matteo gambaro
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mercoledì 31 gennaio 2007
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come quando si pensa alla propria vita
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Parlando con amici, emerge una scarsa simpatia per questo promettente regista italiano: eppure, le potenzialità ci sono e si vedono. Ritengo che lo stesso film girato da un americano, non avrebbe avuto la stessa delicatezza, la stessa drammaticità cruda ma mai esasperata; in questa scelta, la Produzione ha avuto ragione!
Certo, un Will Smith in gran forma aiuta molto; per non parlare del suo splendido bambino, grande interprete travolto da una tragedia familiare di cui non sembrerebbe mai del tutto consapevole. O forse lo è ma si dimostra quasi più forte del padre, come forse traspare nella scena in cui la sua manina gli accarezza il viso e lui gli sussurra "Sei un bravo papà!"
Tendenzialmente non amo i film che parlano della vita, ho già la mia a cui badare; né amo andare al cinema quando penso di aver già intuito l'intera trama dai soli trailers, come in questo caso.
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Parlando con amici, emerge una scarsa simpatia per questo promettente regista italiano: eppure, le potenzialità ci sono e si vedono. Ritengo che lo stesso film girato da un americano, non avrebbe avuto la stessa delicatezza, la stessa drammaticità cruda ma mai esasperata; in questa scelta, la Produzione ha avuto ragione!
Certo, un Will Smith in gran forma aiuta molto; per non parlare del suo splendido bambino, grande interprete travolto da una tragedia familiare di cui non sembrerebbe mai del tutto consapevole. O forse lo è ma si dimostra quasi più forte del padre, come forse traspare nella scena in cui la sua manina gli accarezza il viso e lui gli sussurra "Sei un bravo papà!"
Tendenzialmente non amo i film che parlano della vita, ho già la mia a cui badare; né amo andare al cinema quando penso di aver già intuito l'intera trama dai soli trailers, come in questo caso. Però il film è gradevole, ben interpretato, intenso senza risultare realmente e pesantemente "drammatico": penso perché in fondo, in ogni spettatore, è presente quel senso di ottimismo (suggerito dal titolo) per cui alla fine la vicenda non può non volgere al meglio.
Proprio come accade quando si pensa alla propria vita.
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bml
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domenica 4 febbraio 2007
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ricerca su "la ricerca della felicità"
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Non è possibile leggere la realtà di un’esistenza, se non sovrapponendovi, come un tegumento, una passione che ne spieghi il significato, che la renda plausibile.
Ogni vita dovrebbe consistere nella ridefinizione continua di una passione, magari solcata da percorsi, da riferimenti, da rilevazioni altimetriche di sogni.
In questo film di Muccino, il bravissimo Will Smith (nel film interpreta Chris Gardner) si rimbocca le maniche per inseguire la felicità. E sì che non è cosa da tutti i giorni inseguire la felicità, bisogna correre per inseguire la felicità e soffrire per ottenerla. Poi la vita ci riserva tante vite collaterali alla nostra, e allora sbucano fuori mille percezioni differenti.
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Non è possibile leggere la realtà di un’esistenza, se non sovrapponendovi, come un tegumento, una passione che ne spieghi il significato, che la renda plausibile.
Ogni vita dovrebbe consistere nella ridefinizione continua di una passione, magari solcata da percorsi, da riferimenti, da rilevazioni altimetriche di sogni.
In questo film di Muccino, il bravissimo Will Smith (nel film interpreta Chris Gardner) si rimbocca le maniche per inseguire la felicità. E sì che non è cosa da tutti i giorni inseguire la felicità, bisogna correre per inseguire la felicità e soffrire per ottenerla. Poi la vita ci riserva tante vite collaterali alla nostra, e allora sbucano fuori mille percezioni differenti. Si può inseguire la nostra felicità a rischio di quella delle persone a cui vogliamo più bene? Si può accettare questo rischio affinché la nostra felicità collimi con quella delle persone a cui noi vogliamo più bene? Nel film la risposta è sicuramente affermativa. Will Smith deve mettere a rischio la felicità di suo figlio, stringere i denti nella notte come solo i veri barboni sanno fare, affinché raggiunga la sua (di felicità) e la faccia aderire a quella del pargoletto. Ora, non so se le cose vanno sempre così, forse se non sapessimo che alla fine tutto si sistema e tutti vissero ricchi, felici e contenti (nel film, dico), forse, penso, avremmo un giudizio diverso di quel Will Smith padre, forse lo diremmo un egoista irresponsabile. Ma, in fondo, chi l'ha detto che sia necessario o auspicabile puntare solo all’indispensabile? Al tirare a campare? Ad essere, in senso lato, umili? Anzi, ogni esistenza è un'arroganza che inizia sempre con "Io", dopotutto. Perciò, a mio avviso, c’è sempre tempo per gettarsi capo e piedi nei sogni. Magari poi le cose non possono finir bene per tutti e però c’è sempre uno scarto netto tra chi la felicità tenta almeno di provarla e chi, invece, non prova nemmeno ad inseguirla. Un gusto ironico, un metatesto ad alto indice di saccarosio e la necessità di sapere che qualche storia (quella narrata nel film trae spunto da una vicenda reale, dopotutto), almeno qualcuna, può aver lieto fine, rendono la creatura americana di Muccino assai gradevole e suggestiva.
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[+] cukor
(di roberta)
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renato corriero
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martedì 6 febbraio 2007
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la costanza da i suoi buoni frutti!!
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Un film che sembrerebbe tutto americano di quelli della parte migliore del cinema hollywoodiano. Mostra chiaramente com'erano i tempi della presidenza di Reagan col ritorno al liberismo assoluto che, anche se ha aumentato i posti di lavoro, se uno non aveva grinta ed una buona dose di fortuna era destinato a fare la vita da "barbone"!! Il protagonista del film, nonostante le tristi vicende familiari ed una buona dose di iniziale sfortuna (all'inizio mi sembrava Paperino a cui va sempre tutto storto!)con la tenacia, l'amore per figlio e la forza di non arrendersi riesce alla fine a conquistare il suo agognato posto di lavoro! Che fatica però! Il tutto ha poi ben più valore se si pensa che è una storia realmente accaduta!
Quello che mi rattrista, e non è la prima volta che lo vedo, è il com
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Un film che sembrerebbe tutto americano di quelli della parte migliore del cinema hollywoodiano. Mostra chiaramente com'erano i tempi della presidenza di Reagan col ritorno al liberismo assoluto che, anche se ha aumentato i posti di lavoro, se uno non aveva grinta ed una buona dose di fortuna era destinato a fare la vita da "barbone"!! Il protagonista del film, nonostante le tristi vicende familiari ed una buona dose di iniziale sfortuna (all'inizio mi sembrava Paperino a cui va sempre tutto storto!)con la tenacia, l'amore per figlio e la forza di non arrendersi riesce alla fine a conquistare il suo agognato posto di lavoro! Che fatica però! Il tutto ha poi ben più valore se si pensa che è una storia realmente accaduta!
Quello che mi rattrista, e non è la prima volta che lo vedo, è il comportamento delle mogli americane che non ci pensano due volte ad abbandonare il marito (ed anche il figlio pur di non restare più col marito!) proprio quando questi avrebbe avuto maggior bisogno di assistenza e sostegno morale! Intendiamoci, era un uomo che si comportava bene, non uno che trascurava la mogle per andare con gli amici o che non trovava lavoro per pigrizia ma era uno che si dava da fare e che purtroppo aveva avuto un po' di sfortuna! Purtroppo il dovere dare anima e corpo al lavoro per non restare sulla strada porta anche molto al materialismo e all'egoismo! Un film di buoni insegnamenti!
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fangorn
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sabato 10 febbraio 2007
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riuscito
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Il film scorre bene, coinvolge e, alla fine, sorprende e commuove con un finale strepitoso per intensità (veramente strepitoso, non è un'esagerazione, una delle scene più commoventi e intense del cinema). Non convince molto l'interpretazione della moglie a inizio film, Will Smith invece recita ad alto livello, molto a suo agio nel personaggio. La trama ha un senso, è bella, non è scontata e il tutto acquista più valore considerando che è più che ispirata a una storia vera. Non è banale neanche la riflessione che offre sul sogno americano: può realizzarsi, il successo è alla portata di tutti ed è veramente il merito ad essere premiato; ma lascia spazio (molto) all'emarginazione. Bello l'esempio che offre il protagonista, con la propria laboriosità, ingegno, attenzione verso il figlio e soprattutto senza mai lamentarsi.
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Il film scorre bene, coinvolge e, alla fine, sorprende e commuove con un finale strepitoso per intensità (veramente strepitoso, non è un'esagerazione, una delle scene più commoventi e intense del cinema). Non convince molto l'interpretazione della moglie a inizio film, Will Smith invece recita ad alto livello, molto a suo agio nel personaggio. La trama ha un senso, è bella, non è scontata e il tutto acquista più valore considerando che è più che ispirata a una storia vera. Non è banale neanche la riflessione che offre sul sogno americano: può realizzarsi, il successo è alla portata di tutti ed è veramente il merito ad essere premiato; ma lascia spazio (molto) all'emarginazione. Bello l'esempio che offre il protagonista, con la propria laboriosità, ingegno, attenzione verso il figlio e soprattutto senza mai lamentarsi. Assente la dimensione spirituale, religiosa, trascendente, il film risulta carente in questo senso, essendo costruito troppo sul materialismo: il messaggio finale risulta forse dare troppa importanza al denaro.
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andrea....
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lunedì 12 febbraio 2007
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che morala ragazzi...
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Un film splendido grazie anche alla meravigliosa e laboriosa interpretazione di Will Smith e il figlio.
Una morale che ci fa pensare e riflettere su quanto è dura la vita,su quanto è difficile superare gli ostacoli e raggiungere degli obbiettivi ben precisi.
Il film...una spinta in più per capire ed intuire il metodo giusto nell'ottenere ciò che si vuole.
Bravissimo il regista nel ricomporre la storia e a renderla molto commovente...tutto questo anke grazie agli attori.
Andrea
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simona
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giovedì 15 febbraio 2007
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un amore puro
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Raramente un film era riuscito a toccarmi il cuore e ad emozionarmi in questo modo.
Con quanto orgoglio e dignità questo padre (bravissimo W.Smith) lotta per dare un futuro migliore a se stesso e a suo figlio, riuscendo sempre, anche nei momenti più difficili, a regalargli un sorriso e una carezza.
E con quanto amore e devozione questo bimbo (bravissimo anche il piccolo Smith) segue il suo papà, senza lamenti, senza capricci, incurante delle difficoltà, felice solo del fatto che il suo papà sia accanto a lui.
In questo film io non ho visto solo il racconto del sogno americano, come ho spesso letto nelle recensioni, ma anche e soprattutto la meravigliosa rappresentazione di quell’amore forte, puro, incondizionato che può esistere solo tra un genitore e suo figlio.
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Raramente un film era riuscito a toccarmi il cuore e ad emozionarmi in questo modo.
Con quanto orgoglio e dignità questo padre (bravissimo W.Smith) lotta per dare un futuro migliore a se stesso e a suo figlio, riuscendo sempre, anche nei momenti più difficili, a regalargli un sorriso e una carezza.
E con quanto amore e devozione questo bimbo (bravissimo anche il piccolo Smith) segue il suo papà, senza lamenti, senza capricci, incurante delle difficoltà, felice solo del fatto che il suo papà sia accanto a lui.
In questo film io non ho visto solo il racconto del sogno americano, come ho spesso letto nelle recensioni, ma anche e soprattutto la meravigliosa rappresentazione di quell’amore forte, puro, incondizionato che può esistere solo tra un genitore e suo figlio. L’unico tipo di amore che non viene mai scalfito dalle difficoltà della vita, ma anzi … ne esce sempre rafforzato e vittorioso!!!
E’ un film stupendo, che ti lascia dentro tante emozioni e ti fa riflettere su quali sono le cose veramente importanti della vita.
Bravo Muccino!!!
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pulce canterina
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lunedì 19 febbraio 2007
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muccino: una sorpresa, una riconferma.
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Lo ammetto. Sono andato al cinema prevenuto. E ho visto il film in una saletta di provincia, in seconda visione. Perché tendo a diffidare dei battage pubblicitari, soprattutto dei film. Mi sono dovuto ricredere. Come i pomposi maghi della finanza che squadrano dall'alto in basso quelli diversi da loro. Quelli che non potranno mai appartenere alla loro casta, perché mai avranno le loro case, i loro figli, i loro sogni, le loro fuoriserie. E dunque... una sorpresa. O meglio la riconferma. Di un Muccino davvero inimitabile nel raccontare i sentimenti più difficili: quelli ovvi, normali, forse fuori moda. Che cosa c'è di più dirompente dell'amore di un padre verso un figlio? A che punto può arrivare il suo amore? Fino all'umiliazione od oltre? Un magistrale Will Smith (davvero da Oscar) ci conduce a perdifiato nella frenetica e spasmodica ricerca della felicità, che è davvero ad un passo perché già in noi.
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Lo ammetto. Sono andato al cinema prevenuto. E ho visto il film in una saletta di provincia, in seconda visione. Perché tendo a diffidare dei battage pubblicitari, soprattutto dei film. Mi sono dovuto ricredere. Come i pomposi maghi della finanza che squadrano dall'alto in basso quelli diversi da loro. Quelli che non potranno mai appartenere alla loro casta, perché mai avranno le loro case, i loro figli, i loro sogni, le loro fuoriserie. E dunque... una sorpresa. O meglio la riconferma. Di un Muccino davvero inimitabile nel raccontare i sentimenti più difficili: quelli ovvi, normali, forse fuori moda. Che cosa c'è di più dirompente dell'amore di un padre verso un figlio? A che punto può arrivare il suo amore? Fino all'umiliazione od oltre? Un magistrale Will Smith (davvero da Oscar) ci conduce a perdifiato nella frenetica e spasmodica ricerca della felicità, che è davvero ad un passo perché già in noi. In ciò che siamo. In ciò che sappiamo di essere. O di poter essere. Un film per non arrendersi, per credere ancora nel silenzio fiducioso di un bambino, nella sua mano nella tua, nelle sue lacrime per il pupazzo perduto. Un film bello, perché vuole andare oltre al sogno americano: è una storia. Una storia. Forse anche la nostra.
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[+] davvero stupendo
(di luckyluke)
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[+] saresti benvenuto dai prestigi!
(di scorpio giux)
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emanuele
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venerdì 9 marzo 2007
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storie che colpiscono
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La ricerca della felicità è ciò che si incontra, si affronta, si conosce e si perde; è la vita stessa, che attraversiamo per arrivare esattamente a quella sensazione, così intensa e sublime: una corsa continua che se costruita con tenacia, ambizione, consapevolezza e coraggio, ci può veramente condurre dove desideriamo.
Questa è la morale del film, un monito a essere ottimisti e ad avere fede, in se stessi e negli altri, perché quando si vuole qualcosa veramente, la si ottiene.
Questa storia vera di un padre, disposto a qualunque sacrificio pur di proteggere il figlio e assicurargli un futuro, commuove dall’inizio alla fine, senza mai essere retorica né ridondante: è dal legame tra padre e figlio, dall’amore, che nascono la forza di cambiare la propria vita e la convinzione di poter vivere quella splendida sensazione di felicità.
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La ricerca della felicità è ciò che si incontra, si affronta, si conosce e si perde; è la vita stessa, che attraversiamo per arrivare esattamente a quella sensazione, così intensa e sublime: una corsa continua che se costruita con tenacia, ambizione, consapevolezza e coraggio, ci può veramente condurre dove desideriamo.
Questa è la morale del film, un monito a essere ottimisti e ad avere fede, in se stessi e negli altri, perché quando si vuole qualcosa veramente, la si ottiene.
Questa storia vera di un padre, disposto a qualunque sacrificio pur di proteggere il figlio e assicurargli un futuro, commuove dall’inizio alla fine, senza mai essere retorica né ridondante: è dal legame tra padre e figlio, dall’amore, che nascono la forza di cambiare la propria vita e la convinzione di poter vivere quella splendida sensazione di felicità.
Certo l’orgoglio popolare, i valori le opportunità che dalla lontana dichiarazione d’indipendenza qualificano e animano la società e la cultura americane, non è esattamente invisibile; ma questa storia ne trasmette con profonda intensità e credibilità l’accezione individuale, anziché celebrarne un discutibile fondamento sociale.
Quella che emerge è la figura (Smith è molto coinvolgente) del comunissimo eroe, un uomo qualunque che, purtroppo non come chiunque, crede in sé e, con la massima lealtà e umiltà, aspetta che ciò che ha dato gli venga restituito; con una serenità da condividere e da trasmettere al proprio figlio anche quando, a volte con eccessiva didascalicità, la disperazione e la tristezza coinvolgono e avvolgono con la povertà e la fatica le loro vite.
Alla fine, naturalmente, la felicità arriva. Ma non ci si dimentica che la felicità è umana; e come in un titolo o in un murales, c’è che scrive la parola Happyness con la y anziché la i, come dovrebbe.
Bello da vedere, con una perfetta armonia espressiva in grado di assecondare e sottolineare la forza narrativa di un racconto realmente passionale e appassionante; ancora più bello da credere.
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karadaje
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domenica 18 marzo 2007
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la felicita'e' una chimera ?
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Si credo che la felicità sia più uno stato d'animo,fra l'altro breve e transitorio,che un obbittivo perseguibile.Siccome tuttavia i nostri cugini americani,che a volte fanno rabbia a volte tenerezza,credo all'art.5° della loro Costituzione, affermano con splendida ingenuità il diritto dell'uomo alla felicità,allora il titolo ci sta tutto.Qui infatti si confonde,come spesso si fa da noi,il successo con la felicità!
Ed allora così tradotto il film, alla ricerca del successo,il film è bello è pieno del sogno americano, una visione calvinista dell'uomo che si crea col proprio sudore il suo posto nel mondo.Naturalmente non è sempre così,lo sappiamo tutti,ma qui è il bello il nostro eroe ci crede fermamente,fra l'altro anche questo film si ispira ad un personaggio realmente vissuto,così che lui lotta strenuamente contro tutto e contro tutti.
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Si credo che la felicità sia più uno stato d'animo,fra l'altro breve e transitorio,che un obbittivo perseguibile.Siccome tuttavia i nostri cugini americani,che a volte fanno rabbia a volte tenerezza,credo all'art.5° della loro Costituzione, affermano con splendida ingenuità il diritto dell'uomo alla felicità,allora il titolo ci sta tutto.Qui infatti si confonde,come spesso si fa da noi,il successo con la felicità!
Ed allora così tradotto il film, alla ricerca del successo,il film è bello è pieno del sogno americano, una visione calvinista dell'uomo che si crea col proprio sudore il suo posto nel mondo.Naturalmente non è sempre così,lo sappiamo tutti,ma qui è il bello il nostro eroe ci crede fermamente,fra l'altro anche questo film si ispira ad un personaggio realmente vissuto,così che lui lotta strenuamente contro tutto e contro tutti.Ed allora il film diventa credibile e godibile,bravo il regista Muccino che rende grazia alla trama aiutato da uno splendido Will Smith,bravo,bravissimo il bambino (figlio di Smith).La narrazione è fluida, senza eccessi patetici,portato avanti con grinta e lucidità.
Un film senz'altro da vedere e come tutti i grandi film sul grande schermo !
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piernelweb
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domenica 20 maggio 2007
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la ricerca di hollywood
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E' un film profondamente americano questo "The Pursuit of Happyness" che segna l'esordio Hollywoodiano del nostro Gabriele Muccino. Voluto fortissimamente da Will Smith, che aveva apprezzato le pellicole italiane del regista romano, Muccino è in realtà abbastanza ingabbiato da una sceneggiatura dedita ad esaltare il mito tanto caro al popolo statunitense del self-made man. Mentre il film corre davanti agli occhi, infatti è ben evidente come il regista abbia avuto ben poco modo di esprimersi e personalizzare la narrazione. La pellicola è abbastanza scontata e spesso retorica, caratterizzata da una regia a pieno supporto del protagonista ma che regala qualche momento di buon cinema garantendo complessivamente un buon livello interpretativo.
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E' un film profondamente americano questo "The Pursuit of Happyness" che segna l'esordio Hollywoodiano del nostro Gabriele Muccino. Voluto fortissimamente da Will Smith, che aveva apprezzato le pellicole italiane del regista romano, Muccino è in realtà abbastanza ingabbiato da una sceneggiatura dedita ad esaltare il mito tanto caro al popolo statunitense del self-made man. Mentre il film corre davanti agli occhi, infatti è ben evidente come il regista abbia avuto ben poco modo di esprimersi e personalizzare la narrazione. La pellicola è abbastanza scontata e spesso retorica, caratterizzata da una regia a pieno supporto del protagonista ma che regala qualche momento di buon cinema garantendo complessivamente un buon livello interpretativo. L'ottimo successo al botteghino dovrebbe garantire a Muccino la possibilità di ripetersi magari con un progetto più personale. Per il momento va bene così.
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[+] quale felicità
(di marco-mg, roma)
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