Titolo internazionale | Heat Wave |
Anno | 2015 |
Genere | Poliziesco |
Produzione | Francia |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Raphae¨l Jacoulot |
Attori | Jean-Pierre Darroussin, Grégory Gadebois, Karim Leklou, Carole Franck, Isabelle Sadoyan Serra Yilmaz, Camille Figuereo, Agathe Dronne, Patrick Bonnel, Marc Prin, Marc Bodnar, Julien Boissier-Descombes, Théo Cholbi, Manon Valentin, Sofian Benghaffor, Lila Lacombe, Maxence Seva, Aristide Demonico, Mostefa Djadjam, David Ayala, Vanessa Feuillate, Cléo Lecomte, Didier Poulain, Faiza Kaddour, Fabien Mairey, Cécile Bayle, Frédéric Bouchet, Paul Simonet, Julien Labaste. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,98 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 27 novembre 2015
Grande suspense e interpreti in stato di grazia per un film che guarda dritto dentro il cuore di tenebra di ognuno di noi. Il film è stato premiato a Torino Film Festival,
CONSIGLIATO SÌ
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È un'estate eccezionalmente calda nella campagna francese. La siccità lentamente esaspera gli agricoltori e non solo. Ognuno hai suoi problemi: come il vetraio che si è appena trasferito in paese e ancora non ha clienti, o il sindaco che viene interpellato per ogni piccola esigenza. È un problema anche la musica troppo alta che esce dalla macchina di Josef Bousou, così come la sua invadenza. La comunità lo tollera, sa che ha dei problemi mentali, ma ben presto comincia ad incolparlo di ogni male, fino al giorno in cui la famiglia lo trova senza vita nel cortile di casa.
Quando la calura è al suo massimo, il tempo pare rallentare, le ombre si allungano sul selciato bruciante, i nervi affiorano, la notte brulica di movimenti e misteri. Raphaël Jacoulot usa la macchina da presa come un apparecchio tecnico per mappare il territorio, disegna il confine dei campi coltivati, il gabbiotto incriminato della pompa manomessa, la casa dell'uno, il capanno dell'altro, il tavolo delle proteste, l'alimentari dei genitori di Manon, il caffè, la stazione di polizia. Con grande calma e senso della suspence, fa fremere lo spettatore sulla sedia senza dire o fare alcunché, tornando su un luogo, intercettando uno sguardo, inscenando il più naturale dei dialoghi.
La normalità non esiste e l'eccesso di normalità genera follia. Impossibilitati ad incolpare le nuvole per non scaricare l'acqua necessaria, uomini e donne fanno la conta e individuano presto il difetto di fabbrica, chi, fra loro, è meno “uno di loro”.
Straordinario a dir poco, nell'interpretazione che dà dello scemo del villaggio, del “semplice” che semplice non è, Karim Leclou traduce in corpo e voce, sguardo e gesto, la definizione che uno dei suoi pochi amici dà di Josef, “buono ma pesante”. Privato dell'ossigeno per qualche secondo di troppo al momento della nascita, Josef porta per le vie del paese la sua tara con una vitalità che è reputata eccessiva e indispone. Attorno a lui si muovono “i vicini di casa” dei telegiornali locali, che il cinema di Jacoulot, magnanimo e impertinente allo stesso tempo, ammanta di piccolo snobismo. Ognuno ha il suo occhio di bue, il suo momento di ribalta, ma quel che conta è l'insieme, la Dogville.
Leggero nell'affondo, perfettamente circolare nel disegno e nel senso, Coup de chaud è una parabola nera girata in pieno sole, una pagina simenoniana, una tragedia mascherata da cronaca di un'estate, dove l'orrore più grande risiede nel suo terminare al punto di partenza, nel restituire tutto come prima.