Mars - Dove nascono i sogni

Film 2004 | Commedia, 100 min.

Regia di Anna Melikyan. Un film con Nana Kiknadze, Artur Smolyaninov, Yevgeniya Dobrovolskaya, Elena Morozova, Yana Esipovitch. Cast completo Titolo originale: Mars. Genere Commedia, - Russia, 2004, durata 100 minuti. Uscita cinema venerdì 28 marzo 2008 distribuito da Officine Ubu. - MYmonetro 2,97 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 29 novembre 2017

Il pugile Boris in fuga da se stesso raggiunge una cittadina un tempo dedicata al fondatore del comunismo. Incontrerà un 'umanità varia e un possibile amore. In Italia al Box Office Mars - Dove nascono i sogni ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 4,7 mila euro e 1,5 mila euro nel primo weekend.

Consigliato sì!
2,97/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 2,60
PUBBLICO 3,30
CONSIGLIATO SÌ
Un piccolo grande film sospeso tra realtà e fantasia.
Recensione di Giancarlo Zappoli
mercoledì 12 marzo 2008
Recensione di Giancarlo Zappoli
mercoledì 12 marzo 2008

Marks è una cittadina situata da qualche parte dell'ex impero sovietico. Il suo nome era dedicato al fondatore del comunismo ma ora ha perso la K. Così come per i suoi abitanti molte cose sono cambiate ma muteranno ancor di più quando arriva Boris, un pugile in fuga da una serie di sconfitte sul ring e costretto a fermarsi per una sosta che lui spera sia breve. Boris viene da Mosca e questo fatto di per sé lo rende importante agli occhi di chi ha l'occasione di conoscerlo. Il giovane e intraprendente Grigorji, in particolare, ci tiene ad esibire la sua compagnia e gli presenta la bibliotecaria Greta di cui è innamorato. Ma Greta sceglie diversamente.
Il cinema degli anni bui dell'URSS circolava quasi solo nei festival ed arrivava a un pubblico più vasto solo grazie a qualche autore dissidente come Tarkovski. Il crollo del regime invece di favorire una fioritura di proposte nuove ha finito con il certificare (complice anche una censura di mercato che non aiuta la circolazione dei film europei in Europa) il dominio del cinema statunitense e di qualche clone autoctono spettacolare.
Fortunatamente c'è ancora qualche casa di distribuzione coraggiosa come le Officine Ubu che ci ricorda che non tutto è perduto e che la freschezza di idee nuove si coniuga ancora con capacità narrative capaci di attrarre lo spettatore più curioso.
Anna Melikian (classe 1976) ci regala con Mars un gioiellino capace di stupire con melanconica dolcezza e, al contempo, di far pensare. Perché a questo film non manca l'accesa fantasia visiva (vedi i riferimenti a Chagall così come alla tradizione popolare) mista a un livello surreale che fa pensare a un Kaurismaki che abbia passato la frontiera. Nella nuova Russia il denaro è riservato ai ricchi. Gli altri vengono pagati 'in natura'. È geniale l'idea per cui, essendoci in loco la più importante fabbrica di peluche ogni dipendente venga ricompensato con dei pupazzi più o meno grandi a seconda della propria prestazione. Toccherà poi ad ognuno di loro cercare di rivenderli ai passeggeri dei treni che fanno sosta in una stazione nel cui atrio troneggia un Lenin seminpacchettato. Se poi in città trionfano enormi poster con Marx attorniato da coniglietti e orsacchiotti, nei cuori domina il desiderio in andare via. Che sia l'"A Mosca" di cecoviana memoria o le foto false per raggiungere un ipotetico principe azzurro a Parigi, nessuno sta bene dove sta. Solo il mito del nuovo zar Putin fa vibrare gli ormoni della bellezza locale che, a sua volta, riuscirà ad andarsene solo in effigie.
Anche la romantica ma consapevole Greta, interpretata da un'attrice che ricorda Kate Blanchett e Uma Thurman, troverà la propria meta e non sarà quella più semplice da raggiungere in un mondo in precario equilibrio tra un passato da lasciarsi alle spalle e un futuro estremamente incerto.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 12 agosto 2010
roby100484

Storia leggera, essenziale condita da un paesaggio che alterna l'ultra reale al surreale

domenica 9 ottobre 2011
epidemic

Una girandola di strambi personaggi in una città quasi fuori dallo spazio. Film decisamente lontano dai canoni russi carico di surrealismo grottesco che riesce comunque a mantenere una sua identità. Sebbene la storia rimanga comunque sospesa a metà, con un sofferto personaggio in cerca disperata di un riscatto, la componente immaginaria e onirica la condisce arricchendola.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Mauro Gervasini
Film TV

Mars non è uno snack ma una città dell'ex Unione Sovietica. Ha perso una k (si chiamava Marks) e quindi il rimando al babbo del comunismo. Senza identità, gli abitanti subiscono le contraddizioni del loro tempo e del loro Paese, a mollo come l'isola kusturiziana tra passato e futuro, modernità e tradizione. Un giorno arriva da Mosca il pugile Boris, che di per sé è una novità destabilizzante.

Leslie Felperin
Variety

Uno stile à la Amelie mescolato con una vena di tristezza slava e una spruzzata di umore felliniano. L'effetto generale di Mars è piacevole. Incoraggiante, considerato che si tratta del debutto della sua giovane regista. La storia di un pugile in una strana cittadina della Crimea è raccontata con colori troppo vivaci. Ma una buona regia, un cast indovinato e delle ambientazioni originali lo rendono [...] Vai alla recensione »

Roberto Silvestri
Il Manifesto

Cani che gironzolano solitari nelle strade umide; al cinema c'è solo Casablanca; gli infissi delle finestre, ammuffite, almeno sembrano d'artigianale qualità; le case si rispecchiano su un fiume grigio argento; un fotografo lavora su Miss Treccia, la ragazzina dai capelli più lunghi del mondo; alla stazione si vendono a 80 rubli animaloni di peluche di ogni foggia, uso, colore e dimensione, frutto [...] Vai alla recensione »

Silvia Colombo
Rolling Stone

Incrociate un pianeta lontano, ricordi del socialismo reale e l'odierno capitalismo globalizzato: ecco Mars, sperduta cittadina ai confini dell'impero russo, dove l'unica fonte di reddito è una fabbrica di pelouche, che a causa della recessione paga i suoi operai con i pupazzi che producono. Boris, un pugile in fuga dal ring e dal suo manager, scende per caso alla stazione e conosce i suoi abitanti: [...] Vai alla recensione »

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Al momento del passaggio dal cinema sovietico a quello russo alcuni autori, non più frenati dagli schemi del realismo socialista, scelsero le vie di un lirismo che confinava spesso con l'astratto, se non addirittura con l'informale. Aleksandr Sokurov, ad esempio, ai suoi esordi con «La voce solitaria dell'uomo» e lo stesso Sergej Bodrov con il poetico e ispirato «La libertà è il paradiso», il suo primo [...] Vai alla recensione »

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