giacomino
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giovedì 6 ottobre 2016
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ottimo film, punto
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Ottimo film, fila tutto, pare che ma...non so... poi invece il film si sviluppa in maniera garbata e coinvolgente, infine il cerchio si chiude con un messaggio positivo che non guasta.
Non è uno di quei film che ti ricordi per la vita ma è fatto molto bene. Musiche giuste al momento giusto (è già da quella prima canzone divisa col walkman in ospedale che capisci di aver trovato qualcosa di buono). Mastandrea, grande come sempre, che ti spara qualche guizzo qua e la che scalda il film. Anche tutti gli altri attori, coprotagonisti e gregari fanno egregiamente la loro parte. Che dire, lo consiglio.
Probabilmente resterà un film semisconosciuto...ma il valore resta!
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giacomino
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giovedì 6 ottobre 2016
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ottimo film, punto
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Ottimo film, fila tutto, pare che ma...non so... poi invece il film si sviluppa in maniera garbata e coinvolgente, infine il cerchio si chiude con un messaggio positivo che non guasta.
Non è uno di quei film che ti ricordi per la vita ma è fatto molto bene. Musiche giuste al momento giusto (è già da quella prima canzone divisa col walkman in ospedale che capisci di aver trovato qualcosa di buono). Mastandrea, grande come sempre, che ti spara qualche guizzo qua e la che scalda il film. Anche tutti gli altri attori, coprotagonisti e gregari fanno egregiamente la loro parte. Che dire, lo consiglio.
Probabilmente resterà un film semisconosciuto...ma il valore resta!
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giacomino
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giovedì 6 ottobre 2016
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ottimo film punto
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Ottimo film, fila tutto, parte che ma... non so... e poi il film si sviluppa in maniera garbata e coinvolgente, infine il cerchio si chiude molto bene anche con un messaggio positivo, che non Guasta.
Non è uno di quei film che ti ricordi per la vita ma è fatto molto bene. Musiche giuste al momento giusto. Mastandrea, grande come sempre, che ti spara qualche guizzo qua e la che scalda il film. Anche tutti gli altri attori coprotagonisti e gragari fanno ottimamente la loro parte. Che dire, lo consiglio.
Probabilente resterà un film semisconosciuto...ma il valore resta!
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no_data
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sabato 13 agosto 2016
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buoni spunti rovinati da eccessi psichedelici
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il film non è da buttare, ma i molti spunti interessanti (insieme alle eccessive contraddizioni) sono resi inutilmente difficili da eccessi psichedelici che ostacolano fruizione e comprensione. Tutto sommato sarebbe una commediola piacevole, se fosse una commediola. Invece diventa un prodotto presuntuoso
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astromelia
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domenica 31 luglio 2016
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bruttissimo
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mai visto un film così scompaginato,lentissimo,noioso,trama inconcepibile,spiacente per battiston forse la sua performance più reietta di sempre ma non a caua sua,e per mastandrea che regge da solo il film perchè si dà a 360 gradi,ma il resto è da dimenticare.
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gabrimiller
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martedì 12 luglio 2016
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bellissimo
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film da polluzione cerebrale, un mastandrea bravisimo e una visione lucida del mondo indagato... leggerezza e profondità con qualche concessione all'eccesso danno realismo e lirismo necessari alla storia... da godersi
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enrico danelli
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mercoledì 15 giugno 2016
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le grandi fughe. desolante.
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Il filo conduttore di questo film è la fuga davanti alle responsabilità che il destino ci impone: il padre di Enrico, il fratello di Enrico, i vari imprenditori che Enrico convince a "mollare", il giovane Bertini (nella droga) e alla fine anche Enrico stesso (dimissioni) e Achrinoam (se ne va senza neppure salutare), i due personaggi positivi del film, tutti prima o poi fuggono. Quello che è più grave non si resce a capire neppure verso cosa fuggano, ma solo da cosa fuggono Gli unici a non fuggire sono alcune macchiette troppo ottuse per avere qualche moto di ribellione (lo zio e il vecchio Bertini) e i due fratelli Lievi, troppo giovani per capire veramente la situazione (alla fine comunque anche Filippo Lievi capisce che la delocalizzazione (idealisticamente da lui osteggiata) è una buona ineluttabile scelta, già voluta e preparata dai genitori).
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Il filo conduttore di questo film è la fuga davanti alle responsabilità che il destino ci impone: il padre di Enrico, il fratello di Enrico, i vari imprenditori che Enrico convince a "mollare", il giovane Bertini (nella droga) e alla fine anche Enrico stesso (dimissioni) e Achrinoam (se ne va senza neppure salutare), i due personaggi positivi del film, tutti prima o poi fuggono. Quello che è più grave non si resce a capire neppure verso cosa fuggano, ma solo da cosa fuggono Gli unici a non fuggire sono alcune macchiette troppo ottuse per avere qualche moto di ribellione (lo zio e il vecchio Bertini) e i due fratelli Lievi, troppo giovani per capire veramente la situazione (alla fine comunque anche Filippo Lievi capisce che la delocalizzazione (idealisticamente da lui osteggiata) è una buona ineluttabile scelta, già voluta e preparata dai genitori). Film veramente attuale e realistico a tratti (la classe dirigente per elezione ereditaria in questo paese nel 50% dei casi rovina quelo che di buono hanno fatto i genitori), con buoni elementi tematici in evidenza (il rapporto umano anche negli affari è fondamentale) purtroppo rovinato da alcune lungaggini e scene insulse (la levitazione dei corpi di Enrico e Achrinoam (Zanasi ha voluto scopiazzare Youth di Sorrentino ?) che senso avrebbe in questo contesto ?), così da apparire scompaginato e pretenzioso, più che problematico e analitico.
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marione
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mercoledì 4 maggio 2016
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una buona idea sprecata
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Troppe lacune, troppo confuso, poco realizzato, male raccontato. L'intenzione era pregevole, gli attori bravi, la fotografia e le musiche ottime, ma il film nell'insieme non funziona e non convince, montaggio e ritmo sono inadeguati. Peccato, una buona occasione di trattare temi attuali e importanti sprecata.
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gianleo67
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venerdì 8 aprile 2016
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torta di noi o...pasticcio di lui?
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Enrico Giusti (Valerio Mastandrea) è il factotum di un ufficio legale incaricato di facilitare la vendita di aziende importanti sull'orlo del crac finaziario da parte di imprenditori tanto svogliati quanto inadeguati . Il suo proverbiale cinismo però viene messo in seria crisi quando deve convincere i due giovani orfani di una coppia di facoltosi industriali a cedere le loro quote di maggioranza a vantaggio di una cordata internazionale capeggiata da un zio scaltro e opportunista. A peggiorare le cose ci si mette la stralunata e instabile fidanzata israeliana che il fratello gli molla nel salotto di casa.
Fare il copia-incolla del cinema grottesco e irriverente alla Paul Thomas Anderson (Punch-Drunk Love - 2002) piuttosto che riprodurre in chiave nostrana lo spaesamento dell'uomo contemporaneo di fronte alle scelte etiche al tempo della globalizzazione (Up in the Air - 2009 - Jason Reitman), non era sicuramente il compitino facile facile che ti aspetteresti per una commedia tutta italiana che cerca di sfuggire alla prevedibilità un pò oziosa di quattro amici in crisi attorno ad un tavolo che va per la maggiore di questi tempi.
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Enrico Giusti (Valerio Mastandrea) è il factotum di un ufficio legale incaricato di facilitare la vendita di aziende importanti sull'orlo del crac finaziario da parte di imprenditori tanto svogliati quanto inadeguati . Il suo proverbiale cinismo però viene messo in seria crisi quando deve convincere i due giovani orfani di una coppia di facoltosi industriali a cedere le loro quote di maggioranza a vantaggio di una cordata internazionale capeggiata da un zio scaltro e opportunista. A peggiorare le cose ci si mette la stralunata e instabile fidanzata israeliana che il fratello gli molla nel salotto di casa.
Fare il copia-incolla del cinema grottesco e irriverente alla Paul Thomas Anderson (Punch-Drunk Love - 2002) piuttosto che riprodurre in chiave nostrana lo spaesamento dell'uomo contemporaneo di fronte alle scelte etiche al tempo della globalizzazione (Up in the Air - 2009 - Jason Reitman), non era sicuramente il compitino facile facile che ti aspetteresti per una commedia tutta italiana che cerca di sfuggire alla prevedibilità un pò oziosa di quattro amici in crisi attorno ad un tavolo che va per la maggiore di questi tempi. La scommessa di Zanasi autore e sceneggiatore quindi, appare sin da subito irta degli ostacoli e delle trappole che la messa a dimora di idee tanto estroverse potevano comportare in termini di originalità del racconto e tenuta del registro, quest'ultimo sempre in bilico tra gli slanci del sarcasmo e le difficili riflessioni della parabola morale. Va da sè che l'operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è immancabilmente morto, se è vero che tutto sembra gravare sulle spalle di un volenteroso Valerio Mastandrea costretto in un personaggio che tra un terminal e l'altro, tra una festa e l'altra e tra un briefing e l'altro sorvola sulle brutture etiche dell'industria 2.0 e delle scalate finaziarie dei saldi di fine stagione con la naturalezza di chi è dotato di un'arte di convincimento di cui restano perennemente oscure le reali virtù e le profonde motivazioni legate ad una tara familiare di consanguinei che sembrano darsela a gambe levate alle prime difficoltà.
Film dal registro comico fuori sincrono e continuamente indeciso sulla strada da intraprendere, il film di Zanasi è una singolare sommatoria di difetti cinematografici che vanno dall'inconsistenza di una trama pretestuosa e improbabile all'insopportabile bozzettismo dei personaggi (primum inter pares un laccatissimo e affettato Giuseppe Battiston) fino a rasentare il ridicolo di una paternale sulle virtù sociali di una responsabilità industriale in capo a giovani rampolli inebetiti dagli studi di filosofia, dalle torte di Nonna Papera e dalle nutrite compagnie di fankazzisti dediti alla filosofia del trekking e dello skateboarding senza pensieri al suono di musichette da videoclip che hanno rotto gli zebedei (troppe zeta e troppe k possona fare veramente male!). Non si salva nemmeno la inevitabile sottotrama sentimentale col tocco esotico di una protagonista femminile dal nome impronunciabile e dal dolcissimo accento anglofono (una graziosa Hadas Yaron), che condivide lo spaesamento etico e la fuga dal tormentato ambiente familiare con un ospite solitario e introverso che sta messo peggio di lei. Unica scena degna di nota quella in cui un istrionico e sornione Mastandrea intona una divertente e orecchiabile 'Torta di noi' sotto l'effetto di una manifesta incoscienza etilica. Se la felicità è un sistema complesso, figuriamoci il cinema; quest'ultimo però, basta farselo scrivere dai professionisti del mestiere. Due candidature ai David di Donatello: a Giuseppe Battiston come Migliore attore non protagonista ed a Torta di noi come Migliore canzone originale. Avrebbe detto il buon Peppino De Filippo: "...e ho detto tutto". Finanziamenti pubblici a catinelle; come dire piove sempre sul bagnato!
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