jonnylogan
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venerdì 19 aprile 2024
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vivere in texas
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Pellicola d’impegno civile firmata dal regista di Fuga di mezzanotte (Midnight Express; 1978) e The Committments (id.; 1991); con un Kevin Spacey che si cala senza particolar sforzo nel ruolo del professore di filosofia pieno di idee liberali, fascino e contrario alla pena di morte, e che si batte per evitare che lo stato del Texas, dove risiede e insegna, si macchi delle ennesime vittime superflue, al grido di: “una morte non ne può, di certo, cancellare un’altra”. A dar man forte al protagonista indiscusso della pellicola, come sempre interpretazione maiuscola per il premio Oscar originario di South Orange, (new Jersey), Laura Linney, collega e attivista che con il procedere della trama diventerà cardine per le sorti dell’associazione Death Watch e per la vita del suo storico amico.
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Pellicola d’impegno civile firmata dal regista di Fuga di mezzanotte (Midnight Express; 1978) e The Committments (id.; 1991); con un Kevin Spacey che si cala senza particolar sforzo nel ruolo del professore di filosofia pieno di idee liberali, fascino e contrario alla pena di morte, e che si batte per evitare che lo stato del Texas, dove risiede e insegna, si macchi delle ennesime vittime superflue, al grido di: “una morte non ne può, di certo, cancellare un’altra”. A dar man forte al protagonista indiscusso della pellicola, come sempre interpretazione maiuscola per il premio Oscar originario di South Orange, (new Jersey), Laura Linney, collega e attivista che con il procedere della trama diventerà cardine per le sorti dell’associazione Death Watch e per la vita del suo storico amico.
A far invece la parte di chi s’intratterrà sia a Austin, ma soprattutto nel carcere di Huntsville, per intervistare il professor Gale, una giovane giornalista al quale il docente ha deciso di raccontare la propria versione dei fatti e le vicende che l’hanno portato nel braccio della morte. Una professionista impersonata altrettanto egregiamente da Kate Winslet, che gioco forza s’improvviserà investigatrice quando da subito capirà che la reclusione dell’intervistato sia stata frutto di strane coincidenze.
Il pregio di Parker l’aver saputo metter mano alla prima sceneggiatura firmata dal futuro premio Oscar Charles Randolph, restituendoci un film che funziona come un orologio. Con una capacità incredibile di muoversi avanti e indietro nel tempo. Saltando nei ricordi del protagonista senza mai stancare e sempre mantenendo alto il livello di attenzione dello spettatore. Al tempo stesso gli intenti politici dello stesso Parker, che decise di posizionarsi per un’ultima volta dietro la macchina da presa con il desiderio di porre dubbi concreti in chi sostiene la pena capitale, non sempre sono stati enucleati correttamente, lasciando alla fine più di qualche dubbio in chi assiste a una selva di colpi di scena. Basti pensare che la critica non sempre seppe apprezzare del tutto lo sforzo del regista inglese, talvolta etichettando il film come un modo perfettamente riuscito per screditare gli oppositori della pena capitale.
Al netto di questi intenti forse mancati, la pellicola diretta da Parker, nella quale i protagonisti si passano il testimone senza rubarsi la scena, riesce ad appassionare per una trama non ingarbugliata, ma frutto di un intreccio piuttosto semplice e forse riuscendo a suo modo anche a smuovere più di qualche dubbio, nonostante, a oltre venti anni di distanza, non molto sembra cambiato negli USA.
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elgatoloco
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domenica 28 novembre 2021
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david gale as stress test
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Film"complesso"(nell'accezione originaria e vera del lemma), questo"The Life of David Gale"(Alan Parker, scritto da Charles Rudollph, 2003). Con la tenica del film che inizia dal sottofinale, quando un duo intervistatori di va a trovarlo in carcere, alla viglia della sua condanna a morte, il prof.di filosofia David Gale racconta alla sola giorinalista "titolata"(l'altro è un praticante), la sua vita, dal rapporto difficile con la moglie, che vive quasi sempre a Barcellona con un altro uomo, a una trasgressione erotica cui è stato trascinato sotto l'effetto dell'alcol(è un etilista)all'accusa di stupro, alla sostanziale esclusione dalla società civile, dato che il suo unico rapporto umano sarà per vario tempo con la sua collega nell'associazione per la lotta con la pena di morte che scopre essere malata terminale di leucemia e come tale"aiuta a morire"alla finale denuncia per omicidio con condanna alla pena capitale senza"remissione"o commutazione della pena capitale stessa in argastolo.
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Film"complesso"(nell'accezione originaria e vera del lemma), questo"The Life of David Gale"(Alan Parker, scritto da Charles Rudollph, 2003). Con la tenica del film che inizia dal sottofinale, quando un duo intervistatori di va a trovarlo in carcere, alla viglia della sua condanna a morte, il prof.di filosofia David Gale racconta alla sola giorinalista "titolata"(l'altro è un praticante), la sua vita, dal rapporto difficile con la moglie, che vive quasi sempre a Barcellona con un altro uomo, a una trasgressione erotica cui è stato trascinato sotto l'effetto dell'alcol(è un etilista)all'accusa di stupro, alla sostanziale esclusione dalla società civile, dato che il suo unico rapporto umano sarà per vario tempo con la sua collega nell'associazione per la lotta con la pena di morte che scopre essere malata terminale di leucemia e come tale"aiuta a morire"alla finale denuncia per omicidio con condanna alla pena capitale senza"remissione"o commutazione della pena capitale stessa in argastolo. Film duro, teso dall'inizio alla fine(se proprio si volesse individuare qualche manchevolezza, essa starebbe, se mai, nel battibecco-consultazione reciproca che ha anche valenze"interpetative"rispetto all'accusato e al reato da parte dei due giornalisti, a tratti troppo lungo e verboso) , non è solo un film sulla pena di morte, anche se il tema nel film è centrlae, ma sulla progressiva emarginazione-esclusione di chi si colloca, come intellettuale, oltre il"pensiero unico"e il"politically correct"accettato convenzionalmente, dove l'interpretazione del protagonista Kevin Spacy segna certamente una"vetta"nel corso delle prove filmiche di questo attore, così controverso, negli ultimi tempi, per motivi che esulano dalla sua attività prfessionale-quasi a conferma di quanto da tempo sta avvenendo, ossia di come la"società dello spettacolo"condiziona il modo di pensare dei suoi fruitori, volontari o meno, costringendoli a occuparsi di altro rispetto al cinema e al teastro, dato che questi vengono trasposti in quella dimensione di mero"gossip"che è totalemtne funzionale al potere, qualunque esso sia, in particolare se esso non è una"democrazia compiuta e realizzata", ma tende, in maniera surretitzia, al condizionamento (dunque a una gestione con venature autoritarie)dei cittadini. L0intervistatrice Kate Winslet è in parte convincente, in parte troppo attenta a una certa maniera di spingersi verso una dimensione autorefernziale, che però i regista Parker(al suo ultimo film da regista)sa controllare e indirizzare. Meglio Laura Linney, nella parte spinosa della malta terminale. El Gato
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candido89
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mercoledì 10 giugno 2020
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piccolo gioiello
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Un film sulla pena di morte. Bisognebbe fermarsi qui per non incorrere nel rischio di spoiler. Eppure non si direbbe abbastanza, tanti sono i temi che escono fuori da un film affascinante come The life of David Gale. Riflessioni sulla morale, sulle infamie che rimangono (la falsa accusa di stupro ai danni di una studentessa); sul fanatismo, sul valore delle proprie idee. Non a caso il professore Gale cita Socrate e le sue peripezie. Consigliatissimo.
PS La recensione iniziale è decisamente discutibile.
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sabato 14 marzo 2020
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quando la saccenteria supera persino l’evidenza
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Non leggere l’intreccio dell’interrogazione sulla morte ancor prima che sulla pena di morte, dell’etica del sacrificio in nome di un diritto superiore non è solo superficiale, è delittuoso
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elgatoloco
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domenica 3 marzo 2019
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film "complesso"nell'accezione migliore del termin
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Film"complesso"nell'accezione migliore del termine, questo"THe Life of David Gale"(2003)di Alan Parker, che dunque risale ormai a più di tre lustri fa, non è un tanto un film sulla pena di morte, quanto sul concetto di giustizia, sul rapporto tra giustizia e diritto ed è tutto questo in forma problematica, mai assertoria; un film , dunque, che induce alla riflessione, a interrogarsi sul tema, senza facili soluzioni o scappatoie pronte... Rispetto alla sensibilità sul tema, poi, bisognerebbe rilevare che, in questi anni, passando da governi"repubblicani"a governi"democratici"(virgoletto i termini, in quanto questi partiti negli States hanno una storia e un radicamento culturale diversissimo dalla situazione europea, dunque sono, direi"incomprensibili"da parte di un Europeo)per tornare ai"repubblicani-conservatori"con Trump, c'è stato un "cambio"(relativo) su molti temi, mai su quello della pena di morte, con un'opinione pubblica divisa in due e più schieramenti, ma anche divista tra Stato e Stato, negli USA, anche questa circostanza un po'incomprensibile agli Europei se non a conoscenza della dinamica statuale USA.
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Film"complesso"nell'accezione migliore del termine, questo"THe Life of David Gale"(2003)di Alan Parker, che dunque risale ormai a più di tre lustri fa, non è un tanto un film sulla pena di morte, quanto sul concetto di giustizia, sul rapporto tra giustizia e diritto ed è tutto questo in forma problematica, mai assertoria; un film , dunque, che induce alla riflessione, a interrogarsi sul tema, senza facili soluzioni o scappatoie pronte... Rispetto alla sensibilità sul tema, poi, bisognerebbe rilevare che, in questi anni, passando da governi"repubblicani"a governi"democratici"(virgoletto i termini, in quanto questi partiti negli States hanno una storia e un radicamento culturale diversissimo dalla situazione europea, dunque sono, direi"incomprensibili"da parte di un Europeo)per tornare ai"repubblicani-conservatori"con Trump, c'è stato un "cambio"(relativo) su molti temi, mai su quello della pena di morte, con un'opinione pubblica divisa in due e più schieramenti, ma anche divista tra Stato e Stato, negli USA, anche questa circostanza un po'incomprensibile agli Europei se non a conoscenza della dinamica statuale USA....A livello strettamente filmico, "The Life..."è uno dei pochissimi film a riuscire a sintetizzare, anzi diremmo meglio a fondere pienamente la componente thrilller(rappresentata dai due giornalisti che indagano, oltre a "sentire"il condannato a morte), con la famosa"sorpresa finale", l'indagine civile e lato sensu anche"politica", senza mai finire nella banalità del già detto, dello scontato, di quanto è fin troppo risaputo... Kevin Spacey, oggi "à la une"per altri motivi rispetto alle capacità interpretative, è comunque attore di qualità, mnetre Kate Winslet ha momenti più convincenti e altri quasi di"intensa riflessione non attuata", Laura Linney è interprete importante in un ruolo comunque di intensa drammaticità nonché di "decisione"da parte di chi guarda il film("spettatore"e non più mero"pubblico", che lo voglia o no). La parte iniziale, che propone l'indagato quale docente di filosofia, è forse troppo breve, ma è adatta, soprattutto, a un pubblico USA più"pragmatico"e meno interessato a questioni teoriche... El Gato
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giovedì 1 marzo 2018
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film contro la pena di morte su canale iris
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Buongiorno vorrei sapere come mai il film è finito così con quella scena non riesco a capire perché mi può spiegare grazie
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gio17
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venerdì 21 agosto 2015
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vicino alla perfezione.
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Trama, cast e finale FENOMENALI. Raramente si ha l'occasione di poter vedere un film di 2 ore senza stancarsi di seguirlo, ma ciò che è più importante è il grande messaggio che questa pellicola vuole trasmettere a coloro che la guardano: combattere per i propri ideali, anche a costo di sacrificare la propria vita. C'è chi la definisce follia, io lo definisco coraggio e coerenza.
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francesco2
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venerdì 3 luglio 2015
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fa acqua da tutte le parti
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Spiace scriverlo, ma mi è parso un film che non funziona in nulla. Come il modesto "Shutter Island" di Scorsese, intreccia il giallo (?) con altri generi; ma, come pamphlet contro la pena di morte, verrebbe da chiedersi se non vale di più un film magari non indimenticabile, come "Fino a prova contraria" di Eastwood. Parker, invece, riempie il suo con citazioni esistenziali(?) senza nessuna consistenza, che si aggiungono all'inesistenza di un vero intreccio. Disastrosa una delle ultime scene, sui manifestanti "pro-ghigliottina": forse la troverebbero ridicola pure quelli di "Amnesty International". Il finale richiama la suspense "A incastro" dei "Soliti sospetti" ( E daglie).
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Spiace scriverlo, ma mi è parso un film che non funziona in nulla. Come il modesto "Shutter Island" di Scorsese, intreccia il giallo (?) con altri generi; ma, come pamphlet contro la pena di morte, verrebbe da chiedersi se non vale di più un film magari non indimenticabile, come "Fino a prova contraria" di Eastwood. Parker, invece, riempie il suo con citazioni esistenziali(?) senza nessuna consistenza, che si aggiungono all'inesistenza di un vero intreccio. Disastrosa una delle ultime scene, sui manifestanti "pro-ghigliottina": forse la troverebbero ridicola pure quelli di "Amnesty International". Il finale richiama la suspense "A incastro" dei "Soliti sospetti" ( E daglie). La Winslet e Spacey, peraltro in due performance forse non proprio irresistibili, appaiono sacrificati.
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elgatoloco
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martedì 9 giugno 2015
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bisogno di film come questo
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Il pubblico statunintense non è, bisogna pur dirlo, un pubblico di"geni", anzi, più semplicemente, non è un pubblico molto acculturato...Un film come questo"The Life of David Gale", pienamente in linea con gli altri di Alan Parker, "spiazza"perché le tematiche civili(e quindi anche politiche)negli States sono "out", sommerse dall'"overworking"(lavorismo)del cittadino/ della cittadina)medio/a e dalla poca dimestichezza con i libri di una società soffocata dal carrierismo che si esplica già molto presto con uno sport duramente competitivo e per nulla socializzante. "Spiazza", questo"The Life of David Gale"anche perché propone due temi-clou, l'abolizionismo in tema di pena di morte(gli USA che "fanno le pulci"alla Cina, per motivi di mero potere, non sono capaci di autocriticarsi su ciò)e la problematica, dura e complessa, dell'eutanasia.
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Il pubblico statunintense non è, bisogna pur dirlo, un pubblico di"geni", anzi, più semplicemente, non è un pubblico molto acculturato...Un film come questo"The Life of David Gale", pienamente in linea con gli altri di Alan Parker, "spiazza"perché le tematiche civili(e quindi anche politiche)negli States sono "out", sommerse dall'"overworking"(lavorismo)del cittadino/ della cittadina)medio/a e dalla poca dimestichezza con i libri di una società soffocata dal carrierismo che si esplica già molto presto con uno sport duramente competitivo e per nulla socializzante. "Spiazza", questo"The Life of David Gale"anche perché propone due temi-clou, l'abolizionismo in tema di pena di morte(gli USA che "fanno le pulci"alla Cina, per motivi di mero potere, non sono capaci di autocriticarsi su ciò)e la problematica, dura e complessa, dell'eutanasia. Film duro, realizzato anche tecnicamente sempre adeguato, forse nel finale un po'troppo"diluito", con sorprese(video)che spuntano a ogni piè sospinto... Attori ottimi, con un Kevin Spacey che sa rendere i diversi stati d'animo del personaggio, certo complesso e parzialmente in-comprensibile... Da seguite con attenzione, contro il solito"consumismo"TV, accentuato da una"dromologizzazione"selvaggia. El Gato
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life of c
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martedì 17 febbraio 2015
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dobbiamo prescindere dalla morale!
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Condivido la recensione di franz e lo ringrazio per ila critica acuta. Ma trovo riduttivo considerare il tema della pena di morte "solo un pretesto", dal momento che lil concetto della morte è un filo sottile che si annoda per tutto il film. Se il destino di costante non fosse stato già segnato da una malattia mortale ci sarebbe da dubitare se la sua guerra per una giusta causa avrebbe preso la stessa piega, se valeva o meno la vita. Questo ci porta inevitabilmente a chiederci : il dottor Gale, Costance e il "cowboy" erano davvero nel giusto? Hanno paradossalmente escogitato un piano basato sull'oggetto stesso che attaccavano e deploravano cioè la morale secondo cui è giusto decidere sulla vita o la morte di un uomo, secondo cui a un uomo che per primo ha ucciso non può essere concesso il perdono e la riabilitazione, ma solo la conseguenza dell'irreversibile gesto compiuto, la morte.
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Condivido la recensione di franz e lo ringrazio per ila critica acuta. Ma trovo riduttivo considerare il tema della pena di morte "solo un pretesto", dal momento che lil concetto della morte è un filo sottile che si annoda per tutto il film. Se il destino di costante non fosse stato già segnato da una malattia mortale ci sarebbe da dubitare se la sua guerra per una giusta causa avrebbe preso la stessa piega, se valeva o meno la vita. Questo ci porta inevitabilmente a chiederci : il dottor Gale, Costance e il "cowboy" erano davvero nel giusto? Hanno paradossalmente escogitato un piano basato sull'oggetto stesso che attaccavano e deploravano cioè la morale secondo cui è giusto decidere sulla vita o la morte di un uomo, secondo cui a un uomo che per primo ha ucciso non può essere concesso il perdono e la riabilitazione, ma solo la conseguenza dell'irreversibile gesto compiuto, la morte. A questo punto dovremmo chiederci allora chi é il giudice che ha stabilito cosa è giusto e cosa sbagliato, che distingue un uomo buono da quello cattivo? Gale è stato un buono perché vittima che agiva nel giusto o un cattivo che ha utilizzato la stessa arma del sistema malato?
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