Titolo originale | Sang pemimpi Sang pemimpi |
Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Indonesia |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Riri Riza |
Attori | Maudy Ayunda, Azwir Fitrianto, Mathias Muchus, Nugie, Nazril Irham, Rieke Dyah Pitaloka Sandy Pranatha, Lukman Sardi, Vikri Septiawan, Landung Simatupang, Ahmad Syaifullah, Yayu A.W. Unru, Jay Widjajanto, Zulfanny. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 15 aprile 2010
Ikal, Arai e Jimbron sono amici inseparabili e sognatori, insoddisfatti dalla miseria della terra natia e desiderosi di soddisfare altre ambizioni. Ma il percorso per rendersi indipendenti e poter raggiungere Parigi non è semplice.
CONSIGLIATO NÌ
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È noto che il secondo capitolo di una trilogia sia quello più problematico e sovente il meno riuscito, come confermato da innumerevoli esempi. Va da sé, d'altronde, mancano la freschezza dell'incipit e la forza della conclusione. Ma non solo, diviene particolarmente difficile scegliere quali e quanti episodi includere nella seconda parte, senza sottrarne troppi dalle parti clou della trilogia ma senza neanche appesantirle. Con il secondo capitolo della trilogia di Riri Riza sulla vita degli ex-ragazzi di Manggar è avvenuto puntualmente questo fatto: troppa la carne al fuoco concentrata in The Dreamer e, di conseguenza, Riza ha dovuto forzare la mano a livello narrativo, insistendo ampiamente oltre il lecito nell'uso del voiceover e inanellando un'estenuante decina di finali e controfinali.
La sobrietà e la tenerezza del precedente The Rainbow Troops si smarriscono in un guazzabuglio di salti temporali e narrazioni prolisse che fallisce nel tentativo di infondere vita ai personaggi del film; con qualche importante eccezione, come la sequenza in cui Arai e Ikal - in preda a un'irrefrenabile tempesta ormonale - si ingegnano pur di entrare al cinema ad assistere a un film scollacciato. Il cinema come porta di ingresso alla sessualità e di conseguenza alla maturità: il percorso per affacciarsi da Anggar al mondo passa anche di qui. Sono attimi comunque ad essere di per sé sufficienti a confermare Riri Riza come un indubbio talento del cinema indonesiano; ma anche ai grandi chef può capitare di sbagliare il dosaggio degli ingredienti, proprio come successo a Riza nel caso di The Dreamer.
Aggiudicatosi inopinatamente la terza piazza dell'Audience Award del Far East Film, quest'opera indonesiana è una stucchevole storia di formazione, infarcita di stereotipi e buoni sentimenti, con immancabile happy end finale e appesantito da una invadente e insopportabile voce off, cosa che spesso palesa l'incapacità del regista di raccontare la sua storia per immagini.