Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Egitto |
Durata | 122 minuti |
Regia di | Yousry Nasrallah |
Attori | Menna Shalabi, Bassem Samra . |
MYmonetro | 2,56 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 14 luglio 2016
Nel corso degli scontri della Primavera araba, una giovane attivista si innamora in Piazza Tahrir di un pastore, influenzato dai sostenitori del presidente Mubarak.
CONSIGLIATO NÌ
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2 Febbraio 2011. Rim, una giovane pubblicitaria, milita in piazza Tahrir contro il regime di Mubarak, per la rivoluzione, mentre Mahmoud è uno dei cavalieri che, manipolati dal regime, sono stati inviati ad attaccare i manifestanti. Ma il suo cavallo viene bloccato e lui disarcionato, pestato, umiliato sul posto e ancora a lungo, nel suo quartiere, accanto alle Piramidi. Quando Rim e Mahmoud s'incontrano, la vita dell'uomo e della sua famiglia cambia per sempre.
L'Egitto si è battuto per il cambiamento e ora ha bisogno di nuovi racconti di formazione: senza storie con la minuscola, nessuna storia con la maiuscola sarebbe veramente possibile e trasmissibile. In questo intento il film di Nasrallah è esplicito fin dall'inizio: quando "ferma" l'immagine televisiva e documentaristica e seleziona, con piani ravvicinati, i protagonisti del racconto che seguirà, è come se ci avvertisse che stiamo per entrare nella finzione e che questa finzione servirà a meglio comprendere la realtà, ad attraversarla e approfondirla.
Il regista mira a smuovere ciò che si è troppo rapidamente fissato, vale a dire la "bontà" dei ribelli e la "cattiveria" di chi non si è subito unito a loro: uno schema rigido, perché fissato per sempre dalle stesse parziali immagini di repertorio mandate in onda a centinaia di riprese. Ecco allora che lo spettatore è invitato a seguire Rim fuori dal sentiero sicuro di ciò che è noto a tutti, dentro un mondo a parte, dove i cavalieri e i cammellieri che fino a pochi anni fa prosperavano grazie al turismo oggi fanno la fame, perché la rivoluzione ha azzerato l'avvento dei turisti e il quartiere si è ritrovato al soldo del boss locale, che sfrutta l'ignoranza politica dei suoi abitanti e vigila con le armi del terrore affinché questa condizione non muti. Come se non bastasse, da quando il sito è diventato un'aerea archeologica, valutata in migliaia di dollari, un muro è stato eretto per impedire agli uomini di lì di lavorare nella loro terra, rendendoli disoccupati, frustrati e violenti. I limiti del film sono tanti, specialmente il fatto che, cercando di smuovere alcuni clichés, After the battle inciampa diretto entro altri, altrettanto infidi, perché non più solo attinenti la sfera sociale e politica ma propriamente narrativi. Tuttavia, in casi come questi occorre anche chiedersi chi parla, attraverso il mezzo cinematografico, e a chi. Se è piuttosto semplice etichettare il film come una visione che non regge benissimo l'impatto internazionale, resterebbe però da valutarne l'importanza nel paese di origine, vale a dire su un pubblico totalmente coinvolto, perché i fatti sono recenti e le questioni aperte. In questo senso, si comprende e si tollera meglio anche la struttura a parabola, fortunatamente insidiata a più riprese dall'attualità (i dibattiti in scena sono ricreati sulla base di discussioni reali, talvolta precedenti le riprese solo di poche ore).
Nel film egiziano, il primo a riflettere sulla rivoluzione in corso in chiave di finzione, una giovane radicale della Cairo bene si incapriccia di un aitante sottoproletario che non ha nulla al mondo tranne il suo cavallo; sublima quell’amore impossibile nell’urgenza di fare qualcosa per lui e la sua famiglia; si immerge, sfidando il buon senso e il suo ambiente, nei vicoli di Nazlet, vicino alle piramidi, [...] Vai alla recensione »
C’è un padre sprovveduto ma ben intenzionato anche al centro di Baad del Mawkeea del veterano regista Yousry Nasrallah, sempre in concorso, che racconta la Primavera egiziana attraverso un personaggio pasoliniano, un uomo dalla psicologia elementare che, per provvedere alla famiglia ed essere un esempio per i due figli (maschi), fa la cosa sbagliata e appoggia la repressione contro i ribelli.
Tumulti progressisti e moltitudini in rivolta hanno fatto la storia egiziana dell’ultimo secolo e quella del cinema. Da noi sono quasi un tabù schermico. Certo abbiamo appena assistito a prese del potere dal basso che si sono trasformate (pensiamo all’est Europa) in lievi aggiustamenti nel controllo dall’alto, diversamente becero. Ma. Dopo gli «street movie» alessandrini di El Batout e Abdalla che [...] Vai alla recensione »
È molto più interessante leggere il materiale-stampa su dopo la battaglia, film egiziano passato in concorso, che vedere il film medesimo. Capita quando un regista sente l’urgenza di documentare una realtà bruciante come la «rivoluzione» egiziana del 2011, senza però avere la capacità di trasformare tale urgenza in racconto. Yousry Nasrallah, nato al Cairo nel 1952, è un ex giornalista ed è stato [...] Vai alla recensione »
Drammaticamente attuale, ma artisticamente non riuscitissimo After the Battie di Yousry Nasrallah mette invece in scena la “primavera araba” mescolando la dimensione storica con quella personale di alcuni personaggi, seguendo la lezione di Roma città aperta di Rossellini. Il film racconta l’incontro tra una giovane donna militante rivoluzionaria e uno dei “cavalieri di piazza Tahrir” che 112 febbraio [...] Vai alla recensione »
Se vogliamo, il cavallo di Mahmoud, un puledro danzante formidabile che gli dà lavoro e soddisfazione, è il corpo di investimento, crisi e sacrificio del film egiziano in concorso, "Dopo la battaglia”, di Yousri Nasrallah, dramma quasi pedagogico delle contraddizioni molto umane della primavera araba. Da quando, raggirato dai servizi segreti di Mubarak, accettò di partecipare a una carica di cavalli [...] Vai alla recensione »