Titolo originale | Ha phraeng |
Anno | 2009 |
Genere | Horror, |
Produzione | Tailandia |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Banjong Pisanthanakun, Paween Purikitpanya, Songyos Sugmakanan, Parkpoom Wongpoom |
Attori | Erika Toda, Charlie Trairat, Marsha Wattanapanich . |
Distribuzione | Wave Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 giugno 2011
Cinque episodi, in parte correlati, per illustrare diverse sfaccettature dell'horror, dalle maledizioni ancestrali dei demoni della giungla a incubi ben più moderni figli di una logica del profitto disumana.
CONSIGLIATO NÌ
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Sulla falsariga del predecessore 4bia e di diversi horror usciti in Tailandia negli anni Zero, anche in Phobia 2 rivive la voglia di stupire con emozioni semplici e paure ataviche, ricollegandosi umilmente a una lunga tradizione di orrore che accomuna Occidente e Oriente. Non manca niente, dai demoni rurali agli zombi ultramoderni (quelli veloci che - parola di Romero - hanno svuotato di senso la figura dello zombi), dalle possessioni demoniache alla parodia demenziale e meta-cinematografica.
Tutti i colori e i sapori dell'horror, con metodico completismo ma pure con gravi carenze di personalità. Due episodi di Phobia 2 lasciano intuire quali sono le potenzialità del thai horror quando la fantasia non trova ostacoli: il cupo racconto di espiazione di un parricida Novice colpisce e suggestiona, permettendo solo di intravedere gli enormi demoni preta nel nulla della giungla tailandese ma veicolando puro terrore, e l'esilarante conclusione di In the End azzecca i tempi comici giusti nella spassosa parodia di un set cinematografico tailandese (e dei cliché che da sempre accompagnano l'horror come pesci che si attaccano a una balena).
I restanti tre episodi, al contrario, costituiscono un disarmante esempio di povertà di spunti e fossilizzazione su stereotipi ormai consunti, a cui si cerca di infondere vita avvalendosi pesantemente di effetti audio e diffusori surround. E a poco serve la condanna morale insita in almeno un paio di episodi, accomunati dal consueto tema "farina del diavolo finita in crusca". Considerato che più di metà film naviga in simili basse acque di routine, è il giudizio sull'opera nel suo complesso ad esserne pesantemente inficiato.