charles
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lunedì 19 aprile 2010
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shadow
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Un giovane soldato di ritorno dall'Iraq prosegue la sua avventura su in alta montagna in un luogo desolato d'Europa per lasciarsi tutto alle spalle. Conoscerà la verità circa il suo viaggio grazie ad una misteriosa leggenda locale.
Un film dell'orrore di un validissimo, che si rifà alla tradizione degli horror statunitensi degli anni settanta / ottanta, nel quale militavano maestri del calibro di George Romero, Wes Craven, John Carpenter, Sam Raimi, Tob Hooper.
Un film dal ritmo serrato, dall'atmosfera inquietante e coinvolgente, in cui le violenze e le efferatezze subite dai protagonisti non restano fine a se stesse, ma hanno il compito di far riflettere sulla mostruosa crudeltà della guerra.
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Un giovane soldato di ritorno dall'Iraq prosegue la sua avventura su in alta montagna in un luogo desolato d'Europa per lasciarsi tutto alle spalle. Conoscerà la verità circa il suo viaggio grazie ad una misteriosa leggenda locale.
Un film dell'orrore di un validissimo, che si rifà alla tradizione degli horror statunitensi degli anni settanta / ottanta, nel quale militavano maestri del calibro di George Romero, Wes Craven, John Carpenter, Sam Raimi, Tob Hooper.
Un film dal ritmo serrato, dall'atmosfera inquietante e coinvolgente, in cui le violenze e le efferatezze subite dai protagonisti non restano fine a se stesse, ma hanno il compito di far riflettere sulla mostruosa crudeltà della guerra. Non con un occhio particolare all'Iraq (anche se ad un certo punto del film, nella tana del manico omicida, compaiono due poster affiancati: uno di Stalin, l'altro di Bush), ma alla guerra di sempre, visti i riferimenti ai campi di sterminio nazisti, agli orrori del Viet Nam, della Corea, della Cina. Anche in questo modo il regista vuole allacciarsi alla tradizione americana del cinema horror, che in realtà era un cinema politicamente militante: viene da pensare alle grandi metafore della società di consumo di Romero, o a “Le colline hanno gli occhi”, di Wes Craven (del quale esiste un interessante remake) in cui domina una considerazione feroce circa la politica nucleare degli Stati Uniti. Lo stesso regista ha affermato: “Quando ho dovuto visionare per il film le foto sulle crudeltà e le torture compiute nei campi di sterminio, o in una qualsiasi prigione di guerra americana.Sono rimasto così scioccato, che per una settimana non sono riuscito più a dormire la notte, tanto che sono finito all'ospedale. Una delle esperienze più brutte della mia vita”.
Uno dei punti di forza di questa pellicola sono le citazioni, non solo del vecchio horror all'italiana o di quello americano, ma anche di Bergman, Mournau, dell'espressionismo tedesco, che contribuiscono a creare un'atmosfera da incubo nel quale lo spettatore si aggira disorientato, domandandosi il senso di questa situazione. Una domanda che avrà una risposta ancora più amara, perché l'orrore reale supera di gran lunga quello della fantasia.
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wicca87
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domenica 4 aprile 2010
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attendo con ansia l'uscita nelle sale
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E' dallo scorso anno che attendo con ansia l'uscita nelle sale italiane di questo film, che ho trovato sempre recensito egregiamente tranne qui e non capisco il motivo. Posso solo dire che appena uscirà nelle sale italiane andrò a vederlo, per farmi un'idea mia.
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(di raistlin86)
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andreas perugini
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domenica 14 marzo 2010
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un grande film per una grande donna.
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Mentre già i primi di marzo è stata trasmessa alla TV armena, è annunciata solo per il 30 aprile l'uscita nelle sale italiane, ad un anno di distanza dalla presentazione a Cannes, l'ultima opera di Alejandro Amenábar già autore dello splendido film pro eutanasia Mare Dentro e premio Oscar con The Others (2001).
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Mentre già i primi di marzo è stata trasmessa alla TV armena, è annunciata solo per il 30 aprile l'uscita nelle sale italiane, ad un anno di distanza dalla presentazione a Cannes, l'ultima opera di Alejandro Amenábar già autore dello splendido film pro eutanasia Mare Dentro e premio Oscar con The Others (2001). I ritardi distributivi per un colossal da 60 milioni di euro firmato da un regista sulla cresta dell'onda portano in modo del tutto legittimo e naturale a pensare che le difficoltà intercorse fossero di natura politico-culturale. Il film, infatti, tratta la mitica figura di Ipazia, filosofa neo-platonica, matematica e astronoma pagana, che nel 415 dc ad Alessandria d'Egitto fu orribilmente massacrata dagli estremisti cristiani su ordine di quello che la Chiesa venera ancora come San Cirillo. Cirillo, vescovo di Alessandria, ordinò poi che fossero distrutte tutte le sue opere, i tredici volumi di commento all'aritmetica di Diofanto, gli otto volumi delle Coniche di Apollonio, trattato sulle orbite dei pianeti, il trattato su Euclide e Claudio Tolomeo, il Corpus astronomicum, i testi di meccanica, gli strumenti scientifici da lei inventati. Per questo motivo oggi di Ipazia non è rimasto quasi più nulla se non il ricordo della figura di martire pagana e del libero pensiero scientifico celebrata tra gli altri anche da Raffaello che nell'affresco La Scuola di Atene la rappresenta come l'unico personaggio con lo sguardo rivolto verso lo spettatore.
Donna bellissima e, per spessore culturale e indipendenza del pensiero, figura femminile più unica che rara della storia antica, Ipazia è vittima sacrificale sull'altare dell'estremismo religioso anche di un Cristianesimo che l'agiografia vorrebbe solo ricordare come "religione d'amore e fratellanza" quando piuttosto è stata molto più spesso religione d'odio e sopraffazione esattamente come tutte le religioni quando diventano strumento di affermazione politico-sociale.
L'agorà era la piazza, il luogo che la cultura greca che sta alla base del pensiero occidentale deputa all'incontro. Nell'agorà alessandrina si è registrata una situazione di straordinario fermento intellettuale e convivenza ecumenica fino a quando gli estremismi religiosi non hanno iniziato a portare la Civiltà nel Medioevo sostituendo le speculazioni sul sistema eliocentrico con quelle della centralità di Dio e della Chiesa.
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(di andreas perugini)
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giovedì 11 marzo 2010
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scontro tra fede e ragione.
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Agora è un film potente perché sa armonizzare la ricostruzione storica, che dà identità a figure del IV secolo e ci trasporta in vicende lontane e definite, con la forza di un soggetto dal valore universale, contemporaneo e ideologico. Amenábar (anche sceneggiatore, con Mateo Gil) racconta la storia di Ipazia (una splendida Rachel Weisz), astronoma, matematica e filosofa a capo della scuola di Alessandria; questa è una città culturalmente attiva, dove s’incrociano genti e pensieri, stravolta dall’imposizione violenta del cristianesimo come religione unica. A guidare la chiesa il vescovo Cirillo; sostenuto dai decreti teodosiani, si scontra prima con i pagani, che vengono in parte assorbiti, quindi rigetta gli ebrei.
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Agora è un film potente perché sa armonizzare la ricostruzione storica, che dà identità a figure del IV secolo e ci trasporta in vicende lontane e definite, con la forza di un soggetto dal valore universale, contemporaneo e ideologico. Amenábar (anche sceneggiatore, con Mateo Gil) racconta la storia di Ipazia (una splendida Rachel Weisz), astronoma, matematica e filosofa a capo della scuola di Alessandria; questa è una città culturalmente attiva, dove s’incrociano genti e pensieri, stravolta dall’imposizione violenta del cristianesimo come religione unica. A guidare la chiesa il vescovo Cirillo; sostenuto dai decreti teodosiani, si scontra prima con i pagani, che vengono in parte assorbiti, quindi rigetta gli ebrei.
Agora si muove sul doppio binario dell’ascesa sanguinosa della nuova religione e della descrizione delle ricerche di Ipazia. Sono numerosi gli scontri violenti, le lapidazioni, decapitazioni e assedi, e vengono mostrate nel dettaglio rozze mutilazioni e ferite. Tutto contribuisce a dare una dimensione animale dell’essere umano, mentre la folla in tunica nera viene ripresa dall’alto, in una plongée velocizzata che mostra i cristiani, come insetti, distruggere freneticamente i tesori della Biblioteca. È il raccordo col punto di vista di Ipazia, che nel suo studio indaga sulla posizione della Terra nell’Universo, e giunge alla teorizzazione di un sistema eliocentrico, con il Mondo a descrivere un’orbita ellittica attorno al sole. Più volte lo sguardo dello spettatore viene portato a distanze tali da rendere invisibile la stessa Alessandria, svuotando d’effetto le violenze che infettano il suolo. Ipazia, donna colpevole di questo distacco, e quindi del mancato riconoscimento di un potere che, al contrario degli astri, non segue alcuna legge né logica, andrà incontro ad una fine atroce, corrispondente alla definitiva negazione della ragione.
Amenábar dà forma ad un film pienamente “commerciale” (si tratta di una delle più grandi produzioni europee, di certo è stato costruito nella speranza che voglia vederlo il maggior numero possibile di persone), e lo fa plasmando gli elementi e le immagini del dramma, della violenza e della passione, senza rinunciare ad una forza che rende il racconto realistico e significativo, e sapendo evitare la facilità dell’enfasi e del coinvolgimento acritico. slowfilm.splinder.com
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feanor
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lunedì 1 marzo 2010
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bellissimo
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Come nei tempi in cui i "Potenti Cristiani" padroneggiavano su tutto, la popolazione doveva rimanere ignorante e in realtà si vorrebbe tutt'ora. Non penso che lo distribuiranno mai in Italia. Un film bellissimo, con maestose scenografie e bellissima fotografia, una trama forte ma poetica e una bravissima Rachel Weisz. Naturalmente la maggior parte dei "Critici" (perchè solo fra virgolette si possono mettere) lo criticherà negativamente, purtroppo molte persone possono avere 10 Lauree ma rimanere lo stesso ignoranti come un essere umano che si reputa invincibile... e guarda caso ne esistono troppi... LA STORIA INSEGNA!
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(di raistlin86)
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hatecraft
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sabato 27 febbraio 2010
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le barbarie cristiane
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Pessima recensione quella di Giancarlo Zappoli, per il tono sufficiente e borioso: incomprensibile. Agora è invece un'ottima pellicola che fa luce soprattutto su una storia troppo sottaciuta, quella delle barbarie dei massacri, si fa per dire, cristiani, nei primi secoli dopo Cristo. Un film storico sebbene la focalizazione sul personaggio della scienziata Ipazia (una straordinaria Rachel Weisz), doni alla vicenda altre sfumature che rendono molteplici aspetti di tempi oramai troppo remoti, anche per essere esplicati dai libri.
Nella cattolicissima Spagna il film è passato nelle sale mesi or sono, ma nell'italia tenuta in pugno[sic] dal clericalismo, ancora nessuna notizia dell'acquisto.
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imladis
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venerdì 22 gennaio 2010
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perchè non lo distribuiscono in italia?
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Qualcuno può spiegarmi il motivo della "censura " italiana di questo film? Chi è che decide in questo Paese cosa bisogna vedere e cosa no?
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pietro berti
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venerdì 4 dicembre 2009
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agora
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Uno dei migliori film degli ultimi anni per ambientazione, indagine storica, costumi, attori perfettamente identificati nei personaggi. La trama interseca la storia vera di Ipazia, un’insegnante di matematica, astronomia e filosofia in Alessandria - nel momento in cui la celeberrima biblioteca conteneva tesori di inestimabile valore e il famoso faro costituiva una delle allora meraviglie del mondo - con il tentativo dei Tolemaici di spiegare i movimenti ciclici della terra e del sole arrivando a delle conclusioni fondamentali . La tematica si complica a seguito dell’inferocirsi dei rapporti tra cristiani (monoteisti) e politeisti (dediti ai culti più vari, che tuttavia gestivano la biblioteca) che sfoceranno in una vera e propria guerra con il coinvolgimento dell’Impero romano che cercherà di gestire il conflitto a suo vantaggio.
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Uno dei migliori film degli ultimi anni per ambientazione, indagine storica, costumi, attori perfettamente identificati nei personaggi. La trama interseca la storia vera di Ipazia, un’insegnante di matematica, astronomia e filosofia in Alessandria - nel momento in cui la celeberrima biblioteca conteneva tesori di inestimabile valore e il famoso faro costituiva una delle allora meraviglie del mondo - con il tentativo dei Tolemaici di spiegare i movimenti ciclici della terra e del sole arrivando a delle conclusioni fondamentali . La tematica si complica a seguito dell’inferocirsi dei rapporti tra cristiani (monoteisti) e politeisti (dediti ai culti più vari, che tuttavia gestivano la biblioteca) che sfoceranno in una vera e propria guerra con il coinvolgimento dell’Impero romano che cercherà di gestire il conflitto a suo vantaggio.
L’imperatore Teodosio impartisce l’ordine al Prefetto di Alessandria di far abbandonare la biblioteca da tutti coloro che ne avevano cura. Da qui la distruzione della biblioteca mentre i suoi custodi cercheranno di portare in salvo invano i suoi tesori. Tutti i custodi fuggiranno salvo Ipazia e pochissimi altri. Da lì inizierà una diatriba violentissima tra cristiani ed ebrei che porterà alla cacciata degli ebrei da Alessandria.
Il film è costellato da scene crude e dall’intensissima storia d’amore tra un ex schiavo e la sua ex padrona e maestra, amore tuttavia non corrisposto. Colpisce molto il razionalismo della maestra di filosofia che tenta di spiegare in tutti i modi a se stessa prima che agli altri che i principi tolemaici avevano un fondo di verità: ella infatti riesce a capire che se un oggetto lanciato da una determinata altezza non cade perpendicolarmente al punto da cui è stato lanciato ma oltre a questo è proprio perché la terra si muove. La studiosa è disposta a sacrificarsi per le sue idee e non rinuncia per nulla non solo a portarle avanti continuando a studiare le applicazioni possibili del principio ma soprattutto – in maniera spiazzante – lo farà senza alcuna paura delle conseguenze a cui consapevolmente sa di esporsi.
Da notare la figura squallida del Prefetto romano (ex allievo della studiosa) che alla fine si inginocchierà al potere.
Una brava e bella Rachel Weisz. Pietro Berti
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(di moina mathers)
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(di mario50)
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(di lorenzo g)
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nicola1
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sabato 7 novembre 2009
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quando
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Qualche distributore si degnerà di presentarlo in Italia? o dobbiamo continuare ad assorbirci gli amori quattordicenni, i metri sopra il cielo e le cazzate di Michele Placido?
Paura del confronto?
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