Full Metal Jacket, 1987, anni luce distante, forse perché realmente un marine), è quello dell'attacco alla parete (ridge, Hacksaw) sopra la quale (ma anche nei cunicoli sotto ) ci sono i 'japs' -così li chiamavano gli yankees- che una volta loro e una volta gli americani sfracellandosi l'un l'altro alla fine quel luogo viene preso (...Hamburger Hill, 1987, sulla guerra del Vietnam), dove poi si compie l'atto eroico (il nocciolo del film) dell'obiettore di coscienza che fa la guerra senza toccare un'arma ma solo come 'medico', e che poi sotto il fuoco nemico salva eroicamente (storia vera) decine di feriti calandoli a valle ( le cariche travolgenti dei giapponesi sono ben rappresentate, anche se ancora meglio in un magnifico bianco e nero del 1945, Obiettivo Burma), per poi essere ricoverati nell'ospedale da campo ( che non è purtroppo M.A.S.H, 1970, della Guerra di Corea del '50-'53, qui senza, cioè, i magnifici Elliot Gould e Donald Sutherland). Strano che solo oggi qualcuno si sia ricordato di questa medaglia del Congresso così ...antimilitarista (se si vuole ci fu nel 1956 La legge del signore con Gary Cooper a toccare l'argomento pacifista qui però da parte di una famiglia quacchera ): di eroi di guerra sullo schermo ne abbiamo visti molti, ma con le armi: su tutti Audie Murphy in All'inferno e Ritorno (1945), il più decorato della storia per le campagne d'Italia e Francia del 1943/44, il quale poi divenne un attore anche se non proprio un Marlon Brando Insomma: abbiamo visto il D Day (1963) che non fu affatto male; poi nel 1970 Patton (un inarrivabile George C. Scott che rifiutò l'Oscar tra l'altro); quindi Salvate il soldato Ryan nel 1998, già qui con 'evidenze' crude di arti che schizzavano fra le pallottole e elmetti che saltavano in aria con la testa attaccata, in seguito la storia cruda -anche se talora romanzata- di truppe afroamericane mandate avanti come carne da macello durante la campagna d'Italia in Miracolo a Sant'Anna ivi compresa la strage nazista di Sant'Anna di Stazzema, e molti altri ancora per aria, terra, e mare ( Midway, per esempio del 1976); e poi abbiamo saputo, per tornare al nostro film , di Hiroshima e Nagasaky appena tre mesi dopo i fatti che Mel Gibson, girandoli in Australia, ci ha raccontao in questo lungometraggio (fu Truman a dare quell'orcine oltrer ad aver decorato il soldato Oss) La colonna sonora è molto buona, l'audio in alcune iniziali scene è troppo sussurrato, gli effetti speciali e la post produzione basilari. Se si prescinde da un certo coinvolgimento emotivo che talora (forse) prende - come certe signore in processione alla toilette-non c'è intervallo sarà stato per quello), secondo me Mel Gibson non è riuscito a trasmettere pathos, se così si può dire: di fatto se non si sapesse che quel soldato della Virginia obiettore di cocoscienza è veramnte esistito facendo quel che ha fatto, uno direbbe... be' tutto qui? (Ricordo un... altro Gibson Apocalypto e Bravehart: qui mi è sembrato scontato- e penso anche che il pubblico non premierà -se così si può dire- questo film).
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alelor
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martedì 31 gennaio 2017
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finalmente un bel film
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Il buon vecchio Mel ha fatto di nuovo centro. Davvero un bel film. Era qualche anno che non mi alzavo dalla poltrona, soddisfatto di ciò che avevo visto. Non è un kolossal o un capolavoro, ma é di notevole qualità.....Bravo
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ashtray_bliss
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mercoledì 25 gennaio 2017
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un film rigoroso e classico firmato gibson.
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Coraggio incondizionato, ferrea fede in Dio, irremovibili convinzioni e valori morali sono gli ingredienti comuni di tutti i protagonisti eroi dei film firmati Gibson. L'autore stesso è abile nel confezionare pellicole che rapprresentano l'apoteosi dell'uomo ideale così come tale immagine idealistica è impressa nell'immaginario dello stesso Mel Gibson. E l'uomo ideale per l'autore è il combattente, il guerriero, il soldato che armato in primis di coraggio e forza di volontà interminabile si appresta a combattere la propria battaglia sia che si tratti dell'indipendenza di un popolo, o che riguardi la difesa, propagazione e il sacrificio per la fede in nome di Dio oppure, infine, quello di sfidare le rigide regole militari ed entrare totalmente disarmati in un infernale campo di battaglia.
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Coraggio incondizionato, ferrea fede in Dio, irremovibili convinzioni e valori morali sono gli ingredienti comuni di tutti i protagonisti eroi dei film firmati Gibson. L'autore stesso è abile nel confezionare pellicole che rapprresentano l'apoteosi dell'uomo ideale così come tale immagine idealistica è impressa nell'immaginario dello stesso Mel Gibson. E l'uomo ideale per l'autore è il combattente, il guerriero, il soldato che armato in primis di coraggio e forza di volontà interminabile si appresta a combattere la propria battaglia sia che si tratti dell'indipendenza di un popolo, o che riguardi la difesa, propagazione e il sacrificio per la fede in nome di Dio oppure, infine, quello di sfidare le rigide regole militari ed entrare totalmente disarmati in un infernale campo di battaglia. Il cinema di Gibson d'altronde è anche spiccatamente maschile (sia per suoi personaggi principali sia per il pubblico al quale si rivolge principalmente) ed impersona impeccabilmente degli ideali conservatori e tradizionalisti che caratterizzano la sua opera ma che tuttavia rischiano di echeggiare troppo anacronistici e superati al giorno d'oggi e sopratutto al pubblico di giovani e giovanissimi.
Ma nonostante questi limiti o difetti narrativi bisogna arrendersi alla realtà del fatto che la sua filmografia è sempre di forte impatto visivo e ancor più emotivo, riesce a catturarti, emozionarti ed coinvolgerti anche quando si tratta di assistere alla più classica delle storie americane ambientate durante il periodo bellico.
Hacksaw Ridge infatti traspira una massiccia dose di retorica americana, patriottismo e valori nazionalisti che trionfano sul nemico, il quale viene mostrato solo in veste di aggressore senza ritegno e pietà che si scaglia furiosamente contro i 'nostri' eroi. L'altro, dunque si presente senza alcun dovuto spessore motivazionale o ideologico. Ma Hackaw è anche un'opera audace e coraggiosa che attravverso la figura di Desmond Doss osa andare controcorrente, sfidare l'establishment del rigido e rigoroso esercito americano, ed in un certo senso osa sfidare un'intera filosofia sociale, militare e politica.
Desmond Doss incarna alla perfezione la figura dell'antieroe per eccellenza, la pecora nera alla quale chiunque di noi si affeziona per un motivo o per l'altro. Fervente religioso (avventista Cristiano), Desmond matura presto la ripulsione verso qualsiasi forma di violenza, fisica e psicologica, e tenendo sempre vicino la Bibbia come bussola per non smarrire i propri principi e valori, Desmond sceglie di servire la sua Nazione e difendere i suoi connazionali e ideali, in un modo completamente nuovo e rivoluzionario rispetto al mondo che lo circonda: rifiutandosi categoricamente di impugnare, e tantomeno usare, una qualsiasi arma. Rifiutandosi di completare l'addestramento militare armato e restando fermamente ed irremovibilmente convinto di tener fede al comandamento biblico "non uccidere". Neppure quando si tratta del nemico. La guerra del resto non si limita al portare via delle vite ma anche a salvarle.
Il campo di battaglia di Desmond è anzitutto psicologico e sin da subito verrà ostacolato dai suoi commilitoni e superiori al campo di addestramento militare. Dapprima deriso, poi vessato, umiliato, picchiato. Nessuno conosce con certezza se è un ego smisurato misto ad un senso di superiorità o una pura e candida fede religiosa e convizioni pacifiste a fare di Desmond quello che è. Un ragazzo determinato e deciso ad aiutare, in veste di soccorritore, i suoi connazionali ma senza ricorrere all'uso della violenza e delle armi. Un rivoluzionario, un eroe, un pacifista ma pur sempre un patriotta che decide di servire il suo Paese in una maniera completamente inusuale. Eppure quel ragazzo provinciale dal fisico piuttosto gracile, quel sognatore e romantico idealista che spende le sue serate con la Bibbia tra le mani, riesce a compiere una sorta di miracolo proprio nel mezzo della battaglia di Okinawa, in Giappone, traendo in salvo ben 75 persone. Buttandosi disarmato in un inferno a cielo aperto, sfidando le bombe, i napalm, le granate, Desmond riuscirà a compiere la propria missione guadagnandosi lo stupore, l'ammirazione e le scuse da parte di coloro che avevano dubitato e giudicato senza conoscere. Come dice il proverbio inglese do not judge a book by its cover e come direbbe il detto nostrano l'abito non fa il monaco. Pertanto è un invito a non dubitare della solida forza di volontà e del coraggio del nostro prossimo, in questo caso pronto a sacrificarsi per un ideale elevato e determinato a prestare un servizio non soltanto socialmente utile ma di vitale importanza sul campo di guerra.
Profondamente anti bellico nel messaggio che trasmette al pubblico, Mel Gibson non esita ad esprime tutta la sua maestria registica nella lunga sequenza di battaglia -che dura più di metà film- senza risparmiarsi la spettacolarizzazione della guerra, con tanto di alcune cadute di stile nelle scene splatter (che rievocano lo stile tarantiniano e la sequenza iniziale di Salvate il Soldato Ryan di Spielberg). Ma la violenza è pur sempre una tematica centrale, al pari del coraggio e della fede, nella filmografia e nella narrativa di Gibson e l'ex attore è certamente noto per la sua mano pesante e l'abbondanza di sequenze di violenza. Ma la lunga parte ambientata ad Okinawa è impeccabile da ogni punto di vista: la ricostruzione del caotico e infernale luogo di scontro armato tra americani e giapponesi è reso alla perfezione. La confusione, il fumo, il fuoco, le urla di dolore e le grida di guerra, la sofferenza. Tutto risulta dolorosamente verosimile ed inquietante, il dramma e l'orrore della guerra viene fotografato nel modo più vivido crudo e realistico possibile.
In Hacksaw Ridge quindi non troviamo solo un regista impegnato che cerca spudoratamente di autocelebrare le proprie capacità tecniche (e un po' questo elemento penalizza la pellicola) ma vi troviamo un'intero asse di attori che danno il meglio di sè. Andrew Garfield ricopre di nuovo un ruolo affine a quello di Silence, ma qui risulta visibilmente più sfinito, logorato, impegnato a difendere i propri valori morali che come ribadisce, subiscono un attacco immotivato. E ancor più troviamo uno straziante e intenso Hugo Weaving nei panni di un ex veterano di guerra che cerca di affondare i demoni del passato nell'alcol e nei ricordi ma che è altrettanto suscettibile alla perdita di autocontrollo che sfoca in violenza domestica. Eppure il suo personaggio così umano, fragile, dolente e violento al tempo stesso non può che smuoverci e intenerirci; rappresentando il volto ferito e sconfitto delle guerre, l'anima dolente e profondamente turbata sopravvisuta agli orrori bellici nei quali l'Umanità non può permettersi di ricadere, e consumato dall'alcol che rappresenta la scappatoia da una realtà dolorosa con cui confrontarsi. Infine, molto convincente risulta Vince Vaughn quasi irriconoscibile dati i suoi trascorsi comici. Qui invece riveste i panni di un sergente severo ma rigorosamente ironico rappresentando un contributo al mitico sergente Hartman di Full Metal Jacket.
Nel complesso quindi Hacksaw Ridge rappresenta uno dei film più classici e rigorosi mai creati da Gibson, sia per la tematica che per la storia narrata con tanto di filmati d'epoca, dei veri personaggi coinvolti, a fine pellicola, tanto per ricordarci di non dimenticarci di loro, delle loro gesta eroiche e dei loro sacrifici ma sopratutto per ricordarci quali orrori provocano le guerre che rappresentano una trappola mortale nella quale non bisogna mai più ricadere. Ovviamente a penalizzare il film è l'abbondante dose di retorica e il mostrare tout-court i giapponesi come nemici assoluti, senza mostrare un minimo di approfondimento nei loro confronti. Ma come film di guerra è sicuramente uno dei migliori degli ultimi anni. 3.5/ 5.
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peer gynt
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mercoledì 7 settembre 2016
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la guerra dell'eroe disarmato
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Difficile negare al film di Mel Gibson una forza e un impatto fuori del comune. Anche se non siamo di fronte ad un film originale, anzi ad uno dei film più "già visti" della storia del cinema. Sì, perché Gibson costruisce un film di guerra con eroe superiore (perché posseduto da un ideale di ferro dal quale non si sposta nemmeno con le cannonate) come ne abbiamo visti tantissimi in tutta la storia del cinema americano, soprattutto quello più classico (anni Quaranta e Cinquanta). La costruzione, la struttura (la prima metà è delinezione del personaggio, sua storia d'amore, suo addestramento in caserma, la seconda parte è il campo di battaglia con la durezza della guerra piena di sangue e morti, con quell'iperrealismo che a partire da "Salvate il soldato Ryan" di Spielberg non può più mancare), la musica, i personaggi, gli eroismi, la retorica, tutto è classico che più classico non si può.
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Difficile negare al film di Mel Gibson una forza e un impatto fuori del comune. Anche se non siamo di fronte ad un film originale, anzi ad uno dei film più "già visti" della storia del cinema. Sì, perché Gibson costruisce un film di guerra con eroe superiore (perché posseduto da un ideale di ferro dal quale non si sposta nemmeno con le cannonate) come ne abbiamo visti tantissimi in tutta la storia del cinema americano, soprattutto quello più classico (anni Quaranta e Cinquanta). La costruzione, la struttura (la prima metà è delinezione del personaggio, sua storia d'amore, suo addestramento in caserma, la seconda parte è il campo di battaglia con la durezza della guerra piena di sangue e morti, con quell'iperrealismo che a partire da "Salvate il soldato Ryan" di Spielberg non può più mancare), la musica, i personaggi, gli eroismi, la retorica, tutto è classico che più classico non si può. E in questo Gibson sa costruire un prodotto perfetto, che conquista e commuove. Allora, se il Cinema è originalità questo film meriterebbe il voto più basso possibile, se invece è potenza narrativa e capacità di coinvolgere lo spettatore, allora va riconosciuto a Gibson il voto più alto. Dato che il Cinema è sicuramente un condensato di entrambi questi elementi, diamo a Gibson l'onore delle armi e riconosciamo che il suo film è potente e merita. Non sarà un capolavoro, ma è onesto e non ingannerà mai lo spettatore.
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[+] storia e retorica religiosa nell’opera di gibson
(di antonio montefalcone)
[ - ] storia e retorica religiosa nell’opera di gibson
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