Titolo originale | L'ombre des femmes |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 73 minuti |
Regia di | Philippe Garrel |
Attori | Clotilde Courau, Stanislas Merhar, Lena Paugam, Vimala Pons, Mounir Margoum, Antoinette Moya Thérèse Quentin, Jean Pommier. |
Tag | Da vedere 2015 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,32 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 7 giugno 2017
Il regista francese Philippe Garrel continua la sua indagine nelle contraddizioni del sentimento per eccellenza: l'amore.
CONSIGLIATO SÌ
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Pierre è un regista di documentari low-budget. Manon, la sua donna, lo aiuta nel lavoro, come montatrice. Per lui ha rinunciato alla propria carriera, per il piacere di lavorare insieme e perché crede nel suo talento. Un giorno Pierre incontra una giovane stagista, Elisabeth, e inizia una relazione con lei. Più avanti anche Manon frequenta un altro uomo. Pierre non può sopportarlo, torna da lei, ma si sente tradito.
La separazione tra un uomo e una donna, dopo la condivisione dell'amore, è ancora al centro del cinema di Philippe Garrel, come il primo giorno. Ma non c'è veramente un dopo né un prima, e proprio qui sta la grandezza del film, tra i suoi lavori migliori degli ultimi anni, nella purezza del tempo cinematografico, che non risponde alle logiche di quello fuori dallo schermo. Il passato lavora sempre al presente in Garrel: non è un ricordo ma ne possiede la nostalgia; è una creazione in fieri ma anche una ripetizione; è il 2015 ma sono anche gli anni Settanta.
Il bianco e nero, magnifico, illuminato da un vecchio maestro, Renato Berta, e la pellicola 35 millimetri, il cinemascope, così come il film nel film, che ha per tema la Resistenza, raccontano questa compresenza di tempi con la loro semplice esistenza. Ma c'è del nuovo. Garrel, come Godard prima di lui, si affida questa volta a Jean-Claude Carrière per la costruzione di una vera e propria sceneggiatura, strumento di cui ha spesso fatto a meno, e il risultato è eccellente. La struttura narrativa che ne esce, simile a quella di certi film di Allen, nel quale una voice over racconta le azioni e i pensieri dei personaggi con malcelata ironia, illuminando le contraddizioni e gli autoinganni, si accorda non solo, comprensibilmente, con la situazione sentimentale descritta, ma rima anche sorprendentemente bene con il tono del film, che non è una commedia ma ne assume la leggerezza. Il lieto fine - che però è evidentemente un finale aperto - si spiega in questa logica, strutturale, interna: qualcosa che accade nei film.
In L'hombre des femmes il cinema di Garrel è al suo meglio, perché risuona perfettamente l'accordo che gli è proprio tra vissuto e inconscio (lei che non vuole separarsi, lui che non lo vuole, e "dunque" si separano), oltre che quell'uguaglianza tra uomo e donna, che è il tema del film, ma anche e soprattutto una condizione cinematografica, qualcosa che è la macchina da presa a creare, qualcosa che accade nei film.