logical
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sabato 24 maggio 2014
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starstrash
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Film pessimo per sceneggiatura, traduzione italiana e recitazione. Julianne Moore realmente imbarazzante e fuori misura, John Cusack tinto come un Magnum al cacao 70% e con uno sguardo da panda che fa compassione. Non c'è tensione, non c'è emozione, solo un dolore vedere Cronenberg raggiungere questo nulla fastidioso e imbottito di luoghi comuni che si pensavano sepolti nelle rubrichette rosa delle lettere alla direttrice di Cosmopolitan o Cronaca Vera. Il povero Evan Bird si sforza di non far scivolare il 'suo' film dalle sue possenti spalle a U cercando di rivaleggiare con i titani di "Mamma ho perso l'aereo" ma non è altrettanto memorabile. Un film atroce e assolutamente irritante per chi ha memoria di Videodrome o Crash; a un idiota si perdona, a un vero regista no.
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stefanosessa
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venerdì 23 maggio 2014
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fregatene del pubblico, david!
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Nota preliminare 1. Votazione volutamente esagerata al rialzo, al fine di compensare le altre votazioni assurdamente esagerate al ribasso.
Nota preliminare 2. Il recensore ufficiale di Mymovies (Gabriele Niola) deve essersi appisolato durante il film.
''La sua famiglia è formata da un padre psicologo dai metodi poco ortodossi e da una madre anch'essa attrice ma con poca fortuna, figlia a sua volta di una nota stella del cinema che forse dovrà interpretare nel film biografico a lei dedicato.'' La trama del film è molto semplice, eppure il succitato recensore ha capito che Havana Segrand (Julian Moore) è la madre del ragazzino-star, mentre invece è solo una paziente del padre.
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Nota preliminare 1. Votazione volutamente esagerata al rialzo, al fine di compensare le altre votazioni assurdamente esagerate al ribasso.
Nota preliminare 2. Il recensore ufficiale di Mymovies (Gabriele Niola) deve essersi appisolato durante il film.
''La sua famiglia è formata da un padre psicologo dai metodi poco ortodossi e da una madre anch'essa attrice ma con poca fortuna, figlia a sua volta di una nota stella del cinema che forse dovrà interpretare nel film biografico a lei dedicato.'' La trama del film è molto semplice, eppure il succitato recensore ha capito che Havana Segrand (Julian Moore) è la madre del ragazzino-star, mentre invece è solo una paziente del padre. Equivocare l'inequivocabile sembra impossibile, e invece no.
Cronenberg andrebbe apprezzato almeno per un motivo : se ne frega del pubblico (coraggio sempre più raro da trovare ai giorni nostri). Lo fa in un modo molto semplice: impedisce al pubblico il rispecchiamento nei personaggi mettendo sullo schermo situazioni lontane dal quotidiano, che nella loro quasi assurda straordinarietà hanno, però, la capacità di dire molto (indirettamente) sulla realtà dei nostri tempi. E' un regista/autore che sa ancora essere contemporaneo, cioè capace di registrare le malattie e le mutazioni psico-fisiche della società, dal didentro di quest'ultima. Chi potrebbe mai rispecchiarsi nei personaggi di Crash, o di Videodrome, o di Cosmopolis? Nessuno, eppure sono pelllicole che parlano di noi e del nostro mondo. Negando al pubblico il rispecchiamento, viene meno anche la possibilità di qualsiasi emozione empatica. I suoi film sono freddi, glaciali. Danno altri tipi di stimoli, visivi e psicopatologici, che si impongono sulla pelle dello spettatore come punture di spillo. Spiacevoli aghi sottocutanei. Le sue opere devono essere assimilate, metabolizzate: solo dopo si può provare a dire qualcosa su di esse.
Maps to the stars è popolato di personaggi devastati, ma pieni di soldi. Fanno soldi anche mentre cacano (non credo che sia casuale che Cronenberg ci faccia assistere in diretta alla defecatio di una star
hollywoodiana, con tanto di contorno aerofago). Lo pseudo-psicologo, la baby star milionaria, l'attrice stagionata ma ancora in forma (milf, il termine è citato anche nel film) hanno in comune due cose: sanno cosa sia l'incesto perchè l'hanno vissuto; il loro Io si è talmente dilatato da aver assorbito tutto il mondo. Sono loro il mondo: esiste solo la loro carriera, il loro successo, la loro reputazione. Se un bambino deve morire o se bisogna rinnegare una figlia pentita per favorire la propria ascesa non c'è problema, che ben venga. Hollywood è il nuovo Olimpo, e i suoi divi le nuove divinità. Gli dei greci sapevano cosa fosse la sofferenza, loro anche. E giù con vagonate di Xanax e affini. Hollywood è morta e continua a produrre morte. Tutto il film è un necrologio di quel mondo? Forse. L'unico a salvarsi è un autista, che vorrebbe farne parte ma non ci è ancora entrato davvero.E' per questo che si salva? Forse.
Poche attenzioni alle amate questioni carnali e massima concentrazione sul disgregarsi di personalità accecate dalla voglia di eternarsi. Problemi che non affligono solo Hollywood, evidentemente. Non siamo forse, noi occidentali, ossessionati dal successo, che dovrebbe lasciare qualcosa di noi ai posteri? Perchè la realtà ci sembra pienamente vera solo se passa in tv o sul grande schermo? Tra le tante cose, questa pellicola sembra interrogarsi anche su questo.
La costruzione del film è mirabile: una prima parte dai toni (tristemente) comici, alcune scene grottesche. Ma già si annusa l'abisso, una violenza latente e sotterranea che non tarderà ad esplodere. Ultima parte di pura devastante distruzione. La tragedia ineluttabile. Nessuna salvezza, se non la morte.
Come in altri film del regista si percepisce un senso di indeterminatezza, un residuo di non-spiegato o semplicempente di inspiegabile. D'altronde, l'abisso psichico non può essere illuminato completamente ed è difficile tematizzarlo proprio per questo. Pochi riescono a farlo come Cronenberg. Non resta che augurargli una vita lunga.
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ciccino70
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venerdì 23 maggio 2014
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gabriele niola, ma tu l'hai visto il film?
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Panoramica su Cronenberg molto interessante, ma la trama del film contiene delle inesattezze. Colpo di sonno? :-)
Personalmente ho trovato questo film brutto e pesante, come d'altronde era stato per Cosmopolis. In effetti, di tutti i film di Cronemberg, l'unico che mi sia mai piaciuto è La promessa dell'assassino.
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bianca46
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giovedì 22 maggio 2014
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psiche malata
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E piu che mediocre,direi proprio brutto, si possono ingaggiare grossi nomi,ma quando la storia e' debole,non ci sono specchietti per le allodole che tengano! Personalmente ,piuttosto delusa dalle produzioni cinematografiche nazionali,la mia preferenza va alla cinematografia degli stati uniti,ma anche quella ultimamente non brillak
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melvin ii
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giovedì 22 maggio 2014
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hollywood brucia
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Il biglietto d’acquistare per “Maps to the stars” è Di Pomeriggio
“Maps to the stars” è un film del 2014 diretto da David Cronenberg, scritto da Bruce Wagnercon Julianne Moore, John Cusack, Robert Pattinson, Olivia Williams, Mia Wasikowska, Evan Bird. La pellicola partecipa in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes].
Nerone bruciò Roma quando capì che la decadenza civile e morale della città era ormai irrecuperabile.
Le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli.
La popolarità e il successo sono spesso l’anticamera della solitudine e del vuoto pneumatico.
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Il biglietto d’acquistare per “Maps to the stars” è Di Pomeriggio
“Maps to the stars” è un film del 2014 diretto da David Cronenberg, scritto da Bruce Wagnercon Julianne Moore, John Cusack, Robert Pattinson, Olivia Williams, Mia Wasikowska, Evan Bird. La pellicola partecipa in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes].
Nerone bruciò Roma quando capì che la decadenza civile e morale della città era ormai irrecuperabile.
Le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli.
La popolarità e il successo sono spesso l’anticamera della solitudine e del vuoto pneumatico.
Hollywood è il sogno di tanti, ma per molti diventa un incubo fatto di nevrosi e degenerazione morale e fisica.
David Cronenberg con questo film prova a raccontare e descrivere il precario e nevrotico mondo delle star basato sulla continua ricerca di conferme artistiche e con una vita privata devastata da varie turbe psichiche.
Il film inizia con tre storie, in apparenza, distanti e diverse tra loro. Lo spettatore conosce il giovanissimo attore, ma già popolare, Benjie Weiss(Bird) durante un”agghiacciante” visita a una giovane fan in ospedale, malata di linfoma no hodgkin. Osserva Agatha, misteriosa ragazza dal volto ustionato, appena ritornata a Los Angeles in pullman e infine ammira la splendida e problematica attrice Havana Segrand(Moore) desiderosa di fare il remake del film fatto anni prima dalla madre. Ben presto lo spettatore nota che dietro l’apparente vita felice dei due attori, si celano infelicità, abusi di farmaci e droghe e gravi problemi psicologici. Benjie costretto a crescere brutalmente dagli ambiziosi genitori Cusack e Williams e di fatto vittima del sistema. Havana prigioniera del proprio passato e ossessionata dal ricordo della madre è umorale e spesso eccessiva. Agatha diventa il trait d’union per le tre storie, rivelando il suo passato e i suoi legami con gli altri protagonisti.
Il film ha un discreto ritmo nella prima parte, lo spettatore segue con interesse le dinamiche della vita hollywoodiana e soprattutto non può non rimanere colpito dai modi fare e di pensare delle “star in erba”, per poi diventare noioso, lento e opaco nella seconda parte.
La sceneggiatura pur partendo da una idea abbastanza originale, ha poco respiro narrativo e si chiude dentro una serie di clichè e stereotipi senza riuscire a dare vera profondità e intensità al racconto. I dialoghi sono interessanti e ben costruiti all’inizio, ma poi risultano aridi e prevedibili.
La regia appare piatta e monocorde, da Cronenberg ci aspetta sempre un guizzo creativo misto a follia, qui completamente assente.
Lo spettatore però non può apprezzare ancora una volta la bravura e la bellezza di Julianne Moore, davvero perfetta nel ruolo. Tiene sempre alta la tensione drammatica, mescolando anche l’elemento grottesco senza risultare eccessiva. Da tenere d’occhio sabato sera per la Palma d’Oro come migliore attrice.
Convincente e credibile nel suo ruolo il giovane Evan Bird. Conferma di crescita artistica per Mia Wasikowska, non era facile il suo personaggio, senza cadere nel ridicolo.
Cusack , Pattinson e la Williams si pagano la rata di muto, con un prestazione da minimo sindacale.
Il finale, sebbene con diversi colpi di scena, risulta scialbo e privo di consistenza
“Maps to the stars” come spesso accade aveva grandi ambizioni sulla carta, ma alla fine della proezione la reazione dello spettatore dormiente è abbastanza eloquente”Che s…..a di film!”.
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alescio92
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giovedì 22 maggio 2014
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grande film
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Ritorna Cronenberg dopo quel capolavoro assoluto di Cosmopolis, anche qua ci regala un grande film.
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l.noera
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mercoledì 21 maggio 2014
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la psiche al centro del film
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Scusate ma il vostro recensore ha le idee un po confuse sulla trama riguardo alla moglie del picologo che fa non è attrice, ma segue il suo giovane prodigioso figlio. L'attrice la Moore è un pretesto per il resto della trama.
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t. anderson
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mercoledì 21 maggio 2014
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il declino di cronenmberg
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Da fan di Cronenmberg, devo proprio dirmi deluso. In realtà non sono nemmeno deluso, già leggendo la trama avevo capito che qualcosa non andava.
Questo film ha un fondamentale problema: non ha senso. Una serie di episodi, i cui temi sono le stelle di Holliwood e le psicopatologie, si susseguono non raccontando nessuna vera storia. I personaggi non evolvono granché, sono delle pessime persone all'inizio e alla fine del film, al limite si con qualche macchia in più.
Dello stile del Cronenmberg che fu, è rimasto il tema della psicosi, dei farmaci e delle droghe, ma la narrazione si è persa per strada. Onestamente ho odiato anche Cosmopolis, ma almeno lì si poteva dire:"è un film d'autore, è particolare, è geniale", qui invece si rimane solo perplessi.
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Da fan di Cronenmberg, devo proprio dirmi deluso. In realtà non sono nemmeno deluso, già leggendo la trama avevo capito che qualcosa non andava.
Questo film ha un fondamentale problema: non ha senso. Una serie di episodi, i cui temi sono le stelle di Holliwood e le psicopatologie, si susseguono non raccontando nessuna vera storia. I personaggi non evolvono granché, sono delle pessime persone all'inizio e alla fine del film, al limite si con qualche macchia in più.
Dello stile del Cronenmberg che fu, è rimasto il tema della psicosi, dei farmaci e delle droghe, ma la narrazione si è persa per strada. Onestamente ho odiato anche Cosmopolis, ma almeno lì si poteva dire:"è un film d'autore, è particolare, è geniale", qui invece si rimane solo perplessi... Se voleva essere una riflessione sulla perversione del mondo di Holliwood, temo che non sia sufficientemente organica per essere apprezzatta.
Mi dispiace proprio, ma per me la narrazione conta.
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[+] il declino dell'opinionisimo declinante
(di stefanosessa)
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[+] fallacia ad hominem
(di t. anderson)
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