j.kkkk
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domenica 7 aprile 2013
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"orrendo "
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Premetto che a me i film impegnati mi piacciono ma questo cosmopolis mi ha annoiato tantissimo .La trama praticamente non esiste e i dialoghi sembrano copiati pari passo dal libro dove è stato tratto il film.Tre quarti di film è girato in una macchina dove il protagonista parla della sua prostata asimmetrica , seduce delle donne ,parla di affari senza alcun senso e il film continua così per 2 ore.Lo spettatore si sente TOTALMENTE esterno alla storia e il film non conivolge .Non fate il mio stesso errore !
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stefanoadm
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mercoledì 27 febbraio 2013
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oggi c'è abbastanza dolore per tutti
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E se il tallone d’Achille di Cosmopolis fosse il finale? Cronenberg si appoggia a un’opera di De Lillo per costruire un mondo a sé. Il modo di ragionare dei protagonisti, il perimetro della limousine in cui si svolge buona parte della vicenda, l’universo monetario reso fisico, delimitato e palpabile da touch screen, la realtà “recintata” da schermi televisivi e finestrini: tutto è ritagliato, tutto è porzione. Il protagonista si è costruito una vita di successo, basata sulla speculazione astratta, protetta da un guscio blindato, dove ogni cosa può essere valutata senza un battito di ciglia, basta dirigere lo sguardo all’interno della cornice più appropriata.
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E se il tallone d’Achille di Cosmopolis fosse il finale? Cronenberg si appoggia a un’opera di De Lillo per costruire un mondo a sé. Il modo di ragionare dei protagonisti, il perimetro della limousine in cui si svolge buona parte della vicenda, l’universo monetario reso fisico, delimitato e palpabile da touch screen, la realtà “recintata” da schermi televisivi e finestrini: tutto è ritagliato, tutto è porzione. Il protagonista si è costruito una vita di successo, basata sulla speculazione astratta, protetta da un guscio blindato, dove ogni cosa può essere valutata senza un battito di ciglia, basta dirigere lo sguardo all’interno della cornice più appropriata. Chi entra in questo cosmo (ma anche chi, in generale, viene raggiunto dall’algido passeggero o gravita intorno alla sua auto) condivide o deve accettare regole e logiche imposte, all inclusive. Imposizione facile: i comprimari si sottomettono volentieri, sedotti dalla personalità del potere, e assecondano gli irrefrenabili appetiti del dominus. Solo la neomoglie, parigrado nella scala della ricchezza e delle disponibilità, si permette il lusso di un interesse vago, lunare. Dialoghi stranianti, sentenziosi, giocati nell’incedere di un’auto lussuosa che procede allo stesso tempo lenta (fisicamente, attraverso la città) e veloce (metaforicamente, destinazione catastrofe). Già, perché la concretezza delle vite degli altri fa salire la pressione intorno all’abitacolo, apre falle, rompe equilibri. Del resto il primo, sinistro scricchiolio si è verificato nella testa stessa del protagonista che non ha “…capito lo yuan”. La costruzione registica di Cronenberg risulta, al solito, abile, gli attori funzionano, l’elaborata inverosimiglianza dei dialoghi rende i personaggi sgradevoli, urticanti, al fondo infelici. Tutto ok, fino all’ultima sequenza, dove il confronto Pattinson – Giamatti produce una fiamma ma non un incendio. Cosmopolis: la bella preparazione di una coltellata che poteva arrivare.
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matteo manganelli
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lunedì 28 gennaio 2013
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non catalogabile
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Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato un film che mi avrebbe lasciato a bocca aperta, un film a cui non avrei mai potuto dare un voto, un film non catalogabile. Cosmopolis racconta la storia di un giovane manager multimiliardario, Eric Packer, che attraversa New York nella sua limousine, deciso ad andare nel suo vecchio quartiere per farsi tagliare i capelli. E basta. Il film è strutturato attraverso numerosi incontri e conseguenti dialoghi (il più delle volte di difficile comprensione) con diversi personaggi. Si potrebbe parlare di teatro dell'assurdo trasportato al cinema: una specie di "Aspettando Godot" del nuovo millennio, più cinico e più freddo.
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Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato un film che mi avrebbe lasciato a bocca aperta, un film a cui non avrei mai potuto dare un voto, un film non catalogabile. Cosmopolis racconta la storia di un giovane manager multimiliardario, Eric Packer, che attraversa New York nella sua limousine, deciso ad andare nel suo vecchio quartiere per farsi tagliare i capelli. E basta. Il film è strutturato attraverso numerosi incontri e conseguenti dialoghi (il più delle volte di difficile comprensione) con diversi personaggi. Si potrebbe parlare di teatro dell'assurdo trasportato al cinema: una specie di "Aspettando Godot" del nuovo millennio, più cinico e più freddo. Ma non saprei. Sicuramente Cosmopolis è qualcosa di più unico che raro anche sotto il punto di vista della messa in scena: azione azzerata, piani sequenza lunghissimi, controcampi che non seguono le leggi della simmetria e uso di obbiettivi quasi sempre grandangolari. Come se questo non bastasse anche stare dietro ai dialoghi non è semplice, poichè non sono strutturati secondo una comune logica narrativa. Vi sentite confusi a leggere questa "recensione"? Provate a guardare il film. Voglio il vostro parere, perchè non riesco a farmi un'opinione su questa pellicola. L'unica cosa di cui sono sicuro è che Pattinson avrà anche 3 espressioni in tutto il film, ma in quel ruolo funziona alla perfezione.
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cenox
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lunedì 3 dicembre 2012
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come farsi un trip legalmente
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Difficilmente potrete vedere un film più contorto di questo: un'unica, intera e complessa (astrusa forse è meglio) metafora del mondo finanziario e dell'economia in generale. Pattinson interpreta, in un film che è pure pieno di attori abbastanza noti (ma chi gliel'ha fatto fare?...forse i soldi e la fama del regista), un ricchissimo ragazzo, che si concede il lusso di passare un intero giorno per andare dal barbiere che si trova dall'altra parte della città, peraltro invasa da aspre contestazioni e pericolosi assassini. Piuttosto eccentrico il tipo no? Ebbene, durante il viaggio avrà modo di farsi visitare la prostata constatando che è asimmetrica (.
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Difficilmente potrete vedere un film più contorto di questo: un'unica, intera e complessa (astrusa forse è meglio) metafora del mondo finanziario e dell'economia in generale. Pattinson interpreta, in un film che è pure pieno di attori abbastanza noti (ma chi gliel'ha fatto fare?...forse i soldi e la fama del regista), un ricchissimo ragazzo, che si concede il lusso di passare un intero giorno per andare dal barbiere che si trova dall'altra parte della città, peraltro invasa da aspre contestazioni e pericolosi assassini. Piuttosto eccentrico il tipo no? Ebbene, durante il viaggio avrà modo di farsi visitare la prostata constatando che è asimmetrica (..interessante), avere rapporti sessuali discutibili con chi gli capita a tiro (perchè la ragazza ricca che ha sposato è piuttosto frigida), incontrare rapper famosi (non chiedetemi cosa centra), e uccidere a sangue freddo la propria guardia del corpo per provare la sua pistola. Ebbene dopo tutto questo viaggio, dal barbiere si fa tagliare i capelli solo per metà testa, perchè ormai è piuttosto tardino, ed invece di farsi accompagnare nella sua villa, viene scaricato in un luogo malfamatissimo dove incontrerà il suo acerrimo nemico col quale avrà gratificanti dialoghi (nei quali è difficile trovare il minimo senso logico) prima dell'epilogo. Che dire di più?!
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liuk!
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sabato 1 dicembre 2012
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basso di cronenberg
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Come in tutta la sua carriera, Cronenberg ci ha abituato a grandi picchi verso l'alto e a bassi clamorosi. "Cosmopolis" sicuramente non è un alto.
Per carità l'idea c'è ed è originale, il mondo visto da un uomo dentro una limousine, un uomo ermetico di cui si sa poco fino alla fine e di cui non si conoscerà nemmeno la fine: mai nessun regista si era spinto fino a qui. Purtroppo però il limite è stato sorpassato e la pellicola sprofonda nell'assurdo, nell'inutile nel non rilevante. Una cozzaglia di dialoghi e di personaggi si sussegue all'interno dell'autovettura senza alcun senso apparente, forse allegoria o forse metafora, ma niente di concreto o di spiegato, rimane solo il senso di delirio.
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Come in tutta la sua carriera, Cronenberg ci ha abituato a grandi picchi verso l'alto e a bassi clamorosi. "Cosmopolis" sicuramente non è un alto.
Per carità l'idea c'è ed è originale, il mondo visto da un uomo dentro una limousine, un uomo ermetico di cui si sa poco fino alla fine e di cui non si conoscerà nemmeno la fine: mai nessun regista si era spinto fino a qui. Purtroppo però il limite è stato sorpassato e la pellicola sprofonda nell'assurdo, nell'inutile nel non rilevante. Una cozzaglia di dialoghi e di personaggi si sussegue all'interno dell'autovettura senza alcun senso apparente, forse allegoria o forse metafora, ma niente di concreto o di spiegato, rimane solo il senso di delirio. Peccato veramente.
Nel complesso ne sconsiglio la visione, non serve.
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astromelia
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venerdì 12 ottobre 2012
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la narrativa su tutto
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decisamente un film non per tutti,ma per chi ama analizzare l'intelletto anche nella vita di tutti i giorni,poichè la comprensione risulta di difficile assimilazione,chi da per bocciata la pellicola non ha avuto voglia di concentrarsi sui dialoghi che per altro hanno una verità intrinseca e "contemporanea",a parte pattinson che per mia opinione non si toglierà mai twilight di torno,preferisco cosmopolis che non a dangerous method un tantino noioso,sicuramente prima di approcciarsi ad un film del genere bisognerebbe conoscerne l'ensemble per non rimanerne delusi.
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ashtray_bliss
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mercoledì 10 ottobre 2012
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cronerberg e la psicoanalisi, un tentativo fallito
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Partendo dal principio, evitero' noiosi ed inutili preludi. ''Cosmopolis'' non mi e' piaciuto. Cronenberg ha fallito nel secondo tentativo di tornare a descrivere il misterioso mondo della psicoanalisi umana. Se con il precedente "A Dangerous Method" aveva annoiato e parzialmente deluso gli spettatori e fan del regista, con questo Cosmopolis tocca veramente il fondo.
Il film non ha praticamente nessun tipo di "azione" eccetto i lunghi, estenuanti e nemmeno troppo profondi dialoghi esistenziali tra i protagonisti. Dialoghi, che di profondo hanno da dire ben poco, ma anzi sembrano fuori luogo e spesso saltano da un argomento all'altro apparendo cosi sconclusionati e confusi.
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Partendo dal principio, evitero' noiosi ed inutili preludi. ''Cosmopolis'' non mi e' piaciuto. Cronenberg ha fallito nel secondo tentativo di tornare a descrivere il misterioso mondo della psicoanalisi umana. Se con il precedente "A Dangerous Method" aveva annoiato e parzialmente deluso gli spettatori e fan del regista, con questo Cosmopolis tocca veramente il fondo.
Il film non ha praticamente nessun tipo di "azione" eccetto i lunghi, estenuanti e nemmeno troppo profondi dialoghi esistenziali tra i protagonisti. Dialoghi, che di profondo hanno da dire ben poco, ma anzi sembrano fuori luogo e spesso saltano da un argomento all'altro apparendo cosi sconclusionati e confusi.
La storia pure lei e' piatta e inutile. Segue una intera giornata di un super miliardario 28enne, Eric Parker, dall'inizio alla fine della giornata e presumibilmente della vita del giovane. Il giovane, che vive in una New York futuristica, e' incurante delle minaccie alla sua sicurezza e decide di attraversare da un lato all'altro della citta pur di raggiungere un barbiere di fiducia e aggiustarsi il taglio. Durante questa gita dunque, assistiamo al giro in una limousine superlussuosa e sicura, nonche isuolata dai suoini della strada, nella quale il 28enne Parker trascorre la maggior parte del suo tempo. Durante la giornata incontrera' anche saltuariamente sua moglie, una giovane e ambiziosa scrittrice, terra' dei colloqui- rigorosamente all'interno della limousine- con dei consulenti finanziari, parlando del crollo delle borse e dei mercati globali e del crollo del suo stesso patrimonio. Successivamente, ricevera' la quotidiana visita medica (sempre nella limousine) e 'incontrera' varie prostitute (?). Alla fine quasi della sua giornata raggiungera' la sua meta: un barbiere anonimo dove usa recarsi per aggiustare il suo taglio. Infine lui stesso si precipitera' nella casa di un uomo, che da tempo gli sta alle calcagna, con l'intenzione di ucciderlo. In casa di quest'ultimo terra' una lunga (venti minuti e piu') conversazione semi-filosofica sul perche' Eric dovrebbe vivere o morire, sulle ricchezze e ingiustizie del mondo, sul egoismo.
Il film si conclude lasciando lo spettatore con l'amaro in bocca non sapendo come si concludera' effettivamente questa conversazione, anche se presumibilmente Parker viene ucciso.
Cronenberg punta in alto, tenendo le aspettative del pubblico elevate, per un prodotto schifosamente mediocre che delude qualsiasi tipo di spettattore, anche il piu' paziente. Cosmopolis, si adatterebbe perfettamente ad essere una piece teatrale ma sicuramente come pellicola cinematografica annoia e delude nonche riempie lo spettatore di interrogativi: Perche' fare un film del genere ? Perche' affrontare e approcciare spunti e temi attuali e interessanti in modo cosi mediocre e superficiale ? Quale messaggio dovrebbe mandare questo film al pubblico, eccetto la noia e la vuotezza morale del protagonista - un inespressivo Robert Pattinson- ?
Non mi sento nemmeno in grado di dare un giudizio decente alla regia, fotografia e scenografia non avendo apprezzato affatto la pellicola in questione, esprimerei un giudizio che probabilmente non si avvicina alla realta'.
Anche le musiche sono inesistenti e i co-protagonisti sono altamente sprecati, su tutti la Binoche, che copre un tempo complessivo di pochissimi minuti in un ruolo inutile e affatto definito (e' una prostituta ? Una donna ricca e annoiata come lui ?).
Complessivamente, giudico "Cosmopolis" come un film decisamente evitabile e dai contenuti poco chiari. I dialoghi sono quelli che tengono in peidi il film per tutta la sua durata, ma credo che dialoghi di questo tipo risultino davvero pesanti da digerire. Il cinema vuol dire "immagine" e non solo "dialogo", per quello ci sono i saggi e i libri a cui rivolgersi. Al cinema, lo spettatore vuole emozionarsi, coinvolgersi con la vicenda, vuole appunto immedesimarsi nella psicologia del protagonista e seguire con lui le vicende, quindi il cinema richiede, se non altro, un minimo di azione che coinvolga in un certo modo. Cosmopolis rimane distaccato e freddo come prodotto, che seppur porta la firma di un grande regista verra' presto dimenticato.
Lo sconsiglio vivamente.
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alberto cosenza
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mercoledì 12 settembre 2012
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veramente un bel lavoro...
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E' roba forte questa qui.. Non se ne vedono spesso di film cosi in giro, e proprio per questo motivo assolutamente non adatto a tutti (se vedete qualcuno andar via dalla sala a metà film state tranquilli.. è normale).. Questo nuovo film di Cronenberg infatti è da e per intenditori, tanto complesso quanto da matti squinternati, risultato del bel lavoro fatto da questo regista davvero di alto livell
o, apprezzato già da molti con "A Dangerous Method" recentemente, e che con la sua classe ed il suo stile riesce a coinvolgere lo spettatore nella scena pur sapendo che quel mondo lì rappresentato è del tutto surreale, o almeno ben lontano dalla realtà.
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E' roba forte questa qui.. Non se ne vedono spesso di film cosi in giro, e proprio per questo motivo assolutamente non adatto a tutti (se vedete qualcuno andar via dalla sala a metà film state tranquilli.. è normale).. Questo nuovo film di Cronenberg infatti è da e per intenditori, tanto complesso quanto da matti squinternati, risultato del bel lavoro fatto da questo regista davvero di alto livell
o, apprezzato già da molti con "A Dangerous Method" recentemente, e che con la sua classe ed il suo stile riesce a coinvolgere lo spettatore nella scena pur sapendo che quel mondo lì rappresentato è del tutto surreale, o almeno ben lontano dalla realtà.. Robert poi con queste parti da viziato, malato di sesso e con il costante lato pazzo pronto a venire fuori in qualsiasi momento ci calza a pennello... Questo qui signori miei è un film davvero azzeccato, molto complicato ripeto, e forse anche senza un gran "senso logico" (ricordiamoci che è tratto dal romanzo di DeLillo, mezzo matto anche lui), ma il carico che lascia una volta usciti dalla sala.. bè.. è notevole.. e lo sentirete..
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sirena tatuata
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sabato 25 agosto 2012
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cronenberg....dove sei? a vedere twilight!!!!
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IL film più brutto e sconclusionato e noioso che abbia mai visto nella mia vita ( e giuro che sono una fanatica del cinema....in tutti i sensi). Dopo il primo tempo 2 amiche mie hanno letteralmente abbandonato la sala. Che delusione Cronenberg!!!! E la trama dov'era??? I dialoghi da suicidio. Quali velleità artistiche ed intellettuali voleva trasmettere al pubblico? Come si fà a fare un film del genere???? E la Binoche si è abbassata a quel miserabile ruolo per cosa??? Sono uscita dal cinema sconcertata e annoiata a MORTE!!!!!!!!!! E Pattinson??? Ne vogliamo parlare??? Poverino. Lui così bello a fare un filmaccio del genere attirato dal nome altisonante del grande regista.....ma la sceneggiatura l'aveva letta???? Meglio Twilight per l'eternità.
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IL film più brutto e sconclusionato e noioso che abbia mai visto nella mia vita ( e giuro che sono una fanatica del cinema....in tutti i sensi). Dopo il primo tempo 2 amiche mie hanno letteralmente abbandonato la sala. Che delusione Cronenberg!!!! E la trama dov'era??? I dialoghi da suicidio. Quali velleità artistiche ed intellettuali voleva trasmettere al pubblico? Come si fà a fare un film del genere???? E la Binoche si è abbassata a quel miserabile ruolo per cosa??? Sono uscita dal cinema sconcertata e annoiata a MORTE!!!!!!!!!! E Pattinson??? Ne vogliamo parlare??? Poverino. Lui così bello a fare un filmaccio del genere attirato dal nome altisonante del grande regista.....ma la sceneggiatura l'aveva letta???? Meglio Twilight per l'eternità. Un film semplicemente ABOMINEVOLE.
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pepito1948
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giovedì 5 luglio 2012
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asimmetria della prostata, simbologia geniale
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L’asimmetria della prostata e un taglio dei capelli lasciato a metà sono i marchi (l’uno diagnosticato e l’altro fisicamente visibile) che, da un certo punto del suo viaggio, connotano la vita del miliardario e big della finanza Eric Packer, simboli di disarmonia e di irregolarità che lo condurranno a svelare il mistero di un evento sconvolgente: perché, contro ogni previsione ed ogni simulazione economica, l’acquisto di un ingente quantitativo di youan ha portato il nostro giovane plutocrate ad una perdita multimiliardaria? Perché il ricorso a tutti gli ausilii tecnologici, teorici ed applicativi è miseramente fallito?
Eric viaggia nel silenzio ovattato e quasi astrale di una Limousine, come in un’astronave che galleggia in movimento costante nello spazio, apparentemente isolata dal mondo reale, e dotata di ogni comfort e supporto tecnologico che gli consentono piena autonomia dalla realtà esterna, di cui sono percepibili solo minacciosità ed ostilità.
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L’asimmetria della prostata e un taglio dei capelli lasciato a metà sono i marchi (l’uno diagnosticato e l’altro fisicamente visibile) che, da un certo punto del suo viaggio, connotano la vita del miliardario e big della finanza Eric Packer, simboli di disarmonia e di irregolarità che lo condurranno a svelare il mistero di un evento sconvolgente: perché, contro ogni previsione ed ogni simulazione economica, l’acquisto di un ingente quantitativo di youan ha portato il nostro giovane plutocrate ad una perdita multimiliardaria? Perché il ricorso a tutti gli ausilii tecnologici, teorici ed applicativi è miseramente fallito?
Eric viaggia nel silenzio ovattato e quasi astrale di una Limousine, come in un’astronave che galleggia in movimento costante nello spazio, apparentemente isolata dal mondo reale, e dotata di ogni comfort e supporto tecnologico che gli consentono piena autonomia dalla realtà esterna, di cui sono percepibili solo minacciosità ed ostilità. Un mondo artificiale in cui, dopo lo smacco, Eric si rinchiude con l’ostinato proposito di andare dalla parte opposta della città, in preda a contestazioni e pericoli di ogni genere, per “aggiustare il taglio”. Unici contatti con l’esterno sono la guardia del corpo, che fa di tanto in tanto capolino dal finestrino per informarlo sui livelli crescenti dei rischi (tra cui qualcuno che ce l’ha con lui), e alcune donne incontrate per strada sue referenti su specifiche tematiche, con cui preferisce interagire, negoziare, confrontarsi tramite quella formidabile arma di comunicazione diretta che è il sesso. Tranne che con la moglie, con cui paradossalmente tale arma non funziona. Ma, espletata l’incombenza-barbiere, Eric sa che il suo viaggio non è finito, sente che la soluzione del suo dilemma è strettamente legata all’incontro con chi lo sta cercando per togliergli la vita. Accetta il rischio ed affronta il potenziale assassino in uno squallido edificio di periferia. Ed è proprio lui, il Nulla, la Mediocrità, la Piccola Normalità dell’ometto senza eccellenze e senza pretese, che gli svelerà la risposta, una risposta inaspettata, destabilizzante e paralizzante; adesso è lui –l’omuncolo spelacchiato, grassoccio e sgraziato- che sale in cattedra, inverte il rapporto di forza, si appropria del destino dell’altro, diviene dominus della situazione ed arbitro della vita della sua vittima. Finalmente Eric afferra il senso di una prostata malformata. La sua vita non è più nelle sue mani. “Aggiustare il taglio” non è bastato….
Film claustrofobico, è stato il commento più diffuso; film a forte connotazione filosofica, aggiungerei, che, partendo da una critica feroce del capitalismo galoppante tutto fredda razionalità, pianificazione numerica e calcolo e perciò vulnerabile, arriva a teorizzare che il principio del successo secondo parametri conformi alla lucida razionalità non è compatibile con l’imprevedibile variabilità della realtà umana.
Lavorando sul romanzo di De Lillo, Cronenberg ha costruito -giocando anche sui colori smorti e talvolta cupi-una storia dalle atmosfere siderali, in cui tutto nella Limousine-astronave, anche il sesso, è guidato dal calcolo e dall’assenza dei sentimenti, che invece fuori esplodono in fragori impercettibili. Conseguentemente le azioni si esprimono con le parole, fiumi di parole, concetti, astrazioni, ragionamenti, e le relazioni si dipanano in un clima di polare certezza. Ma fuori da quella macchina non è più tutto così scontato ed Eric si ritrova risucchiato in un contesto in cui è costretto a misurarsi faccia a faccia con reazioni arrembanti come la rabbia, la vendetta, il rancore di chi non possiede nessuna virtù se non quella di scoprire il suo punto debole. Comincia un film nel film, in cui Eric si trova davanti ad un personaggio che esce dalla sua mediocrità fino ad attanagliarlo come un ragno con le sue prede. Il racconto si riscalda, sale il pathos, la percezione del tempo dell’azione si dilata oltre quello reale, l’azione precipita nel buco oscuro della dissolvenza a nero.
Cronenberg, riprendendo un’opera letteraria complessa, ha realizzato un film difficile, impegnativo, che richiede uno sforzo intellettivo non indifferente, forse di nicchia (come testimonia la sala semivuota di mercoledì), ma ha vinto la sfida. Grazie ad una architettura fuori schema ma affascinante, all’imprevedibilità dei meandri narrativi e ad un finale dalle emozioni forti, in cui giganteggia la performance di Paul Giamatti, ancora una volta grandioso protagonista, sia pure in scena nella parte conclusiva del film. Belli i dialoghi, asse portante insieme ad una fotografia sempre attenta ad accompagnare le variazioni di atmosfera. Insomma un’opera di alto spessore, dove ragione e sollecitazione emotiva sono sempre in allerta.
Da non mancare.
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