Avengers: Age of Ultron e la flessibilità ideologica.
di Roy Menarini
Tutti i film sui supereroi possiedono un'anima politica, nessuno escluso. Non si tratta ovviamente di buttarla sul sociologico - chiedendosi se Iron Man sia di destra o di sinistra - ma di riconoscere all'interno dei blockbuster un tessuto di allusioni e interpretazioni culturali e ideologiche riconoscibili. Tanto più che in epoca di distinzioni sempre meno chiare tra progressismo e conservazione, vi sono personaggi che assumono entrambe le caratteristiche, come evidenziato per esempio da Captain America - The Winter Soldier dove l'eroe apparentemente più patriottico doveva mettere alla prova le proprie convinzioni con un complotto profondo e doloroso, ispirato alla paranoie del cinema americano anni Settanta.
Il primo The Avengers sembrava essersi tenuto alla larga da questioni troppo spinose: i supereroi, ciascuno connotato secondo un determinato assetto mitopoietico, convivevano armoniosamente grazie a un'idea cinematografica forte (potremmo dire: cinefila) di Joss Whedon. L'unica possibilità di amalgamare nel racconto psicologie così differenti era proprio quello di costruire conflitti e risolverli attraverso la formula della commedia. Con dialoghi degni della screwball comedy e litigi da fidanzati, i nostri finivano col maritarsi l'un l'altro e salvare il mondo (e il loro "matrimonio").
Il secondo Avengers: Age of Ultron non comincia dove finiva il primo. Il tempo è passato, soprattutto per gli spettatori, che nel frattempo hanno assistito ad altri episodi dei singoli personaggi, ma soprattutto alla costruzione sempre più raffinata del MCU (Marvel Cinematic Universe) giocato in maniera industrialmente spregiudicata e declinata su una crossmedialità fortissima, il cui ultimo arrivato è il Daredevil dell'omonima serie distribuita da Netflix.
Dopo che il cinema aveva sperimentato la fatica di condensare in singoli film universi fumettistici ben più reticolari, la Marvel ha compreso che solo giocando su un campo mediale espanso, e su una narrazione ecosistemica, si poteva puntare a restituire la complessità epica degli albi.
Qui però giungono i problemi di Avengers: Age of Ultron. Più che il punto più avanzato del MCU fase due, il nuovo film di Joss Whedon appare stranamente svuotato, quasi un segmento narrativo necessario a assorbire e poi rilanciare a grappolo tutte le vicende tenute in piedi dalla Marvel nella fase tre. A parte singole sottotrame a dir poco peregrine (il sentimento tra Banner e Natasha; la vita famigliare di Occhio di Falco), e il grossolano inserimento di Quicksilver e Scarlet, nulla viene aggiunto o rivelato, e gli schemi della commedia - utili al primo episodio - si riducono qui a un'accozzaglia di battute pensate (letteralmente) per i bambini delle scuole elementari.
C'è però Ultron. Un'intelligenza artificiale in grado di evolversi, sfuggire al controllo umano, proliferare e minacciare il mondo intero. Nulla che la fantascienza non abbia raccontato da decenni, forse perché Ultron è un personaggio che funzionava nei fumetti degli anni Sessanta e Settanta, in un momento di fortissima tensione ideologica e di urgente discussione sul ruolo della scienza e della tecnologia. Ultron è chiaramente la figura - erroneamente creata dallo stesso Iron Man - chiamata a fungere da catalizzatore epico e politico. Eppure Ultron non ci dice nulla di noi o del nostro mondo, forse perché si trascina dietro una iconografia robotica che appesantisce anche la dimensione spettacolare del sequel, incapace di eguagliare la forza espressiva della battaglia di New York.
Molto più interessante il ruolo degli Avengers. La curva narrativa, che non sveliamo, sembra farli oscillare tra due poli: guardiani oligarchi del mondo o poteri che si bilanciano tra loro? Nel primo caso, Avengers: Age of Ultron potrebbe già rappresentare una prima fuga in avanti nell'epoca post-Obama; nel secondo, invece, troveremmo una fotografia molto credibile del multilateralismo nelle guerre contemporanee. A differenza della forza culturale e storica della saga degli X-Men (non a caso capaci in X-Men: Giorni di un futuro passato di valorizzare Quicksilver in modo ben più penetrante, anche dal punto di vista visivo), comunque, gli Avengers per il momento restano impigliati nella flessibilità ideologica.