denilson
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sabato 17 aprile 2021
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ai confini del gangster movie
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Opera fluviale in cui il maestro Scorsese si serve di svariati punti di fuoco per portarci con moto circolare e intensità crescente verso emozioni di ogni genere.. si può parlare di una b-side di "Quei Bravi Ragazzi ", che chiude alla grande la stagione d'oro del cinema gangster. Come nel precedente capolavoro la colonna sonora permea ogni frammento della pellicola, insieme con la narrazione fuori campo dei due mattatori e (qui ancor di più) con un'impatto visivo estremo di luci e colori.. come estrema è Las Vegas al confine tra legalità e crimine, tra le sgargianti mise del casinò e l'aridità del deserto e del tradimento.
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Opera fluviale in cui il maestro Scorsese si serve di svariati punti di fuoco per portarci con moto circolare e intensità crescente verso emozioni di ogni genere.. si può parlare di una b-side di "Quei Bravi Ragazzi ", che chiude alla grande la stagione d'oro del cinema gangster. Come nel precedente capolavoro la colonna sonora permea ogni frammento della pellicola, insieme con la narrazione fuori campo dei due mattatori e (qui ancor di più) con un'impatto visivo estremo di luci e colori.. come estrema è Las Vegas al confine tra legalità e crimine, tra le sgargianti mise del casinò e l'aridità del deserto e del tradimento. De Niro e Pesci manco a dirlo. Sharon Stone meravigliosa.
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elgatoloco
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martedì 31 maggio 2022
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notevolissimo,non il miglior scorsese, direi
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"Casino"(Martin Scorsese, dal libro di Nicholas Pileggi"Love and Honor in Las Vegas", scritto da Pieggi con Scorsese, 1995), ai di la'del fatto che venga considerato terza parte della trilogia di Scorsese sulla mafia che comprende "Mean Streets"e"Goodfellas", mostra un mafioso americnao di origini ebraiche di grande "intelligenza"che, coaudiuvato da un gangster italo.gringo, diviene il"re"del principale casino' di Las Vegas, sposando anche la brillante(ma drogata)truffatrice"queen"dell'ambito relativo a scommesse e imbrogli connessi al casino'e alla sua"vita". Dopo un periodo smbra decisamente"florido"emergono molte contraddizioni e i litigi, anche tra i due coniugi, diventano cosa di ogni giorno, fino alla scelta della ragazza, sempre prigioniera della tossicodipendenza, di scegliere altri compagni, di essere"adultera".
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"Casino"(Martin Scorsese, dal libro di Nicholas Pileggi"Love and Honor in Las Vegas", scritto da Pieggi con Scorsese, 1995), ai di la'del fatto che venga considerato terza parte della trilogia di Scorsese sulla mafia che comprende "Mean Streets"e"Goodfellas", mostra un mafioso americnao di origini ebraiche di grande "intelligenza"che, coaudiuvato da un gangster italo.gringo, diviene il"re"del principale casino' di Las Vegas, sposando anche la brillante(ma drogata)truffatrice"queen"dell'ambito relativo a scommesse e imbrogli connessi al casino'e alla sua"vita". Dopo un periodo smbra decisamente"florido"emergono molte contraddizioni e i litigi, anche tra i due coniugi, diventano cosa di ogni giorno, fino alla scelta della ragazza, sempre prigioniera della tossicodipendenza, di scegliere altri compagni, di essere"adultera". Ma i veri contrasti emergono, in quanto il"king"della questione e'"straniero"a Las Vegas e si finisce con una boba nella sua macchina, cui pero'riesce, per fortunate circorstanze, lui riesce a sfuggire. mentre la moglie muore di overdose. mentre massacrato muore anche il mafioso italoamericano. Decisamente un film molto notevole, che pero', direi, lascia irrisolte (?)le domande di Scorsese sulla "quaestio"mafiosa. Il fatto e'che lil fantasma filmico, da un lato, non e'legato a questioni esistenziali.-fislofioche, ma d'altronde in Scorsese sembra in parte legarsi strettamente alle stesse., dunque, in qusto film che certamente e'tra i migliori dello stesso regista e nella produzione degli anni 1990 tout court, forse non siamo al"top"per quanto riguarda il regista. Straordinari interpreti un De Niro , anche sornione(piu'del solito)nella parte, una Sharon Stone che mostra le diverse sfumature del suo perosnaggio, dimostrandosi vera attrice capacissima di muoversi nella polisemia dell'interpretazione, Joe Pesci certo ben altro che solamente"comprimario", ma anche altri intertpeti di notevolissima caratura. El Gato
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francesco di benedetto
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sabato 2 settembre 2006
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glaciale, disseccato, terminale
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Depurato di partecipazione empatica nei confronti dei personaggi (salvo forse per la retrospettiva narrazione e franca autoconfessione di Pesci e De Niro), depurato di epos (i soggetti più disperati e distruttivi, le violenze più atroci, anche il plurimo omicidio finale nel granoturco, si inscrivono spesso nella banalità e nel grottesco della quotidianità), depurato di sofferto giudizio morale di condanna nei confronti dell'umanità ritratta, si rivela dopo gli eccessi virtuosistico-stilistici e ormonali, acidi e autolesionistici di Quei bravi ragazzi, una contemplazione prosciugata, raggelata, dunque piuttosto serena, di un sontuoso nulla: la sofisticatezza della messa in scena si esibisce qui in tutto il suo spreco di lussuosi movimenti di macchina, luci e scenografia.
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Depurato di partecipazione empatica nei confronti dei personaggi (salvo forse per la retrospettiva narrazione e franca autoconfessione di Pesci e De Niro), depurato di epos (i soggetti più disperati e distruttivi, le violenze più atroci, anche il plurimo omicidio finale nel granoturco, si inscrivono spesso nella banalità e nel grottesco della quotidianità), depurato di sofferto giudizio morale di condanna nei confronti dell'umanità ritratta, si rivela dopo gli eccessi virtuosistico-stilistici e ormonali, acidi e autolesionistici di Quei bravi ragazzi, una contemplazione prosciugata, raggelata, dunque piuttosto serena, di un sontuoso nulla: la sofisticatezza della messa in scena si esibisce qui in tutto il suo spreco di lussuosi movimenti di macchina, luci e scenografia. Documento terminale della tossica dipendenza dell'uomo americano alle "cose", dove a tanto sfarzo artificiale di materia fa riscontro uno sguardo stanco, insterelito, aereo, ai limiti della rarefazione
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(di francesco)
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il_marco
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giovedì 2 agosto 2012
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folle visione scorsesiana di una vegas corrotta
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E' buio e dal deserto sbucano oltre le nubi delle luci scintillanti. E' una città: Las Vegas, rappresentata volutamente come un gioiellino lucente, uno specchietto per le allodole per chi è malato di gioco d'azzardo. Citando una delle citazioni più azzeccate della pellicola: per cosa se nò servono tutti quei led, quelle luci e insegne luminose? Ovviamente per tutte quelle banconote e monetine tintinnanti che finiscono dritte nei caveuo dei casinò. Per rappresentare la corruzione e i giochi di potere che si svolgono nella Sin city il buon vecchio Martin non poteva dirgere meglio: le sequenze sono molto brevi e direttte, creando un film davvero movimentato e trascinante, mai noioso nemmeno dopo decine di visioni, complice anche un turbinio di musica di tutti i generi che comprende nel repertorio anche famosi singoli.
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E' buio e dal deserto sbucano oltre le nubi delle luci scintillanti. E' una città: Las Vegas, rappresentata volutamente come un gioiellino lucente, uno specchietto per le allodole per chi è malato di gioco d'azzardo. Citando una delle citazioni più azzeccate della pellicola: per cosa se nò servono tutti quei led, quelle luci e insegne luminose? Ovviamente per tutte quelle banconote e monetine tintinnanti che finiscono dritte nei caveuo dei casinò. Per rappresentare la corruzione e i giochi di potere che si svolgono nella Sin city il buon vecchio Martin non poteva dirgere meglio: le sequenze sono molto brevi e direttte, creando un film davvero movimentato e trascinante, mai noioso nemmeno dopo decine di visioni, complice anche un turbinio di musica di tutti i generi che comprende nel repertorio anche famosi singoli. Robert de Niro interpreta il personaggio di Sam Asso Rothstein: ebreo, freddo, risoluto e calcolatore, ispirato al vero bizzarro Showman degli anni ottanta Frank Rosenthal, qui in un'ottima interpretazione, probabilmente l'ultima grande interpretazione del grande attore. Dal lato opposto c'è Joe Pesci, che interpreta un personaggio caratterialmente completamente differente: italo-americano, violento e iroso; l'ultima faccia del triangolo anche e soprattutto amoroso è una magnifica Sharon Stone (giustamente candidata all'Oscar), una squillo che impersona metaforicamente i difetti e peccati della Las Vegas criminale e nascosta: la bassezza morale e il desiderio morboso unicamente indirizzato al denaro. Casino si divide chiaramente in due fasi, la prima è l'ascesa: viene presentato ogni personaggio e il suo desiderio al potere, poter ottenere un pezzo di città grazie a mazzette, omicidi e rapine; la seconda parte rappresenta ovviamente il declino: le inesorabili conseguenze a tutti i tradimenti e crimini. E come viene spiegato alla fine del film dopo il ritiro della mafia Las Vegas è cambiata, ora assomiglia più a Disneyland e la costruzione di così colossali opere è stata possibile solo grazie alle azioni truffa. Piccola perla di Scorsese per esporre che anche dopo la cacciata del male da una città così corrotta ne arriva inevitabilmente un altro; almeno prima non esistevano solo i soldi ma anche orgoglio ed onore. Benchè a momenti un po' pasticciato e imperfetto è un film assolutamente valido, un gioiello imperdibile che tratta di temi, non solo frequenti ma soprattutto famosi di Martin Scorsese in un modo originale e in un'ambientazione inusuale per un mafian-movie. La pellicola è proprio come un'esplosione: ti colpisce ma allo stesso tempo ti meraviglia con tutte le sue varie sfumature.
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nicolò
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lunedì 7 maggio 2007
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i casino di las vegas secondo scorsese: così così
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Scorsese non è al massimo della forma. Ha già avuto troppo - ma non dall'Academy che gli assegnato pochi premi -, firmando capolavori come "Taxi Driver", "Toro scatenato" e l'ultimo, bellissimo, "Quei bravi ragazzi". Dopo il passaggio momentaneo al thriller con il remake de "Il promontorio della paura", torna insieme a De Niro con questo gangster-movie imperniato sul mondo della malavita di Las Vegas. "Casino", che vanta tra l'altro la miglior interpretazione di Sharon Stone (candidata all'Oscar e vincitrice del Golden Globe), sarebbe avvincente se non fosse che dura troppo. 182 minuti e una serie di efferatezze - in cui per la prima volta Scorsese abbonda - che bastavano per tutti i tre film della serie "Il padrino" di Coppola.
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Scorsese non è al massimo della forma. Ha già avuto troppo - ma non dall'Academy che gli assegnato pochi premi -, firmando capolavori come "Taxi Driver", "Toro scatenato" e l'ultimo, bellissimo, "Quei bravi ragazzi". Dopo il passaggio momentaneo al thriller con il remake de "Il promontorio della paura", torna insieme a De Niro con questo gangster-movie imperniato sul mondo della malavita di Las Vegas. "Casino", che vanta tra l'altro la miglior interpretazione di Sharon Stone (candidata all'Oscar e vincitrice del Golden Globe), sarebbe avvincente se non fosse che dura troppo. 182 minuti e una serie di efferatezze - in cui per la prima volta Scorsese abbonda - che bastavano per tutti i tre film della serie "Il padrino" di Coppola. E' un film violento, esagerato, sanguinario, una carrellata di omicidi di cattivo gusto in una sceneggiatura (firmata da Nicholas Pileggi, l'autore del libro da cui è stato tratto "Quei bravi ragazzi") che consente a Joe Pesci di fare il duro, spaccando tutto e, ad esempio, conficcare una penna nella mano del malcapitato di turno. Meglio un Pesci sopra le righe, comunque, di De Niro che, nonostante il buon doppiaggio di Gigi Proietti, si può dire sia quasi il peggiore del terzetto principale, senza contare l'ottimo (ma relegato a un ruolo di contorno) James Woods.
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