Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Argentina, Spagna |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Pablo Trapero |
Attori | Ricardo Darín, Jérémie Renier, Martina Gusman . |
Tag | Da vedere 2012 |
MYmonetro | 3,25 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 23 maggio 2012
Due preti e un'assistente sociale cercano di risolvere i problemi sociali del quartiere.
CONSIGLIATO SÌ
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La bidonville della Vergine, alla periferia di Buenos Aires, sorge attorno a quello che i locali chiamano l'elefante bianco e che doveva essere il più grande complesso ospedaliero d'Argentina, mai completato. Lì, nella parrocchia dell'amico don Julian, arriva un giorno Nicolas, un giovane sacerdote belga, proveniente da una disgraziata missione nella giungla, di cui è l'unico superstite. Lì lavora anche Luciana, assistente sociale atea e volonterosa, alla quale Nicolas si lega troppo strettamente. Il conflitto interiore del prete si acuisce parallelamente all'inasprirsi della guerra tra i cartelli della droga e tra i narcotrafficanti che nella bidonville si nascondono e fanno proseliti.
La pellicola di Trapero si apre con un inizio straordinario che contiene almeno due dichiarazioni silenziose: innanzitutto che la violenza è del mondo prima che del cinema e poi che Nicolas e Julian sono uomini prima che preti, tanto che quando li vediamo indossare il collarino bianco, per farsi riconoscere in caso di necessità, ci ritroviamo a sorprenderci. Il titolo, infine, sottolinea una terza evidenza: c'è un problema enorme ai margini di una capitale moderna e vitale come Buenos Aires, un problema grande come un elefante in salotto, per cercare di arginare il quale ci sono uomini che danno la vita, pur sapendo che non potranno risolverlo e che il loro lavoro duro è destinato ad essere periodicamente spazzato via. L'immagine dei protagonisti che si chinano a cercare di svuotare con i secchi il fiume d'acqua e fango che ha inondato la città nella città è un'immagine volutamente letterale. In Elefante Blanco piove testualmente sul bagnato, eppure non è un cinema del dolore, quello di Trapero, siamo lontani anni luce dalla poetica di Inarritu. A muoverlo è da sempre e forse sempre di più una concezione del cinema come intervento e azione, che non dimentica però mai l'attenzione all'estetica.
Il film non è perfetto, si perde un poco sulla linea narrativa che lega Jérémie Renier e Martina Gusman, forse per eccesso di scrupolo, perché non è sviscerare il tabù ciò che gli preme davvero. In ogni caso non è una narrazione forte la cifra di quest'opera, ma sono lo spaccato di mondo che ritaglia e i personaggi che fa vivere, resi umani e complessi dalla stima che li unisce e dalla visione della religione che li allontana: più spirituale, ma anche politica, quella di padre Julian, più sociale e diretta quella di Nicolas.
Raccontare il degrado di una bidonville può essere impresa ardua al cinema, si rischia di scadere nel pietistico, o di edulcorare una realtà che fa - e deve fare - orrore. La pellicola di Pablo Trapero - dedicata ed ispirata da Padre Mugica, ucciso in circostanze misteriose a Buenos Aires negli Anni Settanta - scansa abilmente le facili trappole rimanendo lucido e distaccato quanto basta, riuscendo [...] Vai alla recensione »
L’elefante bianco e’ l’ospedale alla periferia di Buenos Aires cominciato negli anni 50 e mai terminato. L’elefante bianco e’ la scenografia del film dell’argentino Paolo Trapero dove due preti, Julian e Nicolas,di ritorano da una missione in Amazzonia, si adoperano per terminare cio’ che la societa civile non ha mai terminato.
Un omaggio ai preti “di frontiera”, impegnati a difendere gli ultimi della terra in luoghi che sembrano abbandonati anche da Dio. Dedicato a padre Carlos Mujica, martire argentino degli anni Settanta ucciso in circostanze ancora controverse, Elefante blanco di Pablo Trapero è la storia di due religiosi che in uno slum di Buenos Aires, divenuto una vera e propria città nella città, lavorano ogni giorno [...] Vai alla recensione »
Ai preti «militanti» delle bidonville di Buenos Aires, infatti, è dedicato Elefante blanco, il nuovo lavoro dell’argentino Pablo Trapero. Omaggio dichiarato a padre Mugica, sacerdote che fu assassinato in questo quartiere dove, tra baracche a perdita d’occhio e miseria senza speranza, è costantemente in corso la guerra tra i cartelli dei narcotrafficanti e la polizia.