eugenio98
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mercoledì 4 novembre 2015
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un manifesto di denuncia del sociale contemporaneo
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Cesare e Vittorio sono due giovani che, negli anni ’90 a Ostia, trascorrono i giorni assumendo droghe e compiendo attività criminose. Quando Vittorio si rende conto che ormai stanno intraprendendo una strada senza via d’uscita, decide di cercare lavoro ma il suo cambiamento mette in crisi la relazione d’amicizia fino al tragico epilogo. Film del 2015, diretto da Claudio Caligari, Non essere cattivo è un manifesto di denuncia contro la malavita e l’uso spregiudicato di droghe. Fin dall’inizio della pellicola ci viene mostrato l’atteggiamento aggressivo con cui i due protagonisti affrontano la vita e il rapporto con amici e parenti.
Cesare è un personaggio in bilico tra il voler sopravvivere ad un ambiente ostile e il desiderio di stabilizzarsi, sposarsi, avere dei figli, un lavoro, ma è sempre trascinato dal mondo criminale a causa della “polverina frizzantina”.
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Cesare e Vittorio sono due giovani che, negli anni ’90 a Ostia, trascorrono i giorni assumendo droghe e compiendo attività criminose. Quando Vittorio si rende conto che ormai stanno intraprendendo una strada senza via d’uscita, decide di cercare lavoro ma il suo cambiamento mette in crisi la relazione d’amicizia fino al tragico epilogo. Film del 2015, diretto da Claudio Caligari, Non essere cattivo è un manifesto di denuncia contro la malavita e l’uso spregiudicato di droghe. Fin dall’inizio della pellicola ci viene mostrato l’atteggiamento aggressivo con cui i due protagonisti affrontano la vita e il rapporto con amici e parenti.
Cesare è un personaggio in bilico tra il voler sopravvivere ad un ambiente ostile e il desiderio di stabilizzarsi, sposarsi, avere dei figli, un lavoro, ma è sempre trascinato dal mondo criminale a causa della “polverina frizzantina”. Vittorio, suo migliore amico, decisamente il meno avventato dei due, quello che in alcune circostanze tenterà di mitigare le loro azioni, prenderà tuttavia le distanze dal compagno. Vittorio si renderà conto che la propria vita non ha uno sbocco e l’unica speranza di salvarsi è guadagnare dei soldi in cantiere per poi aprire una sala giochi/pub con la fidanzata.
Pur se il soggetto risulta già visto (due grandi amici inseparabili si ritrovano in un punto di collisione), Non essere cattivo è un documento-manifesto che, egregiamente narrato da Caligari, sprofonda nella precarietà della contemporaneità in apparenza priva di ogni sentimento. L’attenzione del pubblico viene catturata dal dinamismo, dalla magnificenza delle immagini e dalla convincente prova degli attori che bene interpretano la storia d’amicizia; cambiando contesto, sembra quasi di rivedere Noodles di C’era una volta in America insieme a Max, oppure Mike alle prese con Nick ne Il cacciatore. Due uomini, due realtà umane, accompagnate dalla tristezza della sopravvivenza, sono specchio di una parte di noi stessi; la speranza è il bambino di Cesare che nasce.
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pepito1948
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martedì 15 settembre 2015
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degrado e passioni
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Il film è bellissimo e toccante, nonostante l'azione si svolga in un'Ostia abbandonata al degrado e alla totale mancanza di opportunità formative a cominciare dal lavoro. Uso e spaccio di droga, prostituzione, violenza in forma di risse e rapine, piccole truffe sono all'ordine del giorno e scandiscono la vita di chi si trova incardinato in un modello sociale sballato che le difficoltà di sviluppo di una periferia allo sbando hanno profondamente radicato.
L'azione è focalizzata sulle gesta di due ragazzi, amici dall'infanzia, che quotidianamente, dal rassicurante rifugio di un branco di vitelloni nullafacenti (il riferimento a Fellini qui è puramente formale, anche se il Maestro è citato nella scena dell'allucinazione on the road), escono per sfidare l'ozio forzato ingolfandosi di adrenalina con tutti i mezzi moltiplicatori disponibili.
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Il film è bellissimo e toccante, nonostante l'azione si svolga in un'Ostia abbandonata al degrado e alla totale mancanza di opportunità formative a cominciare dal lavoro. Uso e spaccio di droga, prostituzione, violenza in forma di risse e rapine, piccole truffe sono all'ordine del giorno e scandiscono la vita di chi si trova incardinato in un modello sociale sballato che le difficoltà di sviluppo di una periferia allo sbando hanno profondamente radicato.
L'azione è focalizzata sulle gesta di due ragazzi, amici dall'infanzia, che quotidianamente, dal rassicurante rifugio di un branco di vitelloni nullafacenti (il riferimento a Fellini qui è puramente formale, anche se il Maestro è citato nella scena dell'allucinazione on the road), escono per sfidare l'ozio forzato ingolfandosi di adrenalina con tutti i mezzi moltiplicatori disponibili. La fuga da una realtà disumanizzante appare la condizione necessaria per dare un senso almeno in termini temporali alle giornate che inesorabilmente passano. La costante ricerca di denaro, per sè e per esigenze familiari, li spinge ad andare sempre oltre, verso limiti invisibili. Ma la comparsa di nuove relazioni affettive, che non tarderanno a trasfornarsi in rapporti leganti e portatori di speranza, insieme alla prospettiva concreta di una possibilità di lavoro, imprime una svolta anche se tortuosa ed incerta ai loro itinerari esistenziali, che porteranno a sbocchi differenti.
Caligari, già misuratosi sul tema del degrado urbano e umano, sceglie una storia di povertà ed emarginazione come tante, ispirandosi al mondo pasoliniano delle periferie ricco di forze e dinamiche tumultuose, per descrivere con spietata attenzione (ed un pizzico di indulgenza) la deriva di un'umanità apparentemente disperata, ma in continuo e convulso movimento. La caotica quanto destabilizzante emergenza di bisogni e di ostacoli spinge a ricorrere ad espedienti ed a soluzioni anche estremi seguendo la linea sottotraccia dell'indole individuale: è ciò che fanno Vittorio e Cesare, sodali finchè i loro "insiemi" coincidono e pronti a divergere quando dovranno affrontare singolarmente scelte determinanti.
La straordinarietà del film sta nella capacità del regista di illuminare l'altra faccia della luna, la ricchezza rivitalizzante delle pulsioni emotive che nei momenti cruciali prorompono nonostante l'ambiente ostile e la durezza e asperità degli animi. Il peggio si fa da parte e sgorgano lacrime, di sofferenza, per amore, per amicizia. C'è vita, c'è vitalità, c'è reattività emotiva anche in mezzo al mare, e questa è l'arma spesso nascosta ma la più efficace per tenere a bada la morte, la tragedia dietro l'angolo. E c'è anche poesia nella disperazione, negli abbracci, negli slanci sentimentali, nei distacchi inesorabili. E Caligari,a differenza che in tanti altri film di analogo tema e tenore, lancia a briglia sciolta i colori e le luci liberando anche i toni più accesi, per ribadire il contrasto tra il gioco al ribasso dfi una condizione di vita miserevole e la forza vitale e passionale che può scatenarsi in chi non si rassegna a limitarsi all'immobilità da bar o all'artificio di una fuga allucinatoria o all'esaltazione di una trasgressione riuscita. Il tutto nobilitato da una prova eccelsa dei due protagonisti, in ruoli difficili in cui anche la minima crepa potrebbe demolire la crescente tensione accumulata fin dalle scene iniziali.
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nanni
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lunedì 28 settembre 2015
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non essere cattivo
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la storia ci cala nella realtà periferica di Ostia, quartiere romano dove sono presenti aree ad alta intensità di degrado.
E' qui che Vittorio e Cesare bruciano le loro giornate tra sballo e microcrimine.
Rappresentativi di una umanità marginale e senza speranza ma, nonostante tutto, ancora custode di un fondo di umanità dalla quale, forse, poter ripartire per "Non essere
cattivo".
invece, il bel lavoro di Caligari ci racconta che, insieme ad una certa responsabilità personale, è la totale mancanza di quei presidi essenziali di civiltà (casa, lavoro, istruzione,
sanità, etc.
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la storia ci cala nella realtà periferica di Ostia, quartiere romano dove sono presenti aree ad alta intensità di degrado.
E' qui che Vittorio e Cesare bruciano le loro giornate tra sballo e microcrimine.
Rappresentativi di una umanità marginale e senza speranza ma, nonostante tutto, ancora custode di un fondo di umanità dalla quale, forse, poter ripartire per "Non essere
cattivo".
invece, il bel lavoro di Caligari ci racconta che, insieme ad una certa responsabilità personale, è la totale mancanza di quei presidi essenziali di civiltà (casa, lavoro, istruzione,
sanità, etc. etc.) che in un paese che si dice evoluto si chiamano DIRITTI a condannare all'abbandono quelle anime smarrite.
Nella penultima scena, vero pugno allo stomaco, c'è la sintesi più efficace di quella sconfitta personale e sociale.
Il film, anche grazie alla davvero straordinaria prova d'attore di "Cesare " e "Vittorio" che fa passare inoservato qualche passaggio a vuoto e qualche inutile ridondanza,
centra pienamente l'obiettivo.
Ciao Nanni
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rinogaetanoforever
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giovedì 15 ottobre 2015
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la vita intrisa di paure si trasforma in coraggio
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Strepitosi Luca Marinelli e Alessandro Borghi,dove all'interno ,non di un film,ma di una rappresentazione,autentica di vita,rendono efficace,una recitazione che profuma di quotidiano,talmente si può avvertire vicino alla gente comune un disagio duro.
Le insicurezze di una vita cruda e senza pietà,viene sovvertita dai due protagonisti ,in un coraggio che fa quasi tenerezza.
Non c'è scoramento,ma tanta voglia di ricomincirae come una vita nuova che nasce.
Tecnicamente il film è perfetto,primi piani,sceneggiatura e cast hanno una perticolarità,sono veri come vera è la passione di Calligari,che mostra al mondo il coraggio di prendersi le proprie responsabilità,senza il minimo rimorso.
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Strepitosi Luca Marinelli e Alessandro Borghi,dove all'interno ,non di un film,ma di una rappresentazione,autentica di vita,rendono efficace,una recitazione che profuma di quotidiano,talmente si può avvertire vicino alla gente comune un disagio duro.
Le insicurezze di una vita cruda e senza pietà,viene sovvertita dai due protagonisti ,in un coraggio che fa quasi tenerezza.
Non c'è scoramento,ma tanta voglia di ricomincirae come una vita nuova che nasce.
Tecnicamente il film è perfetto,primi piani,sceneggiatura e cast hanno una perticolarità,sono veri come vera è la passione di Calligari,che mostra al mondo il coraggio di prendersi le proprie responsabilità,senza il minimo rimorso.
La droga è un ostacolo,in cui la vita non conosce fermate,se accanato a noi c'è qualcuno che ci aiuta senza pregiudizi,ma con sincerità.Imperdibile per la sua carica vibrante di gioia che scaturisce.
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zarar
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giovedì 15 ottobre 2015
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impossibile non essere cattivo
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E’ un film ‘nero’, violento e disperato, ambientato in un’Ostia estrema borgata derelitta di Roma, un Bronx in cui giovani emarginati, sbandati e nullafacenti vivono tra traffici di droga, discoteche, sniffate di cocaina, truffe, piccole rapine, risse e attese di un’occasione, dove l’occasione è un trasporto di droga, o la prossima rapina. Giovani che si esprimono quasi esclusivamente con una gestualità violenta, incapaci di mettere insieme un discorso: hanno trenta parole in tutto, nello sguaiato romanesco da coatto di periferia, quasi afasici se devono esprimere un sentimento, anche quando un forte sentimento c’è. E c’è un forte sentimento tra Vittorio e Cesare, i due protagonisti, amici da sempre, pronti a spalleggiarsi e ad aiutarsi sempre, a capirsi anche quando prendono vie totalmente diverse.
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E’ un film ‘nero’, violento e disperato, ambientato in un’Ostia estrema borgata derelitta di Roma, un Bronx in cui giovani emarginati, sbandati e nullafacenti vivono tra traffici di droga, discoteche, sniffate di cocaina, truffe, piccole rapine, risse e attese di un’occasione, dove l’occasione è un trasporto di droga, o la prossima rapina. Giovani che si esprimono quasi esclusivamente con una gestualità violenta, incapaci di mettere insieme un discorso: hanno trenta parole in tutto, nello sguaiato romanesco da coatto di periferia, quasi afasici se devono esprimere un sentimento, anche quando un forte sentimento c’è. E c’è un forte sentimento tra Vittorio e Cesare, i due protagonisti, amici da sempre, pronti a spalleggiarsi e ad aiutarsi sempre, a capirsi anche quando prendono vie totalmente diverse. Cesare, il più spavaldo e squinternato, totalmente negato all’idea di un lavoro, ha il suo punto fragile nell’attaccamento alla nipotina malata, ma non rinuncia per un attimo alla cocaina e a una vita spericolata; Vittorio, un po’ più presente a se stesso, ad un certo punto decide di rompere con l’ambiente malavitoso, inizia a lavorare e mette su famiglia, ma Cesare resta il suo amico di sempre. L’amicizia chiave di volta di un qualsiasi riscatto? Non ci sperate: Cesare, il ‘sommerso’ per definizione, dovrà soffrire la morte della nipotina e verrà alla fine colpito a morte durante una rapina; ma anche Vittorio, apparentemente il ‘salvato’, vedrà vacillare il suo precario mondo nuovo perché il miraggio di un benessere maggiore logorerà la sua famiglia, e la malavita tornerà all’attacco in modo tentante. Incalzare ben costruito di colori forti, ombre e luci, ritmo trascinante, bei primi piani, silenzi e urla. Prodotto all’incrocio tra varie suggestioni e diverso da tutte: c’è la durezza, ma non il granguignolesco dei ‘brutti, sporchi e cattivi’ di Scola; ci sono echi pasoliniani, in una certa innocenza di fondo dei personaggi, al di là della spavalderia e della violenza, ma il tono è meno empatico e poetico, non ha la disperata tenerezza di Pasolini; c’è il Bronx dei De Niro e dei Castellari, a suo modo epico, energico, adrenalinico, ma qui è come stemperato nella secolare apatia di una Roma che ha visto tutto. Ne esce fuori un mix che ha una sua originalità mal definibile, ma con un forte effetto di straniamento, che prende lo spettatore disturbandolo molto, provocandolo e sfidandolo a pensare. Tre stelle e mezzo.
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mauridal
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martedì 20 ottobre 2015
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quando il luogo è il protagonista.
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Una metropoli o una città o anche un piccolo paese del sud depresso, a volte nel cinema ,in un certo cinema, d'autore e indipendente diventa protagonista della vicenda narrata,affiancando , dando senso e significato alla storia e ai personaggi che gli attori interpretano. E' avvenuto tante volte nel cinema italiano ed europeo ma anche nei film di registi americani come Scorsese ad esempio, ma quando in italia si vuole raccontare con realismo e verità una vicenda di personaggi vissuti e intrecciati in un ambiente preciso, allora affrontiamo dei capolavori della storia del cinema, e autori di grande livello , Rossellini di Paisà Pasolini di Accattone .
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Una metropoli o una città o anche un piccolo paese del sud depresso, a volte nel cinema ,in un certo cinema, d'autore e indipendente diventa protagonista della vicenda narrata,affiancando , dando senso e significato alla storia e ai personaggi che gli attori interpretano. E' avvenuto tante volte nel cinema italiano ed europeo ma anche nei film di registi americani come Scorsese ad esempio, ma quando in italia si vuole raccontare con realismo e verità una vicenda di personaggi vissuti e intrecciati in un ambiente preciso, allora affrontiamo dei capolavori della storia del cinema, e autori di grande livello , Rossellini di Paisà Pasolini di Accattone . Più di recente senza nessun confronto ,ma altrettanto degni di nota troviamo storie di luoghi come in La grande bellezza , Anime nere o Per amor vostro , o irecentissimi Suburra e Gomorra. dove la storia dei personaggi, è proprio il luogo in cui vivono ed agiscono. Sicuramente il fim Non essere cattivo, di Caligari, raggiunge la qualità e il significato della migliore cinematografia italiana. La storia dei due protagonisti è intrecciata al luogo dove vivono, i non luoghi come Ostia e i l litorale laziale che sono esattamente come rappresentati, una periferia di metropoli ,dalla quale non si sfugge per tanta è la miseria e lo squallore che la impregna e che pervade tutti coloro che vi abitano. Non che la periferia di Roma sia peggiore di tante altre, ma lì vi è stata la presenza di altre vicende crude come nel cinema pasoliniano a confermare la realtà dei fatti. . La qualità del film è soprattutto nel crescente ritmo narrativo che segue le iniziali vicende frenetiche del personaggio Vittorio, magistralmente interpretato da Luca Marinelli,per giungere alla fine del film, dopo una vicenda convulsa appunto al ritmo concitato delle allucinazioni e visioni paranoiche del protagonista, ad un a catarsi tragica, con la la lentezza e rigidità della morte che incombe e colpisce le figure deboli ,inadatte alla vita. Una grande prova filmica del compianto regista, che gli autori suoi amici hanno avuto il merito di portare a compimento.
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emanuela piccioni
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mercoledì 21 ottobre 2015
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storia di un'invincibile amicizia.
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L'ho visto ieri sera. Quoto.
Ho conosciuto dei giovani attori bravissimi (Luca Martinelli; Alessandro borghi, Roberta Mattei, Silvia D'Amico); avuto conferma della bravura di Elisabetta De Vito, che finora avevo apprezzato, più volte, unicamente a teatro.
Prima nota positiva: Ostia, pur rappresentata nelle sue parti socialmente ed urbanisticamente più degradata, non ne esce affatto visivamente a pezzi come temevo: le scene più belle sono al sole, i sentimenti sbocciano e/o si manifestano a ridosso del mare.
I protagonisti esprimono una loro strampalata, coinvolgente, commovente vitalità: non eroi negativi, ma esseri umani a tutto tondo.
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L'ho visto ieri sera. Quoto.
Ho conosciuto dei giovani attori bravissimi (Luca Martinelli; Alessandro borghi, Roberta Mattei, Silvia D'Amico); avuto conferma della bravura di Elisabetta De Vito, che finora avevo apprezzato, più volte, unicamente a teatro.
Prima nota positiva: Ostia, pur rappresentata nelle sue parti socialmente ed urbanisticamente più degradata, non ne esce affatto visivamente a pezzi come temevo: le scene più belle sono al sole, i sentimenti sbocciano e/o si manifestano a ridosso del mare.
I protagonisti esprimono una loro strampalata, coinvolgente, commovente vitalità: non eroi negativi, ma esseri umani a tutto tondo. Un po' vittime, un po' carnefici, come nella vita reale di tanti giovani alle prese con dipendenze e criminalità.
Ma nel letame nascono fiori: anche nei loro momenti peggiori, quelle ragazze e quei ragazzi riescono ad amare ed esprimere sentimenti profondi.
Qualcuno, grazie ai sentimenti, si salva, qualcuno no. Ma il film, a dispetto di una locandina mal scelta e di trailer fuorvianti, trasmette fiducia e speranza nel futuro.
Più che un film sulle droghe, la storia di una grande amicizia.
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eugenio
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martedì 22 dicembre 2015
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ragazzi di vita
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Ti prendo e ti porto via.
Ad Ostia
1995. Euro ancora lontano ma l’anno non importa; la storia potrebbe essere ambientata anche oggi in un contesto sempre uguale, quasi pasoliniano: la droga, il sesso, il tira a campare precario, la malattia.
E’ un film doloroso, Non essere cattivo, postumo di Claudio Caligari, prodotto da Valerio Mastandrea. E’ un film che nell’Ostia di Amore tossico, descrive le vicissitudini di due ragazzi di vita, segnati dall’emarginazione, dalla droga e dalla mancanza di speranza, di un futuro cieco che pare permeare di pessimismo la pellicola.
Luca Marinelli e Alessandro Borghi interpretano rispettivamente Cesare e Vittorio, due giovani cattivi, uno con una nipote segnata da una malattia incurabile che spaccia droga e si intrufula nelle borgate rubando per campare, l’altro operaio in un cantiere dai traffici poco chiari la sera.
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Ti prendo e ti porto via.
Ad Ostia
1995. Euro ancora lontano ma l’anno non importa; la storia potrebbe essere ambientata anche oggi in un contesto sempre uguale, quasi pasoliniano: la droga, il sesso, il tira a campare precario, la malattia.
E’ un film doloroso, Non essere cattivo, postumo di Claudio Caligari, prodotto da Valerio Mastandrea. E’ un film che nell’Ostia di Amore tossico, descrive le vicissitudini di due ragazzi di vita, segnati dall’emarginazione, dalla droga e dalla mancanza di speranza, di un futuro cieco che pare permeare di pessimismo la pellicola.
Luca Marinelli e Alessandro Borghi interpretano rispettivamente Cesare e Vittorio, due giovani cattivi, uno con una nipote segnata da una malattia incurabile che spaccia droga e si intrufula nelle borgate rubando per campare, l’altro operaio in un cantiere dai traffici poco chiari la sera. I due sono anime disperate che affogano lentamente nel riflesso di un mondo senza filtri, andrenalico, ai margini.
Giudicare Non essere cattivo un film “tossico” è vero solo in parte: il racconto di vita dietro cui si nasconde velatamente la matrice del film non è di formazione ma anzi un rito quasi obbligato che spinge lo spettatore a guardare la realtà nel degrado così come appare: periferie romane, coatti, travestiti, finti borghesi, rapine finite male.
Fa sorridere malamente pensare che il “simbolo” di Non essere cattivo sia un orsacchiotto rubato con appeso un tovagliolo che per antifrasi inneggia alla non cattività del titolo, un preludio a quella sventura che si abbatterà su Cesare soprattutto. Sventura che noi spettatori possiamo osservare passivamente constatando la lotta per la sopravvivenza, la legge del più forte che prevale sul più debole in un’atmosfera cupa da cui vorremmo allontanarci sempre più.
Vicende confuse che ruotando attorno ai due protagonisti, denotano un crollo delle gerarchie, della pudicizia, delle controtendenze, a favore di una discesa nei quartieri più infimi di Ostia. Cesare cerca soldi principalmente per far campare la nipotina, amorevolmente definita da lui “la brutta”, non ha un lavoro fisso, spaccia sfruttando disabili, finisce in un giro di eroina che minerà per sempre la stabilità ricercata con una donna che lo ama (veramente) in un cascinale abbandonato; Vittorio, al contrario, convive con una donna che ha già un figlio, ha un lavoro precario come operaio in un cantiere, anche lui assuefatto dalla droga tanto da impasticcarsi e avere allucinazioni come fuga dal dolore.
La bellezza cruda di Non essere cattivo sta nell’ambientazione, spesso notturna, specchio dell’ombra umana che alberga nelle torbide coscienze dei protagonisti, rischiarate da un debole raggio di luce dato dalla raffinatezza raggelante della morte della piccola “brutta” o da teneri momenti in cui viene rivelata l’umanità dei due ragazzi.
Non essere cattivo non si nasconde dietro un velo di ipocrisie, dietro una debolezza da romanzo melò che trasuda di violenza, no, tutt’altro.
Risse, crisi disperazioni rivelano l’anima da ricotta del protaginista (da applauso una delle scene finali del film) capace di esplodere in istanti impensati che scatenano violenza contro il prossimo, spesso più debole, per affermare la propria autorità.
Non essere cattivo è un crocevia di sguardi pesti e neri, incontro di pugilato teso e nervoso che non fa scandalo nell’utilizzo di colpi bassi, che ferisce e umilia ma che, al termine, incita alla speranza nonostante il mondo marcio e disperato che mette in evidenza.
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iuriv
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mercoledì 8 giugno 2016
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disperazione senza uscita.
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Ambientato nella Ostia di metà anni novanta, questo film mette in scena la storia di due amici alle prese con giornate vuote, vissute tra sballo, spaccio e piccola criminalità.
L'ambientazione è uno degli elementi più importanti di questo racconto: la Ostia disegnata da Calligari è una cittadina immersa nel degrado, nella quale non sembra esserci via di fuga dalla disperazione. Dalla quale, però, nemmeno i personaggi paiono desiderosi di allontanarsi.
Tutto ciò finché uno dei due ragazzi (tramite una leggera forzatura di sceneggiatura, va detto) scopre che c'è un altro modo di stare al mondo e, schifato da se stesso, decide di abbracciarlo.
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Ambientato nella Ostia di metà anni novanta, questo film mette in scena la storia di due amici alle prese con giornate vuote, vissute tra sballo, spaccio e piccola criminalità.
L'ambientazione è uno degli elementi più importanti di questo racconto: la Ostia disegnata da Calligari è una cittadina immersa nel degrado, nella quale non sembra esserci via di fuga dalla disperazione. Dalla quale, però, nemmeno i personaggi paiono desiderosi di allontanarsi.
Tutto ciò finché uno dei due ragazzi (tramite una leggera forzatura di sceneggiatura, va detto) scopre che c'è un altro modo di stare al mondo e, schifato da se stesso, decide di abbracciarlo.
Ne nasce un dualismo che mette di fronte due stili di vita: da una parte la scelta di un lavoro onesto (e Calligari sottolinea bene la serenità che si conquista costruendo le cose con le proprie mani), mal pagato, ma in grado di restituire dignità; dall'altra i sogni esagerati di una coppia disperata, alimentati dall'illusione del guadagno facile attraverso la via di una criminalità sempre più estrema.
Questo confronto porta lo spettatore verso un finale lacrimoso, ma utile a dire che, secondo il regista, un piccolissimo barlume di speranza, dopotutto, c'è.
Non Essere Cattivo ha seriamente rischiato di non uscire, causa la morte del regista e i conseguenti problemi di distribuzione. Sarebbe stato un gran peccato perché ci avrebbe privati di una narrazione potente, caratterizzata da un tratteggio dei personaggi davvero intenso.
La pellicola si giova di un gruppo di interpreti capaci, che però finiscono per venire un po' sovrastati dall'esuberanza spumeggiante di Luca Marinelli, attore indubbiamente interessante che mi piacerebbe vedere in qualche ruolo meno istrionico.
Lavoro riuscito quindi, in grado di comunicare molto già dopo una sola visione.
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luca scial�
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mercoledì 30 dicembre 2015
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amore tossico trent'anni dopo
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Poco prima di morire, Claudio Caligari ci lascia in eredità un'ultima pellicola sul difficile sobborgo romano. Lezione di come si fa il cinema post-neorealista e underground.
E lo fa tornando laddove ha iniziato: a quell'Amore tossico che a inizio anni '80 denunciava il problema della droga tra i giovani. Il film inizia proprio con un omaggio a quel film, con un breve sketch che vede i protagonisti litigare per un gelato. La storia è meno cruda e minimalista, ma pur sempre drammatica e realista. Palcoscenico ancora Ostia, ma di metà anni '90, cambiata poco rispetto a dieci anni prima. I giovani cercano nella droga una spinta per andare avanti.
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Poco prima di morire, Claudio Caligari ci lascia in eredità un'ultima pellicola sul difficile sobborgo romano. Lezione di come si fa il cinema post-neorealista e underground.
E lo fa tornando laddove ha iniziato: a quell'Amore tossico che a inizio anni '80 denunciava il problema della droga tra i giovani. Il film inizia proprio con un omaggio a quel film, con un breve sketch che vede i protagonisti litigare per un gelato. La storia è meno cruda e minimalista, ma pur sempre drammatica e realista. Palcoscenico ancora Ostia, ma di metà anni '90, cambiata poco rispetto a dieci anni prima. I giovani cercano nella droga una spinta per andare avanti. Vittorio cerca però di ravvedersi, nonostante le sirene della cattiva strada lo chiami di continuo. Cesare invece è più fragile. Il finale è sì drammatico ma ha sfumature di speranze. Per una vita dannata che finisce ce n'è una che inizia.
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