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Il dr. Martin Blake è un brava persona, normale come tante altre, e un pò ambiziosa. E' diventato medico da poco ed ha iniziato a lavorare presso il reparto di medicina interna di un ospedale prima di proseguire con la specializzazione. Ma Martin è anche un uomo assai timido, riservato, introverso che fatica a relazionarsi con gli altri e cosi vive una situazione di semi isolamento, che non ha scelto ma che gli hanno imposto le circostanze. E in un clima come quello ospedaliero, dove regna lo stress, il caos, l'arrivismo e la rivalità, Martin fatica ad adattarsi e spesso si scontra con i suoi colleghi, specialmente gli infermieri. Un errore durante una diagnosi ad un paziente non parlante inglese sarà la goccia che fà trabbocare il vaso, minando la sua reputazione e mettendo il giovane dottore sotto la costante supervisione dei suoi superiori nonchè farà crollare l'autostima del medesimo e lo renderà facile bersaglio degli infermieri (su tutti Theresa e Jimmy).
Ma il momento del riscatto non tarda ad arrivare e assume le sembianze di una giovane paziente, poco più che ragazzina, che soffre di piolonefrite, Diane. Martin fà di tutto pur di assiurarsi che la giovane si curi e guarisca, e con un secondo fine, cerca di riottenere la fiducia dei suoi colleghi e superiori, dimostrando di essere in grado di fare il suo lavoro e farlo bene. Essere un otimo esempio di good doctor. Ma presto la situzione inizierà a prendere una strana piega, quando Martin capisce di essere anche attratto-affascinato dalla giovane e mette in moto un piano diabolico quanto preciso e chirurgico per manomettere la sua terapia e tenerla accanto a lui, in ospedale. Un occasione che Martin coglie al volo per poter fare sfoggio delle sue ottime abilità di medico e conquistandosi un titolo immeritato di bravura e fiducia negli occhi di tutti, genitori della ragazza compresi.
Conscio del fatto che una relazione, anche se platonica, tra paziente-dottore, rovinerebbe ulteriormente la sua carriera e ascesa lavorativa, Martin si occupa nei minimi dettagli dei modi in cui può ottenere un isolamento della sua paziente persino dai suoi amici e famgliari. Facendo sempre credere a tutti che si occupa scrupolosamente dell'infezione di cui è affetta Diane. Ma la situazione è destinata a precipitare ulteriormente quando le condizioni di salute della ragazza peggiorano, e Martin non è più in grado di controllare la diffusione dell'infezione e le complicanze che ne derivano. Arrivando così alla tragica ma involontaria morte della giovane che aprono tuttavia una nuova spirale infernale per Martin: Questa volta ricattato dall'arrogante infermiere Jimmy (Michael Pena) il quale venuto in possesso del diario della giovane, chiede a Martin che gli procuri della droga in cambio del suo silenzio.
Sforzo registico alquanto interessante, quello proposto da Lance Daly, anche se passato, ingiustamente, inosservato. Propone una storia inquietante quanto basta che esplora nel profondo dell'animo umano e di ciò che si è disposti a sacrificare per ottenere quel minimo di visibilità, rispetto, attenzione e fiducia da parte degli altri. In altre parole, è un film che indaga sulla necessità di ricevere validazioni dagli altri anzichè da noi stessi, e di quanto a fondo possono influenzarci le nostre ossessioni e insicurezze. Quanto lontano sono in grado di spingerci e il caro prezzo delle conseguenze che siamo chiamati ad affrontare.
Una solida quanto asciutta regia e una valida sceneggiatura rendono questa pellicola un lavoro interessante e pungente, a tratti fastidioso da seguire, anche se come spettatori si compatisce col protagonista per una buona parte della durata del film. Il good doctor in questione, nonostante si spinga fin troppo oltre l'etica che la natura del suo lavoro gli impone, è una creatura solitaria, insicura, composta. Un giovane uomo che si sente non solo ignorato ma deriso dai suoi stessi colleghi, e questo desiderio interiore, ricerca di autostima, fiducia e riconoscimento lo spingono oltre il limite del consentito e del umanamente accetabile.
Ritmo narrativo volutamente lento ma non noioso, che mantiene sempre attivo l'interesse dello spettatore, senza mai inciampare in didascalismi inutili, ma lasciando allo spettatore il compito di condannare o assolvere il protagonista e le sue azioni.
Bravo e convincente Orlando Bloom nel ruolo di un impacciato quanto arrivista dottore. Efficace anche il cast secondario che ruota attorno al protagonista principale, anche se volutamente vengono a malapena delineati i profili caratteriali e psicologici per lasciare più spazio possibile al personaggio di Bloom e la sua evoluzione.
Un bel medical drama più che thriller, ben diretto e recitato. Consigliato.
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