mark hollis
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un film che offre interessanti spunti di riflessione
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Vincitore del Marc’Aurelio d’oro all’ultimo Festival del Cinema di Roma, l’opera prima del regista italo-danese Nicolo Donato, “Brotherhood”, approda questo weekend nelle sale tentando di ottenere lo stesso consenso da parte del pubblico delle sale nazionali. Il film è ispirato ad un documentario sui gruppi neonazisti emergenti che Donato vide in televisione. A quel contesto decise di inserire una storia d’amore omosessuale e il film, oltre al clamore suscitato, lascia molti spunti di interesse e più di una riflessione allo spettatore.
Lars, il protagonista, lasciato l’esercito in disaccordo con la famiglia e rimasto solo nel decidere del proprio destino, viene avvicinato da una sorta di talent scout neonazi che, intuendo un certo potenziale in lui, cerca di inserirlo nel proprio gruppo dedito al pestaggio di omosessuali e immigrati.
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Vincitore del Marc’Aurelio d’oro all’ultimo Festival del Cinema di Roma, l’opera prima del regista italo-danese Nicolo Donato, “Brotherhood”, approda questo weekend nelle sale tentando di ottenere lo stesso consenso da parte del pubblico delle sale nazionali. Il film è ispirato ad un documentario sui gruppi neonazisti emergenti che Donato vide in televisione. A quel contesto decise di inserire una storia d’amore omosessuale e il film, oltre al clamore suscitato, lascia molti spunti di interesse e più di una riflessione allo spettatore.
Lars, il protagonista, lasciato l’esercito in disaccordo con la famiglia e rimasto solo nel decidere del proprio destino, viene avvicinato da una sorta di talent scout neonazi che, intuendo un certo potenziale in lui, cerca di inserirlo nel proprio gruppo dedito al pestaggio di omosessuali e immigrati.
Superate le diffidenze iniziali, complice anche la noia e un po’ di nostalgia di clima cameratesco, Lars diventa membro del gruppo e grazie alle sue capacità riesce a “scalare” i primi gradini gerarchici. Nel contempo, complice una casa isolata da ristrutturare, si avvicina al suo coinquilino fino a quando la passione non esplode tra i due.
Il regista adesso conduce lo spettatore in un viaggio parallelo nel quale da una parte pone la storia d’amore con i relativi problemi di accettazione e segretezza e dall’altra le azioni violente del gruppo che tenta di crescere, affermarsi agli occhi dei propri concittadini, tentando una legittimazione cercata attraverso l’uso della paura verso il pericolo derivante dalle diversità e la ricerca della protezione dello status quo.
In questo viaggio parallelo tra amore e odio, si sviluppano le dinamiche del gruppo e della coppia inserite in un contesto sociale altrettanto controverso. Siamo di fronte infatti alla civilissima Danimarca che inizia a fare i conti con il problema dell’immigrazione e con le prime crepe derivanti da una globalizzazione culturale che tende a portare l’Europa verso una pericolosa deriva razzista e violenta. Come per lo Yin e lo Yang il regista mette in scena le possibili trasformazioni e contaminazioni tra mondi opposti e tenta questa strada, aiutato da una recitazione all’altezza da parte dei protagonisti, per raccontare l’amore visto come il bianco che tenta una sua possibile esistenza nel buio profondo. Questa operazione avviene senza cedere a facili retoriche ma concentrandosi sull’essenzialità utilizzando numerosi primi piani e inquadrature sui protagonisti che riescono a trasmettere tutta la rabbia e soprattutto la paura di cercare se stessi in mezzo ad un’altra umanità identica alla loro ma di difficile condivisione.
La regia asciutta, seppur a volte si soffermi troppo su alcune lungaggini che rallentano la narrazione, riesce a non cedere in termini di tensione restituendo intatta l’asprezza e il coinvolgimento emotivo. La colonna sonora risulta azzeccata pur palesemente ispirata al sound dei Sigur Ros che ben si inseriscono in contesti di solitudine, desolazione e paesaggi nordici.
Nel finale interessante che non sveleremo, a conferma di quanto detto, il coprotagonista indossa una maglia bianca, simbolo della presa di coscienza di se stesso e del proprio cambiamento che copre i tatuaggi nazisti sulla pelle a vantaggio della riscoperta che il vero coraggio è nel compiere scelte difficili restando se stessi nel mondo piuttosto che aderire a pericolose ideologie derivanti solo dalla ricerca di un proprio posto nel branco.
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cilicchia
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un amore che vince sulla violenza e sulle paure
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Ho visto il film in anteprima all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 22 giugno, alla quale era presente anche il regista.
Inizialmente ero scettica, pensavo di trovarmi di fronte ad un “deja vu”, ma pian piano il film mi ha coinvolto e piacevolmente emozionato.
Scene forti e non parlo di quelle di sesso, ma di violenza gratuita verso persone indifese.
Brotherhood è una storia d’amore, è la ricerca della propria identità all’interno di un contesto nazista.
I due uomini sono coinvolti in una segreta storia d'amore, ma un simile amore proibito non può restare impunito nei circoli fascisti, nonostante tutte le regole vietino tali relazioni, l’amore e l’attrazione fisica tra i due è così forte che non possono reprimerla.
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Ho visto il film in anteprima all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 22 giugno, alla quale era presente anche il regista.
Inizialmente ero scettica, pensavo di trovarmi di fronte ad un “deja vu”, ma pian piano il film mi ha coinvolto e piacevolmente emozionato.
Scene forti e non parlo di quelle di sesso, ma di violenza gratuita verso persone indifese.
Brotherhood è una storia d’amore, è la ricerca della propria identità all’interno di un contesto nazista.
I due uomini sono coinvolti in una segreta storia d'amore, ma un simile amore proibito non può restare impunito nei circoli fascisti, nonostante tutte le regole vietino tali relazioni, l’amore e l’attrazione fisica tra i due è così forte che non possono reprimerla.
Il messaggio che ci trasmette il film è che la violenza e il nazismo non sono così importanti, ma quello che è fondamentale è l’amore tra le due persone.
Scoprire di essere gay all’interno del gruppo nazista, in un certo senso li aiuta a capire chi sono veramente, mi è piaciuto molto come questi due elementi così inconciliabili interagiscano all'interno della storia.
Un amore che vince, più forte di tutto e tutti.
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zampanò
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racconto universale sul tema della diversità
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Spesso si discute dei film solo a partire dagli scottanti temi trattati (o evocati) e, molto frequentemente, chi ne parla è il primo a non aver visto l'opera al centro dell'attenzione. Neo-nazismo, omosessualità e il legame tra i due fenomeni sono tematiche presenti nel film d'esordio del regista danese di italiche origini, Nicolo Donato. Drammaturgia e messa in scena aiutano però a capire dove il giovane regista ha maggiormente riposto la propria attenzione. La relazione illecita tra due uomini e l'impossibilità di mostrarsi ed accettarsi come dei “diversi” in un mondo di “uguali” rappresentano il vero nucleo della storia.
Personaggi e luoghi sono però precisamente caratterizzati e per capire ciò che il regista ha (volontariamente?) lasciato in secondo piano è necessaria una visione d'insieme.
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Spesso si discute dei film solo a partire dagli scottanti temi trattati (o evocati) e, molto frequentemente, chi ne parla è il primo a non aver visto l'opera al centro dell'attenzione. Neo-nazismo, omosessualità e il legame tra i due fenomeni sono tematiche presenti nel film d'esordio del regista danese di italiche origini, Nicolo Donato. Drammaturgia e messa in scena aiutano però a capire dove il giovane regista ha maggiormente riposto la propria attenzione. La relazione illecita tra due uomini e l'impossibilità di mostrarsi ed accettarsi come dei “diversi” in un mondo di “uguali” rappresentano il vero nucleo della storia.
Personaggi e luoghi sono però precisamente caratterizzati e per capire ciò che il regista ha (volontariamente?) lasciato in secondo piano è necessaria una visione d'insieme. Nella Danimarca dei nostri giorni si consuma l'amore tragico e segreto tra due uomini all'interno di un'organizzazione neo-nazista. Lars è un ex militare figlio di una madre in carriera oppressiva ed esigente. Jimmy fa parte di un gruppo di estrema destra e rappresenta un punto di riferimento per il fratello minore, intrappolato nel tunnel della tossicodipendenza. Lars è ingenuamente attratto dagli slogan politici e dall'idea di far parte di un gruppo di militanti. Una volta inserito nell'organizzazione, Lars si innamorerà, ricambiato, di Jimmy. In una realtà di violenza e omofobia l'amore tra i due si delinea subito come un sentimento proibito e rischioso...
I temi dell'ideologia fascista e dell'omosessualità nella società contemporanea rappresentano il contesto drammatico in cui i due personaggi principali si trovano ad agire. Lars e Jimmy, dopo aver reciprocamente preso atto del sentimento che li lega, dovranno tenere nascosta la loro relazione per paura di non essere capiti ed accettati in un ambiente avverso ad affetti ottusamente liquidati come “contro natura”. Per buona parte del film i due tenteranno di tenere nascondere la realtà anche a loro stessi. Prendere atto del rischio di essere considerati anormali dal resto del mondo rappresenta un passo difficile e decisivo: una scelta di vita e una coraggiosa presa di coscienza. Il film diventa così un racconto universale sul tema della diversità.
Qualcosa però sembra non funzionare. La scelta di parlare specificamente di derive fasciste nell'Europa d'oggi (fomentate dall'immigrazione) e di omosessualità appare decisamente ingombrante ed ambiziosa. Tutto è accennato, abbozzato: le dinamiche sociopolitiche, la psicologia dei personaggi sullo sfondo (la madre, i capi dell'organizzazione, il fratello di Jimmy), la fotografia delle contraddizioni del tempo presente. Il film, nella prima parte, sembra oscillare incerto alla ricerca del proprio equilibrio, di un'univoca messa a fuoco che, dalla seconda parte in avanti, si concretizza in uno sguardo intimista su una storia d'amore atipica. Consapevole scelta registica (autoriale?) o inesperienza? Propendendo per la prima alternativa attendiamo successive opere per avere conferma od essere smentiti.
Michele Angelo Salvioni
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zerihun
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una regia sensibile e di una crudezza spiazzante
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Lars, un giovane sergente dell’esercito danese, decide di abbandonare la carriera militare in seguito ad una mancata promozione, ed entra in contatto con un movimento neo-nazista responsabile di una serie di raid contro stranieri e omosessuali. Nonostante il suo iniziale scetticismo, Lars sceglie comunque di diventare un membro del gruppo; qui conosce Jimmy, un ragazzo dal carattere irruento ed aggressivo…
Brotherhood - FratellanzaLa storia di una passione proibita che esplode nella situazione più inaspettata ed improbabile: “Brotherhood”, primo lungometraggio del regista danese Nicolo Donato, si presenta come un atipico racconto sentimentale intrecciato con tematiche di scottante attualità, non ultima la diffusione di focolai neo-nazisti in cerca di proseliti fra i giovani del Nord Europa.
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Lars, un giovane sergente dell’esercito danese, decide di abbandonare la carriera militare in seguito ad una mancata promozione, ed entra in contatto con un movimento neo-nazista responsabile di una serie di raid contro stranieri e omosessuali. Nonostante il suo iniziale scetticismo, Lars sceglie comunque di diventare un membro del gruppo; qui conosce Jimmy, un ragazzo dal carattere irruento ed aggressivo…
Brotherhood - FratellanzaLa storia di una passione proibita che esplode nella situazione più inaspettata ed improbabile: “Brotherhood”, primo lungometraggio del regista danese Nicolo Donato, si presenta come un atipico racconto sentimentale intrecciato con tematiche di scottante attualità, non ultima la diffusione di focolai neo-nazisti in cerca di proseliti fra i giovani del Nord Europa. Sceneggiato da Donato insieme a Rasmus Birch, “Brotherhood” apre una finestra proprio sulla drammatica realtà dei gruppi naziskin, seguendo il percorso di due giovani adepti che, contravvenendo ai rigidi codici di un machismo brutale e di facciata, si scoprono irresistibilmente attratti l’uno dall’altro, fino ad innamorarsi.
La storia è filtrata interamente attraverso la prospettiva dei due protagonisti: Lars, proveniente da una famiglia benestante ma disattenta, è un ragazzo dotato di un’intelligenza vivace e di un immediato carisma; Jimmy , al contrario, è duro, impulsivo, ed ha alle spalle un background familiare disagiato, incluso un fratello con problemi di droga.Donato pone al centro della scena questi due personaggi e li segue nelle varie fasi del loro percorso: le comuni esperienze in un gruppo di naziskin, l’iniziale ostilità che si trasforma in amicizia, fino all’esplodere della passione e alla nascita di un sentimento tanto impensabile quanto profondo. L’amore omosessuale diventa così l’elemento “trasgressivo” in grado di mettere in crisi le convinzioni naziste di Jimmy, guidato in qualche modo dalla maggiore consapevolezza di Lars
il regista fa mostra di una rara sensibilità unita ad una spiazzante crudezza, soprattutto nelle sequenze dei pestaggi, e sfrutta sapientemente il contrasto fra l’aberrante violenza delle azioni dei personaggi e la delicatezza delle loro emozioni latenti.
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