francesco di benedetto
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venerdì 1 settembre 2006
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glaciale, disseccato, terminale
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Depurato di partecipazione empatica nei confronti dei personaggi (salvo forse per la retrospettiva narrazione e franca autoconfessione di Pesci e De Niro), depurato di epos tragico (i soggetti più disperati e distruttivi, le violenze più atroci, anche il plurimo omicidio finale nel granoturco, si inscrivono spesso nella banalità e nel grottesco della quotidianità), depurato di sofferto giudizio morale di condanna nei confronti dell'umanità ritratta, si rivela dopo gli eccessi virtuosistico-stilistici e ormonali, acidi e autolesionistici di Quei bravi ragazzi, una contemplazione prosciugata, raggelata, dunque piuttosto serena, di un sontuoso nulla: la sofisticatezza della messa in scena si esibisce qui in tutto il suo spreco di lussuosi movimenti di macchina, luci e scenografia.
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Depurato di partecipazione empatica nei confronti dei personaggi (salvo forse per la retrospettiva narrazione e franca autoconfessione di Pesci e De Niro), depurato di epos tragico (i soggetti più disperati e distruttivi, le violenze più atroci, anche il plurimo omicidio finale nel granoturco, si inscrivono spesso nella banalità e nel grottesco della quotidianità), depurato di sofferto giudizio morale di condanna nei confronti dell'umanità ritratta, si rivela dopo gli eccessi virtuosistico-stilistici e ormonali, acidi e autolesionistici di Quei bravi ragazzi, una contemplazione prosciugata, raggelata, dunque piuttosto serena, di un sontuoso nulla: la sofisticatezza della messa in scena si esibisce qui in tutto il suo spreco di lussuosi movimenti di macchina, luci e scenografia. Documento terminale della tossica dipendenza dell'uomo americano alle cose, filtrato da uno sguardo stancamente leggero, ai limiti della rarefazione
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francesco di benedetto
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venerdì 1 settembre 2006
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crudele
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Depurato di partecipazione empatica nei confronti dei personaggi (salvo forse per la retrospettiva narrazione e franca autoconfessione di Pesci e De Niro), depurato di epos (i soggetti più disperati e distruttivi, le violenze più atroci, anche il plurimo omicidio finale nel granoturco, si inscrivono spesso nella banalità e nel grottesco della quotidianità), depurato di sofferto giudizio morale di condanna nei confronti dell'umanità ritratta, si rivela dopo gli eccessi virtuosistico-stilistici e ormonali, acidi e autolesionistici di Quei bravi ragazzi, una contemplazione prosciugata, raggelata, dunque piuttosto serena, di un sontuoso nulla: la sofisticatezza della messa in scena si esibisce qui in tutta la sua inconsistenza e spreco di lussuosi movimenti di macchina, luci e scenografia.
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Depurato di partecipazione empatica nei confronti dei personaggi (salvo forse per la retrospettiva narrazione e franca autoconfessione di Pesci e De Niro), depurato di epos (i soggetti più disperati e distruttivi, le violenze più atroci, anche il plurimo omicidio finale nel granoturco, si inscrivono spesso nella banalità e nel grottesco della quotidianità), depurato di sofferto giudizio morale di condanna nei confronti dell'umanità ritratta, si rivela dopo gli eccessi virtuosistico-stilistici e ormonali, acidi e autolesionistici di Quei bravi ragazzi, una contemplazione prosciugata, raggelata, dunque piuttosto serena, di un sontuoso nulla: la sofisticatezza della messa in scena si esibisce qui in tutta la sua inconsistenza e spreco di lussuosi movimenti di macchina, luci e scenografia. Moderno e controcorrente documento della tossica dipendenza dell'uomo americano alle cose
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triple-ale
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domenica 4 giugno 2006
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recensione vergognosa
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la recensione principale è vergognosa!!!!Forse quello nn ha visto il film!!!!è un filmone assurdo, anzi è molto curato in tutto nelle scenografie, nei dialoghi, nella sceneggiatura, cast incredibil, regia come al solito spettacolare!!!Ki ha scritto delle assurdità del genere nn ha visto il film!
Martin kn questo film ha kiuso il suo glorioso ciclo kn de niro, iniziando poi quello discutibile kn di caprio.Forse a quello della recensione piace quello scorsese ke ha puntato sull'impiastro di di caprio.
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gianpaolo
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martedì 31 maggio 2005
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non c'è redenzione
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In tutte le sue opere c'è un qualcosa che riconduce ai testi sacri,....ed Il bellissimo "Casinò" ne è una ulteriore testimonianza.
Il grande "Scorsese" in questa sua ennesima magistrale "performance",..ha "affrescato" attraverso una incalzante ritmica narrativa la dannazione umana,...attribuendo al "Casinò" i connotati di un "purgatorio", in cui l'inconsapevolezza dei penitenti, ne preclude la redenzione.
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prisco
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giovedì 30 settembre 2004
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ma lo hai visto il film
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Un vero capolavoro stilitico.
un classico dei nostri tempi attori eccezionali ottima sceneggiatura ambienti stupendi...tutto condito dai tempi tipici di scorsese...
da amare.
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pispus
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mercoledì 5 novembre 2003
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vertice cinema anni '90
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Gelido, duro, grandissimo ma coi protagonisti che si spogliano davanti allo spettatore e non si dimenticano quando crepano come animali.
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francesco di benedetto
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giovedì 9 ottobre 2003
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il secondo capolavoro
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Dopo Mean Streets l'altro grande affresco e canto del cigno di un'epoca e stagione esistenziale,questa volta quella della maturità e della corruzione. Las Vegas e gli anni '70 sono una metafora, il film si allarga, parla d'America e parla di ora; dice""guardate, si vede, questo è quello che siete"". Il bello è che il punto di vista non è esterno e utopistico ma interno e il film ha il sapore dell'autoconfessione. Merito anche nella versione italiana dell'ottima performance di Gigi Proietti che doppia De Niro. Le versioni in VHS tagliate ai lati rovinano il film.
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pie
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martedì 15 ottobre 2002
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i soliti pregiudizi
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Il più grosso errore che si può fare commentando questo film è proprio quello di paragonarlo a Quei bravi ragazzi!! Il film non è assolutamente un gangster movie come lo era il precedente di Scorsese (anche se in alcuni casi i contesti coincidono). In Quei bravi ragazzi si descrivevano le pulsioni e i modi di pensare e vivere dei gangster di New York della seconda metà del secolo appena trascorso. Ne escono fuori dei ritratti umani che resteranno per sempre nella storia del cinema, perché finalmente un regista ha saputo parlarci dei sentimenti e delle passioni di questa uomini senza gli insulsi moralismi tipici dei cineasti italiani cosiddetti impegnati. Casinò ci parla invece della dipendenza dell'uomo dal denaro, è un affresco eccezionale dell'unica divinità che viene venerata negli USA (e che oramai ha raggiunto in maniera epidemica tutta l'Europa).
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Il più grosso errore che si può fare commentando questo film è proprio quello di paragonarlo a Quei bravi ragazzi!! Il film non è assolutamente un gangster movie come lo era il precedente di Scorsese (anche se in alcuni casi i contesti coincidono). In Quei bravi ragazzi si descrivevano le pulsioni e i modi di pensare e vivere dei gangster di New York della seconda metà del secolo appena trascorso. Ne escono fuori dei ritratti umani che resteranno per sempre nella storia del cinema, perché finalmente un regista ha saputo parlarci dei sentimenti e delle passioni di questa uomini senza gli insulsi moralismi tipici dei cineasti italiani cosiddetti impegnati. Casinò ci parla invece della dipendenza dell'uomo dal denaro, è un affresco eccezionale dell'unica divinità che viene venerata negli USA (e che oramai ha raggiunto in maniera epidemica tutta l'Europa). E' un apologo di rara lucidità sulla degenerazione dei comportamenti umani in seguito a questa vera e propria tossicodipendenza ("Las Vegas aveva dato alla testa a tutti"). Su questa tesi prendono forma le delineazioni dei protagonisti, egregiamente interpretate da De Niro, Pesci e Stones. La denuncia della società americana è latente, mai palese (cioè sotto forma di sermone come piace ai tanti moralisti italici). Usciamo fuori dal nostro provincialismo ogni tanto.
Non vedo cosa ci sia di male nel fatto che De Niro sia stato doppiato da Proietti. Sarà pur vero che Amendola è morto (tanto di rispetto e di cappello), ma si era arrivati ad un punto in cui li doppiava tutti lui. Spazio agli altri che sono comunque molti e ugualmente competenti e bravi.
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