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riccardo-87
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domenica 2 ottobre 2011
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la vita come condanna allo spettacolo
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Fino a che punto si può manipolare la vita di un uomo? Fino a che punto la si può distorcere, usare, falsare? “The Truman show” è la risposta. Il film, splendidamente diretto da Peter Weir (“L’attimo fuggente”, “Green card”), mostra il futuro – per il momento solo ipotetico per fortuna- dell’uomo preda del progresso tecnologico, assoggettato dallo spettacolo, ridotto a nutrirsi di una sensibilità sempre più artificiale, priva di contatto reale, e, soprattutto, spietata, che non tiene conto dell’altro. Truman Burbank (jim Carrey, in quella che è forse la sua migliore rappresentazione), vive serenamente come assicuratore nella tranquilla isola di Seahaven; ha una moglie, una madre, una casa ed un mutuo, e la sera si trova spesso con il suo milgiore amico Marlon (Noah Emmerich), per bere un paio di birre insieme e parlare di progetti, sogni, speranze, ricordi.
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Fino a che punto si può manipolare la vita di un uomo? Fino a che punto la si può distorcere, usare, falsare? “The Truman show” è la risposta. Il film, splendidamente diretto da Peter Weir (“L’attimo fuggente”, “Green card”), mostra il futuro – per il momento solo ipotetico per fortuna- dell’uomo preda del progresso tecnologico, assoggettato dallo spettacolo, ridotto a nutrirsi di una sensibilità sempre più artificiale, priva di contatto reale, e, soprattutto, spietata, che non tiene conto dell’altro. Truman Burbank (jim Carrey, in quella che è forse la sua migliore rappresentazione), vive serenamente come assicuratore nella tranquilla isola di Seahaven; ha una moglie, una madre, una casa ed un mutuo, e la sera si trova spesso con il suo milgiore amico Marlon (Noah Emmerich), per bere un paio di birre insieme e parlare di progetti, sogni, speranze, ricordi. Quello che Truman non sa è che in realtà Seaheaven è un set televisivo, racchiuso nel più grande studio cinematografico mai realizzato, in onda ventiquattr’ore al giorno, e che lui altro non è che “la star” dello show. Come dice nella prima scena del film l’ideatore del “Truman show”, Christof (Ed Harris), “(…) anche se il mondo in cui si muove, è in effetti per certi versi fittizio, simulato, non troverete nulla in Truman che non sia veritiero… non c’è copione, non esistono gobbi; non sarà sempre Shakespeare ma è autentico: è la sua vita”. Truman è infatti l’unica persona reale nello show, l’unico attore che interpreta se stesso, e come tale è attore ma anche non lo è; in lui la vita è lo spettacolo vengono a coincidere, e così la menzogna, il fittizio dello spettacolo, si innalza fino ad identificarsi con il reale; ma Truman è l’unica eccezione, e attorno a lui lo spettacolo resta tale, e cioè pura illusione, e così come l’apparenza del set cela telecamere nascoste – che rappresentano la realtà da un punto di vista materiale – anche gli attori celano il loro vero carattere, nascosto dietro l’apparenza del personaggio che interpretano – spettacolare in tal senso è il ribaltamento del carattere dei gemelli Ron & Don, nello show educati clienti di Truman, si rivelano invece privi di qualsiasi sensibilità. Allo stesso modo la moglie di Truman, Meryl – che arriva perfino a definire la sua come “una vita quasi sacra”- e l’amico Marlon si rivelano totalmente altri dalla loro rappresentazione. Ma nel “Truman show” anche il più piccolo sentimento è frutto della spietata genialità artistica del suo creatore, e le emozioni che Truman “regala” inconsapevolmente agli spettatori sono pilotate – si prenda come esempio simbolo la scena in cui Truman parla con Marlon del suo sospetto sulla “realtà” che lo circonda, scena nella quale ogni parola che l’amico pronuncia viene pensata e trasmessa all’attore da Christof, che prepara la scena e lo stato d’animo di Truman per ciò che segue, e cioè l’incontro tra Burbank e l’attore che veste i panni del padre, il quale, secondo il copione, era stato escluso anni addietro dallo show e fatto credere morto al figlio.
Solo Truman rimane dall’inizio alla fine del film costante, mentre gli atteggiamenti delle persone che lo circondano mutano di pari passo alle sue scoperte.
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tiamaster
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giovedì 22 settembre 2011
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il mio film preferito del 98
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un film enormemente stupendo!!!una grandissima metafora dell'era moderna,grandi interpreti e sceneggiatura curatissima e raffinatissima,l'idea è ottima per raccontare la violazione della privacy di cui nei giorni nostri prolifera alla grande,il miglior film con carrey,commovente in certi punti.indimenticabile.
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filippo95
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venerdì 26 agosto 2011
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davvero un true man
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Film sicuramente non commerciale, esprime contenuti molto profondi e affronta temi che fanno davvero riflettere. Il film anticipa il periodo del "Grande Fratello", quando la questione della vita filmata 24 su 24 diventa davvero un business, raccontandoci la storia di un uomo straordinario e anche un po' strambo, che non è davvero libero di vivere la sua vita. Truman non può davvero vincere ed essere (almeno per ora) felice, ma trova la forza di lottare, di liberarsi dalla sua falsa vita. Passerà da un mondo creato su misura, dove però niente è vero, a parte lui stesso, ad un mondo completamente nuovo, di cui lui non sa nulla, ma che sa invece tutto quello che lo riguarda.
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Film sicuramente non commerciale, esprime contenuti molto profondi e affronta temi che fanno davvero riflettere. Il film anticipa il periodo del "Grande Fratello", quando la questione della vita filmata 24 su 24 diventa davvero un business, raccontandoci la storia di un uomo straordinario e anche un po' strambo, che non è davvero libero di vivere la sua vita. Truman non può davvero vincere ed essere (almeno per ora) felice, ma trova la forza di lottare, di liberarsi dalla sua falsa vita. Passerà da un mondo creato su misura, dove però niente è vero, a parte lui stesso, ad un mondo completamente nuovo, di cui lui non sa nulla, ma che sa invece tutto quello che lo riguarda. Sarà l'uomo più famoso al mondo, ma anche quello più solo.
A lui, solo un possibile amore generato da uno sguardo, unica sezione vera della sua vita sul set.
Spettacolare!
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tiamaster
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venerdì 1 luglio 2011
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stupendo
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idea originalissima ma che fa anche riflettere,il film e bellissimo,veramente indimenticable
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cenox
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domenica 26 giugno 2011
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l'estremismo dei reality
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Chi meglio di questo magnifico film ha mai rappresentato qual'è la vera esasperazione da reality? Penso seriamente che questa sia una delle migliori interpretazioni di Jim Carrey (insieme a The mask e The majestic, altri 2 ottimi film) protagonista-vittima di questa che è una commedia dissacrante, in cui è letteralmente prigioniero di un mondo fittizio, in realtà un gigantesco set, e circondato da falsi familiari ed amici, attori, che recitano per quello che è il programma più seguito di tutti i tempi. Ma si può rinchiudere per sempre una persona, anche se del tutto ignara, isolandola dal mondo e facendone una star televisiva? Imperdibile, questo film è da vedere e rivedere, perchè non stanca mai, facendo riflettere sulla moralità di certi media televisivi restando inoltre sempre attuale.
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Chi meglio di questo magnifico film ha mai rappresentato qual'è la vera esasperazione da reality? Penso seriamente che questa sia una delle migliori interpretazioni di Jim Carrey (insieme a The mask e The majestic, altri 2 ottimi film) protagonista-vittima di questa che è una commedia dissacrante, in cui è letteralmente prigioniero di un mondo fittizio, in realtà un gigantesco set, e circondato da falsi familiari ed amici, attori, che recitano per quello che è il programma più seguito di tutti i tempi. Ma si può rinchiudere per sempre una persona, anche se del tutto ignara, isolandola dal mondo e facendone una star televisiva? Imperdibile, questo film è da vedere e rivedere, perchè non stanca mai, facendo riflettere sulla moralità di certi media televisivi restando inoltre sempre attuale.
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nicco83
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venerdì 15 aprile 2011
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consiglio di vederlo
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Bellissimo, bravissimo Jim Carrey, un film che fa riflettere, Weir già nel 98' aveva capito come stava cambiando la comunicazione e la successiva invasione della privacy...
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alexpark
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sabato 29 gennaio 2011
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weir e carrey profetizzarono il reality show
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Truman Burbank è un impiegato dalla vita semplice,oserei direi quasi uno stile di vita modello che molti possono seguire senza troppi impegni.Ma non è un individuo come gli altri,è diventato una star fin dal momento della sua nascita quando il produttore Christof decide di metterlo sotto i riflettori così da creare uno show campione di audience che non tace nulla sulla vita di Truman,ventiquattrore su ventiquattro.Tutta la sua vita è così stata costruita esternamente tassello per tassello lasciando ignaro il povero Truman.Arrivato a circa trent'anni però si accorgerà in qualche modo che la sua vita potrebbe essere monitorata così come i medesimi movimenti giornalieri delle comparse sul set che è la sua vita.
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Truman Burbank è un impiegato dalla vita semplice,oserei direi quasi uno stile di vita modello che molti possono seguire senza troppi impegni.Ma non è un individuo come gli altri,è diventato una star fin dal momento della sua nascita quando il produttore Christof decide di metterlo sotto i riflettori così da creare uno show campione di audience che non tace nulla sulla vita di Truman,ventiquattrore su ventiquattro.Tutta la sua vita è così stata costruita esternamente tassello per tassello lasciando ignaro il povero Truman.Arrivato a circa trent'anni però si accorgerà in qualche modo che la sua vita potrebbe essere monitorata così come i medesimi movimenti giornalieri delle comparse sul set che è la sua vita.Crescerà così anno per anno il desiderio di volare via dalla sua realtà giornaliera per raggiungere altri posti nel mondo.Ovviamente tutti cercheranno di impedire che questo accada ma alla fine sarà la sua volontà a portarlo finalmente fuori da quel reality che era la sua vita.Nel lontano 1998 The Truman Show fu forse il primo vero esempio di ciò che sarebbe successo di lì a pochi anni:l'esplosione del fenomeno del reality show.Qui questo fenomeno è descritto come una situazione precaria e soffocante da cui fuggire,almeno per un individuo come Truman imprigionato lì da più di trent'anni.Ovviamente a sdrammatizzare il tutto troviamo un fantastico Jim Carrey capace di strappare qualche risata con umorismo.
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tizianastanzani
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martedì 11 gennaio 2011
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ancora orwell
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Chi non ricorda la vecchia serie "Ai confini della realtà"? Ai più esperti non potrà essere certo sfuggito che questo soggetto fu realizzato già trent'anni fa. Tuttavia non reputo “The Truman Show” un plagio: in fondo, in letteratura fantastica è già stato detto tutto; la bravura sta nel dirlo meglio ogni volta, e questo ne è un esempio.
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variabiley
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sabato 18 dicembre 2010
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cinica reale immaginazione
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"Hai mai la sensazione che la tua vita vada verso una precisa direzione?" si chiede privo di sospetti Truman Burbank (Jim Carrey), rincuorato dal migliore amico. Immerso in un paesaggio disegnato da quello che viene definito "il grande capo", Truman segue il cammino che è stato tracciato per lui da un falso Dio, un Dio televisivo. Oltre un miliardo di persone seguono costantemente, appassionatamente, anche i più inutili passaggi della vita dell'ignaro Truman 24 ore al giorno, da ormai 30 anni, anche quando lo stesso protagonista comincia a sospettare del contorno, di quelle comparse che, di tanto in tanto, tentano di manifestare dissenso verso il progetto di Dio-Christof (Ed Harris).
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"Hai mai la sensazione che la tua vita vada verso una precisa direzione?" si chiede privo di sospetti Truman Burbank (Jim Carrey), rincuorato dal migliore amico. Immerso in un paesaggio disegnato da quello che viene definito "il grande capo", Truman segue il cammino che è stato tracciato per lui da un falso Dio, un Dio televisivo. Oltre un miliardo di persone seguono costantemente, appassionatamente, anche i più inutili passaggi della vita dell'ignaro Truman 24 ore al giorno, da ormai 30 anni, anche quando lo stesso protagonista comincia a sospettare del contorno, di quelle comparse che, di tanto in tanto, tentano di manifestare dissenso verso il progetto di Dio-Christof (Ed Harris). Ma lo show va avanti, anche quando lo schema comincia a vacillare e Truman decide di giocare con il proprio cinico creatore.
E' questa la critica che muove Peter Weir (in primis Andrew Niccol, lo sceneggiatore) verso l'insensibile industria televisiva e cinematografica (e non solo, volendo ampliare il concetto) disposta a scendere a qualsiasi compromesso pur di aumentare il numero degli occhi puntati sul proprio show. Ed è qui il paradosso: il disprezzo che viene rivolto verso Christof, dovrebbe essere indirizzato nei confronti del pubblico, noi stessi. Volendo mostrare un minimo di comprensione verso l'accanimento dell'ideatore dello show, distaccandoci dal personaggio di Truman, possiamo provare a vedere la fine dello show come la morte della sua creazione, che non può ovviamente accettare, di veder il suo “figlio adottivo” perso nella realtà, giustificando le sue azioni.
Inquietante, cinico, spiazzante l'idea (nonostante sia stata anticipata più volte sia su carta che pellicola e questa sia solo una rivisitazione), angosciante nel voler racchiudere la vita di Truman nell'occhio della macchina da presa, i cui contorni si modificano a seconda dell'esigenza e del coinvolgimento emotivo, e all'interno di un quadro televisivo disegnato anche nei contorni casalinghi, dell'edicola...
Simpatiche le scelte registiche a voler creare un mix tra film e pubblicità (inquietanti le inserzioni guidate dalla moglie, Laura Linney assolutamente credibile), interessante è la scelta finale di non voler inizialmente mostrare la disperazione di Truman (Carrey ottimo e versatile), ma la regia vacilla e spesso perde contatto con la scrittura, risultando scontata e non all'altezza.
L'attore accetta di dover uscire dal personaggio, l'uomo no.
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the man of steel
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sabato 27 novembre 2010
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immenso
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Questo film è così bello che non ci sono parole per descriverlo
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