sergio dal maso
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venerdì 25 dicembre 2015
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non essere cattivo
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“ … per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo sguardo speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità, di verità …”
Smisurata preghiera (Fabrizio De Andrè)
In direzione ostinata e contraria é sicuramente vissuto il regista Claudio Caligari, scomparso a 67 anni nel maggio scorso, prima di poter concludere il montaggio dell’ultimo film, il suo testamento artistico oltre che il suo capolavoro.
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“ … per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
col suo sguardo speciale di speciale disperazione
e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte una goccia di splendore
di umanità, di verità …”
Smisurata preghiera (Fabrizio De Andrè)
In direzione ostinata e contraria é sicuramente vissuto il regista Claudio Caligari, scomparso a 67 anni nel maggio scorso, prima di poter concludere il montaggio dell’ultimo film, il suo testamento artistico oltre che il suo capolavoro.
Non essere cattivo è stato solo il terzo film in 40 anni di carriera, iniziata negli anni 70 con alcuni importanti documentari militanti sul mondo della droga.
E pensare che Amore tossico nel 1983 e L’odore della notte nel 1998 erano stati entrambi acclamati alla critica alla Mostra del Cinema di Venezia, poi diventati tra i cinefili film di culto. Ha scritto molte sceneggiature e soggetti, tutti progetti rimasti nel cassetto, perché nel mondo del cinema non c’era posto per lui. L’industria cinematografica lo ha sempre ignorato, “vediamo la prossima volta”, si è sentito ripetere tutta la vita.
Se non fosse stato per l’audacia e la determinazione dell’amico Valerio Mastandrea che ha fatto l’impossibile per trovare dei produttori, arrivando a bussare “alle porte dell’inferno” (ha scritto persino a Martin Scorsese, vedi nelle note), neppure Non essere cattivo sarebbe stato prodotto.
Troppo intransigente Caligari, scomodo, incapace di accettare compromessi e di mediare la sua idea di Cinema, di arte cinematografica.
Non ci ha lasciato solo una goccia di umanità e di verità, il suo è prima di tutto un commovente atto d’amore e di speranza verso gli ultimi, gli emarginati, gli esclusi dalla società capitalistica e dal mondo del lavoro. E lo ha fatto con una sincerità assoluta, senza nessun moralismo, soprattutto senza giudicare quei “ragazzi di vita” e quel mondo che amava e conosceva benissimo.
Non essere cattivo riprende il testimone da Amore tossico. Siamo a metà degli anni novanta, a Ostia non c’è più l’eroina dilagante dei primi anni 80 ma lo sballo delle droghe sintetiche e della cocaina. Vittorio e Cesare sono due amici fraterni, compagni nelle risse notturne e nella noia quotidiana, uniti da una vita senza prospettive tra l’uso e lo spaccio di droghe e la microcriminalità.
Non sono cattivi, fanno i duri per sopravvivere al degrado e alla violenza della periferia romana, animati da una disperata vitalità ma anche dal desiderio di una vita normale.
Dopo uno sballo allucinante in cui rischia di impazzire Vittorio decide di chiudere con la delinquenza e di cercare un lavoro, lo aiuta Linda, una ragazza-madre di cui si è innamorato. Cercherà di trascinare anche l’amico d’infanzia, il più vulnerabile e instabile dei due.
Ma per Cesare e Vittorio la strada per uscire dagli inferi è tortuosa e piena di ostacoli. La periferia di Ostia è una prigione che li stritola, senza via di fuga.
Sono due antieroi, due predestinati perdenti, due emarginati da quella società borghese che tuttavia desiderano, eredi di quel sottoproletariato pasoliniano che ha perduto l’innocenza originaria ma che non si mai integrato con la società post-industriale. Non essere cattivo trasuda rabbia, toglie il respiro e scuote lo spettatore che si trova a subirlo senza protezioni o filtri. Ma è una rabbia sincera, autentica, che ti prende allo stomaco ma anche al cuore. Col passare dei minuti con Cesare e Vittorio si crea una empatia totale, sono commoventi e strazianti perché sono veri, trasmettono un’umanità intensa e reale.
Merito sicuramente delle straordinarie interpretazioni di Luca Marinelli e Alessandro Borghi, due tra i migliori attori italiani dell’ultima generazione. La fisicità che esprimono, fatta di lacrime e sudore, occhiaie e occhi sbarrati, è impressionante, sono eccessivi senza mai strafare, fermandosi sempre un attimo prima di far perdere credibilità ai loro personaggi. Anche le figure femminili hanno uno spessore e una profondità notevoli, dalla madre di Cesare alle fidanzate Linda e Viviana, tutte le interpretazioni sono di altissimo livello.
Non ha nessuna sbavatura Non essere cattivo. Dalla sceneggiatura sobria ed essenziale, con un uso appropriato del romanesco, al montaggio serrato e adrenalinico della prima parte, più riflessivo nella seconda, fino alle musiche sempre in sintonia con l’evoluzione della storia, tutto funziona perfettamente ed esprime una maturità registica che aumenta i rimpianti per le occasioni che Caligari non ha mai avuto.
A Venezia, essendo un’opera postuma, è stato proposto fuori concorso, non senza polemiche visto che è stato il miglior film italiano presentato alla Mostra. Dopo l’enorme successo di critica e di pubblico è stato addirittura scelto per rappresentare l’Italia ai premi Oscar.
Chissà come avrebbe reagito Caligari a questo destino beffardo: il suo film accostato a quelli del suo mito, il regista americano Martin Scorsese.
Probabilmente avrebbe sorriso amaramente. Con lo stesso sorriso che ci strappa lo splendido finale del film, stremati ma rinfrancati da una goccia di speranza.
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brian77
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sabato 12 settembre 2015
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gran film
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Gran bel film. Intenso, forte, non arretra davanti a situazioni in cui i registi italiani non hanno quasi mai il coraggio di avventurarsi. Ottimi anche Marinelli e Borghi. E' il miglior film di Caligari, di cui avevo trovato solo promettente "Amore tossico", riuscito ma non a questi livelli "L'odore della notte". A Venezia l'hanno messo fuori concorso: mo' vediamo come sono i film in concorso, perché se hanno scartato questo film per rifilarci le solite simulazioni anoressiche di cinema d'autore all'italiana...
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eusebio abbondanza
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giovedì 10 settembre 2015
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grande vintage
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Anche per chi, come me, non ha mai amato il genere, "Non essere cattivo" è senza dubbio un signor film, lontanissimo dal minimalismo stucchevole di tanto cinema italiano.
Sin dalla partenza scoppiettante seguiamo con partecipazione e pathos le vicende tragiche e a volte comiche (molte risate in sala in alcune scene) dei due protagonisti, il sorprendente e irriconoscibile Luca Marinelli e l'ottimo Alessandro Borghi.
1995: due balordi della periferia romana di Ostia si arrabattano per la sopravvivenza tra spaccio, furti e tentativi di riscatto sociale e umano. La storia è convenzionale, già vista molte volte, ma il modo in cui Caligari sa raccontarla, dirigendo al meglio i suoi attori, scegliendo con cura le inquadrature, riproducendo le atmosfere di un epoca, la rende convincente e appassionate.
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Anche per chi, come me, non ha mai amato il genere, "Non essere cattivo" è senza dubbio un signor film, lontanissimo dal minimalismo stucchevole di tanto cinema italiano.
Sin dalla partenza scoppiettante seguiamo con partecipazione e pathos le vicende tragiche e a volte comiche (molte risate in sala in alcune scene) dei due protagonisti, il sorprendente e irriconoscibile Luca Marinelli e l'ottimo Alessandro Borghi.
1995: due balordi della periferia romana di Ostia si arrabattano per la sopravvivenza tra spaccio, furti e tentativi di riscatto sociale e umano. La storia è convenzionale, già vista molte volte, ma il modo in cui Caligari sa raccontarla, dirigendo al meglio i suoi attori, scegliendo con cura le inquadrature, riproducendo le atmosfere di un epoca, la rende convincente e appassionate.
Un film realistico e allo stesso tempo poetico. Complimenti al produttore Valerio Mastandrea che ha lottato a lungo per aiutare l'amico Caligari a realizzare questo bellissimo testamento cinematografico. Non perdetevelo.
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robert eroica
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lunedì 7 settembre 2015
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non essere cattovo
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#Venezia72 - Fuori Concorso
NON ESSERE CATTIVO
Ostia 1995. Vittorio e Cesare spacciano e si fanno tra droghe sintetiche ed eroina. Il primo ne viene fuori trovando lavoro in un cantiere, il secondo non ce la fara'. L' ultimo film di Claudio Calegari (due opere precedenti tra cui il mitizzato "Amore tossico") sembra un UFO nel panorama italiano. Non cerca bellurie e racconta una storia cruda con stile dissonante che unisce gusto del grottesco, lirismo poetico e realismo minuzioso. Certo non il cinema del futuro ma una felicita' nel mostrare personaggi e situazioni come pochi possono vantare. Martinelli e' straordinario ma tutto il cast funziona.
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#Venezia72 - Fuori Concorso
NON ESSERE CATTIVO
Ostia 1995. Vittorio e Cesare spacciano e si fanno tra droghe sintetiche ed eroina. Il primo ne viene fuori trovando lavoro in un cantiere, il secondo non ce la fara'. L' ultimo film di Claudio Calegari (due opere precedenti tra cui il mitizzato "Amore tossico") sembra un UFO nel panorama italiano. Non cerca bellurie e racconta una storia cruda con stile dissonante che unisce gusto del grottesco, lirismo poetico e realismo minuzioso. Certo non il cinema del futuro ma una felicita' nel mostrare personaggi e situazioni come pochi possono vantare. Martinelli e' straordinario ma tutto il cast funziona. Ecco un film italiano che meritava il concorso.
VOTO:7/8
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brunobruno
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mercoledì 16 settembre 2015
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le periferie come luogo dell'anima
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Dopo "Amore Tossico" dell'83 e "L'odore della notte" del 95, Claudio Caligari finisce con questa opera il suo lavoro e _purtroppo_ anche la sua vita stessa. "Non essere cattivo" non é solo un film straordinario, ma anche un messaggio di amore verso tutti i giovani che non sono nati col culo al caldo, e non serve cercare a Scampia: basta togliersi gli occhiali dell'ipocrisia per vederci i nostri paesi, qualcuno dei nostri amici e ahimè talvolta anche noi stessi. La durezza dei lavori operai, la limitatezza nei rapporti umani, le famiglie di origine sommerse da problemi d'ogni sorta.Nascere in certe pieghe dello spaziotempo è una condanna. In un periodo storico dove speranze di rivalsa collettiva e lotta politica sono cadaveri ancora caldi (siamo 1995), c'è è poco per cui motivarsi, gratificarsi, o vivere per.
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Dopo "Amore Tossico" dell'83 e "L'odore della notte" del 95, Claudio Caligari finisce con questa opera il suo lavoro e _purtroppo_ anche la sua vita stessa. "Non essere cattivo" non é solo un film straordinario, ma anche un messaggio di amore verso tutti i giovani che non sono nati col culo al caldo, e non serve cercare a Scampia: basta togliersi gli occhiali dell'ipocrisia per vederci i nostri paesi, qualcuno dei nostri amici e ahimè talvolta anche noi stessi. La durezza dei lavori operai, la limitatezza nei rapporti umani, le famiglie di origine sommerse da problemi d'ogni sorta.Nascere in certe pieghe dello spaziotempo è una condanna. In un periodo storico dove speranze di rivalsa collettiva e lotta politica sono cadaveri ancora caldi (siamo 1995), c'è è poco per cui motivarsi, gratificarsi, o vivere per. Siamo in una società grigia, inemendabile, dove impera l'edonismo ed il cavarsela da sè. Ma i blocchi di partenza son truccati: non è tanto il destino, è la società stessa che ha prenotato per i figli dei proletari soltanto due strade. Quella della droga e della delinquenza o quella dei lavori più duri e umili. Ma è percorrendo ogni giorno quest'ultima che la vita _pur tremenda e disincantata_ può comunque regalare qualche barlume di umanità, di calore umano, di cuore. Per chi rimane incastrato nell'altra strada invece sarà solo pianto senza fine. Ma la meraviglia di questo regista e di questo film è il far capire che non è questione di meritarsela o no una sorte infame. Non c'è un grammo di giudizio morale sulle persone: ognuno è quel che è, lati brutti e lati belli. Ed è "solo" una questione di piccole scelte quotidiane l' uscire dalla merda. Ma, quand'anche ciò non capitasse , non prendetevela coi dannati, amici benpensanti ,amici felici,amici fortunati. Questo è invece il messaggio che dà a voi. Undicesimo comandamento: non giudicare. Per i più fortunati è questo il non essere cattivo.
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kronos
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martedì 26 aprile 2016
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ottimi interpreti ma poco cinema
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"Non essere cattivo" è ambientato nei novanta e per molti versi pare proprio provenire da quel decennio.
Gli stilemi filmici dell'epoca ci sono tutti: cinema naturalista, sociologico, indeciso tra "denuncia" e "genere", narrativamente scarno, immancabilmente tragico.
E, manco a dirlo, sistematicamente rifiutato dal pubblico pagante, che al cinema vuole emozioni.
Nell'ultima fatica di Caligari, emulo (ma senza stile) del Pasolini borgataro, bucano lo schermo gli interpreti (o meglio, la loro espressività, dato che senza sottotitoli biasciano un romanesco indecifrabile) ma di cinema ce n'è poco.
Meritano un sonoro ceffone i selezionatori ANICA che l'hanno candidato all'OSCAR, veicolando presso i giurati dell'ACADEMY un'immagine distorta della nostra miglior produzione corrente.
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"Non essere cattivo" è ambientato nei novanta e per molti versi pare proprio provenire da quel decennio.
Gli stilemi filmici dell'epoca ci sono tutti: cinema naturalista, sociologico, indeciso tra "denuncia" e "genere", narrativamente scarno, immancabilmente tragico.
E, manco a dirlo, sistematicamente rifiutato dal pubblico pagante, che al cinema vuole emozioni.
Nell'ultima fatica di Caligari, emulo (ma senza stile) del Pasolini borgataro, bucano lo schermo gli interpreti (o meglio, la loro espressività, dato che senza sottotitoli biasciano un romanesco indecifrabile) ma di cinema ce n'è poco.
Meritano un sonoro ceffone i selezionatori ANICA che l'hanno candidato all'OSCAR, veicolando presso i giurati dell'ACADEMY un'immagine distorta della nostra miglior produzione corrente.
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parsifal
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sabato 16 settembre 2017
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ultimo capitolo
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Caligari, regista di grande spessore e abile narratore del disagio suburbano, conclude con quest'opera la sua preziosa trilogia. L'erede morale di Pasolini fa in modo che la vicenda si concluda proprio lì dove era iniziata, ad Ostia , simbolo sin dall'immediato dopoguerra, di un crescente ed irrisolto errato concetto di sviluppo edilizio e non solo ovviamente. I protagonisti sono Cesare ( autocitazione dal primo film) interpretato dal poliedrico Marinelli e Vittorio, il ruvido e tenebroso Alessandro Borghi, affondano le proprie radici esistenziali nella rabbia di esistere in luogo dove l'unica cosa che esiste è la mancanza. E la suddetta rabbia li spinge a mordere il freno, a non rispettare alcuna regola, a volere tutto e subito e a voler raggiungerlo senza compromessi di sorta : la frase " La vita è dura e se non sei duro come la vita , non vai avanti" è decisamente emblematica della forma mentis di Cesare.
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Caligari, regista di grande spessore e abile narratore del disagio suburbano, conclude con quest'opera la sua preziosa trilogia. L'erede morale di Pasolini fa in modo che la vicenda si concluda proprio lì dove era iniziata, ad Ostia , simbolo sin dall'immediato dopoguerra, di un crescente ed irrisolto errato concetto di sviluppo edilizio e non solo ovviamente. I protagonisti sono Cesare ( autocitazione dal primo film) interpretato dal poliedrico Marinelli e Vittorio, il ruvido e tenebroso Alessandro Borghi, affondano le proprie radici esistenziali nella rabbia di esistere in luogo dove l'unica cosa che esiste è la mancanza. E la suddetta rabbia li spinge a mordere il freno, a non rispettare alcuna regola, a volere tutto e subito e a voler raggiungerlo senza compromessi di sorta : la frase " La vita è dura e se non sei duro come la vita , non vai avanti" è decisamente emblematica della forma mentis di Cesare. Vivono la loro amicizia come una simbiosi, fino a quando non giunge il momento di separarsi. Vittorio si innamora di una madre nubile e decide di cambiare vita, va a lavorare. IL cantiere è l' unica realtà possibile, anche se molto difficile da affrontare. Cesare scongiura l'amico di non lasciarlo solo e così sarà. Lavorerwanno insieme, ma durerà poco. Cesare non vuole regole ed è lontano da ogni volontà di sacrificio. Le loro strade si divideranno ancora. Cesare, innamorato a sua volta, tenterà altre strade , convinto che prima o poi arriverà la grande occasione. Ma non sarà così. Epilogo duro, drammatico con un corollario di esile speranza nel futuro. Caligari è venuto a mancare mentre la lavorazione del film era quasi al termine. Valerio Mastrandrea si è occupato della produzione e di molto altro, data l'amicizia che li legava. A tutti gli effetti , questo film è il testamento spirituale e professionale di un maestro del cinema italiano, ricco di intelletto e sensibilità artistica.
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emyliu`
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giovedì 17 settembre 2015
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una stupefacente opera ultima
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"Non essere cattivo" - Film postumo di Claudio Caligari, regista recentemente scomparso, prodotto da Valerio Mastandrea, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 72. Già dopo i primi fotogrammi del film si percepisce il grande lavoro attoriale, tutto incentrato sulla recitazione stanislawskiana di talentuosi giovani attori.
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"Non essere cattivo" - Film postumo di Claudio Caligari, regista recentemente scomparso, prodotto da Valerio Mastandrea, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 72. Già dopo i primi fotogrammi del film si percepisce il grande lavoro attoriale, tutto incentrato sulla recitazione stanislawskiana di talentuosi giovani attori. Primo tra tutti il bello e dannato Luca Marinelli (interprete di "La solitudine dei numeri primi" e del figlio suicida della Villoresi ne "La grande bellezza" di Sorrentino).
Questa opera ultima di Caligari, autore del mitico "Amore Tossico", è una mirabile pellicola di ottima fattura, pervasa interamente dalla disperata voglia di riscattarsi dalla scelta/costretta autodistruttiva dello sballo, in una Ostia marginale anni 90. Seppur la trama abbia dei prevedibili deja-vu, tutto l'insieme rende la struttuta dell'opera solida e unica, dalle interpretazioni sempre ben calibrate dei bravissimi attori, senza mai ricadere nel macchiettismo nemmeno nelle esasperazioni in slang romanesco coattese di certi momenti, alla fulgida fotografia vintage post-neorealista. Il ruolo della madre del protagonista, affidato ad Elisabetta De Vito, è una perla drammaturgica davvero notevole. Ma la rivelazione del film è l'attore coprotagonista Alessandro Borghi, fin'ora visto solo in piccoli ruoli, prevalentemente stuntman di serie e fiction, che come nel ruolo dell'amico fraterno di Cesare, si riscatta anche come attore con una perfetta interpretazione iper-definita, che piacerebbe di sicuro al Re per eccellenza degli attori forgiati dall'Actor's Studio, Robert De Niro, perchè da lì sembra provenire tanto è bravo e credibile nella parte.
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maurizio meres
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domenica 13 settembre 2015
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complimenti claudio
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Purtroppo non avremmo più il piacere di vedere un film di Claudio Caligari deceduto subito dopo aver finito di girare questo film,regista con una personalità autenticamente reale diretto sull'argomento ,sulle situazioni e senza scendere mai sul patetico,ma dando sempre un proseguo di speranza di vita .
Questo film rispecchia in pieno il suo carattere neorealista ,le scenografie sono quelle della vita reale ,il film scorre benissimo con dialoghi veri di una realtà passata ma ancora radicata ,attori bravissimi recitano nei tempi giusti senza sovrapposizione ,ognuno a il suo ruolo il suo spazio,riesce a far uscire quel sentimento nascosto che si chiama amore e oggetto sconosciuto in questa realtà.
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Purtroppo non avremmo più il piacere di vedere un film di Claudio Caligari deceduto subito dopo aver finito di girare questo film,regista con una personalità autenticamente reale diretto sull'argomento ,sulle situazioni e senza scendere mai sul patetico,ma dando sempre un proseguo di speranza di vita .
Questo film rispecchia in pieno il suo carattere neorealista ,le scenografie sono quelle della vita reale ,il film scorre benissimo con dialoghi veri di una realtà passata ma ancora radicata ,attori bravissimi recitano nei tempi giusti senza sovrapposizione ,ognuno a il suo ruolo il suo spazio,riesce a far uscire quel sentimento nascosto che si chiama amore e oggetto sconosciuto in questa realtà.
Ambientato alla periferia di Roma nel quartiere di Ostia nella parte più degradata dove fa da sfondo la vita quotidiana di tutti i giorni,senza speranza di un futuro migliore,dove l'auto distruzione e manifestata come unico scopo di vita ,ottima fotografia riprese dirette cogliendo espressioni di disagio di sofferenza di crudeltà ma anche di sentimenti nascosti ,la scena finale con il neonato,commovente ma non strappa lacrime è il trionfo della bellezza della vita.
Film bellissimo da vedere .
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marcello1979
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martedì 15 settembre 2015
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si!!
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Da vedere assolutamente , non tanto per la sceneggiatura ma per l'interpretazione dei personaggi e la regia..
Scene di vita quotidiana, squarcio di un Italia che tutti conoscono ma che pochi raccontano..
Non è Sorrentino o Bellochio ,e forse è un bene...
Non sempre la satira racconta ciò che la vita mostra..
A tratti ricorda Luisiana, forse meno duro ma comunque vero..
Bravo.
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