Anno | 2009 |
Genere | Thriller |
Produzione | USA |
Durata | 116 minuti |
Regia di | Jim Jarmusch |
Attori | Tilda Swinton, Bill Murray, John Hurt, Gael García Bernal, Paz de la Huerta Isaach De Bankolé, Hiam Abbass, Yûki Kudô, Luis Tosar, Floanne Ankah, Alex Descas, Óscar Jaenada, Jean-François Stévenin, Héctor Colomé, María Isasi, Norma Yessenia Paladines. |
Tag | Da vedere 2009 |
MYmonetro | 3,42 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 29 giugno 2020
Un film che mostra ciò che non dovrebbe mostrare. Al Box Office Usa The Limits of Control ha incassato nelle prime 8 settimane di programmazione 425 mila dollari e 54,2 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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È meticolosamente controllato il film di Jim Jarmush sui limiti del controllo. Un killer americano segue una serie di indizi improbabili per effettuare una misteriosa missione criminale. The Limits ha una struttura ridondante ben chiara: una serie di incontri bizzarri, delle anomalie (de Bankolé che prende due espressi in tazze separate in ogni bar), delle ricorrenze apparentemente marginali che poi convergono gradualmente (i fiammiferi, l'elicottero) e delle strizzate d'occhio (al killer di Ghost Dog, al treno o all'ossessione per il tabacco di Dead Man). Tra le apparizioni esplicitamente grottesche ci sono gli autoironici Tilda Swilton, John Hurt e Bill Murray.
In una costruzione lenta e ripetitiva a restare nella mente sono soprattutto il montaggio di Jay Rabinowitz e la fotografia di una Spagna assolata di Cristopher Doyle. Ma lo spettatore che si lascia semplicemente trasportare dalle sensazioni é tutt'altro che superficiale: Jarmush ci fa viaggiare sui margini del controllo per riportarci al punto iniziale, le sensazioni appunto.
Costruito per sottrazione, The Limits of Control mostra ciò che non dovrebbe mostrare, i tempi morti, le pause e le attese, mentre eclissa le spiegazioni dei nessi narrativi o le azioni principali. Isaach de Bankolé effettua un viaggio dal determinato all'indeterminato: passando gradualmente da aeroporti e città alla campagna fino al deserto.
Ma il controllo é anche quello di de Bankolé che mette in prospettiva il mondo cercando in ogni stranezza un indizio della sua missione, fino a rendersi conto che il suo viaggio non é che un punto di vista e che gli indizi si disperdono in assenza di un piano prestabilito. A esser messo in discussione é proprio il suo meticoloso sguardo: il voler cercare i segni di una strada già tracciata, di fronte a quelle che in realtà sono pure pulsioni: come la costantemente svestita Paz de la Huerta, le divagazioni filosofiche o cinematografiche dei personaggi e la musica andalusa. In quanto schematico ruolo di genere, puro riempimento di un posto in una struttura, de Bankolé viene persino riconosciuto dai bambini che in un villaggio gli domandano se é un "gangster americano".
Come interpretare allora il fatto che Jarmush usi una struttura narrativa talmente "controllata"? Perché il film é sui limiti del controllo, limiti che non possono che esser messi in dubbio proprio dalla prospettiva. Dallo sguardo sul cinema dunque, dallo spettatore che osserva e che ne costruisce i margini. De Bankolé, silenzioso, inerte e riflessivo é allora un delegato dello spettatore stesso, con le sue aspettative e i suoi schemi concettuali. Uno spettatore che cerca indizi e sequenze narrative anche laddove non c'é niente da cercare, dove non c'é nessun significato. Ma solo della musica, della luce, dei colori e delle immagini.
Taciturno ed enigmatico killer di colore, dedito alla meditazione yoga ed affiliato ad una misteriosa organizzazione eversiva internazionale, viene incaricato di eseguire l'omicidio su commissione di un importante personaggio barricato all'interno di uno sperduto e superprotetto bunker nella campagna andalusa. Il suo percorso di avvicinamento alla meta è scandito dalle numerose tappe [...] Vai alla recensione »
Perché il penultimo film di questo oltremodo superlativo regista non ha trovato una distribuzione italica? Me lo sono chiesto. Ne ho parlato anche con il fruttivendolo e con il cane del vicino ma le risposte ottenute sono state vaghe, si è parlato di problemi economici relativi al distributore e anche di forme minimali rischiose. Fortemente amareggiato mi son steso a terra ascoltando [...] Vai alla recensione »
Giuste le riflessioni del recensore"ufficiale"sui "limits of control", su struttura, dettagli-eccezioni, ciò che esorbita etc. Jarmusch gioca su ciò che lo spettatore si aspetta/non si aspetta, "spiazzandolo", per csoì dire, ad ogni sparatoria mancata, ad ogni killeraggio non avvenuto etc.Spiazzato/è /sarà ogni spettatore/spettatrice [...] Vai alla recensione »
Un bellissimo film pieno di metafore. Carico di simbologia, riferimenti e citazioni. Se non lo si guarda sino la fine non se ne coglie il senso: ovvero il conflitto tra arte, bellezza, ideale e potere, materia. Davvero un gran film. Fotografia fenomenale. Ritmo lento e costante che però nell'insieme danno un forte senso di dinamicità. Molto avanguardista come pellicola.
Ovviamente non l'ha visto nessuno dei vari Marvelman, Monco, e fessacchiotti vari. E molto buona è la recensione di Matteo Treleani; anche su un sito come questo dove i "critici" sparano stupidaggini troppo spesso e volentieri ogni tanto si riesce a trovare qualcosa di interessante. Comunque, scaricatelo (naturalmente gratis) e vedetevelo che vale la pena.
Un film che racconta la storia di un killer incaricato di uccidere "il senso" del film, ossia "il significato" accentratore e tiranno di qualsiasi discorso. Splendido e lo vedremo in 12 al massimo in tutta Italia.
L’altra notte, ora di poco antelucana di un giorno di Febbraio del 2015, il Dio del Cinema mi ha svegliata. Diversamente da Samuele mi sono limitata ad accendere la tv e vedo un negro (trovo negro una parola bellissima non contestatemi) - dicevo - trovo un negro vestito di bronzo. Ipnotizzata comincio a osservarlo parlare con una giapponese di porcellana in un treno - tra il futuribile e il giocattolo [...] Vai alla recensione »
Perché il penultimo film di questo oltremodo superlativo regista non ha trovato una distribuzione italica? Me lo sono chiesto. Ne ho parlato anche con il fruttivendolo e con il cane del vicino ma le risposte ottenute sono state vaghe, si è parlato di problemi economici relativi al distributore e anche di forme minimali rischiose.
dall'incedere compassato e da una fotografia millimetrica, la summa del cinema jarmushiano. un film criptico e lineare dove forse non c'è proprio niente da capire se non l'estratto conto mentale dell'ideologie degli astratti astanti di questa pellicola classica. un viaggio mentale endogeno non indifferente.
Qualcuno sà il titolo e l'autore del dipinto esposto al 18esimo minuto? Isaach de Banolé visita il "Museo National - Centro de Arte - Reina Sofia" a Madrid e si trova davanti ad un violino cubista. Pare un Picasso, o un Braque, ma non riesco ad indentificarlo. Grazie.
The walking man in “The Limits of Control,” a Minimalist exercise in the key of cool from Jim Jarmusch, wears through a lot of shoe leather during his feature-length tramp. One of cinema’s men with no names, credited only as the Lone Man, this peripatetic figure is played (and walked and walked) by Isaach De Bankolé with a determined gait and inscrutable gaze that initially reveal almost as little [...] Vai alla recensione »
THIRTY years ago, when he was a student at New York University, Jim Jarmusch used some scholarship money meant for tuition to make a movie called “Permanent Vacation.” Like many first films, it is a little awkward and more than a little precious. But viewed today this imperfect debut also sums up the themes of his career: it gets across the sense of being a stranger at home and the empathy for life [...] Vai alla recensione »
Even the great ones hit snags. With The Limits of Control, Jim Jarmsuch gets tangled up in his own deadpan. I'd explain a little of the plot, but there isn't any. Just the stoic visage of Isaach De Bankolé as a nameless hitman who wanders through non-touristy Spain (shot with a poet's eye by the masterful Christopher Doye) doing meet-and-greets with terrific actors, such as Bill Murray, Tilda Swinton, [...] Vai alla recensione »
Jim Jarmusch aime à jeter les gens sur les routes. Dans Broken Flowers, Bill Murray sillonnait les Etats-Unis de femme en femme pour résoudre une énigme amoureuse. Cette fois, c'est l'énigme qui prend la route. Le personnage central de The Limits of Control n'a pas de nom. C'est normal, il se dirige vers l'Andalousie, où fut tourné Mon nom est Personne.