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Mamdani, sindaco della rivoluzione e dei sogni

Un dialogo immaginario tra il neoeletto sindaco di New York e sua madre, la regista Mira Nair. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

giovedì 6 novembre 2025 - Focus

Scott Fitzgerald, nelle ultime righe de "Il Grande Gatsby" scriveva di Manhattan.

E mentre la luna si alzava più alta le case inessenziali cominciarono a dissolversi, finché a poco a poco non mi accorsi della vecchia isola che qui un tempo era fiorita per gli occhi dei marinai olandesi: un seno fresco, verde del nuovo mondo. Gli alberi ormai svaniti, un tempo avevano saziato fra i sussurri l’ultimo e il più grande fra i sogni umani; per un fuggevole, incantato istante, l’uomo deve aver trattenuto il respiro alla presenza di questo continente, costretto a una contemplazione estetica che non comprendeva né desiderava, faccia a faccia per l’ultima volta nella storia con qualcosa di commensurato alla sua capacità di provare meraviglia.

Da quel seno sarebbe nata New York, centro del mondo centro di tutto, lo sappiamo.
Da quella visione dei marinai olandesi, come ci permette di fare il cinema, produco uno scatto di sequenze, veloci, in bianco e nero, esemplari, in certi punti sfuocate, che mostrano l’avanzare della storia d’America, con un inserto decisivo che il trucco del cinema sempre ci permette, il passaggio dei migranti, milioni e milioni nei secoli. 
Migrante è la parola chiave di questo racconto. Nella popolazione di New York prevalgono i bianchi, con discendenze europee, tra cui gli italiani, gli irlandesi, i tedeschi (31%); gli ispanici/latinos (28%); gli afroamericani (20%), gli asiatici (16%).
New York 2025. C’è un migrante in più, come lui stesso si definisce, ha 34 anni, è nato a Kampala in Uganda, è di religione islamica, si chiama Zohran Mamdani. E’ sindaco della città.
Il ragazzo è nato bene, suo padre Mahmood è professore di studi coloniali alla Columbia University, ma decisiva è la madre, Mira Nair, regista indiana, che ha firmato opere che si collocano nella parte nobile del cinema. Ha ottenuto una nomination all’Oscar per Salaam Bombay e si è aggiudicata il Leone d’oro a Venezia per Monsoon Wedding. Mira vive a New York e non c’è dubbio che abbia tenuto d’occhio il figlio e gli sia stata indispensabile per i suoi progetti di carriera.  Dopo i canonici tentativi giovanili di esplorare sé stesso, magari come musicista, Zohran ha l’intuizione giusta nel 2016. A 25 anni quando si scopre socialista democratico, sarà il suo mantra identitario e vincente. 

Il 23 ottobre 2024 ha annunciato la sua intenzione di candidarsi a sindaco di New York dal 4 novembre del 2025. Annunciando subito quello che sarebbe stato il cuore del suo programma. Lo slogan era: “Abbasserò i costi e renderò la vita più facile ai cittadini”. Alcuni punti: calmiererò gli affitti, i mezzi pubblici saranno gratuiti, i supermercati venderanno a prezzi all’ingrosso, gli asili saranno pubblici e introdurrò tasse agli ultraricchi. Il programma è stato definito la più grande rivoluzione sociale della storia americana. Naturalmente la fascia contraria, cospicua, non si è fatta attendere, a cominciare da Donald Tramp che è intervento col suo stile di delegittimazione e di insulti.
A consigliare Zohran nelle scelte è stata la madre. Non è poi così difficile immaginare i loro argomenti, forte di una lunga esperienza newyorkese e della sensibilità di grande artista, la donna possedeva molte misure, se non giuste e sicure, per lo meno propositive.

Mira: «Zohran, ti dico che il momento non è stato mai così favorevole. New York è una città multietnica, gente con idee e ambizioni diverse, che non è contenta della vita che fa. Un cambiamento lo cerca. Le tue idee di stare dalla parte dei poveri le accolgono, con entusiasmo.»
«Ma senti mamma, gira già il concetto socialista. Gli americani sono liberali, 
storicamente, socialista fa venire la pelle d’oca.»
«Non è più così, quell’America non c’è più. Gli americani non si lasciano più imporre dall’alto, ragionano con la propria testa, sperano di avere una vita migliore, soprattutto in questa città, socialismo è una parola, è un’astrazione, c’è la realtà che comanda. E non è bella. Credimi, il momento è buono. E non è l’unica fortuna che ti è capitata.»
«Sarebbe?»
«I tuoi antagonisti… meglio non ti poteva andare. Sliwa è un vecchio che parla alla radio e non capisce niente di politica. Cuomo è un fantasma che cammina. Dai, una bella fortuna.»
«E Trump?»
«Una fortuna ancora più grande. L’America intelligente lo odia. E a New York le persone intelligenti prevalgono.»
«Mi attaccherà con tutto il suo potere.»
«Questo è vero, ma questa volta saranno in tanti dalla tua parte. E poi tu hai trentaquattro anni, lui quasi ottanta, non gli rimane tanto tempo.»
«C’è un’altra cosa. Io sono musulmano… le torri gemelle.»
«La gente sa distinguere, le categorie degli islamici sono molte, e contrastano, anzi si odiano. Credo che nessuno o quasi ti associ a quell’Atta che pilotava quell’aereo.»
«Un’ultima cosa, le promesse che farò… gli affitti, i mezzi pubblici i supermercati gli asili, le tasse ai ricchi. Non è un’impresa facile. Non so se ce la farò»
Questa volta per la risposta Mira ci ragiona un momento.
«Senti Zohran, diventa sindaco, poi ci penseremo.»


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Serie TV, Drammatico, Poliziesco - Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda, Finlandia, 2023, 6x60’

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