Monster

Lietta Tornabuoni

Cronaca d’una giovane prostituta assassina di sei uomini e uccisa in carcere in Florida con un’iniezione letale nel 2002, film appartenente a una tradizione del cinema americano (Aldrich, Ray) che fa i conti con le mitologie fondanti del paese, conflitto d’amore tra due ragazze alla deriva, Monster della debuttante Patty Jenkins offre pure l’immagine di un’America senza uscita, senza bellezza, senza riscatto.
Ailcen Wuornos, alta, chiara, con occhi disperati, era da sempre senza famiglia. La madre l’aveva abbandonata da piccola. Il padre, condannato per molestie a bambini, s’era ucciso in carcere. Lei viveva per strada. A 13 anni era incinta. Più tardi aveva preso a prostituirsi sulla autostrada in Florida: nel 1989 aveva ucciso uno dei clienti che la maltrattava, nell’anno seguente ne aveva ammazzati altri cinque. Era stata arrestata nel gennaio 1991 a Port Orange in Florida, nel bar per motociclisti The Last Resort; la ragazza sua amante, Tyria Moore, egocentrica e pretenziosa, per salvare se stessa aveva testimoniato contro di lei in tribunale. Oltre dieci anni dopo, l’esecuzione. Intanto, sulla sua vita di emarginata sociale, di vittima divenuta carnefice, erano stati realizzati due documentari, Aileen: Life and Death of a Serial Killer di Nick Broomfield e Joan Churchill, e Aileen Wuornos: The Selling af a Serial Killer. La protagonista fece in tempo a collaborare a “Monster” prima di venire uccisa, consentendo alla regista di leggere le sue lettere dal carcere. Di questa vicenda atroce, Patty Jenkis fa soprattutto una storia d’amore tra la prostituta Charlize Theron (anche coproduttrice del film) e Selby, borghesuccia scervellata in cerca di emozioni forti interpretata da Christina Ricci. Per amore di lei, per fare i soldi necessari a mantenerla e accontentarla, si rimette sulla strada. Per amore di lei cominciano a nausearla gli uomini: senza più servirli sessualmente, li deruba, li schernisce e li uccide.
Il film troppo sentimentale risulta poco più che mediocre, ma le due attrici sono magnifiche. Sfigurata, ingrossata, imbruttita, Charlize Theron si muove, parla come un camionista, e merita tutti i premi di recitazione che ha ricevuto (Oscar, Golden Globe, Orso d’argento); Christina Ricci, piccola, carina e malvagia, innamorata e stupida, conferma d’essere uno dei migliori talenti della sua generazione.
Da L’Espresso, 29 aprile 2004


di Lietta Tornabuoni, 29 aprile 2004