luigi vinciguerra
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venerdì 25 agosto 2017
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meno che mediocre trasposizione di un capolavoro
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Di fronte a un capolavoro come il "Decamerone", i fratelli Taviani, pur con grande dispendio di mezzi, riescono a realizzare un prodotto che sembra non avere anima, privo di emzioni e che dà solo una pallida eco dell'opera di riferimento. Pur volendo evitare qualsiasi paragone con il tentativo pasoliniano - fatto con mezzi enormemente minori - non si può non notare che il risultato di questa trasposizione si limiti a una serie di racconti dallo stile televisivo,
Sotto tono la recitazione degli attori principali, insulsa - ai limiti del fastidio - quella dei giovani comprimari (i dieci narratori). Stravolto il senso della "cornice" (che Pasolini aveva accortamente evitato di mettere in scena, per evitare banalità e perché conteneva una morale diversa dal messaggio che il regista friulano intendeva propalare), lento il ritmo delle novelle, rimangono solo - grazie a una "maravigliosa" fotografia - alcune stupende cartoline del paesaggio toscano e di interni di chiese e palazzi antichi, nonché una toccante musica di accompagnamento (Verdi, Rossini, Puccini): troppo poco per ripagare lo spettatore.
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uppercut
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venerdì 19 giugno 2015
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mission impossible
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Due eroi del nostro cinema alle prese con una sfida davvero insostenibile (persino per loro): fare un film in costume, sul Boccaccio, con due euro due. La messinscena è tanto generosa nelle intenzioni quanto misera nel risultato. Una mission impossible. Ma era proprio necessaria?
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mauridal
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sabato 11 aprile 2015
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la peste è tornata
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MERAVIGLIOSO BOCCACCIO UN FILM DEI FRATELLI TAVIANI.
GLI APPESTATI SONO TORNATI, QUESTA E' L' IDEA ULTIMA DEL FILM DEI TAVIANI CHE DAL DECAMERONE HANNO TRATTO IL MODUS NARRATIVO DI LINGUAGGIO LETTERARIO TRASPOSTO NEL CINEMA , DOVE IL RACCONTO VIENE SVOLTO DA PERSONAGGI CHE FUNGONO DA CORO DI SCENA E I PROTAGONISTI DEGLI EPISODI SONO TRATTI DA ALCUNE NOVELLE DI BOCCACCIO. DUNQUE LA PESTE NON E' IL MORBO MEDIOEVALE MA IL MALE DI OGGI , IL TERRIBILE MALE CHE AFFLIGGE LA MODERNA CIVILTA' OCCIDENTALE , DAL TERRORISMO IDEOLOGICO- RELIGIOSO ALLA MORTE IN MARE DI MIGLIAIA DI PERSONE DISEREDATE AL LA RICERCA DI LUOGHI DOVE EMIGRARE PER VIVERE , ABBANDONANDO LA TERRA D'ORIGINE PER FAME, GUERRE E POVERTA' .
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MERAVIGLIOSO BOCCACCIO UN FILM DEI FRATELLI TAVIANI.
GLI APPESTATI SONO TORNATI, QUESTA E' L' IDEA ULTIMA DEL FILM DEI TAVIANI CHE DAL DECAMERONE HANNO TRATTO IL MODUS NARRATIVO DI LINGUAGGIO LETTERARIO TRASPOSTO NEL CINEMA , DOVE IL RACCONTO VIENE SVOLTO DA PERSONAGGI CHE FUNGONO DA CORO DI SCENA E I PROTAGONISTI DEGLI EPISODI SONO TRATTI DA ALCUNE NOVELLE DI BOCCACCIO. DUNQUE LA PESTE NON E' IL MORBO MEDIOEVALE MA IL MALE DI OGGI , IL TERRIBILE MALE CHE AFFLIGGE LA MODERNA CIVILTA' OCCIDENTALE , DAL TERRORISMO IDEOLOGICO- RELIGIOSO ALLA MORTE IN MARE DI MIGLIAIA DI PERSONE DISEREDATE AL LA RICERCA DI LUOGHI DOVE EMIGRARE PER VIVERE , ABBANDONANDO LA TERRA D'ORIGINE PER FAME, GUERRE E POVERTA' . LA PESTE COME METAFORA DEL DECLINO DI CIVILTA' CHE ALLORA COLPI' LA FIRENZE MEDIEVALE E POI RINASCIMENTALE , PER RIPRESENTARSI OGGI , SVILUPPATA NEL MONDO INTERO. RENDE MERAVIGLIOSO NEL FILM , LA SCELTA DELLA GIOVENTU' DI FUGGIRE DA FIRENZE APPESTATA , PER SALVARSI NELLA NATURA CON LA SPERANZA DI SCAMPARE ALLA MORTE CERTA. FUGGIRE E STARE INSIEME , RACCONTARE STORIE PER TRASCORRE IL TEMPO , PER ALLONTANARE IL PERICOLO , PER RIFUGIARSI DUNQUE NELLA CULTURA E NELL'ARTE SOTTOFORMA DI RACCONTO DI STORIE FANTASTICHE E MERAVIGLIOSE. I L GRUPPO DI GIOVANI , RAGAZZE E RAGAZZI , SALVANO ANCHE L'AMORE PER LA VITA, E IL PIACERE DI AMARSI , ANCHE SE PER I TAVIANI L'AMORE NON E' SOLO CRUDO SESSO ED EROTISMO DEL CORPO , MA FANTASIE DELLA MENTE E DEL CUORE UNA VISIONE DELL'AMORE CASTAMENTE BOCCACCESCA. AD OGNI MODO L'EROTISMO TRASPARE NEI VOLTI , NEGLI SGUARDI DELLE RAGAZZE PROTAGONISTE DEI RACCONTI .ANCHE LA CORNICE DEL PAESAGGIO TOSCANO , HA UN INTRINSECO PIACERE NEL GUARDARLO , AMMIRANDO LE COLLINE E LA DOLCEZZA DEI COLORI E DELLA LUCE E DELLE OMBRE , SEMPRE NATURALI IN TUTTE LE SCENE DEL FILM. UN A RAFFINATA RICERCA FORMALE DUNQUE , SIA NELLE IMMAGINI DI PAESAGGIO CHE NELLA RAPPRESENTAZIONE DEI PERSONAGGI E DEI VOLTI VICINI ALLE CELEBRI PITTURE TOSCANE. ECCO QUINDI UN ECCELLENTE CINEMA , FIRMATO DA AUTORI DI DECISO VALORE.
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degiovannis
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giovedì 2 aprile 2015
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boccaccio postmoderno
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Non si esce soddisfatti dalla visione del film dei Taviani 'ispirato' al Decameron di Boccaccio. Sulle prime rimane una insoddisfazione a fior di pelle; dopo emerge a poco a poco il motivo di questa insoddisfazione. Il film dà spazio a quella che erroneamente viene chiamata la cornice del Decameron, cioè il contesto in cui le novelle sono inserite. Tuttavia questa scelta accettabile e condivisibile non si giustifica nell'economia del film. Cerco di spiegare il perché. Lo spettatore si aspetta di capire qual è il filo conduttore che tiene assieme le novelle e cerca la risposta proprio nei conversari dei giovani riuniti in campagna per scampare alla peste. Ma questa risposta non arriva. Anzi, in modo un po' superficiale.
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Non si esce soddisfatti dalla visione del film dei Taviani 'ispirato' al Decameron di Boccaccio. Sulle prime rimane una insoddisfazione a fior di pelle; dopo emerge a poco a poco il motivo di questa insoddisfazione. Il film dà spazio a quella che erroneamente viene chiamata la cornice del Decameron, cioè il contesto in cui le novelle sono inserite. Tuttavia questa scelta accettabile e condivisibile non si giustifica nell'economia del film. Cerco di spiegare il perché. Lo spettatore si aspetta di capire qual è il filo conduttore che tiene assieme le novelle e cerca la risposta proprio nei conversari dei giovani riuniti in campagna per scampare alla peste. Ma questa risposta non arriva. Anzi, in modo un po' superficiale. i giovani banalizzano il loro incontro: la castità è un sacrificio e non un valore morale, un modo di onorare i tanti morti che la peste sta causando. Manca quindi il cardine attorno a cui imperniare le novelle scelte, che a questo punto appaiono casuali e non motivate. Questa assenza di colonna portante del film deve aver influenzato negativamente e disorientato gli attori, perché, a parte la bella prova di Arena e Rossi Stuart, essi girano un po'a vuoto o andando sopra le righe, come Scamarcio, o pensando di essere in uno sketch televisivo, come la Cortellesi. E' vero rimane il decoro degli ambienti, il rigore filologico e la fotografia; ma è poco per salvare un film che non riesce pertanto a decollare e a coinvolgere lo spettatore. La lettura di Boccaccio quindi finisce per apparire poco credibile, con qualche concessione di troppo a esigenze di mercato (nella novella di Federigo degli Alberighi paradossalmente il protagonista finisce per essere il falcone perché il suo volo è molto spettacolare, e l'amore di Federigo deve cedergli spazio). In sostanza per concludere: la forma prende il sopravvento, ma non è sufficiente a reggere il film.
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bigdaddy
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lunedì 30 marzo 2015
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non va
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Il film non prende è lento parte male fin dai titoli di testa che sembrano fatti con un programmino di quelli gratuiti a parte gli abiti nuovi e puliti che nei periodi della peste non erano così reperibili ma non pretendiamo troppo, il problema è la sceneggiatura che non ti appassiona nonostante il libro del trecento lo faccia, hanno provato a renderlo attinente con scene di nudo ma per il resto non crea mai il legame tra il personaggio del film e chi lo guarda. Si salva solo l'ambientazione ma un film non si può basare su di essa se no, si chiamerebbe documentario.
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andreius98
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mercoledì 18 marzo 2015
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banalizzazione di un capolavoro
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Dopo il successo di "Cesare deve morire " i fratelli Taviani tornano dietro la cinepresa con un adattamento di una delle opere più importanti e significative della letteratura italiana. Il film inizia subito con una regia molto dinamica rappresentano la tragedia della peste, ma si dilungano troppo togliendo spazio alla cornice dell'opera. Il film procede con una struttura molto teatrale che però non funziona e va a banalizzare l'intera opera in particolare il soggiorno dei ragazzi e alcune novelle interessanti come quella di federigo degli alberighi;la novella rappresentata meglio è sicuramente quella di calandrino anche grazie all'ottima interpretazione di Kim Rossi stuart mentre altri attori erano ridicoli e poco credibileli.
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Dopo il successo di "Cesare deve morire " i fratelli Taviani tornano dietro la cinepresa con un adattamento di una delle opere più importanti e significative della letteratura italiana. Il film inizia subito con una regia molto dinamica rappresentano la tragedia della peste, ma si dilungano troppo togliendo spazio alla cornice dell'opera. Il film procede con una struttura molto teatrale che però non funziona e va a banalizzare l'intera opera in particolare il soggiorno dei ragazzi e alcune novelle interessanti come quella di federigo degli alberighi;la novella rappresentata meglio è sicuramente quella di calandrino anche grazie all'ottima interpretazione di Kim Rossi stuart mentre altri attori erano ridicoli e poco credibileli. Per concludere, il montaggio era ignobile, con stacchi di regia brutti e fastidiosi. Un film molto al di sotto dei Taviani
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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meravigliosamente attuale
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Siamo nella Firenze del 1348 travagliata dalla peste e sette fanciulle e tre giovani si rifugiano in campagna nell’attesa che l’epidemia abbandoni la città. Per trascorrere le giornate, i dieci ragazzi decidono di raccontare ogni giorno delle brevi storie a tema. Passione, erotismo, eventi drammatici, situazioni grottesche, malattie e morte, sono solo alcuni degli argomenti scelti dai protagonisti. Ciò che i protagonisti scopriranno alla fine, è che il vero protagonista di tutto è l'amore, nelle sue innumerevoli sfumature. E sarà proprio questo nobile sentimento l’arma migliore per configgere ogni sofferenza.
Quella che i Fratelli Taviani portano sul grande schermo è una rivisitazione surreale di una delle opere più affascinanti e rappresentative della letteratura italiana: il Decameron di Boccaccio.
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Siamo nella Firenze del 1348 travagliata dalla peste e sette fanciulle e tre giovani si rifugiano in campagna nell’attesa che l’epidemia abbandoni la città. Per trascorrere le giornate, i dieci ragazzi decidono di raccontare ogni giorno delle brevi storie a tema. Passione, erotismo, eventi drammatici, situazioni grottesche, malattie e morte, sono solo alcuni degli argomenti scelti dai protagonisti. Ciò che i protagonisti scopriranno alla fine, è che il vero protagonista di tutto è l'amore, nelle sue innumerevoli sfumature. E sarà proprio questo nobile sentimento l’arma migliore per configgere ogni sofferenza.
Quella che i Fratelli Taviani portano sul grande schermo è una rivisitazione surreale di una delle opere più affascinanti e rappresentative della letteratura italiana: il Decameron di Boccaccio.
Il testo trecentesco viene sapientemente utilizzato per analizzare la gioventù contemporanea, esasperata da un presente brutale e corroso dalla crisi, tanto economica quanto socioculturale. Il film vuole dimostrare che le angosce e le paure che attanagliano gli adolescenti d’oggi solo le stesse che provavano i loro coetanei del ‘300.
Mentre Pasolini, nel suo Il Decameron, decise di soffermarsi sugli aspetti più erotici e sensuali dell’opera boccacciana, Maraviglioso Boccacciosi sofferma sui punti più innocui e sentimentali.
L’unica novella comune ai due film è quella della badessa e della consorella entrambe vittime del peccato della carne, che però viene trattata dai fratelli Taviani con troppa velocità e superficialità.
La ricostruzione della location è fedele, così come la riproduzione dei costumi, il tutto condito da un uso intelligente della musica, alternando melodie classiche (Rossini,Verdi ePuccini) a musicalità decisamente più moderne.
Il cast è formato da alcuni dei più talentuosi attori della scena italiana.
La performance migliore è senza dubbio quella di Kim Rossi Stuartche ci regala un’interpretazione intensa, ironica e teatrale di Calandrino, un uomo stolto e violento che picchia la moglie perché più colta di lui. Un lavoro meno brillante è invece quello svolto da Vittoria Puccinie Riccardo Scamarcio che, relegati nell’episodio meno riuscito del film, vestono i panni di Monna Catalina e di Gentile Carisendi in modo troppo moderno e poco coinvolgente.
Kasia Smutniak,Lello Arena,Michele Riondino,Carolina Crescentini,Paola Cortellesi,Flavio Parenti,Josafath Vagni eJasmine Trincasono gli altri protagonisti di quest’opera corale che non lascia spazio ad alcuna stonatura.
Per concludere, Maraviglioso Boccaccioè un film per i giovani di ieri e di oggi, una pellicola in cui si intrecciano il fascino del passato, la consapevolezza del presente e l’insicurezza del futuro.
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la_colonna_del_sostegno
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martedì 10 marzo 2015
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pregi e difetti
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Il Decamerone per intero è ovviamente non filmabile. Bisogna fare una scelta: ed essa, da parte dei Taviani, è stata buona. Ricordo che la novella di Madonna Dianora, non filmata, è forse la migliore del libro, e chiude per sempre l'epoca cavalleresca. Nel film la cornice storica pare un po' sbrigativa, la colonna sonora non sempre appropriata (ma bello è il tema della prima novella) e gli attori paiono poco calarsi nella realtà dell'epoca. Un'opera di metaletteratura, in cui la cornice vale meno del quadro. Un film che, nonostante tutto, lascia qualcosa.
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jacopo b98
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domenica 8 marzo 2015
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i taviani fanno un buco nell'acqua!
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5 novelle dal Decameron di Giovanni Boccaccio: 1) l’amore tra Ghismunda (Smutniak) e Guiscardo (Riondino), osteggiato dal padre di lei (Arena); 2) Federigo degli Alberighi (Vagni); 3) La novella di Calandrino (Rossi Stuart); 4) La badessa e le brache del prete; 5) La novella di Messer Gentil de’ Carisendi e Monna Catalina. I Taviani purtroppo deludono ancora. Dopo l’ottimo Cesare deve morire, i due fratelli firmano questo adattamento di 5 delle meno famose novelle del Decameron (se si eccettua per Federigo degli Alberighi) e falliscono su tutta la linea. Le 5 novelle non riescono né a divertire né a commuovere, e il fatto che siano precedute da un prologo sconsideratamente lungo non aiuta di certo.
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5 novelle dal Decameron di Giovanni Boccaccio: 1) l’amore tra Ghismunda (Smutniak) e Guiscardo (Riondino), osteggiato dal padre di lei (Arena); 2) Federigo degli Alberighi (Vagni); 3) La novella di Calandrino (Rossi Stuart); 4) La badessa e le brache del prete; 5) La novella di Messer Gentil de’ Carisendi e Monna Catalina. I Taviani purtroppo deludono ancora. Dopo l’ottimo Cesare deve morire, i due fratelli firmano questo adattamento di 5 delle meno famose novelle del Decameron (se si eccettua per Federigo degli Alberighi) e falliscono su tutta la linea. Le 5 novelle non riescono né a divertire né a commuovere, e il fatto che siano precedute da un prologo sconsideratamente lungo non aiuta di certo. Ancora una volta i due registi si ostinano a fare teatro al cinema, ma se nel precedente film la cosa aveva funzionato qui è un fallimento, che affoga il film nel disperato tentativo di imitare il Fellini grottescamente commovente di alcuni capolavori. Ma il risultato è deludente in tutti i sensi. Anche tecnicamente il film è mediocre, quasi mal fatto oserei dire, anche nella scelta affrettata delle inquadrature. Discreta la fotografia di Simone Zampagni, tronfie le musiche di Giuliano Taviani e Carmelo Travia. Un’occasione sprecata.
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great steven
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sabato 7 marzo 2015
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caro messer boccaccio, che omaggio le hanno reso!
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MARAVIGLIOSO BOCCACCIO (IT, 2015) diretto da PAOLO E VITTORIO TAVIANI. Interpretato da LELLO ARENA, KASIA SMUTNIAK, KIM ROSSI STUART, RICCARDO SCAMARCIO, PAOLA CORTELLESI, CAROLINA CRESCENTINI, EUGENIA COSTANTINI, MICHELE RIONDINO, VITTORIA PUCCINI, FLAVIO PARENTI, JOSAFAT VAGNI, JASMINE TRINCA, ROSABELL LAURENTI SELLERS, MIRIAM DALMAZIO
Ormai dai fratelli Taviani ci si può aspettare sempre qualcosa di creativo che travalichi i semplici confini del capolavoro atteso con puntualità nelle sale cinematografiche con una frequenza di due o tre anni dall’uno all’altro film. Con Maraviglioso Boccaccio, le due vecchie volpi hanno nuovamente fatto centro sbaragliando i critici diffidenti che hanno avuto il torto di definire come “solo parzialmente riuscita” questa originale rivisitazione del Decameron che ha soprattutto due meriti innegabili: la presa di distanza dal precedente rifacimento di Pasolini datato 1971 (i Taviani hanno mantenuto coscienziosamente le distanze dai pesanti ammicchi sessuali dell’opera pasoliniana, depurando la loro pellicola da ogni scabrosità evidente) e la disposizione di un cast eccellente in modo che ad ogni attore fosse affidata una parte congeniale da espletare non solo con impegno ma anche calandosi nel ruolo entrando in un’atmosfera medievale chiaramente fittizia ma alquanto verosimile, nonostante le aspettative che vaticinavano una ricostruzione artificiosa e banale.
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MARAVIGLIOSO BOCCACCIO (IT, 2015) diretto da PAOLO E VITTORIO TAVIANI. Interpretato da LELLO ARENA, KASIA SMUTNIAK, KIM ROSSI STUART, RICCARDO SCAMARCIO, PAOLA CORTELLESI, CAROLINA CRESCENTINI, EUGENIA COSTANTINI, MICHELE RIONDINO, VITTORIA PUCCINI, FLAVIO PARENTI, JOSAFAT VAGNI, JASMINE TRINCA, ROSABELL LAURENTI SELLERS, MIRIAM DALMAZIO
Ormai dai fratelli Taviani ci si può aspettare sempre qualcosa di creativo che travalichi i semplici confini del capolavoro atteso con puntualità nelle sale cinematografiche con una frequenza di due o tre anni dall’uno all’altro film. Con Maraviglioso Boccaccio, le due vecchie volpi hanno nuovamente fatto centro sbaragliando i critici diffidenti che hanno avuto il torto di definire come “solo parzialmente riuscita” questa originale rivisitazione del Decameron che ha soprattutto due meriti innegabili: la presa di distanza dal precedente rifacimento di Pasolini datato 1971 (i Taviani hanno mantenuto coscienziosamente le distanze dai pesanti ammicchi sessuali dell’opera pasoliniana, depurando la loro pellicola da ogni scabrosità evidente) e la disposizione di un cast eccellente in modo che ad ogni attore fosse affidata una parte congeniale da espletare non solo con impegno ma anche calandosi nel ruolo entrando in un’atmosfera medievale chiaramente fittizia ma alquanto verosimile, nonostante le aspettative che vaticinavano una ricostruzione artificiosa e banale. La scelta delle novelle risente un po’ dell’esiguità che gli sceneggiatori-registi hanno voluto riservare al loro ultimo piccolo capolavoro, ma la loro messa in scena non disdegna chiarezza espressiva né rigore narrativo, e il risultato della collaborazione fra cast artistico e tecnico appare benevolo e rodato con precisione. L’episodio più divertente è quello di Calandrino, magistralmente interpretato da un Rossi Stuart più imbranato e imbecille del solito, seguito a ruota dalla novella della badessa (Cortellesi) che esce da un incontro sessuale con un laico mettendosi in testa per sbaglio le sue brache. Il più intimo e sentimentale è senza dubbio l’episodio introduttivo, con uno Scamarcio molto misurato e flemmatico (nelle vesti di un umile e appassionato servitore) che salva la vita alla Puccini facendola curare dal malessere che l’ha fatta ritenere morta dai suoi parenti. Probabilmente il pezzo meno riuscito riguarda la novella conclusiva, quella ispirata alle vicende di Federigo degli Alberighi, benché supportato da una J. Trinca potentemente ispirata e motivata, ma in compenso un formidabile L. Arena interpreta con straordinaria abilità e piglio autoritario il duca Tancredi, che osteggia la relazione della figlia Ghismunda (Smutniak) con Guiscardo (Riondino). Girato fra la Toscana e il Lazio, e le location fanno la loro parte nel delineare un paesaggio fiorentino contagiato morbosamente dalla peste ma immerso nella più completa serenità nella sua versione agreste, la quale ospita i dieci ragazzi che, per passare il tempo, decidono di raccontarsi una novella pro capite al giorno variando di volta in volta gli argomenti a scelta libera. Ai costumi ha lavorato Lina Nerli Taviani, moglie di Paolo e assidua collaboratrice dei due registi, mentre al montaggio troviamo un altro loro navigato compagno di numerosi film, il bravissimo Roberto Perpignani. Concludo analizzando la fedeltà al testo originale di Boccaccio: dai romanzi medievali è possibile trarre qualunque sorta di riduzione o riadattamento in immagini audiovisive, ma non sempre il senso delle pagine cartacee è trasposto senza essere frainteso o ignobilmente travisato. Ma in questo caso il pericolo è stato schivato senza soluzioni di continuità, e i Taviani hanno mantenuto la cornice naturale che inghirlandava senza fronzoli il Decameron traducendo un ventesimo delle storie totali che lo compongono con una comprensione pressoché fantastica dei molteplici significati (anticlericalismo, inni all’amore giovanile, aiuti da buon samaritano, accudimento della prole, necessità degli stupidi in ogni società) che non dimentica quanti siano ancora gli aspetti silenti e nascosti che continuano a governare una civiltà come quella italiana. La qual civiltà, non trascuriamolo, attinge le sue radici da una formazione risalente squisitamente ad un Medioevo vissuto con una prospettiva che non ha mai fatto recitare alla nostra penisola la parte dello spettatore inattivo o inoperoso.
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