Titolo originale | Are We Done Yet? |
Anno | 2007 |
Genere | Commedia, |
Produzione | USA |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Steve Carr |
Attori | Ice Cube, Nia Long, John C. McGinley, Aleisha Allen, Philip Bolden . |
Uscita | venerdì 3 agosto 2007 |
Distribuzione | Sony Pictures Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 1,82 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Nick Persons si è sposato ed è andato a vivere in periferia: invece di trovare pace, serenità e relax, si trova a dover affrontare numerosi problemi. In Italia al Box Office Finalmente a casa ha incassato 16,9 mila euro .
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Nick Persons si è sposato ed è andato a vivere in periferia: invece di trovare pace, serenità e relax, si trova a dover affrontare numerosi problemi derivanti dallo stato di assoluto degrado in cui versa la sua nuova magione e per l'asfissiante presenza di un bislacco imprenditore. Fortunatamente, si può sempre contare sull'aiuto della famiglia...o no?
Forse in molti non potrebbero nemmeno immaginarlo, ma Finalmente a casa è il remake di un film degli anni '40 interpretato da uno dei più eleganti, intelligenti e magnetici attori di quel periodo: Cary Grant. Già con queste premesse, il fardello gravante sulle spalle di Ice Cube, passato in scioltezza da mediocri action movie (Torque) a mediocri film per famiglie, appare insostenibile. Se poi aggiungiamo anche una sceneggiatura a dir poco sconcertante, la frittata è fatta. Sbertucciato in America oltre la soglia della decenza e del pudore, Finalmente a casa è oggettivamente un vero e proprio oggetto misterioso: non si capisce infatti né la ragion d'essere del film, sequel di un flop, né come ci si possa essere messi a girare senza avere uno straccio di script o dialogo che valga la pena di essere trasposto sullo schermo.
Un'ora e mezza di nulla assoluto attende minacciosa lo spettatore: tutte le gag, che si contano sulle dita di una mano monca, sono presenti nel trailer del film, mentre ciò che rimane sono dialoghi da serie tv di quart'ordine e slapstick trite e ritrite. Normalmente in questi casi a salvare il salvabile dovrebbe accorrere la simpatia del protagonista. Che il rapper ci metta della buona volontà, è indubbio: certo, se non trascorresse quasi tutta la durata del film con l'espressione di uno a cui hanno rigato la portiera della macchina appena comprata, forse la verve ne guadagnerebbe, ma il problema di Finalmente a casa non sta certo (o meglio, non solo) nella recitazione degli interpreti, ma anche nella sceneggiatura, nella regia o, più prosaicamente, in tutto.
È il seguito di Io, lei e i suoi bambini . La divorziata Suzanne, madre di due bambini e ora incinta di due gemelli, sposa Nick che compra una casa in periferia più grande ma piena di inconvenienti. Iperattivo com'è, vuole ristrutturarla da solo. Anche lo sceneggiatore - Hank Nelken - ha lavorato da solo, ma tenendo d'occhio, e da vicino, La casa dei nostri sogni (1948), deliziosa commedia con Cary Grant. Qui c'è poco da stare allegri: film di serie B destinato al pubblico americano di colore.
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