laulilla
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domenica 25 aprile 2010
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lo scontro di civiltà
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Tutto ciò che sappiamo di Ipazia viene da Sinesio, che da studente aveva frequentato le sue lezioni e ne era rimasto affascinato. Egli si era successivamente convertito al cristianesimo e aveva invano cercato di salvarla. Di lei non è rimasto altro, perché il fanatismo religioso feroce e distruttivo non si é accanito solo contro la sua persona, ma contro i suoi scritti e contro tutto ciò che del suo pensiero potesse rimanere. Le folle di cristiani ignoranti, appena indottrinate, avevano individuato in lei l'emblema di coloro che da secoli erano responsabili del loro stato di umiliazione e contro di lei avevano cercato la rivincita. Le si rimproverava di essere donna, in primo luogo, di conoscere la scienza e la filosofia, ma non la fede, unico strumento di salvezza e anche di riscatto sociale.
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Tutto ciò che sappiamo di Ipazia viene da Sinesio, che da studente aveva frequentato le sue lezioni e ne era rimasto affascinato. Egli si era successivamente convertito al cristianesimo e aveva invano cercato di salvarla. Di lei non è rimasto altro, perché il fanatismo religioso feroce e distruttivo non si é accanito solo contro la sua persona, ma contro i suoi scritti e contro tutto ciò che del suo pensiero potesse rimanere. Le folle di cristiani ignoranti, appena indottrinate, avevano individuato in lei l'emblema di coloro che da secoli erano responsabili del loro stato di umiliazione e contro di lei avevano cercato la rivincita. Le si rimproverava di essere donna, in primo luogo, di conoscere la scienza e la filosofia, ma non la fede, unico strumento di salvezza e anche di riscatto sociale. Contro di lei si scatenò dunque lo stesso odio che travolse ogni forma di cultura precedente, che portò alla distruzione della biblioteca di Alessandria e che fece di tutta la classicità il nemico da debellare in nome dei nuovi valori. Da questo "scontro di civiltà", ebbe origine quella stessa cultura cristiana, che a un certo punto si vide quasi costretta al ricupero degli antichi testi e degli antichi autori, attraverso l'opera dei monaci amanuensi. La rimozione della sua figura ebbe fine con la cultura settecentesca: Gibbon, seguito da molti illuministi francesi, ma vorrei ricordare anche che su Ipazia si soffermò a lungo una poetessa piemontese protoromantica: Diodata di Saluzzo Roero, apprezzata anche da Manzoni, che scrisse più versioni di un poema a lei intitolato, e che anche Leopardi la citò nella sua Storia dell'astronomia. Questa premessa mi pare quasi doverosa per chiarire i pregi e i limiti del film in questione. Che il film abbia il merito di divulgare presso un vasto pubblico il ricordo di una figura luminosa di donna filosofa e scienziata, vittima del fanatismo religioso, mi pare non possa essere messo in dubbio da alcuno, soprattutto in questo momento in cui assistiamo a una ripresa dell'integralismo, ahimé anche cristiano, giustificato di nuovo dalla necessità di uno "scontro di civiltà". Che il film sia bello, invece, mi pare discutibile. Troppo indulge, a mio parere a una spettacolarità da kolossal, certo forse perché si è pensato che in tal modo fosse più facile veicolarne il messaggio. A me sono venuti in mente due bellissimi film, molto più sobri e convincenti: il film di Youssef Chahine, Il destino, che ha raccontato magnificamente la tragica vicenda di Averroé e dei suoi scritti e quello della nostra Liliana Cavani su Galileo. Questo di Amenabar è forse più adatto ai nostri giorni, in cui, senza urlare, non è quasi possibile farsi intendere. Che il film, però, sia altrettanto riuscito, mi sembra davvero un altro discorso. Che poi il film sia stato visto in Italia molto tempo dopo essere stato proiettato in tutti gli altri paesi d'Europa, è una vergogna, che si commenta da sé
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f.cambiaso
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domenica 25 aprile 2010
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ipazia di alessandria tra fede e ragione
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Agorà è una sontuosa ricostruzione storica ambientata nel IV secolo dopo Cristo nella città di Alessandria d'Egitto, santuario della scienza e della cultura del mondo antico e centro di convivenza di tre religioni, culto pagano di Serapide, ebraismo e cristianesimo. Ipazia, figlia del direttore della famosa Biblioteca, trasmette i suoi insegnamenti filosofico-scientifici ad un gruppo di allievi di diversa estrazione sociale e religiosa, e alimenta la sua fame di conoscenza e passione per la ricerca sulle verità astronomiche che la porteranno ad indirizzare il pensiero dalla teoria geo-centrica a quella elio-centrica. Sullo sfondo una città sempre più in preda ad un fervente aumento del cristianesimo, appoggiato dall'impero romano nella figura di Teodosio, ormai in declino, a scapito dei culti pagani e ebraici.
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Agorà è una sontuosa ricostruzione storica ambientata nel IV secolo dopo Cristo nella città di Alessandria d'Egitto, santuario della scienza e della cultura del mondo antico e centro di convivenza di tre religioni, culto pagano di Serapide, ebraismo e cristianesimo. Ipazia, figlia del direttore della famosa Biblioteca, trasmette i suoi insegnamenti filosofico-scientifici ad un gruppo di allievi di diversa estrazione sociale e religiosa, e alimenta la sua fame di conoscenza e passione per la ricerca sulle verità astronomiche che la porteranno ad indirizzare il pensiero dalla teoria geo-centrica a quella elio-centrica. Sullo sfondo una città sempre più in preda ad un fervente aumento del cristianesimo, appoggiato dall'impero romano nella figura di Teodosio, ormai in declino, a scapito dei culti pagani e ebraici. La feroce battaglia è rappresentata su pellicola con il distacco di un reportage di guerra, senza concedere troppi primi piani e senza, purtroppo, offrire un'analisi completa del carattere e dei personaggi, che rimangono nella maggior parte dei casi solo superficialmente tratteggiati. Il film di Amenabar è comunque apprezzabile, al di là delle precisioni veritiere della ricostruzione storica, per la sua compattezza concettuale e per la capacità del regista spagnolo di associare le scelte visive agli elementi di sceneggiatura in maniera spesso illuminante (Premio Goya per la sceneggiatura originale 2010). Esempi ne sono l'uso di numerose carrellate che, dalla baia di Alessandria, si allontanano dalla superficie terrestre nell'universo: splendide immagini astronomiche che 'ridimensionano' la portata degli eventi narrati, delle guerre di potere e dei conflitti religiosi, come se la perfezione del cosmo si contrapponesse all'imperfezione umana, o come se un Dio o Dei, distanti e indifferenti nella serenità del cosmo, scrutassero le umane questioni nella loro piccolezza. O come il capovolgimento di immagine nella distruzione della Biblioteca di Alessandria, sovvertimento delle credenze e antiche tradizioni. Agorà non è quindi soltanto la storia di Ipazia di Alessandria, intellettuale perseguitata dai cristiani per il suo rifiuto di piegare le proprie idee alle mire politico-religiose, ma anche un' interessante esplorazione del legame tra religione e progresso, tra tolleranza, solidarietà umana e sapere scientifico. E' un meritevole non solo per il grande sforzo tecnico e produttivo, ma anche per l'equanimità con cui si affronta il tema attualissimo delle tensioni religiose, e per l'equilibrio e l'intelligenza con cui celebra, nella figura della martire pagana, l'inestimabile e irrinunciabile valore della libertà di pensiero, al di là di ogni fanatismo religioso e culturale.
Bella e espressiva l'interpretazione di Rachel Wiesz.
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wicca87
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domenica 25 aprile 2010
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un bel film che colpisce
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Ieri sera sono andata a vedere Agorà e devo dire che è stato un bellissimo film che mi ha colpito in positivo molto bello e ben fatto. Un film che colpisce.
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marco forlivesi
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domenica 25 aprile 2010
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ragione e coraggio contro la banalità del male
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“Agorà” (che significa, in greco, “la piazza principale della città, il luogo da cui si governa”) è certamente un film ben fatto, avvincente e culturalmente importante. Esso narra la storia del crollo della civiltà antica e della conquista del potere da parte dei cristiani in Alessandria d’Egitto tra la fine del quarto e l’inizio del quinto secolo dopo Cristo. Lo fa ponendo al centro dell’attenzione la figura di Ipazia: stimatissima matematica, astronoma e filosofa pagana, insegnante di queste materie in Alessandria, assassinata con orribile ferocia da un banda di cristiani (ispirati, se non addirittura inviati, dal loro vescovo Cirillo) nel marzo dell’anno 415. Sia la storia dell’abile e violenta conquista del potere da parte dei cristiani tra il 391 e il 415, sia il profilo biografico e intellettuale di Ipazia sono molto complessi e il film fa davvero miracoli per percorrere in sole due ore una vicenda tanto densa e drammatica.
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“Agorà” (che significa, in greco, “la piazza principale della città, il luogo da cui si governa”) è certamente un film ben fatto, avvincente e culturalmente importante. Esso narra la storia del crollo della civiltà antica e della conquista del potere da parte dei cristiani in Alessandria d’Egitto tra la fine del quarto e l’inizio del quinto secolo dopo Cristo. Lo fa ponendo al centro dell’attenzione la figura di Ipazia: stimatissima matematica, astronoma e filosofa pagana, insegnante di queste materie in Alessandria, assassinata con orribile ferocia da un banda di cristiani (ispirati, se non addirittura inviati, dal loro vescovo Cirillo) nel marzo dell’anno 415. Sia la storia dell’abile e violenta conquista del potere da parte dei cristiani tra il 391 e il 415, sia il profilo biografico e intellettuale di Ipazia sono molto complessi e il film fa davvero miracoli per percorrere in sole due ore una vicenda tanto densa e drammatica. Gli eventi cruciali che il film presenta sono quasi tutti, nella sostanza, storicamente accertati. Ovviamente, non si può pretendere che un film sostituisca un buon libro di storia. Tra i limiti della pellicola si può notare che Ipazia è presentata come una studiosa di matematica e astronomia: fatto comprensibile, dato che il suo pensiero filosofico è poco noto e molto complesso, ma che spinge lo spettatore a farsi di lei un’immagine non del tutto realistica. Questo non toglie né l’alto valore culturale del film, né la sua bellezza. Esso è realmente capace di introdurre lo spettatore alla realtà del mondo tardo-antico. Un mondo ove cristianesimo e lotta per il potere si fondono in una spirale perversa che porta alla distruzione della cultura e delle istituzioni. Un mondo in cui un nuovo ordine politico e ideologico, quello “cristiano”, sostituisce quello “pagano” senza migliorare in nulla le condizioni di vita degli uomini. Il film è dunque una denuncia, costruita intorno alla toccante figura di Ipazia, del pericolo costituito in ogni tempo dalla presa del potere da parte di chi si pretende detentore dell’unico pensiero lecito e delle vite altrui. “Agorà” non è dunque, in definitiva, un film anti-cristiano, e non è vero che “tutti i cattivi siano dalla parte dei cristiani”. Non sono i singoli “cristiani” a essere “cattivi”; è il moto politico che essi, con chiara ingenuità, animano a essere intrinsecamente violento e distruttore. "Agorà" non è neppure un film anti-religioso. Al suo centro non vi è una banale celebrazione della superiorità della ragione e della filosofia sulla fede e sulla religione. Esso va al cuore di una questione più sottile e fondamentale per comprendere le lotte “religiose” e l’ascesa politica sia del cristianesimo in età antica, sia di ogni fondamentalismo religioso o ideologico: è la questione dell’occupazione del potere – e dei metodi populisti e violenti che rendono tale occupazione possibile – da parte di chi volle (o ancora vuole) essere padrone delle menti, o almeno delle vite, di ogni altro uomo. È in questo la grande lezione di “Agorà”. Detto ciò, è purtroppo un fatto che il fondamentalismo cattolico abbia tentato di evitare che il film venisse distribuito, così come è un fatto che la Chiesa Cattolica veneri tutt’ora come santi dei criminali quali Cirillo d’Alessandria (considerato addirittura “dottore della Chiesa”) o Elia Pucheria, che “insabbiò” l’indagine sull’assasinio di Ipazia. Il lettore e lo spettatore traggano da tali fatti la morale che essi ritengono più appropriata.
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ripagrandeluca
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domenica 25 aprile 2010
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un film che finisce in crescendo
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ero deluso dopo un primo tempo troppo simile a troy poi il film riprende quota e muove il sentimento dello spettatore buona lei gli altri appena mediocri ottima la regia
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nino pell.
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domenica 25 aprile 2010
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il progresso della scienza tra fanatismo religioso
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Il talentuoso regista Alejandro Amenàbar sembra non sbagliare un film. E il suo ultimo film, "AGORA'", sicuramente sembra non discostarsi da questa sua favorevole tradizione. Siamo nella seconda metà del IV° secolo dopo Cristo e la storia si svolge in Alessandria D'Egitto dove la giovane e bella Ipazia, esperta di astronomia e filosofia, insegna la sua dottrina ad un gruppo di allievi e, allo stesso tempo, sta effettuando importanti scoperte in campo astronomico le cui conclusioni anticiperanno di diversi secoli la famosa teoria di Keplero dei movimenti che la Terra effettua intorno al sole nel corso di un anno. Ipazia, figura nobile ed elegante, (interpretata dalla brava attrice Rachel Weisz che già mi ha convinto anni fa quando ella ha interpretato il ruolo di una giovane russa in lotta per la libertà del suo popolo contro i nazisti nel film "IL NEMICO ALLE PORTE") vive purtroppo in un'epoca difficile nella quale regna sovrano il fanatismo religioso tra gruppi di ebrei,pagani e cristiani che sovente combattono tra loro in nome di una giustizia divina che probabilmente sta da tutta altra parte.
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Il talentuoso regista Alejandro Amenàbar sembra non sbagliare un film. E il suo ultimo film, "AGORA'", sicuramente sembra non discostarsi da questa sua favorevole tradizione. Siamo nella seconda metà del IV° secolo dopo Cristo e la storia si svolge in Alessandria D'Egitto dove la giovane e bella Ipazia, esperta di astronomia e filosofia, insegna la sua dottrina ad un gruppo di allievi e, allo stesso tempo, sta effettuando importanti scoperte in campo astronomico le cui conclusioni anticiperanno di diversi secoli la famosa teoria di Keplero dei movimenti che la Terra effettua intorno al sole nel corso di un anno. Ipazia, figura nobile ed elegante, (interpretata dalla brava attrice Rachel Weisz che già mi ha convinto anni fa quando ella ha interpretato il ruolo di una giovane russa in lotta per la libertà del suo popolo contro i nazisti nel film "IL NEMICO ALLE PORTE") vive purtroppo in un'epoca difficile nella quale regna sovrano il fanatismo religioso tra gruppi di ebrei,pagani e cristiani che sovente combattono tra loro in nome di una giustizia divina che probabilmente sta da tutta altra parte. Ritengo "AGORA'" un film che si erge senza difficoltà su livelli ottimali in quanto considero soddisfacenti gli aspetti che ne hanno costituito l'ambientazione storica, i costumi, il livello interpretativo ed il piglio acuto del regista nel riuscire a metterci egregiamente in evidenza secoli e secoli di brutalità e di rozzezza comportamentale degli uomini anche in nome della religione. E poi il finale così duro, essenziale e allo stesso tempo commovente nel quale la giovane Ipazia sarà costretta a capitolare non riuscendo a far conoscere l'importante scoperta da lei compiuta ,appunto, in campo astronomico. Raramente non mi sento d'accordo con la consueta recensione della critica su questo interessante sito di mymovies. Purtroppo devo rilevare che questa circostanza ne rappresenta un esempio tipico. Il giornalista Giancarlo Zappoli parla di perplum, di film finto. Mi dispiace, ma non riesco ad essere in sintonia col suo pensiero. Gli effetti speciali naturalmente ci sono, eccome. Ma in questo caso essi sono solamente un elegante e magnifico "rivestimento estetico" nei riguardi di un film che dimostra di avere alla base una solidità di contenuti e di concetti che sicuramente lo rendono uno dei film più belli ed importanti di questa stagione cinematografica. Assolutamente da collezionare quando esso uscirà in DVD. Sono straconvinto della mia opinione.
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pecus
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domenica 25 aprile 2010
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il cerchio e l'ellisse
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Alessandria d'Egitto, alla fine del IV secolo d.C., è un attivo centro di ricerca scientifica e astronomica, erede della vasta cultura greca approdata nei regni ellenistici. Hypatia, l'unica filosofa dell'antichità a noi nota, istruisce i giovani alessandrini benestanti nella scuola della grande Biblioteca, gestita da suo padre Teone. Ma, appena fuori le porte di questo bastione di scienza e culti misterici greco-egizi, la città è in fermento, sempre più divisa dai contrasti tra diverse fedi religiose, pagana, ebrea e cristiana. Nell'esotico e caotico scenario di una provincia ai margini dell'Impero, i cristiani, vista recentemente riconosciuta la loro fede da Roma, diventano sempre più numerosi, si radunano nelle piazze e diffondono la Parola del Signore.
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Alessandria d'Egitto, alla fine del IV secolo d.C., è un attivo centro di ricerca scientifica e astronomica, erede della vasta cultura greca approdata nei regni ellenistici. Hypatia, l'unica filosofa dell'antichità a noi nota, istruisce i giovani alessandrini benestanti nella scuola della grande Biblioteca, gestita da suo padre Teone. Ma, appena fuori le porte di questo bastione di scienza e culti misterici greco-egizi, la città è in fermento, sempre più divisa dai contrasti tra diverse fedi religiose, pagana, ebrea e cristiana. Nell'esotico e caotico scenario di una provincia ai margini dell'Impero, i cristiani, vista recentemente riconosciuta la loro fede da Roma, diventano sempre più numerosi, si radunano nelle piazze e diffondono la Parola del Signore. Al tempo stesso, diventano più audaci nella rivalsa sui pagani, dai quali erano stati oppressi e perseguitati.
La Biblioteca, inizialmente e apparentemente estranea, nel suo fervore culturale, a queste dinamiche, diventa ben presto punto di riferimento dei pagani, sempre più insofferenti all'arroganza dei cristiani. L'occhio attento del regista Amenàbar, però, lungi dal demonizzare gli adepti dell'era paleocristiana, relegandoli nel ruolo di "cattivi" del film, guarda la cose dall'alto, in modo realistico e disincantato: parole ed episodi di intolleranza si vedono sia ad opera dei cristiani che dei pagani. E' una visione umana di un cristianesimo fanatico, visto dai più poveri come rivalsa sociale, e di un paganesimo ormai chiuso in antiche e vuote cerimonie formali. Due mondi che non possono non entrare in collisione. Gli scontri armati sono presentati nella cruda ma vera ottica in cui non ci sono buoni e cattivi, ma solo uomini che, a ragione o a torto, si massacrano invocando Cristo o Serapide.
Hypatia, fallito il suo tentativo di evitare la strage, si dedica agli studi, assorta nel suo dilemma: come conciliare la teoria eliocentrica, già formulata dai pitagorici, con l'apparente variazione nelle dimensioni del sole tra l'estate e l'inverno? Con questa domanda, apparentemente estranea al contesto del film, Hypatia metterà in discussione le orbite circolari in cui aveva sempre creduto per dedicarsi ad un'intensa ricerca astronomica. Magistrale e permeata da un malinconico lirismo la scena in cui Hypatia trova in un'altra forma geometrica, l'ellisse, la soluzione che cercava.
Gli altri personaggi, dei giovani un tempo radunati nella scuola di Hypatia, per motivi diversi ma tutti ugualmente opportunistici abbracciano la fede cristiana. Essi, da cristiani, non possono, come dice Hypatia in una frase-chiave davvero emblematica, mettere in discussione ciò in cui credono, mentre lei, da scienziata, deve.
A dispetto del ritmo non incalzante, le scene si susseguono con un ordine studiato e intelligente che, a ben guardare, tiene vivo l'interesse. Buona la parte tecnica, a eccezione delle lunghe, lente inquadrature della Terra dall'alto che, in quasi tutti i casi, stridono eccessivamente con il resto.
E' un film attento e sincero, libero da ogni perbenismo o visione manichea degli eventi storici. Un film che, in definitiva, ci parla di prospettiva: a testimoniarlo, una sapiente inquadratura dagli occhi di Hypatia ci mostra un lucernario del soffitto, rotondo senza dubbio, ma per la filosofa, in prospettiva appunto, un'ellisse.
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giuliano_355
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domenica 25 aprile 2010
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troppa cultura per un paese come il nostro
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E' una piacevole sorpresa vedere un film come Agorà. Un vero film per intellettuali dediti a sentieri poco battutti della storia e della cultura. Un film che racconta come andarono veramente le cose e di quanto sangue siano intrise le religioni rivelate e le ideologie che hanno l'orgoglio e la supponenza di risovere i problemi posti dalla condizione umana!
Sarebbe un film da far vedere nelle sale dei cinema parrocchiali, se magari ancora esistessero, oppure a quella schiera di "atei devoti" che non perdono occasione per genuflettersi davanti al cardinale di turno, per poi continuare a fare i loro comodi.
Eppure è vero, tutto terribilmente vero, altro che "Peplum palesemente falso". Sarebbe sufficiente rileggersi le pagine scritte a metà del Settecento da Edward Gibbon, nel suo stupendo libro "Decadenza e caduta dell'Impero Romano" per scoprire che le cose andarono veramente così e che il regista non ha nemmeno cambiato troppo i nomi dei protagonisti di contorno!!!
Nel 642, quando il califfo Omar conquistò Alessandria, la popolazione ebraica e quella non cristiana lo accolsero come un liberatore, un portatore di tolleranza e pace.
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E' una piacevole sorpresa vedere un film come Agorà. Un vero film per intellettuali dediti a sentieri poco battutti della storia e della cultura. Un film che racconta come andarono veramente le cose e di quanto sangue siano intrise le religioni rivelate e le ideologie che hanno l'orgoglio e la supponenza di risovere i problemi posti dalla condizione umana!
Sarebbe un film da far vedere nelle sale dei cinema parrocchiali, se magari ancora esistessero, oppure a quella schiera di "atei devoti" che non perdono occasione per genuflettersi davanti al cardinale di turno, per poi continuare a fare i loro comodi.
Eppure è vero, tutto terribilmente vero, altro che "Peplum palesemente falso". Sarebbe sufficiente rileggersi le pagine scritte a metà del Settecento da Edward Gibbon, nel suo stupendo libro "Decadenza e caduta dell'Impero Romano" per scoprire che le cose andarono veramente così e che il regista non ha nemmeno cambiato troppo i nomi dei protagonisti di contorno!!!
Nel 642, quando il califfo Omar conquistò Alessandria, la popolazione ebraica e quella non cristiana lo accolsero come un liberatore, un portatore di tolleranza e pace... Ma il califfo fece bruciare quel che restava dei manoscritti (la Biblioteca era arrivata a contenere 700.000 volumi), affermando la loro inutilità per comprendere le ragioni della fede.
Gli integralismi si somigliano tutti, anche se sono troppo ipocriti per ammetterlo.
Ricordiamo la povera Ipazia e la sua orribile morte, senza porpora ed ermellini fuori luogo da un punto di vista della ragione e dell'umanità.
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libero
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domenica 25 aprile 2010
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un film pacifista
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Paragonabile al film "In nome della rosa" per contenuti e profondità
di analisi storica.
Enuclea i principali temi che pervadono la storia dell'occidente.
Ribalta la visione dominante sulla nascita del cristianesimo.
Pone in primio piano la bellezza della purezza e del libero pensiero.
ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE.
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andyzerosettesette
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domenica 25 aprile 2010
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lezioni per il presente dalla tarda antichità
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Quello di Amenabar è un film “scomodo” e difficile da proporre al grande pubblico. Da un lato (quello di critici e intellettuali) rischia di essere usato come arma anticlericale per impropri paralleli fra i lati oscuri del cristianesimo tardo-antico e quelli attuali, dall’altro (quello dei comuni spettatori) è un film troppo “colto” in rapporto alle abitudini cinematografiche di chi ha vaghi ricordi di un periodo negletto nei programmi scolastici e si aspetta, educato male da recenti effetti speciali e 3D, trame esili ma con molte scene spettacolari, poco importa se non rispettose della verità storica.
Da questa duplice impasse però Agorà esce bene, evitando atteggiamenti troppo didascalici nel mostrare fin dove possono condurre i dogmatismi religiosi e non, e rendendo ottimamente l’idea di quale guazzabuglio politico e di potere vi fosse in un’area geograficamente ai margini ma culturalmente al centro del mondo romano classico in disfacimento.
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Quello di Amenabar è un film “scomodo” e difficile da proporre al grande pubblico. Da un lato (quello di critici e intellettuali) rischia di essere usato come arma anticlericale per impropri paralleli fra i lati oscuri del cristianesimo tardo-antico e quelli attuali, dall’altro (quello dei comuni spettatori) è un film troppo “colto” in rapporto alle abitudini cinematografiche di chi ha vaghi ricordi di un periodo negletto nei programmi scolastici e si aspetta, educato male da recenti effetti speciali e 3D, trame esili ma con molte scene spettacolari, poco importa se non rispettose della verità storica.
Da questa duplice impasse però Agorà esce bene, evitando atteggiamenti troppo didascalici nel mostrare fin dove possono condurre i dogmatismi religiosi e non, e rendendo ottimamente l’idea di quale guazzabuglio politico e di potere vi fosse in un’area geograficamente ai margini ma culturalmente al centro del mondo romano classico in disfacimento. Vi sono, certo, delle schematizzazioni troppo semplici: è vero che probabilmente il cristianesimo attecchiva presso il popolo, grazie alla sua promessa di riscatto sociale ultraterreno, mentre le classi dirigenti restavano legate agli antichi culti, ma è forse troppo manicheo non cogliere il sincretismo cultural-religioso del tempo, e lasciar intendere che in pochi anni una vera e propria persecuzione al contrario abbia condotto i cristiani a essere la maggioranza, grazie anche agli indiretti appoggi politici e all’opportunismo di chi si battezzava solo per conservare il potere.
Sono sicuramente ammirevoli innanzitutto la rappresentazione anche visiva di un luogo mitico come la Biblioteca di Alessandria, e la voglia di cercare nella tarda antichità alcuni germi che avrebbero infettato i secoli successivi fino ai giorni nostri: in particolare la caccia alle streghe e il confinamento delle donne a ruoli secondari, l’antisemitismo condito da accuse di deicidio, il fanatismo ideologico fino al rogo dei libri come atto simbolico di distruzione di una cultura; e poco importa se nel ventesimo secolo a macchiarsi di simili crimini contro la ragione umana siano stati gruppi non riconducibili al cristianesimo (ma piuttosto i nazisti o gli integralisti islamici).
La figura di Ipazia si erge solitaria a difesa di un mondo sconfitto e fisicamente in disfacimento, che non è tanto quello costruito in un millennio da Roma ma quello prodotto dalla cultura e dal sapere del mondo greco-ellenistico. Non la si definisca però una “martire pagana”: l’Ipazia interpretata da Rachel Weisz non si sacrifica in nome di un ideale religioso “politeista” (di difesa del pantheon egizio-ellenico), ma piuttosto rifiuta un finto atto di sottomissione a un Dio che non sarà mai il suo, in nome della coerenza di mettere sempre in discussione ciò in cui crede, a partire dalle conoscenze astronomiche, aborrendo ogni assolutismo ideologico e scientifico. Quella di Ipazia è una sconfitta solo apparente: il mondo in cui viviamo oggi si basa su un sapere scientifico e su una almeno dichiarata volontà di tolleranza ideologica che sono giunte sino a noi dal mondo classico. Agorà è consigliato dunque a tutti coloro che credono che per costruire finalmente un mondo razionale a misura d’uomo, occorra saper fondere assieme quanto di meglio propongono le credenze e le etiche religiose, a partire da quella cristiana, con la filosofie e le culture scientifiche. Come direbbe Ipazia, sono di più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono.
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[+] belle parole
(di pattie)
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