scudo76
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giovedì 8 febbraio 2007
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che angoscia!!
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Credevo in questo film, ero carico nell'andarlo a vedere e poi....sono rimasto con l'amaro in bocca.
A tratti il film riprende vita, a tratti diventa monotono e scontato e a volte anche surreale.
La storia è basata su un evento realmente accaduto, ma ai giorni nostri comportarsi come il protagonista vorrebbe dire....morire sotto ad un ponte senza neanche uno che se ne accorga.
Will Smith molto molto molto bravo a trasmettere emozioni e brividi (pochi a dir la verità in tutto il film).
Muccino è sempre lui, uno dei miglior registi attuali italiani.
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zara
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domenica 11 febbraio 2007
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un film che non si può rifiutare con troppo seno
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Bel film,forse non un capolavoro, ma senz'altro riuscito, soprattutto se lo si guarda con attenzione,e senza pregiudizi contro il lieto fine, la parte meno importante del film, tenendo bene a mente che è stato realizzato per il pubblico statunitense, ma che permette a tutti, sia agli americani che a noi europei,di riflettere e di interrogarsi.
Le sfortunate vicissitudini del protagonista a me sono sembrate quasi un felice e ben calibrato pretesto narrativo, mentre la vera intenzione dell'autore mi è parsa essere quella di porre i primi dinanzi ai costi e al vero significato di quel sogno, realizzabile solo per pochissimi, e i secondi dinanzi alle contraddizioni del proprio presente e alle probabili future incertezze.
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Bel film,forse non un capolavoro, ma senz'altro riuscito, soprattutto se lo si guarda con attenzione,e senza pregiudizi contro il lieto fine, la parte meno importante del film, tenendo bene a mente che è stato realizzato per il pubblico statunitense, ma che permette a tutti, sia agli americani che a noi europei,di riflettere e di interrogarsi.
Le sfortunate vicissitudini del protagonista a me sono sembrate quasi un felice e ben calibrato pretesto narrativo, mentre la vera intenzione dell'autore mi è parsa essere quella di porre i primi dinanzi ai costi e al vero significato di quel sogno, realizzabile solo per pochissimi, e i secondi dinanzi alle contraddizioni del proprio presente e alle probabili future incertezze.
Lo scenario della San Francisco reaganiana, che Muccino dispiega davanti agli occhi dello spettatore, sta diventando, mi sembra, sempre più attuale anche da noi: sfrenata competizione, pracarietà del lavoro, intelligenze " sprecate" per mancanza di una valida istruzione superiore, scuole migliori solo a pagamento,lo spettacolo della povertà e del fallimento di tanti tra l'indifferenza di moltissimi, la polarizzazione dei ceti sociali, tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri e disperati, l'impossibilità di vivere con serenità i propri rapporti affettivi, non a causa di " metafisici" problemi esistenziali,ma semplicemente per mancanza di opportunità lavorative e di realistiche speranze per sè e per i propri figli ecc. ecc..
Troppo banale sostenere, come ho sentito o letto, che " i soldi non danno la felicità", o magari irridere il " solito" sogno americano con snobismo pregiudiziale, e magari ancora incautamente e irresponsabilmente certi delle proprie ormai traballanti sicurezze.
Il sogno americano sarà pure un'illusione consolatoria, e noi " smaliziati europei" sappiamo ben sottolinearlo, ma quale alternativa sappiamo e sapremo immaginare, per evitare di cadere nella più disperata depressione, visto che la nostra " intelligenza" ci preclude quel palliativo?
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ricky
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domenica 18 febbraio 2007
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e.....quale sarebbe la felicità?
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Gli americani ne sanno una più del diavolo. Addirittura sono tornati nel 1776 per saccheggiare le teorie presunte della felicità di uno dei loro tutori storici, Thomas Jefferson, e su di essi hanno pianificato un'operazione molto astuta: un plot alla Frank Capra con una star di prima caratura come Will Smith protagonista e un autore come Muccino tra i più talentuosi a dirigere gli attori. E allora scattano gli applausi perchè tutte le combinazioni hanno fatto centro in virtù dei risultati commerciali del film e della nomination all'Oscar (attesa, preannunciata, già pianificata?)di Smith. Ma la perfezione a prima vista cela sotto la patina qualche lacuna, qualche superficialità che in particolar modo gli spettatori a stelle e strisce non colgono o non gliene importa nulla di farlo: perchè? Il protagonista ha assunto i panni dell'eroe e approda nel pianeta Felicità.
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Gli americani ne sanno una più del diavolo. Addirittura sono tornati nel 1776 per saccheggiare le teorie presunte della felicità di uno dei loro tutori storici, Thomas Jefferson, e su di essi hanno pianificato un'operazione molto astuta: un plot alla Frank Capra con una star di prima caratura come Will Smith protagonista e un autore come Muccino tra i più talentuosi a dirigere gli attori. E allora scattano gli applausi perchè tutte le combinazioni hanno fatto centro in virtù dei risultati commerciali del film e della nomination all'Oscar (attesa, preannunciata, già pianificata?)di Smith. Ma la perfezione a prima vista cela sotto la patina qualche lacuna, qualche superficialità che in particolar modo gli spettatori a stelle e strisce non colgono o non gliene importa nulla di farlo: perchè? Il protagonista ha assunto i panni dell'eroe e approda nel pianeta Felicità. E va bene così. Per loro.
La consistenza della stesura del tessuto narrativo (di Steve Conrad, quello di The Weather Man) è inattacabile sotto diversi punti di vista, il primo dei quali è il mantenere ben salda l'attenzione dello spettatore senza cadute di tono, e con una buona coerenza "spettacolare". Qualche ghigno di disapprovazione proviene dall'atteggiamento eccessivamente romanzesco del film e da una morale assai discutibile. Ma come? Will Smith nota una Ferrari e vuole diventare miliardario per giungere in quell'agognato pianeta Felicità? Quest'ultimo è un termine, un concetto, un territorio di dibattiti secolari e viene liquidato con la brama di accumulare un sacco di soldi? Di certo siamo di fronte a due estremi: il primo Smith è squattrinato, abbandonato dalla moglie (tra l'altro il pessimo doppiaggio non rende merito alla bravura di Thandie Newton) e con un pargolo da mantenere. Il secondo è uno dei consulenti finanziari più ricchi d'America. Ed è in quel momento che, carico di denaro, scopre la felicità. Muccino organizza (con bravura, bisogna ammetterlo) un marchingenio che assenconda la voglia di happy end e di lacrimuccia. Ma nella vita di uomo anche il sorriso di un figlio nei servizi della metropolitana può costituire una parte della felicità. E' limpido che un impiego stabile ed una posizione professionale dignitosa non è respinta da nessuno, ma proporre una storia (vera) vendendola come ricerca della felicità mi sembra un chiaro spintone verso i veri valori della vita. E soldi ne fanno parte ma non sono la felicità. Ad essere onesti lo spettacolo (dal punto di vista puramente visivo) non tradisce le attese ma non sempre il fine giustifica i mezzi.
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luana
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domenica 18 febbraio 2007
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il sogno mucciniano
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Ci risiamo. Le favole a lieto fine continuano sempre per Muccino. Dopo l'agognata conquista della prima esperienza sessuale per Muccino junior e il fantasticato amore della piccola Dandini, passati i due pseudo sequel dell'”Ultimo bacio” e di “Ricordati di me” conclusisi tutti con il raggiungimento delle legittime apirazioni dei protagonisti (poco importa se la neo moglie rende pan per focaccia al maritino giovane bello figlio di papà e laureato per la sua scappatella o accade l'inverso con il padre di famiglia attratto dalla sensuale ed eroticamente invitante Bellucci), il caro Muccino cambia finalmente e decisamente argomento ma lascia immutata la forma. Ora il nocciolo centrale non è più l'amore o il sesso con i suoi annessi e connessi ma è la "ricerca della felicità" molto più banalmente identificata non sicuramente con l'agognato posto fisso, ma con una delle tante professioni liberal- affaristiche che permettono di far soldi , acquistare la Ferrari ed essere felici.
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Ci risiamo. Le favole a lieto fine continuano sempre per Muccino. Dopo l'agognata conquista della prima esperienza sessuale per Muccino junior e il fantasticato amore della piccola Dandini, passati i due pseudo sequel dell'”Ultimo bacio” e di “Ricordati di me” conclusisi tutti con il raggiungimento delle legittime apirazioni dei protagonisti (poco importa se la neo moglie rende pan per focaccia al maritino giovane bello figlio di papà e laureato per la sua scappatella o accade l'inverso con il padre di famiglia attratto dalla sensuale ed eroticamente invitante Bellucci), il caro Muccino cambia finalmente e decisamente argomento ma lascia immutata la forma. Ora il nocciolo centrale non è più l'amore o il sesso con i suoi annessi e connessi ma è la "ricerca della felicità" molto più banalmente identificata non sicuramente con l'agognato posto fisso, ma con una delle tante professioni liberal- affaristiche che permettono di far soldi , acquistare la Ferrari ed essere felici. E si, tutti gli altri temi passano in secondo piano: relazioni amorose, stabilità affettiva, benessere e salute del soggetto. Poco importa se la moglie abbandona quest'ultimo (in definitiva per chi vuole aspirare in alto non esistono vie di mezzo): alla fine risulterà lui vincitore, avendo rinsaldato il legame paterno protettivo con il figlioletto affidatogli e avrà raggiunto la sognata occupazione da broker balzatagli alla mente per caso una mattina qualunque dopo aver visto lo squalo di turno parcheggiare il suo bolide. Ridonda con veemenza il concetto del sogno americano: non importa se schiere di "falliti" rimarranno a fare la fila davanti ai dormitori pubblici o se gli altri pretendenti al posto in azienda rimarranno a bocca asciutta....in definitiva lo stesso Presidente Jefferson l'aveva messo in conto. Ma il problema di fondo del film più che "politico-sociale" è etico: è giusto, come notato da altri in questo forum, identificare la felicità con la sola ricchezza, intesa questa come stato d'animo dipinto come assoluto; condizione definitiva costituente una meta che una volta raggiunta ti stabilizza in una condizione di benessere permanente da cui non si torna indietro? Diremmo sicuramente di no, non tanto per motivazioni morali, ma perchè ciò non corrisponde all’esperienza quotidiana e reale. Il caro Muccino ci ha regalato (o forse venduto?) un altro sogno, inteso naturalmente in senso stretto.
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decadan
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domenica 18 febbraio 2007
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un cuore bambino
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E’ la storia di un uomo semplice che vede la sua vita attraversare momenti difficili, nel tipico disagio familiare di chi tira a campare per arrivare a fine mese. Nonostante la moglie assente, si dimostra il migliore dei padri, maschera il dramma agli occhi del figlio di 5 anni (bellissima interpretazione), dipingendo le giornate come un gioco. Cercherà la via del cuore, un cuore bambino e crederà fino in fondo che la caparbietà lo porterà alla fine dei problemi, ritrovando una felicità che sembra perduta.
Forse la migliore interpretazione di Will Smith, in un ruolo drammatico che mai avremmo immaginato; in conferenza stampa scopriamo che riesce addirittura ad emozionare il vero protagonista della storia, Chris Gardner! Un bravissimo Muccino si conferma come l’unico regista italiano in grado di spaccare in due il sofisticato mondo hollywoodiano.
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E’ la storia di un uomo semplice che vede la sua vita attraversare momenti difficili, nel tipico disagio familiare di chi tira a campare per arrivare a fine mese. Nonostante la moglie assente, si dimostra il migliore dei padri, maschera il dramma agli occhi del figlio di 5 anni (bellissima interpretazione), dipingendo le giornate come un gioco. Cercherà la via del cuore, un cuore bambino e crederà fino in fondo che la caparbietà lo porterà alla fine dei problemi, ritrovando una felicità che sembra perduta.
Forse la migliore interpretazione di Will Smith, in un ruolo drammatico che mai avremmo immaginato; in conferenza stampa scopriamo che riesce addirittura ad emozionare il vero protagonista della storia, Chris Gardner! Un bravissimo Muccino si conferma come l’unico regista italiano in grado di spaccare in due il sofisticato mondo hollywoodiano. Tra dinosauri nei musei e pugili riesumati, irrompe in America con un sentimentalismo mai scontato. Impossibile additarlo come la classica americanata, Muccino riesce a trasformare una storia vera in crescendo di emozioni fino allo strappalacrime finale da ricordare. Annoveriamo il film tra i migliori della stagione. Il messaggio che ci lascia dentro è che dietro ad un piccolo sogno c’è il segreto per non arrendersi mai, crederci o almeno provarci è forse la strada della felicità.
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odissea 2001
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lunedì 23 aprile 2007
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una storia troppo "amerikana"
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Muccino si conferma regista dal passo Amerikano, negli Usa l'hanno scoperto e ce lo hanno "rubato". E' stato coraggioso e abile a cogliere un'opportunità che pochi suoi colleghi italiani, negli ultimi decenni, hanno avuto a portata di mano per evidenti limiti espressivi. Non dimentichiamo però che il regista in Italia aveva già logorato un intero genere, quello "giovanilistico", e rischiava ormai di ripetersi e ripercorrere strade già battute. Will Smith si mostra a suo agio anche nei ruoli drammatici e, con la collaborazione del regista, riesce anche a commuovere. Gardner, però, è e resta un eroe americano, in Italia storie così non se ne trovano. Una pecca, inevitabile in un film hollywoodiano: il protagonista è sempre il più buono e puro di tutti, anche nel momento del bisogno mostra una correttezza che lo fa assomigliare ad un personaggio biblico.
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Muccino si conferma regista dal passo Amerikano, negli Usa l'hanno scoperto e ce lo hanno "rubato". E' stato coraggioso e abile a cogliere un'opportunità che pochi suoi colleghi italiani, negli ultimi decenni, hanno avuto a portata di mano per evidenti limiti espressivi. Non dimentichiamo però che il regista in Italia aveva già logorato un intero genere, quello "giovanilistico", e rischiava ormai di ripetersi e ripercorrere strade già battute. Will Smith si mostra a suo agio anche nei ruoli drammatici e, con la collaborazione del regista, riesce anche a commuovere. Gardner, però, è e resta un eroe americano, in Italia storie così non se ne trovano. Una pecca, inevitabile in un film hollywoodiano: il protagonista è sempre il più buono e puro di tutti, anche nel momento del bisogno mostra una correttezza che lo fa assomigliare ad un personaggio biblico. Dubito che la storia "vera" sia stata realmente rappresentata in tutti i suoi risvolti, anche quelli meno edificanti. Ma agli americani piace così.
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chriss
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giovedì 5 agosto 2010
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the american dream...
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Chris Gardner ha gli occhi lucidi e trattiene a stento le lacrime...Ma non ha tempo di piangere: la vita è troppo breve anche per questo. Bisogna andare avanti...Chris Gardner è stato appena assunto come broker ( intermediario del mercato finanziario ) da una società importante, la Dean Witter, il cui scopo è far abboccare "i pesci grandi coi soldi veri". Farà l' intermediario tra la società ed i grandi finanzieri per qualche contratto. Il suo sogno si sta materializzando. E' lì ad un passo, basta solo aspettare fino a domattina. Questa parte della sua vita si chiama felicità...Torniamo un attimo di poco indietro nel tempo.
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Chris Gardner ha gli occhi lucidi e trattiene a stento le lacrime...Ma non ha tempo di piangere: la vita è troppo breve anche per questo. Bisogna andare avanti...Chris Gardner è stato appena assunto come broker ( intermediario del mercato finanziario ) da una società importante, la Dean Witter, il cui scopo è far abboccare "i pesci grandi coi soldi veri". Farà l' intermediario tra la società ed i grandi finanzieri per qualche contratto. Il suo sogno si sta materializzando. E' lì ad un passo, basta solo aspettare fino a domattina. Questa parte della sua vita si chiama felicità...Torniamo un attimo di poco indietro nel tempo. Prima di esser stato assunto, il nostro papà aveva solo fatto un colloquio in bello stile ( sporco di vernice ), ma l' unica cosa che gli offrivano era la possibilità di fare uno stage di 6 mesi senza paga. Ma solo uno su venti ce l' avrebbe fatta...E Chris Gardner, come già sapete, ce la farà. Dopo aver dormito in un bagno pubblico col figlio e mangiato in una dimora per senzatetto, dopo aver perso la casa e la moglie Linda, dopo esser stato investito ( perdendo una scarpa), dovrà aspettare solo domattina, indossare una nuova camicia, proprio come gli ha ordinato di fare il suo nuovo capo. Il suo sogno è lì che lo aspetta. Ora non dovrà più fare interminabili code per un posto in cui dormire la notte o mangiare sempre miserabili hamburger o mettere sempre lo stesso vestito. No. Non più. L' America ha premiato un uomo tutto sommato gentile, onesto ( tranne quando prende i taxi ), un' anima buona che sa ascoltare gli altri, specialmente suo figlio, Christopher. Chris Gardner ce l' ha fatta. Stanotte potrà dormire pure in un buco, in una caverna, in un anfratto. Chi se ne frega, in fondo, di dove dormirà o dove mangerà quest' ultima notte. Domattina avrà una scrivania tutta per lui ed un lavoro che si è guadagnato onestamente. Chi se ne frega se ha elemosinato per 14 miseri dollari da un amico (che glieli doveva ). Chi se ne frega se ha sofferto, se si è dibattuto come un pesce fuor d' acqua pur di vendere tutti i suoi scanner portatili che misurano la densità delle ossa. Ma chi se ne frega! l' America è il paese dei sogni, delle possibilità per tutti, anche dei più disperati. E' il sogno americano. The american dream, per l' appunto! Con il coraggio, il duro lavoro e la determinazione, si può raggiungere un miglior tenore di vita. L' America crede fortemente nelle possibilità del singolo individuo di potersi migliorare e far migliorare la nazione...Un film magnifico. Un esempio di cinema pulito, non contaminato. Il miglior film di Muccino, alla pari di "L' ultimo bacio". Inutile dire che Will Smith sia un attore dalle grandi capacità. Non c' è altro. Guardatelo. Chriss...come Gardner
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cinemamoremio
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sabato 28 dicembre 2013
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ma che grande questo ragazzo: muccino!!!
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A meno di 40 anni d'età Gabriele Muccino dirige un vero e proprio capolavoro, un ragazzone di appena 40 anni riesce a realizzare un'opera che forse nemmeno tanti blasonati barbogi di santoni registi sarebbero riusciti a fare. La storia vera di uno sfigato con il suo adorato cucciolo (il VERO figlio di Will Smith) incassa tutti gli schiaffi che la Società (ed anche la sfortuna!) gli da. Dalla moglie, agli amici fino agli sconosciuti, tutti gli remano contro eppure il protagonista soltanto una volta ha un momento di crollo psicologico e piange. Triste è pensare che si possa essere stimati e/o considerati solo perché si sa risolvere il cubo di Rubik, ma, come si dice, IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI, quindi benvenuto giochino multicolore!!! Il figlio cresce accanto al papà che ha solo lui come scopo di vita, ma cresce soprattutto psicologicamente tanto da esprimere al padre la propria stima come un adulto "Sei un bravo papà".
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A meno di 40 anni d'età Gabriele Muccino dirige un vero e proprio capolavoro, un ragazzone di appena 40 anni riesce a realizzare un'opera che forse nemmeno tanti blasonati barbogi di santoni registi sarebbero riusciti a fare. La storia vera di uno sfigato con il suo adorato cucciolo (il VERO figlio di Will Smith) incassa tutti gli schiaffi che la Società (ed anche la sfortuna!) gli da. Dalla moglie, agli amici fino agli sconosciuti, tutti gli remano contro eppure il protagonista soltanto una volta ha un momento di crollo psicologico e piange. Triste è pensare che si possa essere stimati e/o considerati solo perché si sa risolvere il cubo di Rubik, ma, come si dice, IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI, quindi benvenuto giochino multicolore!!! Il figlio cresce accanto al papà che ha solo lui come scopo di vita, ma cresce soprattutto psicologicamente tanto da esprimere al padre la propria stima come un adulto "Sei un bravo papà". Il film non è affatto scontato, per niente banale e scorre veloce senza tempi morti. Fantastica l'inquadratura di Will quando gli viene comunicata l'assunzione: troppo scontato sarebbe l'urlo di gioia o il sorriso, invece ha una smorfia di sofferenza... in quell'attimo ripassa tutta la sua sfortunata esistenza. Il lieto fine premia l'audacia, l'onestà e la forza d'animo del protagonista. Film alla Frank Capra, ma con la differenza che si parla di realtà, che una volta tanto è bella. Non mi sarei mai aspettato da Muccino un gran film come questo (senza togliere niente alle sue produzioni italiane), coraggioso, con il grande rischio di fare un tonfo essendo la prima esperienza del genere. I due Smith sono fantastici tanto che gli altri attori spariscono!!! L'ho visto tre volte e non mi ha mai stancato!!!
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alexmanfrex
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giovedì 20 ottobre 2016
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tenace
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L'America è la terra dei sogni ... per chi riesce a realizzarli !! Mentre per chi rimane in dietro, nonostante il proprio talento, diventa quasi una trappola insopportabile.
Chris è un giovane venditore di San Francisco. Non conduce una vita particolarmente agiata, ma il suo costante ottimismo lo porta a godere di semplici momenti passati assieme alla moglie e al figlioletto, in attesa della propria occasione di riscatto. La crisi però non tarda ad arrivare: scaricato dalla moglie, deve occuparti da solo del figlio, dividensosi fra il suo abituale lavoro commerciale e le aspirazioni di una carriera da consulente finanziario ...
La RdF è senza ombra di dubbio uno dei migliori inni alla tenacia e alla positività che si sia mai visto al cinema.
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L'America è la terra dei sogni ... per chi riesce a realizzarli !! Mentre per chi rimane in dietro, nonostante il proprio talento, diventa quasi una trappola insopportabile.
Chris è un giovane venditore di San Francisco. Non conduce una vita particolarmente agiata, ma il suo costante ottimismo lo porta a godere di semplici momenti passati assieme alla moglie e al figlioletto, in attesa della propria occasione di riscatto. La crisi però non tarda ad arrivare: scaricato dalla moglie, deve occuparti da solo del figlio, dividensosi fra il suo abituale lavoro commerciale e le aspirazioni di una carriera da consulente finanziario ...
La RdF è senza ombra di dubbio uno dei migliori inni alla tenacia e alla positività che si sia mai visto al cinema. Il personaggio di Chris è costruito a tutto tondo come un eroe moderno, quello che solamente a tratti fa trasparire sul proprio volto i segni di una sconfitta che sta arrivando ma che non si vuole accettare. Il contesto dell'America anni 80, il decennio del consacrato boom per quasi tutti i paesi, prima dell'inesorabile crisi di economie e valori, racconta come il fattore fortuna possa sempre giocare un ruolo importante nella vita di un uomo. Perchè non sempre chi ha il talento viene (subito ...) premiato !!
Ottime fotografie e regia, che tolgono un po'di provincialismo e aggiungono una nota di internazionale (non solo per la presenza di divi americani ...) al cinema nostrano di Muccino, mai così in forma come in questo film.
I buoni sentimenti ci sono e sono rappresentati in tutta la loro efficacia, senza scadere nel patetico e melodrammatico. E'piuttosto una guerra che i protagonisti combattono contro il ritardo con cui arriva il loro pezzetto di felicità.
Cattivi ce ne sono pochi, mentre si vedono molti che stanno al loro posto, che vengono scossi solamente quando la tenacia del protagonista tocca il culmine, poco prima della resa.
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nicolacoelli
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martedì 14 agosto 2018
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tutto eccessivo !
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Film appena visto,modifica positivamente il giudizio su Muccino regista di opere troppo,troppo leggere sul micricosmo borghese italico . Detto questo e condiviso il giudizio assolutamente positivo sull'ottima interpretazione del magnifico Will Smith, avverto un autentico sentimento di eccesso sotto diversi profili del film ( continue corse a perdifiato,ostacoli su tutti i fonti, e quelle code sterminate agli ingressi dei dormitori pubblici......veramente troppo !!!). Alla fine , un racconto solido,convincente,interpretazione favolosa, buona tecnica registica,e....tutto all'eccesso !!!
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