il cinefilo
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martedì 2 novembre 2010
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via vittorio veneto:epicentro dei bagordi infiniti
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Si tratta,a livello internazionale,di una delle opere più famose della nostra cinematografia e contribuì alla diffusione,anche all'estero,di neologismi come"paparazzo"riferendosi a quei fotoreporter esperti nei servizi scandalistici.
Federico Fellini(anche sceneggiatore insieme a Ennio Flaiano,Tullio Pinelli e Brunello Rondi)decide di utilizzare Roma(e in particolare l'immagine della famosa via sopra citata)per descrivere una realtà in cui ogni cosa assume,ridicolmente,un certo ruolo di spettacolo che oggi si definirebbe meramente"voyeuristico"(dalla religione alla cronaca nera e resta esemplare la scena in cui la madre dei bambini uccisi viene ignobilmente circondata dai fotoreporter)e,nell'altro ruolo,quello interpretabile in vizi e bagordi riferiti,prevalentemente,all'alta società romana.
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Si tratta,a livello internazionale,di una delle opere più famose della nostra cinematografia e contribuì alla diffusione,anche all'estero,di neologismi come"paparazzo"riferendosi a quei fotoreporter esperti nei servizi scandalistici.
Federico Fellini(anche sceneggiatore insieme a Ennio Flaiano,Tullio Pinelli e Brunello Rondi)decide di utilizzare Roma(e in particolare l'immagine della famosa via sopra citata)per descrivere una realtà in cui ogni cosa assume,ridicolmente,un certo ruolo di spettacolo che oggi si definirebbe meramente"voyeuristico"(dalla religione alla cronaca nera e resta esemplare la scena in cui la madre dei bambini uccisi viene ignobilmente circondata dai fotoreporter)e,nell'altro ruolo,quello interpretabile in vizi e bagordi riferiti,prevalentemente,all'alta società romana.
Apparentemente si tratta di un film invecchiato essendo legato pesantemente a quel periodo(e se si parla in termini di costumi è pienamente lecito pensarlo)ma,in realtà,alcuni aspetti della vicenda(la"mercificazione"mediatica della sofferenza e le immagini moralmente false della"bella vita"dei ricchi)sono più attuali di quanto ci si possa immaginare.
Il protagonista(interpretato da Marcello Mastroianni)si muove,grazie anche al suo lavoro di giornalista in un mondo completamente privo di ideali(dove l'unico fattore che sembra contare è,appunto,la"dolce vita").
Quest'opera può vantare sequenze particolarmente indimenticabili come quella riguardante la presunta visione della Madonna che scatena il fanatismo della folla e il famosissimo bagno di Anita Ekberg(che interpreta Sylvia)dentro la fontana di Trevi.
All'epoca il film scatenò accese polemiche(anche a livello politico con l'ira della Democrazia Cristiana)e il quotidiano L'Osservatore romano pubblicò due articoli intitolati BASTA! e SCONCIA VITA e sembra siano stati scritti da Oscar Luigi Scalfaro.
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dario
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domenica 22 agosto 2010
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narcisistico
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Un film torrenziale, compiaciuto, diretto con mano sicura e molta furbizia. Variamente graduato - toccante l'episodio che vede coinvolto il grande Alain Cuny - con chiara preferenza per il tocco bizzarro, per quasi un irridere alla vanità del tutto, al continuo carnevale umano sempre pronto a tramutarsi in dramma o tragedia, o addirittura commedia. Fellini guarda distaccato, con passione stranita, barocca, piena di fisicità e allo stesso tempo dispiega uno scetticismo malato, in realtà, di domande senza risposta. Un fluire onirico, sull'orlo dell'incredulità e sulla speranza di una presa e di un senso del vero, con annessa disperazione epidermica per una istintiva volontà di non approfondire.
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Un film torrenziale, compiaciuto, diretto con mano sicura e molta furbizia. Variamente graduato - toccante l'episodio che vede coinvolto il grande Alain Cuny - con chiara preferenza per il tocco bizzarro, per quasi un irridere alla vanità del tutto, al continuo carnevale umano sempre pronto a tramutarsi in dramma o tragedia, o addirittura commedia. Fellini guarda distaccato, con passione stranita, barocca, piena di fisicità e allo stesso tempo dispiega uno scetticismo malato, in realtà, di domande senza risposta. Un fluire onirico, sull'orlo dell'incredulità e sulla speranza di una presa e di un senso del vero, con annessa disperazione epidermica per una istintiva volontà di non approfondire. Materia magmatica, difficile da governare per la commistione di pensieri poco espressi e di pretese esplicative spettacolari: Fellini si rifugia automaticamente nello spettacolo, nell'esternazione superficiale, carnale dei suoi pensieri, arricchendoli materialmente di particolari, come un rifugio delle sue imprendibili ossessioni. Gli attori (anche troppi). Mastroianni non riesce ad uscire dal suo provincialismo (l'attore è valido in film meno complessi, qui resiste per il suo fisico) mentre la Ekberg appare una bambolona spersa in un universo più greande di lei. Gli altri sono marionette vere e proprie al servizio di un pigmalione capriccioso (Fellini, appunto), in questo senso molto funzionali.
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giovannispada
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martedì 9 marzo 2010
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un plagio di colazione da tiffany
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Un plagio raffinato del romanzo " Colazione da Tiffany " con Ennio Flaiano al posto di Truman Capote e il solito Federico Fellini a Roma con la cinepresa, ma sempre per raccontare la sua Rimini.
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(di lady libro)
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ladyhepburn
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venerdì 23 ottobre 2009
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la dolce vita: nascita del "paparazzo"
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Roma 1960. Nel film La dolce vita di Federico Fellini, Marcello Mastroianni è Marcello, un giornalista che passa i suoi giorni (e le sue sere) cercando di cogliere le celebrità in atteggiamenti inaspettati.
Nella panoramica del cinema di quegli anni, la fotografia cambia forma e obiettivi: nasce il termine paparazzo.
Così Marcello Geppetti (1933-1998), che inizia la sua carriera di reporter fotografico nell’agenzia di fotogiornalismo Meldoni-Canestrelli-Bozer nel 1959, inizia a ritrarre in forma dinamica momenti della vita privata di personalità del mondo del cinema, spettacolo, cultura, sport, politica. Il suo è un linguaggio fotografico nuovo, realistico, precursore degli stili contemporanei.
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Roma 1960. Nel film La dolce vita di Federico Fellini, Marcello Mastroianni è Marcello, un giornalista che passa i suoi giorni (e le sue sere) cercando di cogliere le celebrità in atteggiamenti inaspettati.
Nella panoramica del cinema di quegli anni, la fotografia cambia forma e obiettivi: nasce il termine paparazzo.
Così Marcello Geppetti (1933-1998), che inizia la sua carriera di reporter fotografico nell’agenzia di fotogiornalismo Meldoni-Canestrelli-Bozer nel 1959, inizia a ritrarre in forma dinamica momenti della vita privata di personalità del mondo del cinema, spettacolo, cultura, sport, politica. Il suo è un linguaggio fotografico nuovo, realistico, precursore degli stili contemporanei. Roma si rivela un set a cielo aperto: per le sue strade circolano le stelle internazionali e Geppetti scatta foto che faranno epoca, come il primo nudo di Brigitte Bardot o il bacio che rivelò il tradimento di Liz Taylor a Eddie Fischer. Diventa ben presto uno dei precursori dei paparazzi e anche uno degli esponenti più importanti di quel movimento di fotografi di costume e, ad eccezione di Marylin Monroe ed Elvis Presley, che non hanno mai toccato nella loro carriera il suolo Italiano, ritrae tutte le più grandi star dell’epoca e rilegge la “Dolce Vita” con ironico distacco e perturbante senso del vero”.
A poco più di venti anni di età, insieme a un piccolo gruppo di giovani fotografi, Geppetti si trova a scrivere una nuova storia della fotografia, costellata di “stelle“, “dive” e di tutto il “glamour” che ha caratterizzato un’epoca, la fotografia d’azione.
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[+] la dolce vita
(di dessy)
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friedrich l. des esseintes
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giovedì 14 maggio 2009
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l'apoteosi del cinema
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Epocale, nel senso che è lo specchio di un'epoca.
Raro esempio di perfetto accordo tra forma (fotografia, regia..) e contenuto (sceneggiatura, dialoghi..)
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tito petronio nigrino
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domenica 22 marzo 2009
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quiz
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Indovinate che significa il mostro marino morto nel finale...
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fausto
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lunedì 2 marzo 2009
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capolavoro felliniano
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Un capolavoro Felliniano che segna il finire del cinema Neorealista ma che esprime tutto il realismo della vita Romana di quei tempi.
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punto di domanda.
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martedì 24 febbraio 2009
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cosa rende fellini un genio?
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E cosa lo rendeva un genio quando uscì la Dolce Vita? Perché la sua genialità deve essere ovvia come E=mc2???
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(di tito petronio nigrino)
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marco
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martedì 27 gennaio 2009
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la dolce vita
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per dirla alla Fantozzi: "una cagata pazzesca"
[+] per dirla alla schopenhauer
(di riccardo-87)
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[+] per dirla alla heidegger
(di petronius arbiter)
[ - ] per dirla alla heidegger
[+] spiegati, se ci riesci
(di giorgio)
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saldec
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sabato 24 gennaio 2009
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un pezzo di storia
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Si,"La dolce vita"è un pezzo di storia del cinema e un pezzo della nostra storia.Fotografa alla perfezione il vuoto interiore e la mancanza di un "senso" della vita tipici dell'uomo contemporaneo.Tuttavia non c'è compiacimento,ciò che emerge è un ritratto spietato ma veritiero della società.Entrata nell'immaginario collettivo la scena di Anita Ekberg e Mastroianni nella fontana di Trevi...passato nel linguaggio comune il termine "paparazzo",il film rimarrà per sempre nella memoria di chi ama il cinema come arte e non (solo)come intrattenimento.
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