Titolo originale | Wolfen |
Anno | 1981 |
Genere | Horror |
Produzione | USA |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Michael Wadleigh |
Attori | Gregory Hines, Albert Finney, Diane Venora, Edward James Olmos, Tom Noonan, Dick O'Neill Dehl Berti, Peter Michael Goetz, Sam Gray, Ralph Bell, Max M. Brown, Anne Marie Pohtamo, Sarah Felder, James Tolkan, John McCurry, E. Brian Dean, Jeffery Thompson, Victor Arnold, Frank Adonis. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 5 luglio 2011
CONSIGLIATO SÌ
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Un finanziere di Manhattan viene dilaniato orribilmente una notte al parco. È stato un maniaco? O un terrorista? Uno sbirro più acuto degli altri scopre che si tratta di lupi, i discendenti degli antichi padroni dell'isola. Horror desueto, splendidamente fotografato, ma un tantino troppo sofisticato per avere un vero impatto col pubblico.
Nel South Bronx di New York vive un branco di lupi mannari, discendenti di cacciatori indiani, che si nutrono di rifiuti. Attaccati, però, si trasformano in sanguinari assassini. È un fantastico dell'orrore con un esplicito messaggio di tipo ecologico-catastrofico. Ambizioso, qua e là fascinoso (grazie alla fotografia di Gerry Fisher) ma prolisso, lento, indeciso tra essere un semplice horror o diventare qualcosa d'altro. Wadleigh è il regista di Woodstock . All'origine c'è un romanzo di Whitley Strieber.
Il detective Dewey Wilson indaga sulla morte del "tycoon" Christopher Van Der Veer e di sua moglie, i cui cadaveri, orribilmente straziati, sono stati rinvenuti nel Bronx. La polizia sospetta che il delitto sia opera di terroristi, ma Wilson non lo crede, poiché dalla documentazione che è riuscito a raccogliere analoghe uccisioni si sono già verificate in altre città americane ai danni di poveri vagabondi. Il referto medico del dottor Whittington lo convince che le vittime sono state massacrate da un lupo: ma come spiegare la presenza di un simile animale in una metropoli quale New York? La risposta è in un'antica leggenda indiana secondo la quale una specie di lupi - sorta di divinità o impersonificazione del popolo pellerossa - avrebbe sviluppato forza e intelligenza superiori e sarebbe nascosta nei sotterranei o nei palazzi in rovina... Braccato dalle stesse belve alle quali sta dando la caccia, Wilson ha, infine, un drammatico confronto con il possente capo branco che riesce a comunicargli la ragione dell'omicidio: Van Der Veer, speculatore senza scrupoli, era in procinto di radere al suolo il vecchio quartiere dove gli animali si erano rifugiati...
Accolto positivamente dalla critica americana e forse un po' troppo sopravvalutato da quella francese, Wolfen è passato quasi inosservato in Italia o ha suscitato facili ironie per la sceneggiatura poco credibile o, addirittura, noia per la lentezza del ritmo. Secondo gli estimatori, comunque, il film avrebbe i pregi di un robusto thriller fantastico, ben calibrato tra elementi horror e fantascientifici, e non privo di messaggi sociologici: i "super-lupi" come gli indiani d'America sarebbero, in questa chiave di lettura, razze in via di estinzione, sopraffatte da una civiltà che ubbidisce soltanto alle ragioni del capitale. Albert Finney fornisce una buona interpretazione, tratteggiando il detective Wilson come un uomo stanco e disilluso alla maniera degli anti-eroi chandleriani, ma i veri pregi del film sono dati dalla cupa ambientazione metropolitana fotografata da Gerry Fisher (prestigioso operatore di Losey, Lumet e Huston), dall'uso intelligente della steadicam di Garrett Brown e dagli effetti speciali che trasformano le sagome dei lupi in impressionanti creature infernali.