ultimoboyscout
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domenica 6 giugno 2010
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un grandissimo desica!!!
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Quando non si dedica a film di infimo livello (vedasi vacanze varie a destra e a manca) dimostra tutta la sua incredibile qualità recitativa da attore vero. E poi Laura Morante si conferma attrice di altissimo livello, ma la grande sopresa è Nicola Nocella all'esordio cinematografico. Davvero bravo, simaptico, convincente, sembra uno scafato e smaliziato. Il film, decisamente carino e ben fatto, è l'immagine dell'Italietta degli arrivisti, dei ladri, dei papponi che hanno proliferato indisturbati negli ultimi anni. Ma la bravura di Avati sta nel dipingerci questa situazione in maniera leggera, mai opprimente ne pesante, nonostante l'argomento trattato non sia così frivolo.
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Quando non si dedica a film di infimo livello (vedasi vacanze varie a destra e a manca) dimostra tutta la sua incredibile qualità recitativa da attore vero. E poi Laura Morante si conferma attrice di altissimo livello, ma la grande sopresa è Nicola Nocella all'esordio cinematografico. Davvero bravo, simaptico, convincente, sembra uno scafato e smaliziato. Il film, decisamente carino e ben fatto, è l'immagine dell'Italietta degli arrivisti, dei ladri, dei papponi che hanno proliferato indisturbati negli ultimi anni. Ma la bravura di Avati sta nel dipingerci questa situazione in maniera leggera, mai opprimente ne pesante, nonostante l'argomento trattato non sia così frivolo. Questo film lega molto con altri due film del regista riguardanti la paternità, in particolare "Il papà di Giovanna" e "La cena per farli conoscere", ma credo che questo sia il migliore della trilogia.Finale ordinario, non brutto, me l'aspettavo diverso.
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spike
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venerdì 23 aprile 2010
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fuori tempo massimo
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Il film è fatto dignitosamente (pessimo come capita spesso in italia il doppiaggio fuorisincrono in alcune scene) ma la trama sa di già sentito: nei tg, talk show...non ci offre una nuova visione di fenomeni che in Italia sono esistiti e probabilmente continuano ad esistere. Se il film fosse stato girato quattro/cinque anni fa, prima che scoppiassero i casi Ricucci, Fiorani..., sarebbe stato un capolavoro assoluto, avrebbe svolto una funzione profetica, l'obiettivo degli intellettuali non è forse quello di aprirci gli occhi sulla realtà? Buone le interpretazioni dei protagonisti uno su tutti Zingaretti (la scena del termometro è irresistibile), il De Sica versione drammatic è decisamente più sostenibile dell'attore in vacanza (in tutti i sensi) natalizia.
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Il film è fatto dignitosamente (pessimo come capita spesso in italia il doppiaggio fuorisincrono in alcune scene) ma la trama sa di già sentito: nei tg, talk show...non ci offre una nuova visione di fenomeni che in Italia sono esistiti e probabilmente continuano ad esistere. Se il film fosse stato girato quattro/cinque anni fa, prima che scoppiassero i casi Ricucci, Fiorani..., sarebbe stato un capolavoro assoluto, avrebbe svolto una funzione profetica, l'obiettivo degli intellettuali non è forse quello di aprirci gli occhi sulla realtà? Buone le interpretazioni dei protagonisti uno su tutti Zingaretti (la scena del termometro è irresistibile), il De Sica versione drammatic è decisamente più sostenibile dell'attore in vacanza (in tutti i sensi) natalizia. Ho letto sull'Ansa che il film ha vinto il Festival cinematografico di Huston, risulta a qualcuno? Se fosse così mi immagino come fossero le altre pellicole!!!
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susanna trippa
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mercoledì 24 marzo 2010
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il figlio pù piccolo non è un piccolo film!
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Descrive la realtà dei nostri tempi, e della nostra Italia in particolare, fotografata in certi ambienti, sporcati, oltre che dalla delinquenza, da grande volgarità e bruttezza dell’anima.
Gli attori sono bravissimi e si muovono in un’atmosfera, a tratti inquietante e a tratti struggente, sottolineata da un andamento musicale perfetto per la storia rappresentata.
Ho letto varie recensioni e, pur tra gli elogi, mi è parso che alcune voci lamentino che il film avrebbe dovuto essere più ‘di denuncia’, che sia troppo assolutorio.
E così 'Il figlio più piccolo' rischia di essere scambiato per un film ‘piccolo’, ma tale non è!
Occorre guardarlo con molta attenzione per riuscire ad interpretare come si deve e a comprenderne il senso ultimo.
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Descrive la realtà dei nostri tempi, e della nostra Italia in particolare, fotografata in certi ambienti, sporcati, oltre che dalla delinquenza, da grande volgarità e bruttezza dell’anima.
Gli attori sono bravissimi e si muovono in un’atmosfera, a tratti inquietante e a tratti struggente, sottolineata da un andamento musicale perfetto per la storia rappresentata.
Ho letto varie recensioni e, pur tra gli elogi, mi è parso che alcune voci lamentino che il film avrebbe dovuto essere più ‘di denuncia’, che sia troppo assolutorio.
E così 'Il figlio più piccolo' rischia di essere scambiato per un film ‘piccolo’, ma tale non è!
Occorre guardarlo con molta attenzione per riuscire ad interpretare come si deve e a comprenderne il senso ultimo.
Dal tono volutamente dimesso, quasi con i toni di una ‘commedia all’italiana’, il film rifiuta del tutto la ‘denuncia’, quella spicciola - da quattro soldi – che siamo abituati a fare nelle chiacchere da bar o davanti alla tele accesa, schierandoci per questo o quel partito politico... chiedendoci cosa sia meglio o peggio.
Qui siamo in uno spazio più alto, quello del ‘ non giudizio’, quel luogo o ‘Campo’ come lo chiama Rumi, il poeta e mistico sufi, dove si sospende ogni giudizio appunto.
Quello stesso ‘Campo’ può corrispondere al ‘Regno dei cieli’ qui sulla terra.
A Pupi Avati non interessa ‘la denuncia’.
Intuitivamente, con la forza dell’emozione, va verso questo ‘Campo’ su una strada già tracciata da grandi anime.
Con la stessa forza dell’emozione indica il cammino, attraverso le soluzioni che sceglie per la sua storia, indicate dalle espressioni e posture dei suoi attori.
I protagonisti ‘delinquenti e cattivi’ sono dei perdenti fragili (e quando mai la Forza è personificata dalla delinquenza?) e i ‘buoni’ alla fine vincono, perchè risultano felici (anche se la visione comune li vede come dei ridicoli ingenui).
Ci sono, nel film, tanti particolari che indicano la strada per comprendere... gli sguardi persi di Baietti/De Sica, così terribilmente bamboccione fino a quell’ultima scena sul terrazzino di casa, ripreso dal basso, quasi una larva.
E l’abbraccio finale tra lui e il professor Bollino “ Abbracciamoci! Sedici anni siamo stati insieme e non ci siamo mai abbracciati... sono stati poi anni belli!”
Lo dicono, ma non ci credono neanche loro.
E, mentre il professor Bollino narra qualcosa che potrebbe spiegare le origini del perché si è messo dietro a tutto questo, e che poi potrebbe spiegare anche i sandali, il suo essere ipocondriaco, il somatizzare e altro ancora, ecco che Baietti/De Sica non lo ascolta neppure, si addormenta.
Uomini che non sono mai diventati uomini.
Invece, l’emozione sul volto di Baldo e della madre Fiamma... il loro amare, riaccogliere, nonostante tutto, quel miserabile che è Baietti... bé, non c’è dubbio che sono loro i vincitori morali nella storia, con quel sentimento della ‘compassione’ che a noi pare così ingenuo e fuori moda.
Fare una semplice denuncia è oramai un atto di arcaica modalità.
Pupi Avati segue un’altra via, indicata da grandi figure spirituali, e ora avallata dalle più attuali conoscenze quantistiche.
Il Dalai Lama invita ad una rivoluzione interiore... modificare l’esistente partendo da un proprio cambiamento.
Più che l’odio e la rabbia, il sentimento della compassione può modificare, in meglio, la realtà esterna.
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maria f.
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martedì 23 marzo 2010
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evviva i buoni film!
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Chiedo scusa,desidero solo avere un'informazione in merito alla mia recenzione del 15.3 u.s.
Il commento è stato da voi accettato ma non è stato mai votato.
Beninteso, se non è piaciuto mi sta bene , ma vorrei che mi confermaste che non c'è nessun inghippo - per così dire - di percorso. Resto in attesa di Vostra gentile e sollecita risposta.
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maria f.
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lunedì 15 marzo 2010
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evviva i buoni film!
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E' reso molto bene il purtroppo "sempreverde" mondo dei cinici affaristi, che solitamente come è evidenziato nel film hanno pure la fortuna - di solito - di essere adorati e supportati da una moglie innamorata fino all'inverosimile.
La donna pur vivendo in un mondo "mettete dei fiori nei vostri cannoni" non è del tutto ignara di avere accanto un poco di buono ma continua ahimè! ad essere attratta anche dal suo fascino e dalla sua intelligenza criminale.L'uomo ne è consapevole e da vero farabutto approfitta in maniera disgustosa di lei e dei figli.
La freschezza del personaggio della Morante intenerisce, come anche l'ingenuità amorevole di un figlio che dopo aver ritrovato finalmente il padre gli si affida completamente.
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E' reso molto bene il purtroppo "sempreverde" mondo dei cinici affaristi, che solitamente come è evidenziato nel film hanno pure la fortuna - di solito - di essere adorati e supportati da una moglie innamorata fino all'inverosimile.
La donna pur vivendo in un mondo "mettete dei fiori nei vostri cannoni" non è del tutto ignara di avere accanto un poco di buono ma continua ahimè! ad essere attratta anche dal suo fascino e dalla sua intelligenza criminale.L'uomo ne è consapevole e da vero farabutto approfitta in maniera disgustosa di lei e dei figli.
La freschezza del personaggio della Morante intenerisce, come anche l'ingenuità amorevole di un figlio che dopo aver ritrovato finalmente il padre gli si affida completamente.
Il finale ci conferma ulteriormente il carattere generoso di Baldo e della madre che accolgono come se nulla fosse accaduto quello che è rimasto di un relitto umano.
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hanami
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venerdì 12 marzo 2010
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meglio le gite, le cene e gli amici
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I film di Avati sono quasi tutti mediamente gradevoli. Questo no. Forse la trama poco intrigante e bislacca, forse i personaggi mal riusciti e mal interpretati : la Morante piuttosto che scemetta sembra proprio cretina, da DeSica ci si aspetta ogni attimo la battuta triviale, Nocella sembra chiedersi :che ci faccio io qui ? Sydne Rome lasciamo perdere, Zingaretti oppure il fratello disgraziato di montalbano...? Non so forse entrambe le cose ,ma io non vedevo l'ora che il film finisse.
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muscolo
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domenica 7 marzo 2010
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film da vedere
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alespiri
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venerdì 5 marzo 2010
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avati e il suo moralismo popolare
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Pupi Avati è un talento del nostro cinema ed è capace di inventarsi personaggi quasi surreali e cucirli intorno ai suoi interpreti in maniera impeccabile, come un grande maestro di sartoria. Così ha fatto per Albanese e Katia ricciarelli nella splendida "Seconda notte di nozze"; così è stato capace di scoprire talentuosità nascoste in attorucoli persi in commedie nazional popolari come Ezio Greggio e, finalmente, in Christian De Sica, che in questo film disvela le sue capacità drammatiche in una recitazione finalmente scevra da clichè comico-pruriginosi.
Il film Narra delle “imprese” della Baietti Enterprise, azienda immobiliare ingigantitasi attraverso furberie economiche, falle burocratiche, manovre e connivenze politiche ed umane; matrimoni strumentalizzati per evitare passività di bilancio e fallimenti.
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Pupi Avati è un talento del nostro cinema ed è capace di inventarsi personaggi quasi surreali e cucirli intorno ai suoi interpreti in maniera impeccabile, come un grande maestro di sartoria. Così ha fatto per Albanese e Katia ricciarelli nella splendida "Seconda notte di nozze"; così è stato capace di scoprire talentuosità nascoste in attorucoli persi in commedie nazional popolari come Ezio Greggio e, finalmente, in Christian De Sica, che in questo film disvela le sue capacità drammatiche in una recitazione finalmente scevra da clichè comico-pruriginosi.
Il film Narra delle “imprese” della Baietti Enterprise, azienda immobiliare ingigantitasi attraverso furberie economiche, falle burocratiche, manovre e connivenze politiche ed umane; matrimoni strumentalizzati per evitare passività di bilancio e fallimenti..Il tutto ruota intorno a Luciano Baietti (De Sica), imprenditore, che sposa Fiamma (Laura Morante), la donna da cui aveva avuto due figli, e fugge, subito dopo, insieme all’eclettico socio, Bollino (Zingaretti) portando via alla malcapitata pressocchè tutto. L’ingranaggio s’inceppa intorno alla bonarietà del figlio più piccolo nato dalla relazione con Fiamma, Baldo (l’esordiente e bravissimo Nicola Nocella) che viene convocato come legittimo “erede” dell’azienda del padre, finita in disastro economico. Baldo accetterà il gesto “nobile” di un padre ritrovato, inconsapevole del raggiro effettuato a suo scapito per evitare il fallimento.
Il tutto viene proposto, allo spettatore profano, in maniera eccessivamente “tecnica” in cui si da spazio ed enfasi alle capacità legali-burocratiche di una truffa quasi perfetta ai danni dello stato. Tema attuale, per carità, in una realtà che ci propone, dai vertici politici, modelli assai simili; ma se doveva essere un film critico e di denuncia, Avati non trova la forza ed il coraggio di andare fino in fondo, di premere sull’acceleratore ed allora si perde in una forma di moralismo popolare buonista che, in definitiva, non condanna lo stato delle cose, ma quasi lo osserva con sguardo rassegnato, umanizzando fin troppo, nel finale, personaggi come Bollino (Zingaretti) del quale giustifica comportamenti con vissuti difficili. Il film appare, per questo ed altro, paradossale nelle situazioni, estremizzate fino all’inverosimile, fino a creare personaggi come “la scemina” Fiamma, che continua ad amare di un amore inconcepibile un uomo che l’ha sempre calpestata, senza ritegno alcuno.
La forza del film ruota intorno alla bravura degli attori, e per questo risulta godibile anche se un po’ macchinoso,ma si perde in eccessi poco credibili ai limiti, appunto, del paradosso.
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giofredo'
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lunedì 1 marzo 2010
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senza titolo
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Ritengo di non conoscere, neanche lontanamente, l' attivita' artistica di Pupi Avati,ma il film in se per se,tema compreso, non ha evidenziato niente che ti potesse colpire.
Anzi, alcune immaggini, se pur brevi,si sono rilevate pure fuori fuoco, non da confonfersi con la " messa a fuoco differenziata " che tecnicamente è ben lontana da considerarsi come una stonatura, o cio'che ho considerato tale in brevissime e poche sequenze di questo film.
Non che abbia intenzione ha insegnare il mestiere a nessuno ( specialmente a un regista o a un direttore di fotografia), ma questa mi è sembrata,personalmente la mia impressione.Se poi contrariamente a cio' è stata una scelta voluta, allora era una scelta che ha colpito l'occhio negativamente.
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(di giofredo')
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igorb
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lunedì 1 marzo 2010
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totalmente al di sotto delle aspettative
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Tutta la parte relativa al malaffare, purtroppo attualissima, è trattata in modo sciatto e banale (a parte la buona interpretazione di Zingaretti)il resto della storia familiare rasenta il ridicolo. De Sica, anche sforzandosi, non riesce ad uscire dal suo solito eterno ruolo.
Non c'è traccia della mano solitamente poetica di Avati,tutto è superficiale e scontato, una grande delusione.
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