E' difficile capire cosa intendesse fare col soggetto in questione tra le mani Michael Winterbottom, regista irregolare e diseguale che ha firmato lavori mediocri accostandoli ad altri ben più rilevanti e memorabili (Genova,The Killer Inside Me). Difficile poichè The Wedding Guest pare non avere una direzione o un'idea precisa che lo diriga in quanto inizia in un modo, prosegue in un altro e finisce in uno completamente diverso. Probabilmente il movente più significativo era l'esigenza o il desiderio di collaborare con Dev Patel, attore di origini indiane di una bravura e intensità stupefacente come ha dimostrato recentemente in Leon (2016) ma che qui si ritrova confinato in ruolo fuori dalla sua portata, che non permette e nemmeno invita ad una caratterizzazione più approfondita ma che comunque rispetta i clichè del genere action-thriller. Rispecchiando tali clichè Jay (Patel) risulta distaccato, riservato e calcolatore, almeno fino a circa metà di questa avventurosa fuga on the road.
Ma in realtà è l'incipit e lo sviluppo stesso della pellicola a risultare carente e insoddisfacente poichè si tratta della rivisitazione di quello schema narrativo talmente derivativo e carente di idee originali o frizzanti da rendersi fastidioso e tedioso.
L'unica nota assolutamente positiva deriva infatti dalla scelta della location e dalla fotografia; quella del confine tra Pakistan e India, due paesi e regioni così vicine ma diverse cariche di fascino, mistero, colore, frastuono e folklore. A onor del vero anche le premesse che sorreggono la trama sono più che encomiabili e valide e quindi meritavano di essere trattare diversamente, con la dovuta serietà e spessore trattandosi di problematiche sociali intrinsecamente legate al tessuto sociale dei Paesi interessati. Parliamo ovviamente del fenomeno dei matrimoni combinati, una pratica estremamente diffusa e profondamente radicata tanto da non risparmiare nemmeno le famiglie delle classi sociali più alte e colte del paese. Una pratica incompatibile coi diritti umani che mina direttamente la libertà di disporre del proprio corpo e decidere per se stessi, che trova decisamente contraria la destinataria Samira (Apte) la quale insieme al suo fidanzato indiano escogita un piano mefistofelico. Quello di essere rapita e trasportata oltre confine in India per poi poter continuare la sua fuga insieme al suo uomo. Jay è l'incaricato che a sua volta parte da Londra con destinazione il Pakistan per attuare questo pericoloso piano. L'uomo, un sicario professionista, sembra perfettamente a suo agio nel comprare armi, noleggiare auto diverse usando identità fasulle, giungere a destinazione e famigliarizzare col posto e con gli invitati a nozze. Purtroppo il suo meticoloso piano viene interrotto da un contraccolpo inaspettato, una sparatoria e una vittima a casa della promessa sposa. Quello che sembrava un piano perfetto si trasforma quindi in una fuga vera e propria nel tentativo di evitare l'arresto e il ritorno di Samira nelle mani della sua famiglia.
Purtroppo questa è anche la parte in cui il film inizia a prendere una drastica svolta, e da action thriller dal inizio serrato e credibile rallenta la sua corsa puntando lentamente ma progressivamente verso il romance, grazie sopratutto alla buona intesa che si instaura tra i principali protagonisti. Samira avvia così un gioco di seduzione che non lascia indifferente Jay, inizialmente algido, calcolattore e distaccato con unico scopo quello di portare a termine la missione per incassare la cospicua somma di denaro promessagli. Mentre i due continuano il loro viaggio attraverso l'India scoppia una lenta ma incandescente passione che resiste fino all'inatteso e agrodolce finale.
Senza infamia e senza lode, all'ultima fatica del regista brittanico manca un vero e proprio orientamento di genere e quella necessaria carica esplosiva che dovrebbe incrementare l'interesse, trasmettere suspense ed infine coinvolgere attraverso anche la spettacolarizzazione e l'intrattenimento. Purtroppo, nonostante due buone performance attoriali (nonostante un bravo Patel non proprio a suo agio nel ruolo del sicario) e un prologo interessante e promettente il film non sembra mai voler decollare ma piuttosto seguire uno schema pre-definito, superficiale e parecchio deludente. Privo di un vero e proprio colpo di scena, di sequenze d'azione particolarmente intriganti o memorabili, quelle scene di romance da manuale unite ad una caratterizzazione superficiale e sterile dei principali protagonisti della storia da non renderli mai abbastanza emotivamente coinvolgenti sono i difetti principali che si individuano nella pellicola in questione. Forse però, il lato che amareggia e delude maggiormente proviene dal mancato approfondimento della principale tematica sottostante; i matrimoni combinati e le carenti politiche per contrastare il fenomeno. Quì il disturbante fenomeno diventa quasi una nota a margine, un semplice espediente per sorreggere e giustificare gli eventi a seguire.
Si salva pienamente l'ambientazione e la fotografia comprensiva delle caotiche città e strade indiane così come di quella natura unica, selvaggia e incontaminata mentre si apprezza la chimica abbastanza realistica e verosimile che si instaura tra Patel e Apta. Il risultato finale è comunque debole e al di sotto delle aspettative. Un film passabile per una serata uggiosa dove le alternative scarseggiano ma presto dimenticabile. Voto: 2/5.
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