osteriacinematografo
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mercoledì 4 luglio 2012
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"las vegas purifica dai peccati"
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1973, Las Vegas. Sam “Asso” Rothstein (Robert De Niro), scommettitore dalle doti fuori dal comune al soldo della mafia italo-americana, viene ricompensato dal capo clan Remo Gaggi con la direzione di un grande casinò, il Tangiers.
“Gestire un casinò è come derubare una banca senza poliziotti in giro.
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1973, Las Vegas. Sam “Asso” Rothstein (Robert De Niro), scommettitore dalle doti fuori dal comune al soldo della mafia italo-americana, viene ricompensato dal capo clan Remo Gaggi con la direzione di un grande casinò, il Tangiers.
“Gestire un casinò è come derubare una banca senza poliziotti in giro. Per gente come me, Las Vegas purifica dai peccati. È come un lavaggio macchine della moralità” – dice Rothstein all’inizio del film, in una frase che introduce alla perfezione il suo personaggio.Las Vegas è il terreno di caccia ideale per Asso, un uomo che conosce ogni regola del gioco d’azzardo, dalla pura forma estetica del grande meccanismo ai trucchi più subdoli utilizzati da bari d’ogni sorta.
.Rothstein s’inserisce così rapidamente nel sistema, lavorando su ogni minimo aspetto del casinò, moltiplicando i profitti del medesimo in forza di una gestione a tutto tondo di un’impresa in cui si controlla ogni cosa ad eccezione delle scremature sugli incassi.
Aumentano i profitti e di conseguenza aumentano gli introiti sommersi dei mafiosi di Kansas City, e la famiglia di Gaggi decide così di tutelare l’operato dell’imprenditore, assegnando al gangster Nicky Santoro (Joe Pesci) la sua sorveglianza: inizialmente Nicky, amico d’infanzia di Rothstein, vigila a distanza su Asso e sull’attività del casinò, ma poi decide di trasferirsi in pianta stabile a Las Vegas, dove troverà un ambiente vergine in cui sviluppare i suoi metodi caratterizzati da violenza ed estorsioni.
“In un casinò, la regola principale è di continuare a far giocare i clienti, e di farli tornare il giorno dopo. Più giocano e più perdono. Alla fine becchiamo tutto noi” – spiega Rothstein, che, per alimentare ulteriormente questo circolo vizioso, assolda Ginger (Sharon Stone), un’affascinante ed avida truffatrice nel giro della droga e della prostituzione. La donna, legata profondamente al suo pappone Lester (James Woods), conosce Las Vegas e i desideri di chi la frequenta, e distribuisce con disinvoltura sesso e stupefacenti ai clienti e mazzette ai parcheggiatori, contribuendo al successo di Asso e del Tangiers.
Rothstein ben presto s’innamora di Ginger e decide di sposarla e affidarle, sotto forma di denaro e gioielli, una parte ingente dei suoi possedimenti, nonostante l’evidenza mostri una donna mossa esclusivamente dal potere, dagli eccessi e dal rapporto ondivago col parassita Lester. Frattanto Nicky instaura per gradi un regime di terrore e delinquenza in tutta Las Vegas, ottenendo l’esilio dai casinò e le attenzioni particolari di polizia e FBI, che coinvolgeranno indirettamente Asso e la sua macchina da soldi.
Ginger e Nicky allacceranno anche una subdola relazione sessuale, e il loro agire combinato minerà definitivamente l’equilibrio di Rothstein e l’irreprensibile immagine che è alla base della sua credibilità imprenditoriale; lo stesso Rothstein pagherà le proprie manie di perfezionismo licenziando un dipendente imparentato al commissario della contea, fino alle inevitabili conseguenze, fino al lento e inesorabile sgretolamento del sogno: Ginger e Nicky rappresentano le due variabili impazzite e fuori controllo che, assieme agli eccessi estetici di Asso e alle disattenzioni di alcuni affiliati, sanciranno la fine di un sistema infallibile prima, e di un certo modo di “essere Las Vegas” poi.
Le vicende di “Casinò” sono ispirate a quelle reali di Joseph Aiuppa, Frank Rosenthal, Anthony Spilotro e Geraldine McGee Rosenthal, raccolte grazie alle testimonianze di Rosenthal nel libro “Casino: Love and Honor in Las Vegas” di Nicolas Pileggi.
Martin Scorsese realizza un capolavoro, affidandosi ancora una volta, dopo “Quei bravi ragazzi”, alla collaborazione di Pileggi nella sceneggiatura. Ne scaturisce un impianto narrativo perfetto e privo di pause, in cui si muovono attori in stato di grazia. Robert De Niro offre un’interpretazione chirurgica e inappuntabile di Rothstein, ricalcando le smorfie e le inclinazioni ossessive di un personaggio studiato a tal punto da divenire suo, per l’ennesima volta.
Joe Pesci e Sharon Stone rappresentano gli elementi sismici della vicenda, e mentre il primo incarna l’inquietudine e la schizofrenia di un gangster spietato, la seconda personifica Las Vegas stessa, esplodendo fascino e sensualità in un personaggio che nasconde estrema fragilità dietro una bellezza dirompente; James Woods, Frank Vincent e gli altri interpreti completano un cast eccelso, che rende l’opera corale e coralmente interpretata.
Le immagini scorrono e si moltiplicano nelle mille luci di Las Vegas, e le voci fuori campo di De Niro e Pesci regalano un ritmico frenetico e mai domo ai centottanta minuti di film, catturando lo spettatore in un gioco che si spinge dentro quegli elementi di instabilità emotiva che possono demolire un intero sistema, dentro gli occhi di una donna capace di dettare le sorti di un uomo ferito, dentro le ambizioni, le manie, le gelosie che governano e indirizzano la psiche di tutti gli uomini, criminali inclusi.
La Las Vegas degli anni settanta dipinta da Scorsese, bella e spietata al tempo stesso, stride al confronto con l’immagine dell’odierna Las Vegas, un baraccone plastificato mangia soldi, mascherato da parco giochi per adulti rimbambiti.
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pie
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martedì 15 ottobre 2002
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i soliti pregiudizi
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Il più grosso errore che si può fare commentando questo film è proprio quello di paragonarlo a Quei bravi ragazzi!! Il film non è assolutamente un gangster movie come lo era il precedente di Scorsese (anche se in alcuni casi i contesti coincidono). In Quei bravi ragazzi si descrivevano le pulsioni e i modi di pensare e vivere dei gangster di New York della seconda metà del secolo appena trascorso. Ne escono fuori dei ritratti umani che resteranno per sempre nella storia del cinema, perché finalmente un regista ha saputo parlarci dei sentimenti e delle passioni di questa uomini senza gli insulsi moralismi tipici dei cineasti italiani cosiddetti impegnati. Casinò ci parla invece della dipendenza dell'uomo dal denaro, è un affresco eccezionale dell'unica divinità che viene venerata negli USA (e che oramai ha raggiunto in maniera epidemica tutta l'Europa).
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Il più grosso errore che si può fare commentando questo film è proprio quello di paragonarlo a Quei bravi ragazzi!! Il film non è assolutamente un gangster movie come lo era il precedente di Scorsese (anche se in alcuni casi i contesti coincidono). In Quei bravi ragazzi si descrivevano le pulsioni e i modi di pensare e vivere dei gangster di New York della seconda metà del secolo appena trascorso. Ne escono fuori dei ritratti umani che resteranno per sempre nella storia del cinema, perché finalmente un regista ha saputo parlarci dei sentimenti e delle passioni di questa uomini senza gli insulsi moralismi tipici dei cineasti italiani cosiddetti impegnati. Casinò ci parla invece della dipendenza dell'uomo dal denaro, è un affresco eccezionale dell'unica divinità che viene venerata negli USA (e che oramai ha raggiunto in maniera epidemica tutta l'Europa). E' un apologo di rara lucidità sulla degenerazione dei comportamenti umani in seguito a questa vera e propria tossicodipendenza ("Las Vegas aveva dato alla testa a tutti"). Su questa tesi prendono forma le delineazioni dei protagonisti, egregiamente interpretate da De Niro, Pesci e Stones. La denuncia della società americana è latente, mai palese (cioè sotto forma di sermone come piace ai tanti moralisti italici). Usciamo fuori dal nostro provincialismo ogni tanto.
Non vedo cosa ci sia di male nel fatto che De Niro sia stato doppiato da Proietti. Sarà pur vero che Amendola è morto (tanto di rispetto e di cappello), ma si era arrivati ad un punto in cui li doppiava tutti lui. Spazio agli altri che sono comunque molti e ugualmente competenti e bravi.
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(di daniele'80)
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mendez
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martedì 17 marzo 2009
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capolavoro!!
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Quando mi sono reso conto di non aver ancora visto Casinò, io fan e ammiratore di Mr Scorsese, ho rimediato senza altri affanni... dire ke sono rimasto soddisfatto è orribilmente riduttivo e mi gonfio di orgoglio nell'affermare d aver avuto l'onore di vedere un capolavoro! il mitico De Niro cn la parte cucita sulla pelle è da applausi, Joe Pesci si ripete nei panni del piccolo bastardo violento ed implacabile, dopo l'oscar in "Quei bravi ragazzi", senza deludere, la bella Stone ha qualche incertezza ma non si può non lodarla; molto bravo, come al solito, anche Woods nel ruolo dello sbandato(rammentare "C'era una volta in america"). Senza parole per la regia di Scorsese...
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francesco di benedetto
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giovedì 9 ottobre 2003
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il secondo capolavoro
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Dopo Mean Streets l'altro grande affresco e canto del cigno di un'epoca e stagione esistenziale,questa volta quella della maturità e della corruzione. Las Vegas e gli anni '70 sono una metafora, il film si allarga, parla d'America e parla di ora; dice""guardate, si vede, questo è quello che siete"". Il bello è che il punto di vista non è esterno e utopistico ma interno e il film ha il sapore dell'autoconfessione. Merito anche nella versione italiana dell'ottima performance di Gigi Proietti che doppia De Niro. Le versioni in VHS tagliate ai lati rovinano il film.
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ultimoboyscout
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sabato 6 giugno 2015
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un asso al casinò!
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Sam, detto Asso, è un giocatore d'azzardo, puntiglioso, metodico e schematico, che viene scelto per dirigere il casinò Tangiers a Las Vegas. Il suo sogno è quello di rifarsi una vita "pulita" e di ricostruirsi una solida credibilità, ma i suoi intenti sono inesorabilmente destinati a crollare a causa della compagna Ginger, suddita dei soldi e assuefatta alla droga e al suo ex sfruttatore e dell'amico Nicky, gangster arrogante e presuntuoso dai modi ben al di sopra della legge, che lo trascineranno nel baratro. Non si tratta nel modo più assoluto del remake di "Quei bravi ragazzi", ne di un sequel o prequel dello stesso, molti hanno evitato questo film additandolo come una scopiazzatura di quello dello stesso Scorsese del 1990.
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Sam, detto Asso, è un giocatore d'azzardo, puntiglioso, metodico e schematico, che viene scelto per dirigere il casinò Tangiers a Las Vegas. Il suo sogno è quello di rifarsi una vita "pulita" e di ricostruirsi una solida credibilità, ma i suoi intenti sono inesorabilmente destinati a crollare a causa della compagna Ginger, suddita dei soldi e assuefatta alla droga e al suo ex sfruttatore e dell'amico Nicky, gangster arrogante e presuntuoso dai modi ben al di sopra della legge, che lo trascineranno nel baratro. Non si tratta nel modo più assoluto del remake di "Quei bravi ragazzi", ne di un sequel o prequel dello stesso, molti hanno evitato questo film additandolo come una scopiazzatura di quello dello stesso Scorsese del 1990. Si tratta piuttosto di un viaggio , o meglio di una caduta ai piedi del dio denaro, l'unico in grado di smuovere l'America, che si ispira alla vera storia di Frank Rosenthal, con Scorsese che confeziona un'opera dura, difficile da seguire in cui nessuno dei protagonisti è veramente buono ma che colpisce per la solita maestria tecnica, dall'uso perfetto delle luci al montaggio assolutamente strepitoso che mescola umanità e cose. Il gangster movie si fonde al dramma e al melò, i dialoghi sfiorano l'apoteosi ma alla fine della visione, seppur estasiati per i tanti motivi elencati, si ha l'impressione che manchi qualcosa. O forse, è il senso di amarezza e sconfitta che lascia l'amaro in bocca.
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alessandro
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mercoledì 15 agosto 2007
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la las vegas di scorsese-
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Scorsese in un intervista rilasciata diceva di aver realizzato un film "selvatico":ed è questo che è il grande CASINò;un grande affresco visitato con accuratezza,ironia e gloria.Questo film lascia il segno,colpisce;si può definire un colpo grosso del cinema anni 90:grandi interpetazioni:e chi si scorda le sfuriate,le urla,le grida,i litigi tra Asso e la moglie Ginger.Passione,violenza,azzardo,rock n' roll,ironia e morte ;elementi mischiati con toni documentaristici,con una colonna sonora emozionante:jazz,rock,blues e classica.scenografie,luci e costumi fantastici.se solo il nostro cinema odierno avesse registi come scorsese che realizzano opere d'arte curate nei minimi dettagli:film come questi sono opere che spiazzano che non lasciano le persone indifferenti.
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Scorsese in un intervista rilasciata diceva di aver realizzato un film "selvatico":ed è questo che è il grande CASINò;un grande affresco visitato con accuratezza,ironia e gloria.Questo film lascia il segno,colpisce;si può definire un colpo grosso del cinema anni 90:grandi interpetazioni:e chi si scorda le sfuriate,le urla,le grida,i litigi tra Asso e la moglie Ginger.Passione,violenza,azzardo,rock n' roll,ironia e morte ;elementi mischiati con toni documentaristici,con una colonna sonora emozionante:jazz,rock,blues e classica.scenografie,luci e costumi fantastici.se solo il nostro cinema odierno avesse registi come scorsese che realizzano opere d'arte curate nei minimi dettagli:film come questi sono opere che spiazzano che non lasciano le persone indifferenti.Un capolavoro realizzato con grane passione e con grande potenza visiva e narrativa:mille grazie a Scorsese e alla sua Las Vegas infernale e selvatica
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tomdoniphon
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giovedì 29 maggio 2014
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l'america e il denaro
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"Fu l'ultima volta che a dei ragazzi di strada come noi veniva dato qualcosa che valeva tanto". Quel "qualcosa" è il casinò Tangiers di Las Vegas; ma Sam "Asso" Rothstein (De Niro), giocatore d'azzardo messo a capo del casinò dalla mafia, non sarà in grado di mantenere i suoi sogni di potere, a causa di sua moglie Ginger (Sharon Stone) e del suo amico gangster Nicky (Joe Pesci). Indimenticabile descrizione del passaggio dalla "vecchia" Las Vegas, in passato città di lusso per ricchi e benestanti giocatori d'azzardo, a quella attuale, una sorta di Disneyland per anziani. Ma Scorsese guarda più in alto: Las Vegas non è altro che la più lampante espressione dell'unica cosa che conti davvero in America, ovvero il denaro.
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"Fu l'ultima volta che a dei ragazzi di strada come noi veniva dato qualcosa che valeva tanto". Quel "qualcosa" è il casinò Tangiers di Las Vegas; ma Sam "Asso" Rothstein (De Niro), giocatore d'azzardo messo a capo del casinò dalla mafia, non sarà in grado di mantenere i suoi sogni di potere, a causa di sua moglie Ginger (Sharon Stone) e del suo amico gangster Nicky (Joe Pesci). Indimenticabile descrizione del passaggio dalla "vecchia" Las Vegas, in passato città di lusso per ricchi e benestanti giocatori d'azzardo, a quella attuale, una sorta di Disneyland per anziani. Ma Scorsese guarda più in alto: Las Vegas non è altro che la più lampante espressione dell'unica cosa che conti davvero in America, ovvero il denaro. Come al solito impeccabile lo stile, con la perfetta fusione di dialoghi, musica e voci off, che caratterizza il cinema del più grande regista vivente.
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jacopo b98
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venerdì 24 gennaio 2014
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viaggio al tempio del dio denaro
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Sam Rothstein, detto Asso (De Niro), è un metodico e intelligente giocatore d’azzardo, fino a quando la famiglia mafiosa di turno lo mette a capo di uno dei più grandi casinò di Las Vegas. Ma i piani di Sam sono altri: punta infatti a diventare un onesto possessore di casinò in modo da concludere i suoi problemi con la giustizia. A mandare tutto all’aria saranno l’avida moglie (Stone) e un gangster (Pesci) che pensa di essere onnipotente. Dal romanzo di Nicholas Pileggi, anche sceneggiatore con il regista, Scorsese ha tratto un film fiume sul Dio d’America: il denaro. E per la prima volta in anni di carriera il regista italo-americano entra direttamente nel suo tempio: Las Vegas, la città del peccato.
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Sam Rothstein, detto Asso (De Niro), è un metodico e intelligente giocatore d’azzardo, fino a quando la famiglia mafiosa di turno lo mette a capo di uno dei più grandi casinò di Las Vegas. Ma i piani di Sam sono altri: punta infatti a diventare un onesto possessore di casinò in modo da concludere i suoi problemi con la giustizia. A mandare tutto all’aria saranno l’avida moglie (Stone) e un gangster (Pesci) che pensa di essere onnipotente. Dal romanzo di Nicholas Pileggi, anche sceneggiatore con il regista, Scorsese ha tratto un film fiume sul Dio d’America: il denaro. E per la prima volta in anni di carriera il regista italo-americano entra direttamente nel suo tempio: Las Vegas, la città del peccato. E così illustra per quasi tre ore allo spettatore i meccanismi malavitosi che tengono in piedi la macchina del divertimento. Opera apocalittica e, per certi versi, definitiva: il finale, con Las Vegas ridotta ad una Disneyland per anziani, non lascia vie di scampo. È un film disperato e consapevole della fine incombente. Ma Scorsese riesce a parlare di tutto questo per quasi tre ore e a non annoiare mai, tramite uso smodato (e geniale) di voci e dialoghi fuori campo, che si fondono alla perfezione con i dialoghi del film. Al tutto contribuiscono il montaggio di Thelma Schoonmaker, la fotografia di Robert Richardson e la regia avvolgente di Scorsese, che riescono a sorprendere a ogni scena. Ed infine gli attori, perfetti come sempre, in particolare una grande Sharon Stone (unica nomination agli Oscar per il film). Nonostante ciò il pubblico e la critica l’hanno snobbato, scambiandolo per un remake di Quei bravi ragazzi.
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filippo catani
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martedì 13 gennaio 2015
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i bravi ragazzi a las vegas
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Las Vegas anni 60-70. Un talentuoso scommettitore viene posto al comando del più importante casinò di Las Vegas in cui parte degli introiti vengono percepiti dalla malavita. L'uomo è amico fin dall'infanzia con quello che diventerà uno spietato boss. La vera rovina per il direttore del Casinò sarà però la truffatrice che deciderà di sposare.
Adottando una formula sbrigativa e semplicistica si potrebbe parlare dei bravi ragazzi in "trasferta" a Las Vegas anche perchè si ritrova la coppia De Niro-Pesci. Il film oltre ad essere uno spaccato sulla Las Vegas del malaffare e del gioco d'azzardo più o meno contemplati da uomini politici di ogni risma e grado è anche e soprattutto la storia di tre personaggi pericolosamente diretti verso l'autodistruzione.
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Las Vegas anni 60-70. Un talentuoso scommettitore viene posto al comando del più importante casinò di Las Vegas in cui parte degli introiti vengono percepiti dalla malavita. L'uomo è amico fin dall'infanzia con quello che diventerà uno spietato boss. La vera rovina per il direttore del Casinò sarà però la truffatrice che deciderà di sposare.
Adottando una formula sbrigativa e semplicistica si potrebbe parlare dei bravi ragazzi in "trasferta" a Las Vegas anche perchè si ritrova la coppia De Niro-Pesci. Il film oltre ad essere uno spaccato sulla Las Vegas del malaffare e del gioco d'azzardo più o meno contemplati da uomini politici di ogni risma e grado è anche e soprattutto la storia di tre personaggi pericolosamente diretti verso l'autodistruzione. De Niro (straordinario) giunto al vertice della piramide pensa ormai di poter controllare tutto e tutti e semmai di poterli comprare. A infrangere questo suo "idilio" ci penserà Sharon Stone nel ruolo di bellissima femme fatale che trascinerà lei e il marito nel baratro. Bravissima comunque la Stone e davvero tosto il personaggio che è chiamata ad interpretare. A chiudere il triangolo c'è Joe Pesci che piano piano da killer della mafia era riuscito anche lui a scalare la piramide perdendo però il senso della realtà finendo poi per scontentare tutti. Un film complesso che vive di una bellissima fotografia e di folgoranti costumi e che ha nell'eccessiva durata e nell'abuso delle voci fuoricampo un po' i suoi limiti. Resta comunque uno dei capisaldi della filmografia del grandissimo Scorsese.
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fabio
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martedì 21 agosto 2018
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la vita come un tavolo da gioco
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Scorsese racconta ancora di "ragazzi di strada"; ora sono cresciuti e hanno fatto "carriera": chi è alla guida di un casinò, chi nella malavita ecc. Denaro e violenza dominano su tutto e sulle loro vite. Ma quello che sembra più interessare è l'aspetto esistenziale: la vita è come un campo giochi: basta imparare bene le regole e vince chi è "tecnicamente" più bravo. Che sia una partita a dadi tra ragazzini per la strada, una scommessa su di un qualche evento sportivo o la direzione di un grande casinò non cambia molto: è sempre e ancora solo un fatto "tecnico". Non c'è morale o etica alcuna.
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Scorsese racconta ancora di "ragazzi di strada"; ora sono cresciuti e hanno fatto "carriera": chi è alla guida di un casinò, chi nella malavita ecc. Denaro e violenza dominano su tutto e sulle loro vite. Ma quello che sembra più interessare è l'aspetto esistenziale: la vita è come un campo giochi: basta imparare bene le regole e vince chi è "tecnicamente" più bravo. Che sia una partita a dadi tra ragazzini per la strada, una scommessa su di un qualche evento sportivo o la direzione di un grande casinò non cambia molto: è sempre e ancora solo un fatto "tecnico". Non c'è morale o etica alcuna. La violenza è solo una conseguenza prevista e accetta.
Scorsese, film dopo film, ci ha abituato al suo occhio disincantato sul mondo e sugli esseri umani. Con la sua regia eccellente guida gli ottimi intepreti ed il risultato complessivo è all'altezza delle aspettative.
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