fabio 3121
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martedì 19 maggio 2020
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il "colpo" alla botte di whisky inestimabile!
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il film è ambientato a Glasgow e racconta la storia di 3 ragazzi e una ragazza che, condannati per piccoli crimini (furti e pestaggi), devono svolgere 300 ore di servizi sociali. Rhino, il loro responsabile, amante del whisky, li porta in gita ad una distilleria di Edinburgo e qui, durante una degustazione, vengono a sapere che ci sarà un'asta presso la distilleria Blended per una botte ritrovata di scotch whisky il cui valore è inestimabile. Quindi Robbie, uno dei 3 ragazzi, che è appena diventato padre, escogita un "colpo" per rubare il whisky contenuto nella botte e a tal fine i ragazzi indosseranno i kilt scozzesi per non apparire come 4 poveri sfigati.
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il film è ambientato a Glasgow e racconta la storia di 3 ragazzi e una ragazza che, condannati per piccoli crimini (furti e pestaggi), devono svolgere 300 ore di servizi sociali. Rhino, il loro responsabile, amante del whisky, li porta in gita ad una distilleria di Edinburgo e qui, durante una degustazione, vengono a sapere che ci sarà un'asta presso la distilleria Blended per una botte ritrovata di scotch whisky il cui valore è inestimabile. Quindi Robbie, uno dei 3 ragazzi, che è appena diventato padre, escogita un "colpo" per rubare il whisky contenuto nella botte e a tal fine i ragazzi indosseranno i kilt scozzesi per non apparire come 4 poveri sfigati. La pellicola é interpretata da giovani attori non famosi, anzi si ha l'impressione che siano stati presi per strada e che quindi siano a loro agio nell'immedesimarsi in ragazzi ai margini della società, disoccupati e con vari problemi alle spalle. Il tutto però è rappresentato dal bravo Ken Loach nello stile di una commedia british semplice e diretta che si lascia seguire con piacere ma che porta anche a riflettere. Alla fine del film ti viene proprio la voglia di degustare un bel bicchiere di Scoth Whisky e di brindare alla riuscita del colpo!
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stefano capasso
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venerdì 29 aprile 2016
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c'è sempre una possibilità se si riesce a cogliere
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Quando il giudice di Glasgow decide di dargli ancora una possibilità evitandogli il carcere in cambio di 300 ore di lavori socialmente utili, per via del figlio che sta per nascere, Robbie, ragazzo dalla storia di droga e violenze costruisce la solida determinazione di cambiare vita. Non è facile perché le persone legate alla sua storia si presentano continuano a tentare di farlo ricadere nei suoi vecchi vizi. Per sua fortuna Rhino, il responsabile dei servizi sociali, decide di aiutarlo e inaspettatamente Robbie scopre di avere un talento per capire i whisky.
Questo aprire una nuova reale possibilità di cambiamento.
Film molto bello di Ken Loach, che parla degli “ultimi” e delle possibilità che possono svilupparsi in ogni momento e in modo imprevedibile.
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Quando il giudice di Glasgow decide di dargli ancora una possibilità evitandogli il carcere in cambio di 300 ore di lavori socialmente utili, per via del figlio che sta per nascere, Robbie, ragazzo dalla storia di droga e violenze costruisce la solida determinazione di cambiare vita. Non è facile perché le persone legate alla sua storia si presentano continuano a tentare di farlo ricadere nei suoi vecchi vizi. Per sua fortuna Rhino, il responsabile dei servizi sociali, decide di aiutarlo e inaspettatamente Robbie scopre di avere un talento per capire i whisky.
Questo aprire una nuova reale possibilità di cambiamento.
Film molto bello di Ken Loach, che parla degli “ultimi” e delle possibilità che possono svilupparsi in ogni momento e in modo imprevedibile. E’ importante essere presenti per poter cogliere queste opportunità ed è sempre fondamentale l’aiuto di un gruppo solidale che condivide le stesse necessità.
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dario
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domenica 7 febbraio 2016
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valido
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La storia è zuccherosa, edificante, dunque contiene qualche ingenuità ed ha un buonismo di fondo voluto, ma non forzato. Una grande regia rende tutto gradevole, coinvolge benché la morale si basi su un imbroglio. Ma è un imbroglio perpetrato a danno dei ricchi, a danno del sistema. Recitazione essenziale e per questo notevole. Personaggi che non si dimenticano e cinema come si fa raramente.
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enzo70
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martedì 12 gennaio 2016
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e allora gli angeli esistono davvero
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La parte degli angeli è la quota di whiskey che ogni anno evapora dalle botti; quel due per cento che non si sa dove finisce, scompare e l’unico ricordo rimane nel sapore del bicchiere da degustare. Il cinema di Ken Loach è sempre avvincente, affascinante, la scelta del regista inglese di raccontare le storie degli ultimi, per raccontare le contraddizioni dei primi ne ha fatto un ultimo samurai di un certo tipo di cultura; e proprio questa scelta di campo, per certi profili fondamentalista, lo ha portato talvolta a diventare ripetitivo e noioso.
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La parte degli angeli è la quota di whiskey che ogni anno evapora dalle botti; quel due per cento che non si sa dove finisce, scompare e l’unico ricordo rimane nel sapore del bicchiere da degustare. Il cinema di Ken Loach è sempre avvincente, affascinante, la scelta del regista inglese di raccontare le storie degli ultimi, per raccontare le contraddizioni dei primi ne ha fatto un ultimo samurai di un certo tipo di cultura; e proprio questa scelta di campo, per certi profili fondamentalista, lo ha portato talvolta a diventare ripetitivo e noioso. Non è così in questo straordinario film in cui le storie di quattro ragazzi con problemi sociali si intrecciano e trovano un angelo, Rhino, che crede nella possibilità di riscatto delle persone. Robbie, il protagonista, già detenuto per vari anni per rissa, ha un figlio e vuole cambiare vita; tutto e contro di lui, tranne l’amore per il figlio, la forza che gli dà Rhino e una innata capacità di percepire le qualità olfattive e sensoriali del whisky. Un grandissimo film per ritmo, fantasia, la commedia della vita umana viene scansita in maniera perfetta da Loach che riesce, mantenendo la sua impostazione di fondo, a regalare allo spettatore una grandissima storia, ai limiti del capolavoro.
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homer52
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lunedì 5 gennaio 2015
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social whisky
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Per chi, come me, ama il whisky è facile mettersi in sintonia con questa storia a sfondo sociale dove il disadattato irrecuperabile trova il riscatto seppure attraverso uno stratagemma delinquenziale. Infatti Robbie, forte della motivazione d'essere diventato padre, trova la determinazione ad uscire dal vortice della violenza in cui s'era immerso grazie alle sue spiccate doti olfattive che lo portano ad entrare nel mondo della degustazione e quindi a carpire bottiglie di pregiato whisky d'annata per venderle poi ad un prezzo che gli permette di farsi una nuova vita con la propria famiglia. Una favola in cui il cattivo diventa buono ed il rubare diventa un atto dovuto se fatto a fin di bene.
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Per chi, come me, ama il whisky è facile mettersi in sintonia con questa storia a sfondo sociale dove il disadattato irrecuperabile trova il riscatto seppure attraverso uno stratagemma delinquenziale. Infatti Robbie, forte della motivazione d'essere diventato padre, trova la determinazione ad uscire dal vortice della violenza in cui s'era immerso grazie alle sue spiccate doti olfattive che lo portano ad entrare nel mondo della degustazione e quindi a carpire bottiglie di pregiato whisky d'annata per venderle poi ad un prezzo che gli permette di farsi una nuova vita con la propria famiglia. Una favola in cui il cattivo diventa buono ed il rubare diventa un atto dovuto se fatto a fin di bene. E proprio qui sta la debolezza di questa storia perchè rubare deve sempre essere un elemento di negatività. Se l'intento del regista era comunque quello di dimostrare che nella vita ci può essere sempre una chance di riscatto, allora ben venga questo messaggio positivo.
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elgatoloco
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venerdì 1 agosto 2014
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grande film"altro"
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Kean Loach stupisce sempre, con grande intelligenza"visionaria", non nel senso di improbabili "fughe"pseudo-avanguardistiche(ma quale"avanguardia", ormai?)ma di una capacità di vedere e far vedere straordinaria. Grande la capacità di alternare "sermo humilis"(commedia)e "sermo sublimis"(dramma sociale), senza nessun tono da"agit prop", ma proponendo una vera e dura requisitoria contro lo"european style"neoliberista, contro il tatcherismo prolungato da Tony Blair e successiva appendice"laburista"(ma da"New Labour"), poi da Cameron, in politica economica altro"tatcheriano"convinto, nonostante qualche distinguo.
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Kean Loach stupisce sempre, con grande intelligenza"visionaria", non nel senso di improbabili "fughe"pseudo-avanguardistiche(ma quale"avanguardia", ormai?)ma di una capacità di vedere e far vedere straordinaria. Grande la capacità di alternare "sermo humilis"(commedia)e "sermo sublimis"(dramma sociale), senza nessun tono da"agit prop", ma proponendo una vera e dura requisitoria contro lo"european style"neoliberista, contro il tatcherismo prolungato da Tony Blair e successiva appendice"laburista"(ma da"New Labour"), poi da Cameron, in politica economica altro"tatcheriano"convinto, nonostante qualche distinguo... Finalmente, con questo film denso di grandi-piccoli personaggi di alto spessore(ben altro dal"volgo disperso che nome non ha"del clerico-conservatore Alessandro Manzoni, quasi ormai invece proletariato "classe per sé")il marxista-trozkista Loach(per anni dannato nella sua Great Britain)fa strage anche di premi... Applicazione rigorosa dei"sacri testi"marx-leninisti e trotzkisti(certo qualche differenza c'è, ma...)?No, al cinema risulterebbe retorica: continuità tra il meglio della tradizione utopica e una visione non dogmatica del"socialismo scientifico". El Gato
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stefano bruzzone
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lunedì 21 aprile 2014
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un film di classe
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il maestro Ken Loach dirige questa bellissima e amara commediola inglese narrante la storia di 4 ragazzi disadattati e affidati ai servizi sociali che svolteranno grazie al fiuto per il buon whisky di uno di loro. un film facile facile ma proprio quando le sceneggiature appaiono banali ecco che viene fuori l'arte di fare dell'ottimo cinema anche sena budget milionari e supestars del grande schermo. bravi tutti!
Voto:8
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francesco2
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lunedì 3 marzo 2014
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come il vino, neanche lui invecchia male
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Si può discutere, magari anche abbastanza, sull'accentuato interesse che vari film di Loach riscuotono. Alla luce di quest'opera, però, verrebbe da pensare che invecchia benino. In fondo, se ci atteniamo alla trama del film "Terra e libertà", non appare forse peregrino un accostamento tra i combattenti per la causa comunista e questi giovani di oggi.
I cui desideri, certo, sono legati ad un'"Utopia" più personale ed individualistica. Resiste però la sua simpatia per i marginali, l'assenza di retorica, persino una buona dose di "Giallo" che rivela, forse, anche una voglia di confrontarsi con nuovi generi, come era avvenuto anche in "Il mio amico Eric".
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gabriella
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martedì 4 giugno 2013
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"la cattiva strada" verso la libertà
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“The loser”, gli emarginati, gli sconfitti, avranno sempre una possibilità di riscatto finchè registi come Ken Loach riusciranno a cogliere il desiderio di rinascita che vibra dentro di loro, sapranno vedere e soprattutto sentire la loro disperazione, ma anche l’energia e la forza d’animo nelle loro “anime salve che hanno superato “giornate furibonde / senza atti d’amore / senza calma di vento”: non sono forse le figure dimenticate o addirittura occultate (perché inutili e ingombranti), da quella logica illogicità di un progresso il cui unico obiettivo è il profitto?” Il regista di Nuneaton, che si potrebbe definire il Fabrizio De Andrè del cinema britannico, non solo per la visione poetica dei suoi personaggi, ma anche per l’interesse verso le fasce più deboli e a rischio di una società al collasso, che non regala sconti a nessuno , anzi, ghettizza quelli che vengono etichettati “irrecuperabili esplora un mondo che ben conosce.
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“The loser”, gli emarginati, gli sconfitti, avranno sempre una possibilità di riscatto finchè registi come Ken Loach riusciranno a cogliere il desiderio di rinascita che vibra dentro di loro, sapranno vedere e soprattutto sentire la loro disperazione, ma anche l’energia e la forza d’animo nelle loro “anime salve che hanno superato “giornate furibonde / senza atti d’amore / senza calma di vento”: non sono forse le figure dimenticate o addirittura occultate (perché inutili e ingombranti), da quella logica illogicità di un progresso il cui unico obiettivo è il profitto?” Il regista di Nuneaton, che si potrebbe definire il Fabrizio De Andrè del cinema britannico, non solo per la visione poetica dei suoi personaggi, ma anche per l’interesse verso le fasce più deboli e a rischio di una società al collasso, che non regala sconti a nessuno , anzi, ghettizza quelli che vengono etichettati “irrecuperabili esplora un mondo che ben conosce. Ed è con uno sguardo paterno, indulgente che Loach narra le vicende di Robbie, destinato ai servizi sociali ( evitando il carcere dal quale era appena uscito),per clemenza del giudice che tiene conto dell’imminente paternità del giovane, il quale sembra più che mai disposto a cambiare registro in modo da poter essere un genitore responsabile e perche desidera un futuro migliore per il figlio. Affidato a Herry il ragazzo conosce altri “sbandati” come lui e, durante la visita a una distilleria, si scopre una particolare sensibilità nell’assaggio e nella degustazione del whisky, da qui insieme ai suoi compagni di rieducazione, mette a segno un colpo che dovrebbe garantire loro una certa sicurezza e la possibilità di uscire dalla sua condizione di perenne perdente. Indossando un kilt scozzese e con una bottiglia di whisky, la classe proletaria va in paradiso, e noi con loro, ubriachi una volta tanto di sano ottimismo, di humor e con la speranza di un cambiamento sociale, più attento e rivolto a quelle condizioni di bisogno, che sono tantissime. E il 2%, , della parte alcolica, che si disperde durante la fermentazione, quella parte degli angeli viene recuperata proprio nella fiducia che una buona opportunità può veramente dare una svolta alla propria vita.
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ruger357mgm
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giovedì 2 maggio 2013
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una storia dickensiana
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Possibile che il piú "rosso" e disincantato dei cineasti british possa abbandonarsi alla morale e all'happy ending? Non solo possibile ma pure bello! Con un taglio alla "presa diretta" nella prima parte ed una fotografia essenziale degna delle sue pellicole migliori,col giusto britannico distacco,Loach confeziona un prodotto godibile, su un plot essenziale, alla sua maniera,senza enfasi e meno "politico" del solito, basato su un elemento "cult" della tradizione inglese, il distillato di malto, in tutte le sue varianti, con in piú la parte che evapora,quella degli angeli.Le facce giuste, non certo i divi riconosciuti, i tempi cinematografici perfetti,la mancanza di sbavature e la linearitá della trama,sebbene troppo semplice,fanno trascorrere poco piú di un'ora e mezza gradevolmente,lasciandoci uscire contenti ed appagati,una volta tanto,da un lieto fine sperato.
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Possibile che il piú "rosso" e disincantato dei cineasti british possa abbandonarsi alla morale e all'happy ending? Non solo possibile ma pure bello! Con un taglio alla "presa diretta" nella prima parte ed una fotografia essenziale degna delle sue pellicole migliori,col giusto britannico distacco,Loach confeziona un prodotto godibile, su un plot essenziale, alla sua maniera,senza enfasi e meno "politico" del solito, basato su un elemento "cult" della tradizione inglese, il distillato di malto, in tutte le sue varianti, con in piú la parte che evapora,quella degli angeli.Le facce giuste, non certo i divi riconosciuti, i tempi cinematografici perfetti,la mancanza di sbavature e la linearitá della trama,sebbene troppo semplice,fanno trascorrere poco piú di un'ora e mezza gradevolmente,lasciandoci uscire contenti ed appagati,una volta tanto,da un lieto fine sperato...
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