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L’altra notte, ora di poco antelucana di un giorno di Febbraio del 2015, il Dio del Cinema mi ha svegliata. Diversamente da Samuele mi sono limitata ad accendere la tv e vedo un negro (trovo negro una parola bellissima non contestatemi) - dicevo - trovo un negro vestito di bronzo. Ipnotizzata comincio a osservarlo parlare con una giapponese di porcellana in un treno - tra il futuribile e il giocattolo -, con un paesaggio ipersolarizzato all’esterno. E così comincio a viaggiare con lui e mi ritrovo a prendere caffé e ad aprire scatole di fiammiferi fino alla fine. Ed è lì, alla fine, che mi si conferma ciò che Enrico Ghezzi dice da sempre. Il Cinema ha uno specifico estetico nell’immagine in movimento e nel suono che l’accompagna; plot e sceneggiature teatrali alla fine non ne colgono l’essenza.
Solo allo scorrere dei titoli di coda scopro infatti di essermi vista “Limits of control”e che Jarmusch è il cinema.
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recensioni di critica, pubblico e dizionari.
