Quo vadis, Baby? |
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Un film di Gabriele Salvatores.
Con Angela Baraldi, Gigio Alberti, Claudia Zanella, Luigi Maria Burruano, Andrea Renzi.
continua»
Drammatico,
durata 103 min.
- Italia 2005.
uscita venerdì 27 maggio 2005.
MYMONETRO
Quo vadis, Baby?
valutazione media:
2,52
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Beato chi si accontentadi oscardabagnoFeedback: 0 |
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domenica 5 giugno 2005 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sarà forse la necessità di essere critici (leggasi ‘severi’) a tutti i costi, ma non mi trovo completamente d’accordo con moltii giudizi espressi dalla critica. Non perché non siano interessanti, ma perché una volta enucleati i motivi del ‘perché no’ andrebbero espressi, credo, anche quelli del ‘perché sì’, a prescindere dal finale dell’articolo di Jattarelli, che così testualmente recita: “Quo Vadis, Baby? rischia di essere ricordato come il primo film italiano dotato di product placement (una volta si chiamava pubblicità occulta) in piena regola. Beato chi si accontenta.” Ecco la prima critica che muovo, ossia sul ‘come’ si critica. Dov’è la proposta? Proprio perché adoro la critica propositiva, mi deprime leggere ancora finali come quello sopra riportato. Che avrebbe dovuto fare il buon Totti per trovare i quattrini per il film? E quella conversazione fra loro ve l’immaginate?: “Vabbè, Gabriele, accettalo come il minore dei mali. Tutto sommato molti neanche se ne accorgeranno...”. Chi scrive, infatti, non se n’era accorto, ma notava e nota altri dettagli, probabilmente più legati alla sceneggiatura e alla regia. E iniziamo proprio da Salvatores, il quale è professionalmente molto cresciuto in questi ultimi anni, soprattutto perché ora nella scelta degli interpreti pensa un po’ meno agli amici e un po’ più alla credibilità dei loro volti rispetto alla sceneggiatura. Salvatores (finalmente autonomo) muove oggi la macchina con una tecnica linguistica e una disinvoltura decisamente apprezzabili e spendibili sul piano internazionale. Salvatores risolleva innanzitutto le sorti di quel punto indebolitosi e, per dirla con Troisi, ‘ricomincia da tre’, facendo cioè tesoro del proprio passato di cineasta sperimentale. La sceneggiatura è debole (?), ha dei buchi (?), per cui non si sa nemmeno se, oltre al gatto, quel videotape alla fine sia stato visto da altri (a parte noialtri ‘spioni’ in sala, naturalmente)? Ma in fondo che fa? Perché dobbiamo essere così severi con un film di genere che nulla pretende se non di salire nel gradimento settoriale e che illumina oggi Salvatores in modo diverso dal solito, mostrandocelo forse più divertito (a fare il film) che impegnato? Tutto sommato meglio rigenerarsi e bagnarsi in altre acque, magari sperimentando nuovi generi, piuttosto che sclerotizzarsi con serial cine–televisivi abbrutenti (per lui e per noi…). Daniele Iosimi, Roma oscardabagno@tiscali.it
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