Titolo originale | Tasher Desh |
Anno | 2012 |
Genere | Fantastico |
Produzione | India, Sri Lanka |
Durata | 112 minuti |
Regia di | Qaushiq Mukherjee |
Attori | Tillotama Shome, Anubrata Basu, Immaduddin Shah, Rii Sen, Soumyak Kanti De Biswas Maya Tideman, Joyraj Bhattacharjee, Tinu Verghese. |
MYmonetro | 2,81 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 3 giugno 2013
Il regista Kaushik Mukherjee, conosciuto con lo pseudonimo di Q, è leader di una delle principali band di ska dell'India.
CONSIGLIATO SÌ
|
Tasher Desh (Il regno delle carte), film indiano firmato da Q (Kaushik Mukherjee), regista bengalese visionario già autore del discusso Gandu (Berlino 2011), viene presentato nella sezione MAXXI del Festival di Roma 2012, la sezione del festival con un occhio più attento all'innovazione e alla contaminazione con i nuovi linguaggi. Il regno delle carte è stato girato in solo 25 giorni, sulle coste dello Sri Lanka.
Il film, dallo stile fortemente sperimentale, è l'adattamento del celebre dramma musicale dello scrittore e poeta premio Nobel Tagore. Un personaggio si trova da solo in una sperduta stazione di treni, forse è un cantastorie. Inizia a parlare ai treni che passano, immaginando una storia frutto della sua immaginazione: un principe vive da solo con la madre alcolista in un palazzo-prigione. Il principe, stanco della sua prigionia, decide di avventurarsi in un viaggio assieme all'amico e confidente; approda così su un'isola controllata da un governo delle carte, dove ogni comportamento umano è bandito. Per trasmettere il suo messaggio di libertà sceglierà le donne, come forza propulsiva rivoluzionaria.
Stilisticamente il film alterna registri molto diversi: da subito un bianco e nero molto rarefatto, poi scene di colore dai toni forti. Due piani diversi dell'immagine e del suono: silenziose le prime, rumorose le seconde. Come se le immagini prodotte dalla fantasia del cantastorie fossero interferenze sul piano della realtà in bianco e nero.
Visivamente potente, il film sceglie un regime non narrativo, portando così lo spettatore più a perdersi fra le immagini che a reperire il filo della storia. Ne risulta un film più concettuale che finzionale, anche molto lontano dall'immagine che abbiamo dell'India bollywoodiana.