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Gorbaciof: un film surreale e coraggioso

Stefano Incerti dirige Toni Servillo, contabile del carcere di Poggioreale.
di Luca Volpe

La gestazione del film
Toni Servillo (65 anni) 25 gennaio 1959, Afragola (Italia) - Acquario. Interpreta Gorbaciof nel film di Stefano Incerti Gorbaciof.

venerdì 3 settembre 2010 - Gallery

La gestazione del film
Un film all'orientale, quasi surreale, ma ambientato nella dura realtà del quartiere napoletano di Vasto. Un'occasione per parlare di multiculturalità, di violenza e di vizi con i tempi lenti di quel tipo di cinema internazionale che tanto piace al regista Stefano Incerti. Gorbaciof è un film che riflette e fa riflettere, un progetto che ha richiesto grande passione e più di sei anni di lavoro.
Gorbaciof è anche Matteo Pacileo (interpretato da un eccellente Toni Servillo), soprannominato così per via della vistosa voglia sulla testa. Contabile presso il carcere di Poggioreale, Matteo vive in bilico tra il vizio del gioco e l'interesse per Lila (Yang Mi), giovane ragazza cinese figlia di un altro giocatore d'azzardo. Ed è proprio per aiutare il padre di Lila, ormai sommerso dai debiti, che Gorbaciof decide di rubare i soldi dalla cassa del carcere. Una decisione che lo spingerà ad entrare nel giro della malavita napoletana, quella "piccola malavita che la stampa tende ormai ad ignorare".
Durante la conferenza stampa Incerti racconta della gestazione del film e dei problemi affrontati anche sul piano economico: "Siamo arrivati alle riprese senza avere un contributo statale. Questo per dire che un film non allineato come il nostro incontra grosse difficoltà in un paese come l'Italia". E poi ancora: "Abbiamo puntato inizialmente solo sul capitale privato. Il cinema deve avere una missione. Per essere pari a quello degli altri paesi deve osare di più".

Scelte difficili e poco sicure
Non c'è rabbia nelle parole del regista. La sua convinzione è che sia necessario fare delle scelte difficili e spesso poco sicure, anche pagando – come in questo caso – in termini di tempi di realizzazione: "Io mi auguro che contro decine di film italiani che parlano della famiglia e della crisi della coppia, temi che ormai la televisione riesce a racconta meglio, si capisca che il cinema è un'altra cosa".
Così, differenziandosi dal filone dei film italiani "che tendono più al dialogo", Gorbaciof decide di puntare sulla "pantomima", e cioè su una recitazione fatta prevalentemente di smorfie e di gesti che, se con Servillo sfiora talvolta il grottesco, nel caso di Lila è invece dettata dalla scarsa conoscenza della lingua italiana."Yang Mi non è mai uscita dalla Cina – ha evidenziato Incerti – L'ho scelta proprio per questo". Ed è sicuramente grazie alla sua presenza, oltre che al suo particolare modo di intendere il cinema, che il film ha preso una certa piega, una piega che guarda alla realtà del cinema internazionale.

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