Anno | 1999 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne |
Attori | Anne Yernaux, Fabrizio Rongione, Emilie Duquenne, Olivier Gourmet . |
Tag | Da vedere 1999 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,82 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 14 maggio 2020
Periferia di Bruxelles. Rosetta vive con la madre in una bidonville. La madre è alcolizzata e si prostituisce per una bottiglia. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, In Italia al Box Office Rosetta ha incassato 616 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Rosetta, che non è ancora maggiorenne, si deve far carico della madre alcolizzata con cui vive in una roulotte in un camping ai margini di un bosco. Licenziata da una fabbrica dove era stata assunta in prova va in città per vendere alcuni abiti usati e conosce Riquet che lavora in un chiosco dove si vendono cialde. Rosetta viene assunta e al contempo ha anche finalmente un amico che le rimane accanto anche quando, qualche giorno dopo, viene nuovamente licenziata. La ragazza, dopo l'ennesimo scontro con la madre, decide di abbandonare la roulotte e riceve ospitalità da Riquet. Il bisogno di trovare un lavoro continua però a tormentarla.
"9 dicembre 1996. Rosetta, la donna che s'indurisce per sopravvivere e finisce per perdere ciò che ha di più caro? È agganciata al lavoro. Da lì e solamente da lì potrà arrivarle il riconoscimento da parte degli altri. Appartenere alla comunità umana. Rifiutare con tutte le sue forze la morte sociale". Questa annotazione riportata da Luc Dardenne nel suo diario agli inizi della scrittura del film sintetizza in modo perfetto il senso di questa opera in cui i Dardenne esplicitano con un assoluto rigore stilistico il loro sguardo su un'umanità dolente e, ancora una volta dopo La promesse, giovane. La macchina da presa pedina, si potrebbe quasi dire insegue, la protagonista. Le sta incollata spesso alla nuca, soffre insieme a lei che si appiglia a qualsiasi situazione che le possa offrire l'occasione di guardare a se stessa con quella dignità che la madre ha perduto.
L'assenza di colonna sonora musicale di commento, già presente nel film precedente, si fa qui ancora più simbolica ed efficace. Non c'è musica, non c'è armonia che possa sostenere questa ragazza ogni volta vicina alla meta per poi finire ricacciata indietro. Ecco allora che i due autori, con il loro film più distante dai canoni di fruizione abituale, chiedono allo spettatore di partecipare all'angoscia della protagonista lasciando però, ancora una volta, un barlume di speranza.
Solo accettando la realtà dell'altro è possibile riconoscersi come essere umano ed accettarsi anche nelle proprie cadute e nella propria apparente inadeguatezza (quel dolore al ventre che persiste). In Belgio il film creò un movimento di opinione che portò a una legge sul lavoro giovanile definita "Legge Rosetta".
Rosetta che corre,Rosetta che va, Rosetta che scappa in fuga dalla realtà. Una realtà di stenti, miseria e fatica quella in cui si muove la giovane adolescente debilitata nel fisico e spezzata negli affetti familiari da una madre alcolizzata che si concede in cambio di una bottiglia e da un padre inesistente,fuggevole figura senza nome né volto. Rosetta è sola, emarginata, non ha amici, né giochi: [...] Vai alla recensione »
Rosetta,poco più che adolescente, cerca ostinatamente di mantenere un lavoro stabile tra il bisogno di una difficile normalità umana e sociale e la necessità di accudire una madre alcolista con cui vive nella precaria sistemazione di una roulotte alla periferia di Liegi. Incontra Riquet che lavora nel chiosco di un grande panificio e che cerca di aiutarla facendola assumere [...] Vai alla recensione »
Rosetta vive in un campeggio, il Gran Kanyon, insieme alla madre, alcolizzata, pronta a prostituirsi per una bottiglia di alcol. Cerca disperatamente un lavoro ma non gliene va bene una. Dalla disperazione arriva a tradire anche l'unico amico che si era trovata, facendolo licenziare per prendere il suo posto. Il lavoro sembra averle dato finalmente un minimo di speranza, ma il mondo le ricrolla [...] Vai alla recensione »
Angosciante e straziante, obbliga a prendere coscienza di una realtà così disagiata e drammatica, annullando la possibilità di voltarsi dalla parte opposta. Giustamente premiato a suo tempo, rimane del tutto attuale a quasi vent'anni di distanza. Un inseguimento, un vero e proprio pedinamento è quello che offrono i fratelli Dardenne, provocando una seria riflessione sul tema del lavoro, ed in particolare [...] Vai alla recensione »
Puro cinema neorealista, l'essenza del cinema, il cinema come mezzo di critica sociale anti-retorica. non c'è un inizio e nemmeno una fine, non ci sono musiche, non si sono inquadrature fisse, il montaggio è essenziale, le riprese in camera a mano sono lunghi piani sequenza intrisi e imbevuti di vita, di impeto di sopravvivenza, di istinto ontologico, di melanconia.
Rosetta è una giovane belga con una difficile situazione sulle spalle. La ragazza vive infatti in un camper con la madre alcolizzata e, per cercare di portare qualche soldo a casa e riscattarsi socialmente, è alla disperata ricerca di un lavoro dopo essere stata licenziata dalla fabbrica dove lavorava. La telecamera segue quasi ossessivamente ogni mossa che compie Rosetta così [...] Vai alla recensione »
Insieme a "Dancer in the Dark", "La Classe", "Elephant", "Fahrenheit 9/11" e "4 mesi, 3 settimane e 2 giorni", "Rosetta" fa parte di quei film di spiccato taglio verista per cui stravedono le giurie del festival di Cannes. La storia è quella drammatica di una ragazza appartenente al sottoproletariato che cerca disperatamente di approdare ad una vita normale.
Gran film, gran personaggio. La protagonista di Rosetta dei fratelli belgi Dardenne è diventata (come Cipputi di Altan lo è stato per il lavoro) un simbolo sociale e sindacale della disoccupazione, uno slogan nelle manifestazioni (“Siamo tutti Rosetta”) nei Paesi francofoni, e si capisce: nessun film sulla disoccupazione è eloquente e bello come questo, in nessuno lo stile fa corpo così strettamente [...] Vai alla recensione »