Quo vadis, Baby?

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Un film di Gabriele Salvatores. Con Angela Baraldi, Gigio Alberti, Claudia Zanella, Luigi Maria Burruano, Andrea Renzi.
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Drammatico, durata 103 min. - Italia 2005. uscita venerdì 27 maggio 2005. MYMONETRO Quo vadis, Baby? * * 1/2 - - valutazione media: 2,52 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Claudia Morgoglione

La Repubblica

Cupo, anzi, cupissimo. Oscuro. Notturno, come la piovosa e fredda Bologna in cui si muove la protagonista, una detective privata ossessionata dal passato e dai suoi demoni familiari: si presenta così Quo vadis, baby?, thriller con venature noir firmato Gabriele Salvatores. Una storia di mistero, sesso e (presunti) crimini che ruota tutta attorno al personaggio principale, definita dal regista "un'eroina post-punk e politicamente scorretta, che beve, fuma e sceglie da sola i suoi partner. Dunque non allineata con i modelli televisivi dominanti".
E già con queste prime definizioni possiamo vedere come la pellicola rappresenti una novità, nella carriera dell'autore, già premio Oscar per Mediterraneo. Infatti, dopo tante sceneggiature basate su amicizie maschili, Salvatores per la prima volta si cimenta con una vicenda decisamente al femminile, tratta dall'omonimo romanzo di Grazia Verasani. E poi c'è un altro elemento di rottura, questa volta rispetto all'intera tradizione del cinema italiano: la decisione di far uscire un film così importante praticamente in estate. Il debutto nelle sale è previsto infatti per il 27 maggio, con distribuzione Medusa. "Si dice sempre che sarebbe un bene prolungare la stagione cinematografica - commenta con filosofia il regista - ma qualcuno doveva pur cominciare...".
In attesa di vedere se questa scommessa si rivelerà vincente al botteghino, vediamo meglio di cosa parla Quo vadis, baby? (il titolo è una citazione da Ultimo tango a Parigi). Protagonista è Giorgia (Angela Baraldi), quarantenne single che vive sola con un gatto, e che di mestiere fa la detective privata presso la piccola agenzia di investigazioni del padre (Luigi Maria Burruano). Una donna complessa, all'apparenza durissima, che deve convivere con un doppio trauma: la morte accidentale della madre, quando lei era ancora una bambina, e il suicidio della sorella Ada (Claudia Zanella), aspirante attrice, avvenuto sedici anni fa.
Ma gli incubi del passato ritornano quando un conoscente comune le fa recapitare alcune videocassette in cui proprio Ada, parlando alla telecamera, descrive la sua triste esistenza romana a caccia di una particina nel cinema o in teatro. E, soprattutto, la sua torbida relazione, a base di sesso e cocaina, con un uomo misterioso, che lei nei filmati chiama solo con l'iniziale: A. Giorgia comincia così a indagare sulla morte della sorella: alla fine, dopo tante menzogne, scoprirà una verità difficile da digerire, sia sul piano familiare che su quello sentimentale. Anche se la rivelazione più orribile, che riguarda invece l'altro suo trauma del passato, lei, per un caso, non la verrà a sapere: solo gli spettatori, a fine pellicola, ne verranno a conoscenza.
Questa la trama. Avvolta, sul piano stilistico, in atmosfere oscure tipiche del noir, assai differenti rispetto all'opera precedente di Salvatores, Io non ho paura. Film che - pur essendo a sua volta un thriller - aveva colori accesi e solari, con la sua ambientazione nelle campagne meridionali. Eppure un filo comune, tra le due pellicole, c'è: "In entrambi i casi è centrale il rapporto col padre - spiega il regista - e in tutti e due il positivo, la figura paterna, si trasforma in negativo. Inoltre in entrambi si parla, in qualche modo, di bambini".
Ancora, si potrebbe aggiungere che i due film - e Quo vadis, baby? in particolare - condividono la tendenza a non offrire soluzioni facili: "Viviamo in un'epoca in cui la televisione svolge un ruolo dominante - dichiara ancora Salvatores - modellando il nostro gusto e la nostra coscienza. Al contrario quello che abbiamo cercato di fare, nel nostro piccolo, è raccontare una storia in cui il pubblico debba attivarsi, non restare passivo. Non a caso sono solo gli spettatori, e non i personaggi, a vedere il tassello finale del puzzle".
Una scelta - questa dell'anti-tv - che il regista definisce "politica". Così come, secondo Salvatores, è assolutamente "politica" la decisione di assegnare i ruoli principali, e in particolare quelli delle due sorelle, a volti non noti: "Avevo bisogno di donne che in qualche modo 'fossero' quei personaggi; e probabilmente attrici con più esperienza avrebbero creato problemi, in questo senso".
Infine, c'è da dire che in questo film c'è anche un'altra prima volta, per il suo autore: il debutto nel dirigere una scena (anzi, due) di sesso. Ecco come Salvatores spiega la novità: "Mi sono posto subito il problema, anche dal punto di vista tecnico, di come girare i momenti dell'amore. E alla fine ho scelto un piano-sequenza, un'unica inquadratura: in questo modo la macchina da presa mi sembra abbia un certo pudore. Mentre incollare sequenze diverse al montaggio non mi sarebbe piaciuto".
Da La Repubblica, 24 maggio 2005


di Claudia Morgoglione, 24 maggio 2005

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